Un gruppo eterogeneo di fisioterapisti, uomini e donne di età diverse, interagisce con entusiasmo con tablet e smartphone che mostrano contenuti educativi. L'ambientazione è una moderna sala conferenze luminosa, con un grande schermo sullo sfondo che proietta grafici scientifici. Obiettivo zoom 24-70mm per catturare la dinamica di gruppo, illuminazione naturale potenziata da luci soffuse, colori vividi.

Fisioterapia e Social Media: L’Aggiornamento Correrà su Instagram? Lo Studio ASTEROID Ci Dice la Sua!

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un tema che mi sta particolarmente a cuore e che, ne sono certo, tocca da vicino molti colleghi fisioterapisti: come facciamo a tenerci aggiornati con le ultime scoperte scientifiche senza impazzire tra mille impegni? Sappiamo tutti quanto sia cruciale la Evidence-Based Practice (EBP), quel fantastico approccio che ci dice di basare le nostre decisioni cliniche sulle migliori evidenze scientifiche disponibili, unite alla nostra esperienza e alle preferenze del paziente. Un sacrosanto principio, direi! Ma, ammettiamolo, metterlo in pratica non è sempre una passeggiata.

Quante volte ci siamo scontrati con la mancanza di tempo, la difficoltà a comprendere articoli scientifici magari in inglese (che non è la lingua madre di tutti) o semplicemente la fatica a trovare le informazioni giuste al momento giusto? Una revisione sistematica che ha coinvolto quasi 10.000 fisioterapisti ha confermato proprio queste come le barriere principali. E allora, che si fa? Spesso, finiamo per cercare scorciatoie, magari affidandoci a fonti più immediate come i social media. Ma qui sorge il dilemma: quanto è affidabile quello che troviamo online? E soprattutto, può davvero aiutarci a migliorare la nostra pratica clinica?

Lo Studio ASTEROID: Un Esperimento Social per Fisioterapisti Curiosi

È proprio per cercare di rispondere a queste domande che è nato lo studio di fattibilità ASTEROID (un acronimo che sta per “Are AudioviSual maTERials disseminated via sOcIal meDia effective to improve evidence-based rehabilitation implementation for physiotherapists”). L’obiettivo? Capire se un programma educativo diffuso tramite social media, nello specifico Instagram, potesse davvero migliorare le conoscenze scientifiche e tecniche di noi fisioterapisti. Immaginatevelo: un modo per imparare e aggiornarsi scrollando il feed! Affascinante, no?

In questo studio, un gruppo di fisioterapisti brasiliani attualmente in attività (dovevano seguire almeno tre pazienti a settimana, per essere sicuri che fossero ben immersi nella pratica clinica) ha partecipato a un programma di 10 settimane. Due volte a settimana, venivano pubblicate delle infografiche su un profilo Instagram creato apposta per lo studio (quindi non accessibile a tutti, per mantenere un certo controllo). In totale, 20 infografiche belle chiare, in portoghese, che toccavano sia argomenti di pratica clinica in ambito muscoloscheletrico (il lunedì) sia contenuti metodologici sull’EBP (il giovedì). L’idea era di presentare informazioni scientifiche in modo visivamente accattivante e semplice da digerire.

Per valutare se questa cosa potesse funzionare “su larga scala”, i ricercatori hanno usato un approccio chiamato RE-AIM, che sta per Reach (Portata), Effectiveness (Efficacia), Adoption (Adozione), Implementation (Implementazione) e Maintenance (Mantenimento). Insomma, hanno cercato di capire quanti fisioterapisti sono stati raggiunti, se il programma ha avuto un effetto, se i partecipanti lo hanno adottato volentieri, se è stato facile da mettere in pratica e se i cambiamenti (eventuali) sarebbero durati nel tempo. Dopo le 10 settimane, oltre a dei questionari, sono state fatte anche delle interviste per raccogliere feedback diretti.

I Risultati: Luci e Ombre dell’Apprendimento su Instagram

E quindi, com’è andata? Diciamo che i risultati sono stati un mix interessante. Dei 30 fisioterapisti reclutati, 15 hanno iniziato il programma e 8 (il 53%) lo hanno completato. Non un numero altissimo, e questo ci dice già qualcosa sulla “Reach” (Portata): mantenere l’attenzione sui social è una bella sfida, c’è tanta competizione!

Passiamo all’Efficacia. Qui, i questionari pre e post programma non hanno mostrato differenze significative nelle percezioni, nell’utilizzo e nella comprensione delle informazioni scientifiche per la pratica clinica. Attenzione però: questo non significa che il programma sia stato inutile! Infatti, il 63% dei partecipanti ha dichiarato che il programma li ha aiutati a superare alcune barriere nell’applicazione dell’EBP. E, cosa ancora più importante, tutti i partecipanti che hanno completato lo studio hanno riconosciuto un impatto positivo sulla loro pratica clinica, con il 50% che ha detto di aver applicato direttamente i contenuti del programma nel proprio lavoro. Non male, considerando che si trattava di uno studio di fattibilità, con un campione piccolo e senza un gruppo di confronto.

Un dettaglio interessante è che i punteggi iniziali dei partecipanti sull’EBP erano già alti. Questo potrebbe significare che il campione non era rappresentativo di chi ha davvero grosse difficoltà con l’EBP, e quindi c’era meno “spazio” per miglioramenti misurabili. È un po’ come cercare di migliorare la velocità di Usain Bolt: difficile fare salti enormi se parti già da un livello eccellente!

Un fisioterapista sulla trentina, con indosso un camice bianco, è seduto a una scrivania ordinata in uno studio moderno e luminoso. Sta guardando con attenzione lo schermo di uno smartphone, che mostra un'infografica colorata relativa a tecniche di riabilitazione. Sullo sfondo, si intravedono attrezzature fisioterapiche. Obiettivo da ritratto 50mm, luce naturale diffusa dalla finestra, profondità di campo che mantiene a fuoco il fisioterapista e lo smartphone, sfocando leggermente lo sfondo.

Per quanto riguarda l’Adozione e il Mantenimento, le notizie sono buone. La maggior parte dei partecipanti si è mostrata ricettiva a integrare questa metodologia nella propria routine. Anche se il 63% ha indicato che non avrebbe cambiato il proprio approccio allo studio dei contenuti tecnici, tutti hanno affermato l’intenzione di utilizzare risorse che facilitano l’acquisizione di conoscenze. Sembra che vedessero il programma più come un valido supplemento che come una necessità di stravolgere le proprie abitudini, il che è comprensibile dato che partivano già da buone basi.

La Voce dei Fisioterapisti: Cosa Funziona e Cosa Meno

Le interviste hanno aggiunto dettagli preziosi. Ecco cosa è emerso principalmente:

  • Instagram può funzionare: I partecipanti pensano che Instagram possa essere una piattaforma valida per diffondere informazioni scientifiche.
  • Consegna dei post: Qualcosa nella modalità di presentazione dei post non ha convinto del tutto, non sono stati “consegnati” come ci si aspettava.
  • Video, video, video!: C’è una preferenza per i contenuti scientifici in formato video, piuttosto che infografiche con molto testo. Viviamo nell’era dei Reels, d’altronde!
  • Credibilità del testo: Nonostante la preferenza per i video, i contenuti testuali sono percepiti come più credibili e più facili da applicare direttamente nella pratica clinica. Un equilibrio interessante da trovare!

Questi feedback sono oro colato! Ci dicono che, sebbene l’idea di usare i social sia buona, bisogna curare molto bene il formato e le strategie per mantenere vivo l’interesse. Forse le infografiche, per quanto ben fatte, non erano abbastanza “dinamiche” o erano troppo dense di testo per il contesto di Instagram.

Quindi, i Social Sono il Futuro dell’Aggiornamento in Fisioterapia?

Lo studio ASTEROID ci dice che la strada è parzialmente percorribile. L’idea di usare i social media per l’aggiornamento dei fisioterapisti ha del potenziale, soprattutto per quanto riguarda l’adozione da parte dei professionisti e la volontà di mantenere l’uso di strumenti simili. Tuttavia, ci sono degli aspetti da migliorare, soprattutto per quanto riguarda il “Reach” (raggiungere e mantenere coinvolti i partecipanti) e l'”Effectiveness” (dimostrare un cambiamento significativo nelle conoscenze e percezioni, specialmente se si parte da un buon livello).

Non dimentichiamoci che i social media sono un ambiente affollato, dove l’attenzione è merce rara. Un contenuto scientifico, per quanto semplificato, compete con video di gattini e balletti virali! Quindi, servono strategie mirate per non perdere i partecipanti per strada e per rendere i contenuti davvero “appetibili” senza sacrificarne il rigore.

Pensateci: se riuscissimo a trovare la formula giusta, potremmo davvero facilitare la diffusione di contenuti scientifici di alta qualità, migliorando la pratica clinica e, di conseguenza, la qualità dell’assistenza sanitaria. Potrebbe essere un modo per colmare quel famoso “gap” tra ricerca e pratica clinica, portando le scoperte dal laboratorio direttamente nelle mani di chi lavora ogni giorno con i pazienti. E chissà, magari incoraggerebbe anche noi ricercatori a esplorare metodi di divulgazione alternativi alle classiche pubblicazioni scientifiche.

Due fisioterapisti, un uomo e una donna, discutono animatamente davanti a un tablet che mostra un'interfaccia simile a Instagram con contenuti educativi. Sono in un ambiente di lavoro collaborativo, forse una sala riunioni informale. L'uomo indica qualcosa sullo schermo mentre la donna annuisce con interesse. Obiettivo prime 35mm, luce ambientale calda, l'immagine cattura l'interazione e la tecnologia in uso, stile documentaristico.

Certo, lo studio ha i suoi limiti, come la mancanza di strategie specifiche per trattenere i partecipanti, il campione piccolo e l’assenza di un gruppo di confronto (ma è tipico degli studi di fattibilità, il cui scopo è proprio preparare il terreno per studi più grandi). Inoltre, coinvolgeva solo fisioterapisti di un ambito specifico, quindi generalizzare i risultati ad altri professionisti sanitari richiede cautela.

La conclusione è che l’idea di usare i social per l’aggiornamento è promettente, ma il protocollo ha bisogno di qualche aggiustamento prima di poter lanciare uno studio randomizzato controllato più grande. Questo studio più ampio ci dirà con più certezza se e come i social media possono davvero rivoluzionare il modo in cui noi fisioterapisti ci teniamo al passo con la scienza.

Personalmente, trovo questi tentativi estremamente stimolanti. Dimostrano una volontà di innovare e di trovare soluzioni pratiche a problemi reali. E voi, cosa ne pensate? Siete pronti a ricevere pillole di scienza direttamente sul vostro feed di Instagram?

Fonte: Springer

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