Primo piano macro, obiettivo 90mm, di diversi campioni di tessuto denim stretch realizzati con filati ibridi a doppia anima, illuminazione controllata che evidenzia la trama a saia e le differenze di texture tra i campioni prodotti con filamenti PBT, PES e T-400.

Filati Ibridi Stretch: L’Anima Nascosta dei Tessuti del Futuro e Come la Creiamo!

Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante nel cuore dei tessuti che indossiamo ogni giorno, specialmente quelli che ci regalano comfort e libertà di movimento. Parliamo di filati stretch, ma non di quelli comuni: ci addentreremo nel mondo dei filati a doppia anima (dual core), una vera chicca tecnologica!

Vi siete mai chiesti come fanno quei jeans o quelle magliette sportive a essere così elastiche e a tornare sempre in forma? Beh, gran parte del merito va proprio a questi filati speciali. Ma attenzione, non tutti i filati stretch nascono uguali! La loro “personalità” – resistenza, elasticità, morbidezza – dipende tantissimo da come vengono prodotti e da quali materiali vengono usati per la loro “anima” interna.

Nel nostro studio, ci siamo messi proprio a fare i “detective” dei filati. Abbiamo preso diversi tipi di filamenti super performanti – come il famoso Lycra®, il robusto Poliestere (PES), l’innovativo T-400® (un tipo di PTT/PET) e il flessibile PBT (Polibutilene Tereftalato) – e li abbiamo combinati per creare l’anima di questi filati speciali. Come “guscio” esterno, abbiamo usato delle classiche fibre di cotone.

La Sfida: Tre Metodi per un Filato Perfetto

Ma il bello viene ora! Non ci siamo accontentati di usare un solo metodo di produzione. No, abbiamo voluto mettere alla prova ben tre tecniche diverse per vedere quale ci desse i risultati migliori. Immaginate di dover assemblare un componente delicato: ogni metodo ha i suoi pro e i suoi contro.

  1. Metodo Invista®: Qui abbiamo usato una tecnica di filatura ad anello modificata, posizionando con precisione millimetrica i due filamenti dell’anima (es. Lycra® e PES) proprio nel punto cruciale dove le fibre di cotone li avvolgono. È un po’ come un lavoro di alta sartoria!
  2. Metodo Texturing/Intermingling: Prima di filare, abbiamo “saldato” insieme i due filamenti dell’anima usando un getto d’aria ad alta pressione (intermingling). Questo crea un’anima già pre-assemblata, che poi viene inserita nel processo di filatura. Pensatelo come unire due ingredienti prima di aggiungerli all’impasto principale.
  3. Metodo Elasto Twist (Hamel Twist): Con questa tecnica, abbiamo prima avvolto insieme i due filamenti dell’anima usando una macchina speciale (Hamel twister), creando una sorta di mini-corda. Abbiamo provato ad avvolgerli sia in senso orario (‘Z’) che antiorario (‘S’), perché anche la direzione di torsione può fare la differenza! Poi, questa anima “attorcigliata” è stata inserita nella filatura.

Per ogni combinazione di materiale e metodo, abbiamo prodotto un filato specifico (un Ne 18/1, per i più tecnici), mantenendo costanti tutti gli altri parametri di produzione (velocità, torsione finale, ecc.) per poter fare un confronto onesto.

Immagine macro, obiettivo 100mm, di diversi rocchetti di filato ibrido a doppia anima su una macchina di filatura industriale. Luce controllata per evidenziare le differenze di texture e colore tra i filati prodotti con metodi diversi (Invista, Texturing, Elasto Twist). Alta definizione dei dettagli delle fibre.

Sotto la Lente: Come si Comportano i Filati?

Una volta prodotti i nostri dodici campioni di filato (4 tipi di filamento x 3 metodi, considerando le varianti Z/S per l’Elasto Twist), è arrivato il momento della verità: i test di laboratorio! Abbiamo misurato di tutto:

  • Resistenza (Strength): Quanto tira prima di rompersi? Come ci aspettavamo da studi precedenti, i filati con anima in PES si sono rivelati i più “tosti”, mentre quelli con PBT erano un po’ meno forti. Interessante notare che il metodo Texturing/Intermingling ha dato una spinta in più alla resistenza del PBT, mentre l’Elasto Twist ‘Z’ ha fatto lo stesso per il T-400®. Il campione più forte in assoluto? PES con metodo Invista®.
  • Allungamento (Elongation): Quanto si allunga prima di rompersi? Qui il re è stato il PBT, mostrando un’elasticità notevole, specialmente quando prodotto con l’Elasto Twist ‘Z’. Il PES, invece, si è dimostrato meno “gommoso”, soprattutto con il metodo Invista®.
  • Pelosità (Hairiness): Avete presente quei peletti che spuntano dai filati? Meno ce ne sono, meglio è per l’aspetto e la lavorabilità. Abbiamo scoperto che l’Elasto Twist ‘Z’ è fantastico per ridurre la pelosità, probabilmente perché la torsione dell’anima si allinea bene con quella finale del filato, “intrappolando” meglio le fibre. Il PBT con questo metodo è risultato il meno peloso. Al contrario, l’Elasto Twist ‘S’ tendeva ad aumentare la pelosità.
  • Uniformità (Unevenness): Un buon filato deve avere uno spessore costante. I filati con PBT (specialmente con metodo Invista®) sono risultati più uniformi, mentre quelli con PES, soprattutto se prodotti con Elasto Twist ‘S’, tendevano ad avere più variazioni di spessore. Questo perché la torsione “sbagliata” dell’anima (‘S’) rispetto a quella finale del filato (‘Z’) crea instabilità.
  • Difetti (Neps, Thick/Thin Places): Abbiamo contato anche i piccoli nodini (neps) e i punti più spessi o sottili. Anche qui, l’Elasto Twist ‘Z’ ha dato ottimi risultati, riducendo i neps. Il metodo Texturing, invece, ha aumentato i neps nei filati PES. I punti spessi erano più frequenti con il PES e il metodo Elasto Twist ‘S’, sempre a causa di quella instabilità strutturale. I punti sottili erano fortunatamente quasi assenti in tutti i campioni.

Abbiamo anche scattato delle foto al microscopio per vedere da vicino la struttura di questi filati: affascinante vedere come le fibre di cotone avvolgono le diverse anime!

Vista al microscopio elettronico a scansione (SEM), alta magnificazione, della sezione trasversale di un filato dual-core. Si distinguono chiaramente i due filamenti centrali (anima) circondati dalle fibre di cotone (guaina). Dettagli precisi sulla struttura interna.

Dal Filato al Tessuto: La Prova del Denim

Ma un filato, per quanto buono, deve dimostrare il suo valore una volta trasformato in tessuto. Così, abbiamo preso i nostri filati speciali e li abbiamo usati come trama (i fili orizzontali) per creare dei campioni di tessuto denim (un classico twill 3/1 ‘Z’), usando un filato di cotone standard tinto indaco per l’ordito (i fili verticali).

E poi? Di nuovo sotto esame! Abbiamo testato i tessuti per:

  • Resistenza (Tensile e Tearing Strength): Come per i filati, i tessuti realizzati con trama in PES hanno mostrato la maggiore resistenza sia alla trazione che allo strappo, sia in direzione ordito che trama. Quelli con PBT in trama erano i meno resistenti in quella direzione. Logico, no? La resistenza del filato di trama influenza direttamente quella del tessuto.
  • Elasticità (Elasticity %): Qui la musica cambia! I tessuti con trama in PBT erano i più elastici, capaci di allungarsi di più sotto carico. Quelli con PES (metodo Invista®) erano i meno elastici. Anche questo risultato rispecchia perfettamente le proprietà di allungamento dei filati usati.
  • Ritorno Elastico (Growth %): Dopo essere stato allungato, quanto il tessuto rimane “deformato”? Questo è il “growth”. I tessuti più elastici (quelli con PBT) tendevano anche ad avere un growth maggiore. Il tessuto con PES (Invista®) mostrava il minor growth, tornando più vicino alla sua forma originale.
  • Rigidità (Stiffness): Quanto è “rigido” o “drappeggiabile” il tessuto? I tessuti più elastici (con PBT) erano anche i meno rigidi, più morbidi al tatto e alla caduta. Quelli con PES (Invista®) erano i più rigidi.
  • Restringimento (Shrinkage %): Dopo il lavaggio, quanto si restringe il tessuto? I tessuti più elastici (con PBT) tendevano a restringersi di più, sia in lunghezza che in larghezza. Il tessuto con PES (Invista®) mostrava il minor restringimento.
  • Peso (Dry e Wet Weight): Abbiamo anche misurato il peso dei tessuti da asciutti e da bagnati dopo il lavaggio. I tessuti meno elastici e con minor restringimento (come quello con PES/Invista®) tendevano a pesare leggermente di più, probabilmente perché la loro struttura era più “densa” fin dall’inizio.

Fotografia still life, obiettivo macro 60mm, di campioni di tessuto denim stretch piegati. Illuminazione laterale controllata per enfatizzare la trama a saia (twill) e le sottili differenze di colore e mano tra i tessuti prodotti con filati diversi (PBT vs PES). Alta definizione.

Il Verdetto: Non Esiste la Formula Magica Unica!

Cosa abbiamo imparato da tutta questa sperimentazione? Una cosa fondamentale: sia il tipo di filamento usato per l’anima, sia il metodo con cui viene prodotto il filato hanno un impatto enorme, e statisticamente significativo, sulle proprietà finali, sia del filato stesso che del tessuto che ne deriva!

Non è solo una sensazione, ce lo confermano le analisi statistiche (ANOVA a due vie, per i più curiosi). Il valore ‘p’ era sempre inferiore a 0.050, il che significa che le differenze osservate non sono dovute al caso.

Quindi, se vogliamo un tessuto super resistente, il PES è un ottimo candidato per l’anima, magari prodotto con il metodo Invista® per massimizzare la forza. Se invece cerchiamo la massima elasticità e morbidezza, il PBT è la scelta giusta, e metodi come l’Elasto Twist ‘Z’ possono aiutare a controllarne la pelosità. Il T-400® si posiziona spesso a metà strada, offrendo un buon compromesso.

Questa analisi comparativa ci dà informazioni preziose. Non basta scegliere un buon materiale; bisogna anche sapere come lavorarlo per ottenere esattamente le caratteristiche che desideriamo nel nostro tessuto finale. È un po’ come in cucina: non basta avere ottimi ingredienti, bisogna anche conoscere la ricetta e la tecnica di cottura giusta!

Questa ricerca apre le porte a tessuti sempre più performanti e confortevoli, creati su misura per le nostre esigenze. Il futuro dei tessuti stretch è qui, ed è fatto di tecnologia, precisione e… una doppia anima!

Fonte: Springer

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