Primo piano fotorealistico di un guscio di foraminifero Amphistegina, lente macro 90mm, alta definizione, illuminazione laterale morbida per enfatizzare la texture superficiale e la forma a spirale, su sfondo neutro.

Gusci Sotto Stress: Come i Foraminiferi Rivelano l’Inquinamento da Metalli Pesanti

Avete mai pensato a un guscio marino, anche il più piccolo, come a un diario segreto dell’ambiente in cui è vissuto? Beh, io sì! E oggi voglio raccontarvi una storia affascinante che arriva proprio dal mondo microscopico del mare, una storia che ci mostra come organismi minuscoli possano diventare delle vere e proprie sentinelle ambientali.

Parliamo di foraminiferi, in particolare di due specie chiamate Amphistegina lessonii e Amphistegina lobifera. Sono organismi unicellulari che si costruiscono un guscio protettivo, un po’ come una chiocciola in miniatura. Questi gusci, fatti principalmente di carbonato di calcio (calcite, nel loro caso), non sono solo una casa, ma registrano le condizioni chimiche e fisiche dell’acqua in cui crescono. Pensateli come degli archivi naturali!

Piccoli Organismi, Grandi Segreti

Da tempo sappiamo che i gusci dei foraminiferi possono dirci molto sul passato degli oceani: temperatura, salinità… Ma cosa succede se l’ambiente viene “disturbato”, ad esempio dall’inquinamento da metalli pesanti come il cadmio (Cd) e il piombo (Pb)? Questi elementi sono tossici e rappresentano una seria minaccia per gli ecosistemi marini.

La domanda che ci siamo posti è stata: questi piccoli organismi, esposti a concentrazioni elevate (ma realistiche in zone inquinate) di cadmio e piombo, mostrano qualche segno di stress nella struttura del loro guscio? E se sì, quale?

L’Esperimento: Metalli Pesanti alla Prova

Per scoprirlo, abbiamo preso esemplari di A. lessonii e A. lobifera che avevano vissuto inizialmente in acque pulite e li abbiamo trasferiti in vasche dove l’acqua era stata arricchita con cadmio e piombo. Le concentrazioni erano decisamente alte: 4 volte il limite massimo considerato sicuro per il cadmio e 5-6 volte per il piombo. Un bell’ambiente stressante!

La prima cosa sorprendente è stata la loro resilienza. Nonostante l’acqua “avvelenata”, questi foraminiferi hanno continuato a costruire nuove camere nel loro guscio! Certo, questo conferma studi precedenti che li indicavano come potenziali bioindicatori (accumulano i metalli nel guscio), ma ci dice anche che sono organismi piuttosto tosti.

A questo punto, abbiamo analizzato i gusci con tecniche super avanzate, come la microscopia elettronica a scansione (FE-SEM) e la diffrazione di elettroni retrodiffusi (EBSD). È come usare una lente d’ingrandimento potentissima per vedere non solo la forma generale, ma proprio come sono organizzati i cristalli di calcite che compongono il guscio, la loro “texture” e la loro microstruttura.

Una Resilienza Strutturale… Apparente

Guardando la microstruttura generale, la forma e la dimensione dei cristalli, o l’orientamento preferenziale (la “texture”), non abbiamo notato differenze significative tra le parti del guscio cresciute in acqua pulita e quelle cresciute in acqua contaminata. Sembrava quasi che l’inquinamento non avesse lasciato traccia a questo livello strutturale. Ma noi scienziati siamo curiosi e non ci fermiamo alle apparenze!

Fotografia macro di gusci di foraminiferi Amphistegina su un fondale sabbioso poco profondo, illuminazione controllata, alta definizione, lente macro 100mm, per evidenziare la loro struttura delicata.

Il Segreto Nascosto: La Geminazione dei Cristalli

C’è una caratteristica particolare dei cristalli di calcite nei gusci di questi foraminiferi (e di molti altri del gruppo Rotaliida): la geminazione. Immaginate due cristalli che crescono “abbracciati” secondo regole geometriche precise, condividendo una parte della loro struttura. Questa geminazione non è casuale, ma segue leggi cristallografiche ben definite. Nei materiali, sia biologici che non, la geminazione spesso serve a migliorare le proprietà meccaniche, come la resistenza e la duttilità. È un po’ come un rinforzo strutturale a livello microscopico.

Nei gusci dei Rotaliida, questa geminazione è una caratteristica intrinseca, quasi un marchio di fabbrica. E qui arriva la parte interessante: abbiamo misurato specificamente quanto fosse presente questa geminazione nelle diverse parti del guscio.

La Scoperta Chiave: Un Segnale che Cambia

Ed ecco la scoperta clou! Analizzando i dati EBSD, abbiamo cercato un segnale specifico, un picco a 60° nel diagramma di disorientamento tra i cristalli, che è proprio l’indicatore della geminazione tipica della calcite in questi foraminiferi. E cosa abbiamo trovato?

  • Nelle parti del guscio cresciute in acqua pulita, il segnale di geminazione (il picco a 60°) era ben presente, anche se con intensità diverse tra A. lessonii e A. lobifera (più forte in quest’ultima).
  • Nelle parti del guscio cresciute in acqua contaminata da cadmio e piombo, quel picco a 60° diminuiva drasticamente! In alcuni casi, quasi scompariva.

Questo significa che, sebbene i foraminiferi continuassero a costruire il loro guscio, l’ambiente tossico interferiva pesantemente con il processo di geminazione dei cristalli di calcite. L’effetto, inoltre, non era identico per i due metalli e le due specie:

  • In A. lessonii: il cadmio sembrava quasi impedire la geminazione, mentre il piombo la riduceva significativamente.
  • In A. lobifera: sia il cadmio che il piombo causavano una forte diminuzione della geminazione.

Quindi, mentre la struttura generale sembrava reggere, questo dettaglio cristallografico più fine veniva profondamente alterato. È come se il guscio, pur venendo costruito, perdesse uno dei suoi “trucchi” strutturali per essere più resistente.

Immagine al microscopio elettronico a scansione (SEM) simulata, che mostra la microstruttura interna di un guscio di foraminifero, evidenziando la disposizione dei cristalli di calcite geminati e non geminati, alta definizione, illuminazione da laboratorio.

Un Nuovo Strumento per Monitorare i Mari?

Questa scoperta è emozionante perché apre una nuova prospettiva. Finora, per usare i foraminiferi come bioindicatori di inquinamento da metalli pesanti, ci si basava principalmente sull’analisi chimica del guscio per vedere quanto metallo avessero incorporato. Il nostro studio suggerisce che potremmo avere un altro strumento, un indicatore strutturale: il “segnale di geminazione”.

Misurare il grado di geminazione nei cristalli di calcite dei gusci di foraminiferi potrebbe diventare un modo per valutare se un ambiente marino è stato esposto a contaminazione da metalli pesanti come cadmio e piombo, e forse anche altri. È un segnale più sottile, nascosto nella struttura intima del materiale, ma che sembra rispondere in modo sensibile alla presenza di questi inquinanti.

Cosa Ci Riserva il Futuro?

Certo, la ricerca è appena iniziata. Questo studio ha utilizzato concentrazioni di metalli molto elevate. Sarà fondamentale capire come questo segnale di geminazione risponde a concentrazioni più basse, quelle che si trovano più comunemente negli ambienti marini naturali o che sono rilevanti per gli studi sul clima passato (dove il cadmio viene usato come tracciante dei nutrienti).

Dobbiamo esplorare se questo fenomeno si verifica anche in altre specie di foraminiferi e con altri tipi di inquinanti. Ma l’idea che la struttura cristallografica stessa, e non solo la composizione chimica, possa raccontarci storie sull’ambiente è davvero affascinante.

Scena sottomarina con acqua leggermente torbida che suggerisce inquinamento, con alcuni foraminiferi visibili sul fondale roccioso, lente grandangolare 24mm, luce naturale filtrata dall'acqua, mettendo in contrasto la vita marina con la potenziale minaccia ambientale.

Insomma, la prossima volta che vedrete un granello di sabbia sulla spiaggia, pensate che potrebbe essere il guscio di un foraminifero. E dentro quel minuscolo guscio, nella disposizione quasi invisibile dei suoi cristalli, potrebbe esserci scritta una storia importante sulla salute del nostro mare. Questi piccoli organismi, con la loro sorprendente resilienza e i loro segreti strutturali, ci ricordano quanto sia complesso e interconnesso il mondo naturale e quanto ancora abbiamo da imparare ascoltando le sue storie più nascoste.

Fonte: Springer

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