Brevetti Facili e Reputazione Accademica: La Nuova Frontiera della Frode?
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi ha lasciato davvero a bocca aperta, una zona d’ombra nel mondo accademico che forse non tutti conoscono. Parliamo di brevetti, di proprietà intellettuale, ma non nel modo edificante a cui siamo abituati. Parliamo di come questi strumenti, nati per proteggere l’ingegno, vengano sfruttati per… beh, diciamo “gonfiare” un po’ i curriculum.
Avete presente la pressione nel mondo della ricerca? Pubblicare su riviste internazionali, ottenere finanziamenti, fare carriera… è una corsa continua. E in questa corsa, i brevetti sono diventati un trofeo ambito, un po’ come una medaglia d’oro alle Olimpiadi della scienza. Alcune istituzioni, infatti, li considerano addirittura più prestigiosi di un articolo scientifico pubblicato su una rivista peer-reviewed. E fin qui, tutto normale, direte voi. L’innovazione va premiata.
Il Mercato Oscuro della Reputazione
Ma ecco dove la faccenda si fa interessante, e un po’ inquietante. Mi sono imbattuto in ricerche che svelano un fenomeno preoccupante: aziende specializzate in quella che possiamo chiamare “frode educativa” (sì, esiste un mercato anche per questo!) hanno iniziato a offrire, accanto ai classici “aiutini” come scrivere tesi o articoli scientifici su commissione, anche la possibilità di comprare… *posti da inventore* su brevetti! Avete capito bene. Paghi una quota e il tuo nome compare come inventore su un brevetto, magari registrato all’estero per fare ancora più figura.
Il caso specifico che è emerso con forza riguarda la registrazione di design nel Regno Unito (UK), venduta a ricercatori, principalmente in India. Perché proprio lì? Perché in India, come in altri paesi, esistono sistemi di valutazione e promozione accademica basati su punteggi (come quelli specificati dalla University Grants Commission – UGC), e ottenere un brevetto “internazionale” dà un bel po’ di punti, a volte più di una pubblicazione scientifica. Anche le classifiche nazionali delle università (come il NIRF) tengono conto del numero di brevetti ottenuti dai docenti. Insomma, c’è un incentivo bello forte.
Perché Proprio i Design Registrati UK?
Qui sta il “trucco”, se vogliamo chiamarlo così. I design registrati nel Regno Unito (che proteggono l’aspetto esteriore di un prodotto, non il suo funzionamento tecnico, un po’ come i “design patent” americani) hanno un vantaggio enorme per chi vuole fare in fretta: non vengono esaminati per la novità o l’originalità prima della registrazione. L’ufficio brevetti britannico (UK IPO) fa un controllo più che altro formale. Risultato? Vengono concessi molto rapidamente, a volte in meno di due settimane! Ben diverso dai tempi biblici necessari per un brevetto “vero” che deve dimostrare di essere una novità mondiale.
Queste aziende fraudolente pubblicizzano spudoratamente i loro servizi su gruppi Facebook, WhatsApp, Telegram, gli stessi canali usati per vendere articoli scientifici “chiavi in mano”. Gli annunci sono chiarissimi: “Posto disponibile come inventore su brevetto UK ‘Macchina Raccogli Pillole Automatica’. Costo: 4000 Rupie. Tempo di ottenimento: 14-21 giorni. Utile per punteggi API/UGC, ranking NIRF, ecc.”. Ho visto personalmente annunci che promuovevano slot su design come “Contenitore Intelligente per Rifiuti con Generatore di Biogas” o “Macchina Automatica per la Pulizia di Pannelli Solari”, e puntualmente, pochi giorni dopo, i design corrispondenti venivano registrati nel Regno Unito.

L’Anatomia della Frode: Firme Sospette e Design Improbabili
Analizzando i dati, sono emerse delle “firme” ricorrenti. Otto aziende in particolare sembrano essere pesantemente coinvolte, avendo registrato migliaia di design UK per accademici indiani dal 2023. Queste aziende, spesso con sedi fittizie nel Regno Unito o operanti dall’India senza una vera presenza fisica in UK, mostrano caratteristiche molto diverse dalle legittime società di consulenza in proprietà intellettuale:
- Numero di inventori: Mentre i design legittimi hanno di solito 1 o 2 inventori/richiedenti, quelli sospetti ne elencano tipicamente da 4 a 10, quasi tutti accademici indiani o le loro università.
- Titoli altisonanti: I titoli dei design sono spesso lunghi, pieni di termini come “smart”, “AI-based”, “IoT-enabled”, anche quando il disegno allegato è palesemente semplicistico o addirittura cartoonistico e implausibile (es. “Dispositivo basato su AI per suggerire prodotti ai clienti”). Ricordiamoci che il design protegge l’aspetto, non la funzione dichiarata nel titolo!
- Riciclo di immagini: La cosa pazzesca è che le stesse immagini vengono riutilizzate per registrare design diversi, con titoli diversi e set di “inventori” diversi. Ho visto la stessa immagine usata per cinque design differenti in sei mesi!
- Copiatura spudorata: Alcune di queste aziende non si fanno scrupoli a copiare modelli 3D disponibili pubblicamente online (magari da siti come GrabCAD), aggiungendo qualche dettaglio irrilevante e registrandoli come design originali. Un caso eclatante è un “Dispositivo AI per l’ispezione del cancro della pelle” che è palesemente una pistola Glock colorata con uno schermo e porte USB attaccate!
- Furto d’identità? Alcune di queste “aziende” sembrano usare nomi o indirizzi di attività legittime per darsi una parvenza di credibilità, una tattica già vista nel mondo delle “paper mills” (le fabbriche di articoli scientifici falsi).

Perché Dovrebbe Preoccuparci?
Questa pratica, che potremmo definire come lo sfruttamento dei sistemi di proprietà intellettuale per la manipolazione della reputazione accademica, solleva parecchi problemi:
- Inequità: Vantaggi di carriera vanno a chi può permettersi di pagare per “comprare” riconoscimenti, non necessariamente a chi ha merito scientifico.
- Rischi per chi compra: Chi si affida a queste aziende si espone a ricatti e truffe, come già succede con chi compra lauree false o tesi.
- Appesantimento del sistema: Il volume di richieste fittizie rischia di rallentare l’esame delle domande legittime.
- Abuso dei diritti: Anche se i design sono di bassa qualità o non originali, il fatto di possedere un diritto registrato può essere usato in modo strumentale, ad esempio per minacciare cause legali a concorrenti o estorcere licenze.
Cosa Possiamo Fare?
È chiaro che bisogna intervenire. Le soluzioni potrebbero ricalcare quelle adottate per contrastare la frode nelle pubblicazioni scientifiche. Ad esempio:
- Rimuovere gli incentivi perversi: Le istituzioni e gli organi di valutazione (come l’UGC in India) dovrebbero smettere di usare metriche puramente quantitative basate su numero di brevetti (soprattutto quelli non esaminati nel merito) per promozioni e ranking. Bisogna valutare la qualità, non la quantità. La Cina, ad esempio, ha scoraggiato i premi in denaro per le pubblicazioni, pratica che alimentava il ricorso alle “paper mills”.
- Aumentare i costi per i truffatori: Chiarire che i design registrati senza esame di novità non valgono come “brevetti” ai fini delle valutazioni accademiche potrebbe costringere queste aziende a puntare su brevetti veri, molto più difficili e costosi da ottenere.
- Due diligence istituzionale: Le università e i centri di ricerca devono fare più attenzione e verificare l’effettiva sostanza dei titoli di proprietà intellettuale vantati da candidati e dipendenti.

Questo fenomeno ci mostra come la “frode educativa” sia un’industria globale e multiforme. Non si tratta solo di “fabbriche di diplomi” o “fabbriche di articoli”. È un ecosistema complesso che sfrutta ogni crepa nei sistemi di valutazione per vendere scorciatoie reputazionali. La compravendita di slot su design registrati è solo l’ultima, preoccupante evoluzione. Dobbiamo essere consapevoli che questi sistemi possono essere manipolati e chiederci se il modo in cui valutiamo la ricerca e l’innovazione sia davvero efficace o se, involontariamente, non stia alimentando proprio i comportamenti che vorremmo evitare.
Insomma, la prossima volta che sentite parlare di un numero impressionante di brevetti ottenuti da qualcuno, forse vale la pena chiedersi… come sono stati ottenuti davvero?
Fonte: Springer
