Una persona gesticola con enfasi mentre parla, con onde sonore stilizzate che emanano dalla sua bocca e si intrecciano con i movimenti delle mani, simboleggiando il legame tra gesti ritmici e miglioramento della pronuncia. Illuminazione drammatica, stile cinematografico, prime lens 35mm, profondità di campo.

Gesti per Imparare, Canticchii per Parlare: Rivoluziona la Tua Pronuncia Inglese con Metodi Inaspettati!

Amici lettori, parliamoci chiaro: quante volte ci siamo sentiti un po’… goffi nel tentativo di sfoggiare una pronuncia impeccabile in una lingua straniera, specialmente l’inglese? Magari conosciamo le parole, la grammatica è a posto, ma quel “qualcosa” nell’accento, nel ritmo, nell’intonazione, proprio non vuole saperne di suonare naturale. Beh, e se vi dicessi che la soluzione, o almeno un aiuto potentissimo, potrebbe nascondersi non solo nelle parole, ma anche nei gesti e persino nel canticchiare?

Sì, avete capito bene! Oggi voglio parlarvi di uno studio super interessante che ha esplorato proprio questo: come tecniche non verbali, come i gesti ritmici (i cosiddetti “beat gestures”) e il canticchiare (humming), possano dare una bella spinta alle nostre abilità di pronuncia in una seconda lingua (L2). Preparatevi, perché sto per svelarvi come muovere le mani e “fare l’ape” potrebbe essere la svolta che stavate aspettando!

Ma perché la pronuncia è un osso duro? Segmentali e Sovrasegmentali

Prima di tuffarci nei gesti e nei canticchii, facciamo un piccolo passo indietro. Quando impariamo una lingua, la pronuncia si gioca su due fronti: i segmentali (le singole vocali e consonanti, i mattoncini del suono) e i sovrasegmentali (l’intonazione, l’accento, il ritmo – la musica della lingua, per intenderci). Spesso, come sottolinea uno studio di Wang del 2022, c’è un gran dibattito su quale dei due sia più cruciale. E indovinate un po’? Molti insegnanti, come rilevato da Hsieh e colleghi nel 2013, tendono a concentrarsi di più sui segmentali, lasciando un po’ in ombra la melodia generale della lingua. Questo squilibrio può frenare lo sviluppo di una pronuncia davvero efficace.

Ecco perché c’era bisogno di trovare tecniche che aiutassero a padroneggiare entrambi gli aspetti. E qui entrano in gioco i nostri protagonisti non verbali!

Gesti Ritmici e Canticchii: Le Armi Segrete Svelate dallo Studio

Lo studio che vi racconto oggi ha coinvolto 93 studenti taiwanesi di lingua mandarina che stavano imparando l’inglese. Li hanno divisi in tre gruppi:

  • Uno che si esercitava solo con la ripetizione vocale (il metodo classico).
  • Uno che accompagnava la ripetizione con i gesti ritmici – piccoli movimenti rapidi delle mani, su e giù, sincronizzati con il ritmo del discorso.
  • Uno che utilizzava la tecnica del canticchiare – prima ascoltavano, poi “canticchiavano” la melodia e il ritmo della frase, e infine la pronunciavano.

Per dodici giorni (sei di pre-allenamento e sei di training vero e proprio), questi ragazzi si sono esercitati quotidianamente usando video di TED Talks adattati alla loro condizione. E i risultati? Sorprendenti!

I Risultati che Fanno la Differenza: Gesti e Canticchii Battono la Sola Parola!

Tenetevi forte: sia il gruppo dei gesti ritmici sia quello del canticchiare hanno mostrato miglioramenti significativi nella pronuncia rispetto al gruppo che si limitava alla ripetizione vocale. Questo è già un dato pazzesco! Ma andiamo più a fondo.

Non è emersa una differenza statisticamente schiacciante tra le due tecniche non verbali, ma analizzando gli “effect size” (una misura della forza dell’effetto), si sono notate delle sfumature interessanti:

  • I gesti ritmici sembravano particolarmente efficaci per migliorare l’intonazione e il ritmo.
  • Il canticchiare, invece, mostrava un leggero vantaggio nel perfezionare i segmentali (vocali e consonanti) e gli schemi di accento.

Pensateci: i gesti ritmici, come suggerisce il nome, sono allineati con il tempo prosodico della lingua. Agiscono come dei segnali visivi che aiutano a sincronizzare il ritmo e l’altezza del parlato in modo più naturale. È come se il corpo aiutasse la voce a trovare la giusta melodia. Questo si lega bene alla teoria dell’Embodied Cognition e al framework Gesture-as-Simulated-Action (GSA), che sottolineano la profonda connessione tra corpo e linguaggio. In pratica, muovendo le mani, i partecipanti interiorizzavano meglio le caratteristiche sovrasegmentali.

Dall’altra parte, il canticchiare costringe a prestare un’attenzione minuziosa a ogni unità sonora e alla melodia che porta con sé. È un po’ come “sentire” l’intonazione, il ritmo e gli accenti prima ancora di articolarli. Questo processo riduce il carico cognitivo, permettendo di concentrarsi solo sulla musica della frase, e affina l’elaborazione uditiva e la memoria fonologica. Non a caso, c’è una forte connessione tra musica e prosodia!

Primo piano di mani che eseguono gesti ritmici ('beat gestures') sincronizzati con un'onda sonora astratta, a simboleggiare il miglioramento del ritmo e dell'intonazione nell'apprendimento linguistico. Macro lens 85mm, high detail, controlled lighting.

È interessante notare che, sebbene i gesti ritmici si siano dimostrati super efficaci, la percezione di “utilità” era leggermente inferiore a quella del metodo solo vocale. Forse perché, all’inizio, coordinare mani e voce può sembrare un po’ strano o richiedere uno sforzo in più.

La Parola agli Studenti: Cosa Ne Pensano Davvero?

Lo studio non si è fermato ai numeri, ma ha anche raccolto i pareri dei partecipanti. E qui le cose si fanno ancora più affascinanti!

Chi usava i gesti ritmici li ha trovati generalmente più coinvolgenti e intuitivi. Molti hanno notato che, gesticolando, l’intonazione, l’accento e il ritmo seguivano quasi inconsciamente. Uno studente ha detto: “Mentre facevo i gesti, ho notato che la mia intonazione, l’accento e il ritmo seguivano inconsciamente i gesti. Con più pratica, ho fatto davvero progressi significativi!”. Certo, all’inizio alcuni hanno trovato un po’ macchinoso sincronizzare tutto, ma alla fine ha funzionato.

Il gruppo del canticchiare, invece, ha percepito la tecnica come efficace, ma che richiedeva più sforzo per essere padroneggiata. Uno studente ha commentato: “Praticare con la tecnica del canticchiare è più piacevole, ma sento che potrebbe volerci un po’ di tempo per esercitarsi e utilizzarla appieno… Devo rallentare la velocità e scomporre le frasi prima di riuscire a canticchiarle correttamente”. Nonostante la sfida iniziale, col tempo è diventato più facile e i risultati si sono visti, specialmente nell’integrare le variazioni tonali.

E il gruppo “solo voce”? Sentimenti contrastanti. Alcuni lo trovavano noioso e monotono (“Praticare è facilmente accompagnato dalla pigrizia… richiede molto tempo e non è per niente interessante”), altri ne riconoscevano i benefici, pur ammettendo la noia (“Anche se era piuttosto noioso e richiedeva tempo, sentivo che la mia pronuncia era migliorata significativamente”). Molti sottolineavano la mancanza di un feedback immediato.

Questo ci dice una cosa importante: c’è una distinzione tra il coinvolgimento dell’apprendista e le richieste cognitive della tecnica. I gesti sembrano vincere sul fronte del coinvolgimento, il canticchiare forse richiede più concentrazione iniziale ma porta a ottimi frutti, soprattutto su suoni specifici e accenti.

Cosa Possiamo Imparare da Tutto Questo per il Nostro Studio dell’Inglese (e non solo)?

Beh, per me la lezione è chiara: quando si tratta di pronuncia, non dobbiamo limitarci a ripetere parole come pappagalli! Incorporare elementi non verbali può fare una differenza enorme, sia per le nostre abilità fonologiche sia per la nostra motivazione.

Se siete insegnanti, considerate di integrare queste tecniche nelle vostre lezioni. Se state imparando una lingua, perché non provare?

  • Per ritmo e intonazione: provate ad accompagnare il parlato con piccoli gesti ritmici delle mani. Sentirete come il corpo può “guidare” la melodia della frase.
  • Per suoni specifici e accenti: dedicate del tempo a “canticchiare” le frasi prima di pronunciarle. Concentratevi sulla musica, sulle salite e discese tonali.

Magari un approccio ibrido potrebbe essere il top: prima canticchiare per interiorizzare la melodia, poi rinforzarla con i gesti mentre si parla. Lo studio suggerisce che la scelta della tecnica può dipendere dall’obiettivo specifico: se si vuole affinare ritmo e intonazione in modo coinvolgente, i gesti sono ottimi. Se l’obiettivo è migliorare la percezione e l’articolazione di suoni specifici, il canticchiare può offrire un vantaggio.

Profilo di una persona che canticchia con concentrazione, con note musicali e forme d'onda vocale che fluttuano intorno alla sua testa, illustrando la tecnica del 'humming' per la pronuncia. Portrait photography, 50mm prime lens, depth of field, duotone seppia e blu.

Certo, lo studio ha le sue piccole limitazioni, come il fatto che i partecipanti abbiano provato una sola tecnica (un design “between-subject”). Sarebbe interessante vedere cosa succederebbe se tutti provassero entrambi i metodi, anche se questo potrebbe introdurre effetti dovuti alla pratica. Inoltre, i diversi stili di apprendimento potrebbero giocare un ruolo: i gesti integrano elementi cinestesici, visivi e uditivi, mentre il canticchiare è più focalizzato sull’udito.

In Conclusione: Muoviamoci e Canticchiamo Verso una Pronuncia Migliore!

La morale della favola, amici miei, è che l’apprendimento della pronuncia può essere molto più dinamico e multisensoriale di quanto pensiamo. Aggiungere “impalcature” non verbali all’input vocale sembra essere un’alternativa più efficace e coinvolgente rispetto alla sola pratica orale.

Quindi, la prossima volta che vi esercitate con l’inglese (o qualsiasi altra lingua), non siate timidi: lasciate che le vostre mani danzino al ritmo delle parole e che la vostra voce esplori la melodia prima ancora di formare i suoni. Potreste scoprire un modo tutto nuovo, e sorprendentemente efficace, per far finalmente “cantare” la vostra pronuncia!

Io, da parte mia, sono già pronto a gesticolare e canticchiare come se non ci fosse un domani. E voi?

Fonte: Springer

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