Skyline di una moderna città cinese al tramonto con in primo piano simboli stilizzati di case e un grafico a barre che mostra una riduzione della disuguaglianza (coefficiente di Gini), fotografia grandangolare, 18mm, lunga esposizione per nuvole setose e scie luminose.

Il Fondo Casa Cinese (HPF): Seminatore di Disuguaglianze o Inaspettato Alleato dell’Equità?

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi ha davvero incuriosito e che arriva direttamente dalla Cina: il Fondo Previdenziale per l’Alloggio (HPF). Magari ne avete sentito parlare, magari no, ma fidatevi, è un argomento caldo, soprattutto quando si tocca il tasto dolente della disuguaglianza abitativa. La domanda che tutti si pongono, e che mi sono posto anch’io leggendo uno studio recente, è: questo sistema, nato per aiutare i lavoratori a comprarsi casa, finisce per creare più disparità o, al contrario, aiuta a ridurle?

Cos’è questo HPF e perché se ne discute tanto?

Immaginate un salvadanaio obbligatorio per la casa. In pratica, in Cina, i lavoratori dipendenti (di aziende che aderiscono) e i loro datori di lavoro versano ogni mese una percentuale dello stipendio (di solito tra il 5% e il 12%) su un conto personale HPF. Questi soldi possono poi essere usati per comprare casa, magari accedendo a mutui HPF a tassi agevolati, decisamente più bassi di quelli di mercato. Sembra una buona idea, no? Aiutare le persone a realizzare il sogno di una casa di proprietà.

Eppure, il dibattito è accesissimo. Da una parte c’è chi dice: “Eh no, questo HPF è ingiusto!”. I motivi? Principalmente due:

  • Copertura limitata: Non tutti i lavoratori ne beneficiano. Spesso sono inclusi dipendenti pubblici o di grandi aziende, mentre restano fuori lavoratori autonomi, precari, migranti e chi ha redditi più bassi. Questo crea una disparità tra chi ha l’HPF e chi no (disuguaglianza intergruppo, la chiamano gli esperti).
  • Vantaggi per i ricchi?: Si dice che i benefici fiscali, i contributi del datore di lavoro e l’accesso al credito agevolato finiscano per favorire di più chi ha già un reddito alto. Questo aumenterebbe la disparità all’interno del gruppo di chi partecipa all’HPF (disuguaglianza intragruppo).

Dall’altra parte, c’è chi difende il sistema, sostenendo che queste critiche non siano del tutto oggettive. E qui entra in gioco lo studio che ho analizzato, basato su dati raccolti tra migliaia di famiglie cinesi tra il 2013 e il 2019 (grazie al China Household Finance Survey – CHFS). L’obiettivo? Capire finalmente, dati alla mano, come stanno le cose, soprattutto per quella disuguaglianza all’interno del gruppo dei partecipanti. Perché, diciamocelo, se l’HPF peggiora le cose proprio tra chi dovrebbe aiutare, allora c’è un problema serio, anche se un giorno lo estendessero a tutti.

HPF e Reddito: Davvero i Ricchi si Arricchiscono di Più?

La prima cosa che mi sono chiesto, seguendo la logica dello studio, è stata: ma questi versamenti HPF, con i contributi del datore e le agevolazioni fiscali, aumentano davvero il reddito delle famiglie? E soprattutto, lo aumentano di più per chi guadagna già tanto? Qui arriva la prima sorpresa. Analizzando i dati con metodi statistici piuttosto sofisticati (usando variabili strumentali per evitare conclusioni affrettate, tipo l’andamento medio dei versamenti HPF degli altri nella stessa zona), lo studio ha scoperto che l’impatto dell’HPF sul livello di reddito delle famiglie è praticamente nullo. Non è statisticamente significativo.

Come mai? Beh, pensiamoci un attimo. È vero che il datore versa una quota, ma nel mercato del lavoro, quando si negozia uno stipendio, sia il lavoratore che l’azienda tengono conto del pacchetto totale (“stipendio nominale + contributi vari”). Quindi, quel contributo datoriale non è un “extra” piovuto dal cielo, ma parte della contrattazione. Poi ci sono le tasse risparmiate, ma l’importo, visti i tetti massimi di versamento, non è così esorbitante da fare una differenza enorme. Anzi, c’è pure un piccolo “contro”: i soldi sul conto HPF rendono pochissimo (interessi bassi, tipo 1.5%), meno di altri investimenti. Quindi, tra vantaggi e svantaggi, l’effetto sul reddito totale sembra annullarsi. Niente “effetto reddito” significativo, quindi niente aggravamento della disuguaglianza per questa via. Interessante, no? Contraddice molte voci critiche.

Fotografia macro di monete cinesi Yuan e una chiave di casa appoggiate su un estratto conto bancario sfocato, a simboleggiare il risparmio per l'abitazione tramite HPF. Obiettivo macro 100mm, alta definizione, illuminazione laterale controllata.

La Chiave è il Credito: Chi Riesce Davvero a Comprare Casa?

Se non è il reddito, allora cos’è che fa la differenza? Lo studio si è concentrato sull’accesso al credito. Comprare casa spesso significa chiedere un mutuo. L’HPF aiuta in questo? La risposta è un sonoro . Partecipare all’HPF aumenta significativamente la probabilità che una famiglia ottenga un mutuo per la casa. Si parla di un aumento della probabilità di circa il 39.4%! E più versi nell’HPF, più questa probabilità sale (un +0.486% per ogni 1% in più di versamento pro capite). Questo perché avere un conto HPF non solo dà accesso ai mutui HPF agevolati, ma è visto dalle banche come un segnale di affidabilità finanziaria, aiutando ad ottenere anche altri tipi di prestiti.

Ma ecco il punto cruciale: chi beneficia di più di questo “effetto credito”? I ricchi, come si temeva? O i poveri, come si sperava? Ancora una sorpresa: né gli uni né gli altri in modo preponderante. Analizzando i dati per fasce di reddito (basso, medio, alto), è emerso che l’impatto maggiore dell’HPF sull’ottenimento di mutui si ha sulle famiglie a reddito medio.

  • Per le famiglie a basso reddito, l’effetto c’è ma non è statisticamente forte. Probabilmente perché, anche con l’aiuto dell’HPF, faticano a mettere insieme l’anticipo necessario per comprare casa.
  • Per le famiglie ad alto reddito, l’effetto è ancora minore. Queste famiglie spesso possono permettersi l’anticipo o addirittura l’acquisto senza mutuo, e magari non rientrano neanche nei requisiti per usare l’HPF per acquisti successivi alla prima casa.
  • Sono le famiglie a reddito medio quelle che traggono il maggior vantaggio. Hanno capacità di risparmio per l’anticipo, ma hanno bisogno del supporto del credito per completare l’acquisto. Per loro, l’HPF fa davvero la differenza, aumentando la probabilità di ottenere un mutuo del 54.3%!

Quindi, addio al mito del “rubare ai poveri per dare ai ricchi”. L’HPF sembra piuttosto un sistema che dà una spinta importante alla classe media. E questo, intuitivamente, dovrebbe aiutare a ridurre la disuguaglianza abitativa all’interno del gruppo, non ad aumentarla.

Ritratto fotografico di una famiglia cinese di classe media che riceve le chiavi della loro nuova casa da un agente immobiliare, sorrisi e felicità evidenti. Obiettivo 35mm, profondità di campo media, stile documentaristico, luce naturale morbida.

Misuriamo la Disuguaglianza: Cosa Dicono i Numeri?

Basta con le ipotesi e le deduzioni! Lo studio ha fatto un passo in più: ha misurato direttamente la disuguaglianza abitativa (usando il famoso coefficiente di Gini, dove 0 è perfetta uguaglianza e 1 è massima disuguaglianza) all’interno dei gruppi di famiglie che partecipano all’HPF e l’ha confrontata con quella dei gruppi che non partecipano. Hanno usato come misura principale la superficie abitativa (“floor area”).

Il risultato? Preparatevi: partecipare all’HPF riduce significativamente la disuguaglianza abitativa all’interno del gruppo. In media, la partecipazione all’HPF abbassa il coefficiente di Gini della superficie abitativa di circa 0.11 punti. Questo risultato è rimasto solido anche usando altre misure di patrimonio abitativo (numero di case, superficie utile, valore di mercato) e anche dopo una serie impressionante di test di robustezza (controllando per le differenze tra gruppi, usando diverse definizioni geografiche dei gruppi, facendo test “placebo” per escludere altri fattori).

Questa è forse la prova empirica più diretta che abbiamo finora sull’effetto dell’HPF sulla disuguaglianza intragruppo, e va decisamente contro l’idea diffusa che l’HPF la aggravi. Anzi, sembra proprio fare il contrario!

Veduta grandangolare di un complesso residenziale cinese moderno e ordinato, con appartamenti di dimensioni simili, che simboleggia una minore disuguaglianza abitativa. Obiettivo grandangolare 18mm, focus nitido su tutto il campo, cielo azzurro limpido.

Allora, che ne facciamo di questo HPF?

Le conclusioni dello studio mi sembrano piuttosto chiare e hanno implicazioni importanti.

  1. L’HPF non è tanto uno strumento per redistribuire il reddito, quanto un meccanismo per facilitare l’accesso al credito per la casa. È su questo aspetto che va giudicata la sua equità.
  2. Il sistema non andrebbe smantellato. Anzi, visto che aiuta soprattutto la classe media e quindi riduce la disuguaglianza interna, ha un suo valore.
  3. Per renderlo ancora più equo, si potrebbe pensare a come migliorare il supporto per le fasce a basso reddito, magari abbassando le soglie per il primo mutuo casa, per evitare che siano proprio loro a “finanziare” indirettamente i mutui della classe media.
  4. Espandere la copertura dell’HPF a più lavoratori (come la Cina sta già cercando di fare) è una buona mossa. Risolverebbe il problema della disuguaglianza tra chi partecipa e chi no, senza peggiorare quella all’interno del gruppo dei partecipanti. Un miglioramento per tutti, insomma.

In conclusione, questa ricerca mi ha mostrato un quadro diverso da quello che spesso viene dipinto. L’HPF cinese, con tutti i suoi limiti, sembra essere uno strumento che, almeno tra chi vi partecipa, contribuisce a livellare un po’ le differenze nell’accesso alla casa, piuttosto che ad amplificarle. Certo, c’è ancora lavoro da fare per renderlo perfetto, soprattutto per i più deboli, ma l’idea che sia intrinsecamente un sistema che “aiuta i ricchi” sembra essere smentita dai fatti. Una lezione interessante, non trovate?

Fonte: Springer

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