Visione aerea grandangolare di una foresta lussureggiante e diversificata in Germania, con sentieri che si intrecciano visibilmente come una rete, simboleggiando le connessioni tra natura, persone e governance, obiettivo grandangolare 15mm, luce dorata del tardo pomeriggio che illumina le cime degli alberi, messa a fuoco nitida su tutta la scena.

La Foresta Oltre gli Alberi: Come le Reti Sociali Governano i Doni della Natura

Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante, un po’ diverso dal solito. Parleremo di foreste, ma non solo come insiemi di alberi. Guarderemo più a fondo, alla “foresta oltre gli alberi”, per scoprire come noi esseri umani, con le nostre interazioni e risorse, contribuiamo a creare e gestire i preziosi “doni” che la natura ci offre. Pronti a esplorare la prospettiva delle reti sociali nella governance forestale?

Capire la Co-produzione: Quando Uomo e Natura Lavorano Insieme

Avete mai pensato a come nascono i benefici che otteniamo dalle foreste? Che si tratti di legname, aria pulita, luoghi per rilassarsi o habitat per gli animali, non è solo la natura a fare tutto il lavoro. C’è un concetto chiave qui: la co-produzione. Immaginate un’interazione continua tra gli ecosistemi forestali e le nostre azioni. Noi modifichiamo e gestiamo le foreste, e loro rispondono con dinamiche ecologiche come la crescita degli alberi o la successione vegetale.

Ma cosa mettiamo “noi” in questo processo? Mettiamo in gioco diversi tipi di capitali antropogenici:

  • Capitale Umano: Le nostre conoscenze, le competenze tecniche nella gestione forestale, il lavoro manuale necessario per tagliare alberi o piantarne di nuovi.
  • Capitale Sociale: Le regole, le norme (pensate alle certificazioni forestali come FSC o PEFC), la fiducia e le relazioni tra le persone coinvolte.
  • Capitale Fisico: Gli strumenti, i macchinari (motoseghe, trattori forestali), le infrastrutture come le strade di accesso ai boschi.
  • Capitale Finanziario: Il denaro, i finanziamenti, i pagamenti diretti governativi, i prestiti o i risparmi investiti nella gestione.

Pensate alla raccolta del legname: richiede macchinari specifici (capitale fisico), operai specializzati (capitale umano) e spesso segue regole precise (capitale sociale), generando un flusso economico (capitale finanziario). Oppure, pensate a pratiche come l’agroforestazione che, combinando alberi e coltivazioni, migliora il microclima locale (regolazione climatica) grazie a conoscenze specifiche e lavoro manuale. Capire chi usa cosa, e come, è fondamentale per gestire le foreste in modo sostenibile.

Le Reti Contano: Chi Decide Cosa nelle Foreste?

Le decisioni su come gestire una foresta – se puntare più sulla produzione di legname o sulla conservazione della biodiversità, per esempio – non vengono prese nel vuoto. Dipendono da una complessa rete di attori: proprietari forestali, gestori, enti pubblici, organizzazioni non governative (ONG), ricercatori, imprese… Ognuno ha i propri interessi, le proprie risorse e le proprie relazioni.

Queste relazioni, formali e informali, creano delle vere e proprie reti sociali. E queste reti sono potentissime! Possono influenzare le politiche forestali, promuovere la fiducia e lo scambio di informazioni, facilitare la collaborazione (o ostacolarla!). Immaginate una fitta ragnatela di connessioni che attraversa diversi livelli, dal locale al nazionale, persino all’europeo.

Vista grandangolare di una riunione informale all'aperto tra diversi attori forestali (guardie forestali, ricercatori, rappresentanti locali) che discutono animatamente davanti a una mappa dettagliata del bosco stesa su un tavolo da picnic, obiettivo grandangolare 20mm, luce naturale morbida del pomeriggio, profondità di campo che mostra la foresta sullo sfondo.

Fino a poco tempo fa, però, non si era studiato a fondo come queste reti influenzassero specificamente l’uso dei diversi capitali antropogenici nella co-produzione dei benefici forestali (che gli scienziati chiamano “Nature’s Contributions to People” o NCP). Ed è qui che entra in gioco uno studio interessante condotto in tre aree forestali diverse della Germania (Schorfheide-Chorin, Hainich-Dün, Schwäbische Alb), utilizzando proprio l’Analisi delle Reti Sociali (SNA). L’obiettivo? Capire chi sono gli attori più rilevanti per la gestione dei vari capitali e identificare schemi ricorrenti (pattern) nel modo in cui queste reti governano la co-produzione degli NCP forestali.

Tre Pattern Emergenti dalla Rete Forestale Tedesca

Analizzando le interviste fatte a 39 attori locali (principalmente forestali, ma anche rappresentanti di riserve della biosfera e parchi nazionali), sono emersi tre schemi principali che ci aiutano a decifrare la complessità della governance forestale:

Pattern 1: Governance della Produzione di Legname tramite Flussi Finanziari
Quando si parla di legname (timber production), la rete è piuttosto densa. Chi emerge come centrale? Sorprendentemente, in alcune aree, sono le imprese forestali (i “contractors”) ad avere molte connessioni. Ma il vero collante sembra essere il capitale finanziario. I proprietari forestali giocano un ruolo chiave qui, perché le decisioni sulla raccolta del legname sono fortemente legate alla necessità di generare reddito. Il denaro ottenuto dal legname è spesso essenziale per finanziare altre attività di gestione, magari meno redditizie ma importanti per altri benefici, come la conservazione. Anche le certificazioni forestali (come FSC e PEFC) sono nodi importanti, influenzando le pratiche attraverso regole (capitale sociale) ma anche mirando a migliorare le opportunità di mercato (legate al capitale finanziario). In pratica, la rete del legname è fortemente guidata da logiche economiche e flussi di denaro.

Pattern 2: Governance della Conoscenza e del Lavoro per la Regolazione Climatica
Per i benefici legati al clima (climate regulation), come l’assorbimento di CO2 o la regolazione del microclima, la rete appare meno fitta. Qui, un ruolo importante è giocato dalla conoscenza (capitale umano). Organismi di ricerca, come i “Biodiversity Exploratories” menzionati nello studio, emergono come “broker” di conoscenza, collegando diversi attori. Anche le aree protette, come le riserve della biosfera, sono centrali, spesso mediando tra diversi interessi. Il lavoro manuale (altro aspetto del capitale umano) è rilevante, ad esempio nelle pratiche di rimboschimento o gestione forestale mirate a migliorare la capacità della foresta di regolare il clima. Questo pattern suggerisce che la governance di questi benefici dipende molto dalla diffusione di sapere esperto e dall’impiego di manodopera qualificata, ma forse c’è ancora spazio per migliorare la collaborazione e l’integrazione delle conoscenze.

Fotografia naturalistica di un tecnico forestale che misura il diametro di un grande albero in una foresta matura, utilizzando uno strumento di misurazione specifico, teleobiettivo 150mm, luce filtrata dalle foglie, messa a fuoco precisa sul tecnico e sull'albero.

Pattern 3: Governance per la Gestione degli Habitat
Quando l’obiettivo è creare e mantenere habitat per la biodiversità (habitat creation and maintenance), la rete si fa di nuovo più complessa. La collaborazione sembra essere la parola chiave. Qui, le aree protette (parchi nazionali, riserve della biosfera) giocano un doppio ruolo affascinante. Da un lato, agiscono come “coordinatori designati”, facilitando la collaborazione tra attori diversi (forestali, ONG locali, esperti come ornitologi) attraverso norme e regole condivise (capitale sociale). Dall’altro, rappresentano anche un approccio “top-down”, poiché la loro stessa esistenza e le regole di conservazione (spesso derivanti da direttive europee come la Direttiva Habitat) impongono vincoli e indirizzano la gestione. In una delle aree studiate, ad esempio, una ONG locale era fondamentale per mantenere aperti dei prati importanti per insetti rari, collaborando strettamente con l’amministrazione della riserva. Questo pattern evidenzia un mix di approcci collaborativi dal basso e regolamentazioni dall’alto, spesso mediati dalle strutture delle aree protette.

E i Benefici Non Materiali? Un Quadro Più Frammentato

E per quanto riguarda i benefici non materiali (non-material NCP), come le opportunità ricreative, l’ispirazione estetica, il benessere che traiamo dallo stare in natura? Qui, l’analisi ha mostrato una rete più frammentata. Le interazioni sembrano meno strutturate, forse anche perché gli intervistati erano principalmente forestali e personale di aree protette, meno focalizzati sul turismo. Tuttavia, emerge l’importanza delle infrastrutture (capitale fisico), come sentieri escursionistici o aree picnic, e della collaborazione per la loro gestione. Nella Schwäbische Alb, ad esempio, una ONG locale era centrale nella manutenzione dei sentieri, lavorando con l’ente parco e le organizzazioni turistiche. Questo suggerisce che anche qui la collaborazione (mediata dal capitale sociale) è cruciale per gestire il capitale fisico che permette alle persone di godere di questi doni della natura.

Cosa Ci Insegna Tutto Questo?

Guardare alle foreste attraverso la lente delle reti sociali e della co-produzione ci apre gli occhi su molte cose.

  • Il contesto conta: Ogni area ha la sua storia, i suoi attori chiave, le sue dinamiche specifiche. Le riserve della biosfera, ad esempio, sembrano davvero funzionare come catalizzatori di collaborazione.
  • Le decisioni sono multi-livello: Attori locali, regionali, nazionali ed europei sono tutti interconnessi e si influenzano a vicenda.
  • I proprietari forestali hanno un ruolo chiave: Spesso guidano le decisioni influenzando l’uso dei capitali, soprattutto quello finanziario legato al legname.
  • La scienza può fare la differenza: Istituti di ricerca possono agire come ponti importanti, diffondendo conoscenza cruciale (come per la regolazione climatica).
  • C’è un trade-off tra benefici: La forte dipendenza dal legname per generare reddito può mettere in secondo piano altri benefici. Servono politiche che incentivino anche la fornitura di servizi ecosistemici regolativi e culturali, magari con pagamenti dedicati.
  • La collaborazione è fondamentale, ma serve anche la guida: Soprattutto per la conservazione degli habitat, serve un mix di iniziative locali e regole chiare dall’alto, con le aree protette che spesso fanno da mediatori.

Primo piano macro di una goccia di rugiada su una ragnatela intricata tesa tra i rami di un albero in una foresta, obiettivo macro 100mm, alta definizione, illuminazione controllata per evidenziare la struttura della rete e la goccia.

In definitiva, capire queste reti di attori e come mobilizzano i diversi capitali (umano, sociale, fisico, finanziario) è essenziale se vogliamo gestire le nostre foreste in modo davvero sostenibile. Non basta guardare agli alberi; dobbiamo vedere l’intera “foresta” di relazioni, interessi e risorse che sta dietro ai doni che la natura, insieme a noi, ci offre ogni giorno. È una sfida complessa, ma affascinante, non trovate?

Fonte: Springer

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