Follow-up Telefonico Post-Isterectomia: Costa Troppo Senza Benefici? L’Analisi Che Fa Discutere
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che tocca molte donne e il sistema sanitario: cosa succede *dopo* un intervento comune come l’isterectomia benigna? Sapete, quell’operazione ginecologica piuttosto diffusa. Ci si aspetterebbe un supporto post-operatorio, magari una chiamata dall’infermiera per sapere come va, giusto? Beh, uno studio svedese multicentrico, randomizzato e controllato ha messo sotto la lente d’ingrandimento proprio questo: i follow-up telefonici (TFU) guidati da infermieri nelle sei settimane successive all’intervento. E i risultati, ve lo dico subito, fanno riflettere parecchio sui costi e sui reali benefici.
Lo Studio Svedese: Mettiamo le Carte in Tavola
Immaginate la scena: 487 donne che hanno subito un’isterectomia per motivi benigni vengono divise, a caso e senza saperlo (single-blinded, si dice in gergo), in quattro gruppi diversi. Un po’ come in un esperimento scientifico, ma applicato alla vita reale e alla salute. L’obiettivo? Capire se queste chiamate post-dimissione avessero un senso dal punto di vista economico, usando un modello chiamato “analisi di minimizzazione dei costi” (Cost Minimization Analysis – CMA). In pratica, si cerca l’opzione meno costosa quando i risultati sulla salute sono simili.
Ecco i quattro gruppi messi a confronto:
- Gruppo A (Controllo): Nessuna chiamata programmata. Se hai bisogno, chiami tu l’ospedale o il medico.
- Gruppo B (La Chiamata Singola): Una sola telefonata strutturata dall’infermiera il giorno dopo essere tornata a casa. Poi, come il gruppo A, se serve chiami tu.
- Gruppo C (Le Chiamate Settimanali): Una chiamata il giorno dopo le dimissioni e poi una alla settimana per sei settimane. Totale: sei chiamate strutturate.
- Gruppo D (Le Chiamate con Coaching): Stesso numero di chiamate del gruppo C (sei in totale), ma qui l’infermiera usava una tecnica di coaching, più orientata a responsabilizzare e guidare la paziente nel suo percorso di recupero.
I ricercatori hanno registrato tutto: il tempo dedicato alle chiamate programmate, il numero e la durata delle chiamate *non* programmate (quelle fatte dalle pazienti perché avevano dubbi o problemi), le visite mediche extra e persino le ore di assistenza “informale” (aiuto da familiari, amici, partner) necessarie a causa dell’intervento. Hanno poi trasformato tutto questo in costi, usando i listini prezzi dell’Ospedale Universitario di Linköping.
I Risultati sui Costi: Una Doccia Fredda?
E qui arriva il bello, o meglio, il dato che fa pensare. Tenetevi forte: i costi totali per paziente nei gruppi con le chiamate settimanali (Gruppo C e Gruppo D) sono risultati più che raddoppiati rispetto al gruppo senza nessuna chiamata programmata (Gruppo A)! Sì, avete capito bene. Il Gruppo C, quello con le sei chiamate “standard”, è stato il più costoso in assoluto, quasi 2.4 volte il costo del gruppo di controllo.

Il motivo principale? Ovviamente, il costo delle stesse TFU. Ogni chiamata ha un prezzo, sia in termini di tempo dell’infermiera che di risorse ospedaliere. Anche il gruppo con il coaching (Gruppo D), sebbene avesse mostrato un piccolo vantaggio – meno chiamate non programmate e costi inferiori per l’assistenza informale –, ha comunque visto raddoppiare i costi totali rispetto al Gruppo A. Insomma, anche l’approccio coaching, pur limando qualche spesa qua e là, non ha compensato il costo base delle sei telefonate aggiuntive.
Curiosamente, il gruppo con una sola chiamata (Gruppo B) ha registrato il tempo medio più lungo *per quella singola telefonata*. Forse perché si cercava di condensare tutto in un’unica conversazione?
Ma Almeno Servono a Qualcosa? La Questione dell’Efficacia
A questo punto, la domanda sorge spontanea: “Ok, costano di più, ma almeno migliorano il recupero, la qualità della vita, riducono i sintomi o il bisogno di antidolorifici?”. E qui casca l’asino. Studi precedenti legati allo stesso progetto (il POSTHYSTREC trial) avevano già dimostrato che, purtroppo, nessuno dei modelli di TFU, nemmeno quello con coaching, aveva portato a miglioramenti significativi in termini di qualità della vita correlata alla salute (HRQoL), durata dell’assenza dal lavoro, intensità dei sintomi post-operatori o consumo di analgesici rispetto al gruppo senza chiamate.
Ecco perché i ricercatori hanno optato per un’analisi di minimizzazione dei costi (CMA) invece di una più complessa analisi di costo-efficacia. Se i risultati clinici sono praticamente identici tra le varie opzioni, ha senso scegliere semplicemente quella che costa meno, no? E in questo caso, l’opzione meno costosa è risultata essere… non fare chiamate programmate.
Riflessioni Finali: Risorse Limitate e Scelte Necessarie
Questo studio ci mette di fronte a una realtà importante, specialmente in sistemi sanitari come quello svedese (e per molti versi anche il nostro), finanziati con tasse e quindi con risorse limitate. Ogni euro speso deve essere giustificato da un beneficio tangibile. Implementare programmi di TFU su larga scala dopo l’isterectomia benigna, stando a questi dati, sembrerebbe un modo costoso e inefficiente di usare le risorse sanitarie.
Certo, studi qualitativi a volte mostrano che le pazienti *gradirebbero* un contatto dopo le dimissioni, specialmente con la tendenza a ridurre i tempi di degenza ospedaliera (grazie ai protocolli ERAS – Enhanced Recovery After Surgery). Ma il desiderio di contatto va bilanciato con l’evidenza sui costi e sui reali benefici clinici.
Il fatto che il coaching (Gruppo D) abbia ridotto le chiamate “extra” e l’assistenza informale è interessante e suggerisce che un approccio che responsabilizza la paziente (empowerment) potrebbe avere un suo valore. Forse andrebbe studiato meglio, magari su gruppi specifici di pazienti più vulnerabili o a rischio di recupero lento.
Non dimentichiamo poi la carenza di personale infermieristico, un problema reale in molti paesi. Il tempo che le infermiere dedicano a queste chiamate, che sembrano non portare grandi vantaggi, potrebbe essere impiegato in mansioni più qualificate e con un impatto maggiore sulla qualità delle cure. Forse, garantire alle pazienti informazioni chiare alla dimissione e percorsi semplici e accessibili per contattare il personale sanitario *solo se necessario* potrebbe essere un’alternativa più efficiente.
Infine, il mondo della sanità sta cambiando con la telemedicina, le app per la salute, le consultazioni virtuali. Queste potrebbero offrire nuove vie per il supporto post-operatorio, potenzialmente più efficienti e meno costose, anche se bisogna sempre considerare le preoccupazioni sulla privacy e la sicurezza dei dati.
In conclusione, prima di implementare su vasta scala programmi di follow-up telefonico programmato dopo interventi come l’isterectomia, è fondamentale valutare attentamente i costi e l’impatto reale sui risultati clinici. Questo studio svedese ci lancia un messaggio chiaro: non sempre “fare di più” significa “fare meglio”, soprattutto quando le risorse sono preziose.
Fonte: Springer
