Fotografia fotorealistica di un fotodetector flessibile dual-mode tenuto tra le dita di una mano guantata (stile laboratorio). Il detector è leggermente piegato per mostrare la flessibilità. Una parte del detector è illuminata da un fascio di luce infrarossa (rappresentato come un leggero bagliore rosso/caldo) e sul retro si vede un cambiamento di colore (da blu a bianco) nel materiale termocromico. Sullo sfondo, un monitor mostra segnali elettrici corrispondenti. Obiettivo prime 50mm, profondità di campo, illuminazione da studio controllata.

Vedere l’Invisibile: Il Fotodetector Flessibile che Parla a Umani e Robot!

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che sembra uscito da un film di fantascienza, ma è scienza purissima e apre scenari incredibili: un nuovo tipo di **fotodetector flessibile** capace di “vedere” la luce infrarossa (IR) e comunicare l’informazione in due modi diversi, uno per le macchine e uno… per noi umani! Immaginate un sensore che non solo rileva il calore invisibile, ma ce lo mostra anche a colori, il tutto essendo flessibile come un cerotto. Affascinante, vero?

Perché un Nuovo Fotodetector? I Limiti Attuali

Partiamo dalle basi. I fotodetector a infrarossi sono fondamentali in un sacco di campi: dalla guida militare alla sicurezza, fino alla diagnostica medica con le termocamere. Questi dispositivi trasformano la radiazione infrarossa, che i nostri occhi non vedono, in segnali elettrici che una macchina può interpretare. Esistono diverse tecnologie per farlo (fotoconduttivi, fotovoltaici, bolometri, piroelettrici…), ma una particolarmente interessante è quella **fototermoelettrica (PTE)**.

I detector PTE hanno dei vantaggi notevoli: funzionano a temperatura ambiente senza bisogno di raffreddamento (un bel risparmio!) e sono **autoalimentati**, cioè generano da soli il segnale elettrico quando colpiti dalla luce IR, sfruttando l’effetto Seebeck (una differenza di temperatura che genera corrente). Figo, no? Però, c’è un “ma”. Spesso questi dispositivi sono realizzati con materiali inorganici rigidi e fragili. Questo li rende poco adatti per applicazioni che richiedono flessibilità, come l’elettronica indossabile.

E poi c’è un altro limite: tutti i fotodetector tradizionali traducono la luce in segnali elettrici. Senza uno strumento che legga questi segnali, il detector è muto. Pensate a situazioni di emergenza o sul campo: a volte basterebbe sapere *subito* e *visivamente* se c’è una fonte di calore infrarosso, senza dover collegare strumentazioni complesse. Manca una modalità di riconoscimento “a occhio”.

La Sfida della Collaborazione Uomo-Macchina

Con l’avanzare dell’intelligenza artificiale e della robotica, i sensori diventano sempre più cruciali. I robot, equipaggiati con fotodetector, possono “vedere” e operare in ambienti pericolosi per noi. Tuttavia, i robot non sono ancora bravi come noi umani in compiti che richiedono percezione fine, ragionamento e apprendimento al volo. Qui entra in gioco la **collaborazione uomo-macchina**: usare sensori intelligenti come ponte tra le capacità umane e quelle delle macchine per analizzare l’ambiente in modo più completo ed efficace. Per fare questo, servirebbe un sensore che possa fornire dati sia alla macchina (segnali elettrici) sia all’uomo (informazioni visive). E fino ad ora, per l’infrarosso, non c’era!

La Nostra Soluzione: Il Fotodetector Flessibile Dual-Mode

Ecco dove entra in gioco la nostra innovazione: un **fotodetector flessibile a infrarossi dual-mode**. Abbiamo pensato: perché non creare un dispositivo che unisca il meglio dei due mondi?

Il cuore del nostro detector è un materiale bidimensionale (2D) che sta facendo faville nell’optoelettronica: il **MXene** (nello specifico, Ti3C2Tx). Questo materiale è fantastico perché:

  • È un ottimo conduttore elettrico.
  • Assorbe la luce su un ampio spettro, incluso l’infrarosso.
  • È super efficiente nel convertire la luce in calore (effetto fototermico).

Sfruttando queste proprietà, abbiamo costruito un dispositivo PTE. La luce IR colpisce il film di MXene, lo scalda, e questa differenza di temperatura tra la zona calda (illuminata) e quella fredda viene convertita in un segnale elettrico (corrente) grazie all’effetto Seebeck.

Fotografia macro estremamente dettagliata di un sottile film di MXene (Ti3C2Tx) depositato su un substrato flessibile in poliammide (PI). Si vedono chiaramente gli elettrodi d'oro asimmetrici: uno largo e uno molto sottile. L'illuminazione è controllata per evidenziare la texture del film di MXene. Obiettivo macro 100mm, alta definizione, messa a fuoco precisa.

Ma abbiamo aggiunto un paio di “trucchi” geniali.

Il Trucco dell’Asimmetria

Per migliorare le prestazioni, abbiamo progettato degli **elettrodi d’oro geometricamente asimmetrici**. In pratica, un elettrodo è largo e l’altro è molto stretto. Perché? Quando la luce IR colpisce la zona vicino all’elettrodo stretto, questa si scalda molto di più rispetto a quando colpisce la zona vicino all’elettrodo largo (che dissipa meglio il calore). Questa maggiore differenza di temperatura (gradiente termico) tra l’estremità calda e quella fredda si traduce in un segnale elettrico più forte! Infatti, la nostra responsività (cioè quanto segnale elettrico otteniamo per una data potenza di luce IR) è arrivata a 0.33 mA W⁻¹, il doppio rispetto a un dispositivo identico ma con elettrodi simmetrici. Lo abbiamo verificato anche con immagini termiche: la zona vicino all’elettrodo stretto diventa decisamente più calda.

La Magia del Cambiamento di Colore

E qui arriva la seconda modalità, quella “per umani”. Abbiamo accoppiato l’effetto fototermico del MXene con dei **materiali compositi termocromici**. Cosa sono? Semplice: materiali che cambiano colore quando cambia la loro temperatura! Abbiamo mescolato delle particelle termocromiche (che passano dal blu al bianco quando si scaldano) con del PDMS (un polimero flessibile e trasparente) e abbiamo applicato questo strato sul retro del nostro detector flessibile.

Quando la luce IR colpisce il MXene, questo si scalda. Il calore viene trasferito al materiale termocromico sottostante, che **cambia colore da blu a bianco** proprio nel punto illuminato. Ed ecco che l’infrarosso invisibile diventa… visibile! Possiamo letteralmente vedere dove sta colpendo la radiazione IR.

Flessibilità e Stabilità da Campioni

Un altro punto di forza è la **flessibilità**. Abbiamo realizzato il tutto su un substrato flessibile (poliammide, PI) e il film di MXene, essendo composto da nanosheet sottilissimi e ben adesi agli elettrodi d’oro, sopporta benissimo le piegature. Abbiamo piegato il dispositivo 300 volte (sia in concavo che in convesso) e le sue prestazioni elettriche non sono cambiate minimamente. Questo apre le porte a dispositivi indossabili o integrati in superfici curve. Anche la stabilità è ottima: il segnale rimane costante sotto illuminazione continua per oltre 10 minuti e non mostra segni di fatica dopo centinaia di cicli di accensione/spegnimento, anche all’aria.

Immagine realistica di un array 3x3 di fotodetector flessibili montati su un supporto curvo per dimostrarne la flessibilità. Alcuni elementi dell'array sono illuminati da un puntatore laser IR (fascio rosso debole e sfocato) e mostrano un cambiamento di colore (da blu a bianco) sul retro termocromico. Obiettivo prime 35mm, profondità di campo ridotta per focalizzare sull'array.

L’Imaging Collaborativo Uomo-Macchina in Azione

Per dimostrare il potenziale, abbiamo creato un array 3×3 di questi fotodetector. Abbiamo proiettato una forma a “U” sull’array usando una maschera. Ebbene, il sistema ha funzionato alla perfezione in entrambe le modalità:

  • Modalità Macchina: Monitorando la corrente di ciascun elemento dell’array, abbiamo ottenuto una mappa di segnali elettrici che ricostruiva perfettamente la “U”. I pixel illuminati davano un segnale forte, quelli coperti no.
  • Modalità Umana: Guardando il retro dell’array, abbiamo visto chiaramente la stessa forma a “U” apparire come un cambiamento di colore (da blu a bianco) negli elementi illuminati.

Le due “letture”, quella della macchina e quella dell’occhio umano, erano perfettamente coerenti! Abbiamo fatto lo stesso esperimento con una “X”, con risultati identici.

Questo sistema permette anche di **tracciare il movimento** di una fonte IR. Immaginate un laser IR che si muove sull’array: vedremmo i pixel cambiare colore in sequenza, rivelando il percorso del laser.

Un Passo Avanti per l’Optoelettronica

In sintesi, abbiamo sviluppato il primo sistema di imaging a infrarossi collaborativo uomo-macchina basato su un fotodetector flessibile dual-mode. Combina le eccellenti proprietà fototermoelettriche del MXene con un design intelligente (elettrodi asimmetrici) per ottenere alte prestazioni elettriche, e le accoppia a materiali termocromici per una visualizzazione diretta. Questo non solo offre una nuova soluzione per integrare più funzioni nei fotodetector flessibili, ma stabilisce anche un nuovo punto di riferimento per l’optoelettronica collaborativa uomo-macchina. Crediamo che questa tecnologia possa aprire nuove strade entusiasmanti per robotica, dispositivi indossabili, sicurezza e molto altro. Stiamo davvero iniziando a vedere… l’invisibile!

Fonte: Springer

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *