Genitori e Asilo: Alleati o Rivali per il Successo Scolastico dei Bambini? Uno Sguardo Globale
Amici lettori, vi siete mai chiesti quale sia il vero segreto per far sbocciare al meglio le capacità dei nostri bambini? Parliamoci chiaro: l’educazione nei primissimi anni di vita è un tema che mi appassiona da sempre, perché è lì che si gettano le fondamenta per il futuro. E quando si parla di fondamenta, due pilastri vengono subito in mente: l’impegno dei genitori a casa e la frequenza dell’asilo nido o della scuola dell’infanzia. Ma cosa succede quando mettiamo insieme questi due elementi? Si potenziano a vicenda, come due supereroi che uniscono le forze, o finiscono per farsi concorrenza, con uno che quasi “sostituisce” l’altro? Bella domanda, vero?
Recentemente mi sono imbattuto in uno studio affascinante che ha cercato di rispondere proprio a questo quesito, analizzando i dati del TIMSS 2019 (Trends in International Mathematics and Science Study) provenienti da ben 52 Paesi. Immaginate la mole di informazioni! I ricercatori hanno usato un metodo statistico piuttosto sofisticato chiamato “modellazione lineare gerarchica” (HLM) per capire come l’interazione tra un ambiente domestico stimolante e l’esperienza prescolare influenzi i risultati di apprendimento dei bambini, in particolare in matematica e scienze, una volta arrivati in quarta elementare.
Cosa diceva la saggezza popolare (e la ricerca precedente)?
Prima di tuffarci nei risultati, facciamo un passo indietro. Molti studi in passato avevano suggerito che, in certi contesti, l’impegno dei genitori e l’asilo potessero funzionare un po’ come dei sostituti. Pensateci: se un bambino riceve già tantissimi stimoli e cure a casa, forse l’asilo aggiunge meno valore rispetto a un bambino che, per vari motivi, ha meno opportunità di questo tipo nel suo ambiente domestico. O viceversa, un ottimo programma prescolare potrebbe “compensare” un minor coinvolgimento diretto dei genitori nelle attività di apprendimento precoce. Logico, no? Ma la realtà, come spesso accade, è più sfumata.
La scoperta più intrigante: alleati, ma con delle condizioni!
Ebbene, questo nuovo studio ci dice che sì, a volte possono essere sostituti, ma – e questo è il bello – spesso e volentieri possono anche essere fantastici complementi! Dipende da una serie di fattori. Per esempio, i ricercatori hanno scoperto che un aumento nell’indice di impegno genitoriale (misurato attraverso attività come leggere libri insieme, raccontare storie, giocare con i numeri, ecc.) era associato a un miglioramento nei punteggi di matematica. Nello specifico, per i bambini che avevano frequentato l’asilo fino a un anno, ogni punto in più nell’impegno genitoriale portava a un aumento stimato di 0.58 punti nel test di matematica. E per quelli con due anni di asilo alle spalle? L’aumento saliva a 0.85 punti! Questo suggerisce chiaramente un effetto combinato positivo, dove i due fattori si rafforzano a vicenda.
Per le scienze, la storia si fa un po’ più complessa. Se i bambini avevano frequentato l’asilo per tre o più anni, un maggiore impegno genitoriale sembrava avere un effetto quasi “sostitutivo”, nel senso che non portava a ulteriori miglioramenti significativi nei test di scienze, o addirittura l’effetto combinato diventava negativo. È come se, dopo un certo livello di “input” prescolare di alta qualità e lunga durata per le scienze, l’ulteriore impegno genitoriale specifico su quelle aree avesse un impatto marginale decrescente o che i due interventi iniziassero a sovrapporsi troppo.

Interessante, vero? Sembra quasi che ci sia un “punto ottimale” di combinazione, che può variare a seconda della materia e della durata dell’esperienza prescolare.
Non tutte le attività genitoriali sono uguali: il potere dei numeri (e delle lettere)
Lo studio ha anche esaminato più da vicino quali tipi di attività genitoriali facessero la differenza. Hanno distinto tra attività focalizzate sulla alfabetizzazione (leggere, cantare canzoncine, giocare con le parole) e quelle sulla numeracy (contare, giocare con giocattoli numerici, giochi di carte). E qui c’è un’altra chicca: le attività di numeracy a casa sembravano avere un impatto particolarmente positivo sui punteggi sia di matematica che di scienze, soprattutto quando combinate con la frequenza prescolare. Per esempio, per la matematica, l’impegno genitoriale in attività di numeracy, unito a un anno di asilo, portava a un incremento di circa 0.5 punti, e per le scienze di 0.12. Questo non vuol dire che leggere non sia importante, anzi! Ma suggerisce che forse le attività legate ai numeri e al ragionamento logico-matematico a casa creano una sinergia speciale con l’apprendimento che avviene all’asilo, preparando meglio il terreno per queste discipline.
Il contesto conta: differenze tra Paesi
Un altro aspetto che mi ha colpito molto è come questi effetti cambino a seconda del contesto nazionale. I ricercatori hanno diviso i Paesi in tre gruppi, in base alla percentuale di bambini che non frequentavano l’asilo:
- Gruppo 1: Paesi con meno del 5% di bambini senza esperienza prescolare (cioè, alta frequenza).
- Gruppo 2: Paesi dove tra il 5% e il 15% dei bambini non andava all’asilo.
- Gruppo 3: Paesi con oltre il 15% di bambini senza asilo (cioè, bassa frequenza).
E cosa hanno scoperto? Che l’effetto combinato positivo (la complementarità) tra impegno genitoriale e asilo era più forte e più evidente nei Paesi del Gruppo 1, quelli dove la maggior parte dei bambini già frequenta l’asilo. In questi contesti, l’impegno dei genitori sembrava amplificare i benefici dell’asilo in modo significativo. Nei Paesi del Gruppo 3, invece, dove l’accesso all’asilo è meno diffuso, questa sinergia era meno marcata o, in alcuni casi, tendeva più verso la sostituzione, soprattutto per periodi di frequenza prescolare più lunghi.
Questo fa pensare, no? Potrebbe significare che quando l’asilo è una norma sociale ben consolidata e di buona qualità, i genitori sono forse più “sintonizzati” su come integrare al meglio gli stimoli domestici con quelli scolastici. Oppure, che sistemi educativi più maturi riescono a creare un circolo virtuoso tra casa e scuola.

Cosa ci portiamo a casa da tutto questo?
Beh, per me, il messaggio chiave è che investire sia nell’accesso universale a un’educazione prescolare di qualità SIA nel supporto all’impegno genitoriale è fondamentale. Non si tratta di scegliere l’uno o l’altro, ma di farli lavorare insieme. Le politiche educative dovrebbero mirare a creare un ecosistema in cui famiglia e scuola dell’infanzia collaborano attivamente.
Pensateci: se i governi si concentrano solo sull’aumentare i posti all’asilo (cosa importantissima, sia chiaro!) senza considerare come aiutare i genitori a essere partner attivi nell’educazione dei figli, potrebbero perdere una grande opportunità. Informare i genitori, fornire loro strumenti e strategie, soprattutto per quelle attività di numeracy che sembrano così efficaci, potrebbe fare una differenza enorme.
Certo, lo studio ha le sue limitazioni, come tutti gli studi. Ad esempio, misurare la “qualità” dell’impegno genitoriale è super complesso, e ci sono tanti fattori culturali e socio-economici in gioco che non sempre è facile isolare. Inoltre, non si è potuto approfondire l’impatto della struttura familiare o della qualità specifica dei singoli asili nido, dati non sempre disponibili su così larga scala.
In conclusione: un mix vincente!
Insomma, la ricetta per il successo formativo dei nostri figli sembra essere un mix equilibrato e sinergico tra quello che succede tra le mura domestiche e l’esperienza prescolare. Non è una semplice somma, ma una vera e propria moltiplicazione di opportunità, soprattutto quando entrambi gli “ingredienti” sono di alta qualità e ben coordinati. E questo, amici miei, è un messaggio di speranza e uno stimolo per tutti noi – genitori, educatori, e decisori politici – a lavorare insieme per dare ai nostri bambini il miglior inizio possibile. Perché, come dico sempre, i primi anni sono davvero quelli che contano di più!
Fonte: Springer
