Veduta paesaggistica grandangolare (obiettivo 10mm) della Foresta di Ruruki in Etiopia, che mostra la sua fitta vegetazione afromontana sotto un cielo leggermente nuvoloso, enfatizzando il verde lussureggiante e il terreno ondulato, lunga esposizione per nuvole setose se visibili.

Foresta di Ruruki in Etiopia: Un Tesoro di Biodiversità Svelato e le Sfide per la Sua Sopravvivenza

Amici appassionati di natura e scoperte, oggi voglio portarvi con me in un viaggio virtuale nel cuore verde dell’Etiopia, precisamente nella Foresta di Ruruki. Recentemente, ho avuto modo di approfondire uno studio affascinante su quest’area, e quello che è emerso è un quadro ricco di meraviglie ma anche di preoccupazioni. Preparatevi, perché stiamo per addentrarci in un ecosistema vitale, analizzandone la composizione, la struttura e, soprattutto, il suo stato di “salute” rigenerativa.

Le foreste, si sa, sono i polmoni del nostro pianeta. Svolgono un ruolo cruciale nella conservazione della biodiversità, nella regolazione del clima e forniscono risorse essenziali alle comunità locali: pensate al cibo, all’energia, al sostegno dell’agricoltura. Purtroppo, a livello globale, queste preziose risorse stanno diminuendo a un ritmo allarmante. E l’Etiopia, ahimè, non fa eccezione. La deforestazione e il degrado forestale qui sono accelerati da molteplici fattori, come l’espansione agricola, la crescita urbana, la raccolta di legna da ardere e il pascolo eccessivo. Immaginate che negli ultimi trent’anni, circa il 23% del territorio etiope è stato colpito dal degrado del suolo!

Un’Indagine Approfondita nella Foresta di Ruruki

Ma torniamo alla nostra Foresta di Ruruki, situata nel distretto di Liban Jawi, a circa 169 km a ovest di Addis Abeba. Per capire veramente cosa sta succedendo lì, i ricercatori hanno condotto un’analisi dettagliata. Hanno delimitato 30 aree campione, ciascuna di 20×20 metri, per studiare le specie legnose adulte, e sotto-aree più piccole (5×5 metri) per contare le giovani piantine e gli arbusti in crescita (il futuro della foresta, insomma!).

Cosa è emerso? Beh, un vero e proprio scrigno di biodiversità! Sono state identificate ben 70 specie legnose, appartenenti a 64 generi e 45 famiglie diverse. Tra queste:

  • Il 57,14% erano alberi veri e propri.
  • Il 37,14% erano arbusti.
  • Il 5,7% erano liane, quelle piante rampicanti che tanto contribuiscono all’immagine selvaggia della giungla.

La famiglia botanica più rappresentata? Le Fabaceae (le leguminose, per intenderci), con ben 7 specie. Questo non è poi così sorprendente, dato che le Fabaceae sono note per i loro efficienti meccanismi di impollinazione e dispersione dei semi, che le rendono molto adattabili. Subito dopo, troviamo le Oleaceae, con 5 specie. Pensate che solo 14 famiglie costituivano oltre il 55% di tutte le specie, mentre ben 31 famiglie erano rappresentate da una singola specie ciascuna, a testimonianza di una diversità notevole ma anche della rarità di alcune componenti.

La densità totale di specie legnose registrata è stata di 868,33 individui per ettaro. Un numero che, se confrontato con altre foreste etiopi, ci dice che Ruruki è piuttosto “affollata”, più di alcune (come la foresta di Wofa o Boditi) ma meno di altre (come Werganbula o Hugum burdian).

Chi Comanda nella Foresta? Struttura e Specie Chiave

Quando si studia una foresta, non basta contare le specie. Bisogna capire la loro “importanza ecologica”. Per questo, si calcola l’Indice di Valore di Importanza (IVI). Ebbene, nella Foresta di Ruruki, la specie con l’IVI più alto è risultata essere il Syzygium guineense. Questo significa che è una specie dominante e cruciale per l’ecosistema locale. Altre specie molto importanti, per frequenza e IVI, includono il Croton macrostachyus (presente in tutti i plot analizzati!) e l’Olinia rochetiana. Queste specie sono tipiche delle zone agroclimatiche etiopi chiamate Kolla e Woyna Dega, ad altitudini che ben corrispondono a quelle della Foresta di Ruruki (tra 2398 e 2474 metri s.l.m.).

Un dato interessante riguarda la distribuzione del diametro dei fusti (DBH). La foresta mostra una distribuzione irregolare, con una predominanza di individui di piccole dimensioni. Questo, purtroppo, è spesso un segnale: suggerisce che c’è stato un taglio selettivo degli alberi più grandi e maturi, probabilmente per legname da costruzione o altri usi. Anche l’analisi dell’altezza ha confermato una maggiore presenza di alberi giovani e di medie dimensioni rispetto a quelli più imponenti. Se da un lato questo indica un potenziale di ricrescita, dall’altro evidenzia una pressione antropica non indifferente.

Macro fotografia di diverse cortecce d'albero e foglie in una foresta afromontana etiope, obiettivo macro 90mm, alta definizione, illuminazione controllata per evidenziare la texture e la varietà delle specie legnose della Foresta di Ruruki.

L’area basale totale, che è una misura della superficie occupata dalla sezione trasversale dei tronchi, è stata di circa 32 m²/ha. Anche qui, il Syzygium guineense ha contribuito per la fetta maggiore (quasi il 45%!), confermando il suo ruolo dominante. Questo valore è superiore a quello di altre foreste etiopi studiate, suggerendo che Ruruki ha un buon potenziale di crescita e di immagazzinamento di biomassa.

La diversità specifica, misurata con l’indice di Shannon-Wiener (H’), è risultata di 3.42, con un’equiripartizione (evenness) di 0.83. Questi valori sono considerati alti e indicano una ricca varietà di specie distribuite in modo abbastanza uniforme. Anzi, la diversità di Ruruki è persino superiore a quella di altre foreste etiopi note, come Woynwuha e Wof-Washa. Un vero gioiello, quindi!

Il Futuro Incerto: Lo Stato di Rigenerazione

Ma una foresta, per quanto ricca oggi, ha bisogno di rinnovarsi. Come sta andando la rigenerazione a Ruruki? Per capirlo, si confronta il numero di piantine, giovani alberelli (saplings) e alberi maturi. I dati hanno mostrato questa situazione:

  • Piantine: 258 individui/ha (circa il 24.76%)
  • Giovani alberelli: 198 individui/ha (circa il 19%)
  • Alberi maturi: 586 individui/ha (circa il 56.24%)

Questo pattern (piantine > giovani alberelli < alberi maturi) classifica lo stato di rigenerazione della foresta come “discreto” (fair). Non è “pessimo”, ma nemmeno “buono”. Significa che, sebbene ci sia nuova nascita, la transizione da piantina a giovane albero e poi ad albero maturo incontra qualche ostacolo. Questo è un campanello d’allarme che ci dice che la foresta ha bisogno di attenzione e di interventi gestionali mirati.

Cosa Fare? Raccomandazioni per Salvare Ruruki

Lo studio è chiaro: la Foresta di Ruruki è un ecosistema prezioso, ricco di biodiversità, ma è sotto pressione a causa delle attività umane, in particolare il taglio selettivo. Non possiamo permetterci di perdere questi tesori. Cosa si può fare concretamente?

Innanzitutto, è fondamentale il coinvolgimento attivo delle comunità locali nella gestione forestale. Bisogna sensibilizzare sui benefici di una foresta ben gestita e sui problemi derivanti dal suo degrado. Poi, serve un monitoraggio costante per proteggere la foresta in modo efficace. Le autorità locali e regionali dovrebbero supervisionare l’area, invitare stakeholder (organizzazioni governative, non governative, settore privato) a partecipare alla gestione, implementare politiche forestali adeguate e promuovere pratiche di buona gestione come il rimboschimento e l’imboschimento. Solo così potremo sperare di garantire un futuro sostenibile per la Foresta di Ruruki e per tutte le meraviglie che custodisce.

Insomma, la Foresta di Ruruki è un esempio lampante di come la natura possa essere incredibilmente generosa, ma anche di quanto sia vulnerabile. La ricerca scientifica ci fornisce gli strumenti per capire, ma sta a noi, come collettività globale e locale, agire per proteggere questi patrimoni insostituibili.

Fonte: Springer

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