Il Tesoro Nascosto delle Esperienze: La Sedimentazione Secondo Alfred Schutz
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un concetto affascinante che, secondo me, getta una luce incredibile su come viviamo e interpretiamo il mondo ogni giorno. Si tratta della fenomenologia delle sedimentazioni di Alfred Schutz. Lo so, suona un po’ accademico, ma datemi fiducia: è più vicino alla nostra vita quotidiana di quanto pensiate.
Pochi filosofi hanno scavato così a fondo nel processo di “sedimentazione” come Schutz, eppure, stranamente, le sue riflessioni su questo tema specifico sono spesso messe in secondo piano, citate di sfuggita mentre si parla d’altro, come il nostro “bagaglio di conoscenze” o la “tipizzazione”. È un peccato, perché c’è un vero tesoro nascosto lì dentro. Io voglio provare a portarlo alla luce, esplorando le idee di Schutz in modo sistematico ma, spero, coinvolgente.
Le Radici Husserliane e la Svolta di Schutz
Prima di tutto, un po’ di contesto. Schutz non parte da zero. Il suo lavoro affonda le radici nel pensiero di Edmund Husserl, il padre della fenomenologia, che per primo introdusse il concetto di sedimentazione. Husserl aveva già gettato le basi per analizzare come le esperienze passate si “depositano” nella nostra coscienza.
Ma attenzione, Schutz non è un semplice discepolo. È un pensatore critico, che rielabora Husserl mescolandolo con le idee di Max Weber, Henri Bergson, William James e altri. La differenza cruciale? Mentre Husserl era più interessato alla struttura “trascendentale” dell’esperienza (un livello più astratto e fondamentale della coscienza), Schutz porta l’analisi nel cuore del mondo della vita quotidiana, l’esperienza che tutti noi facciamo nel nostro atteggiamento naturale, pre-scientifico. Schutz usa i metodi fenomenologici (come l’epoché, la riduzione fenomenologica ed eidetica) ma si ferma prima della “riduzione trascendentale” di Husserl. Vuole capire come noi, esseri umani immersi nel mondo, diamo senso a ciò che ci circonda.
La vera novità di Schutz, secondo me, sta in due aree principali:
- La sua attenzione ai dettagli esperienziali che caratterizzano la nascita (genesi) delle sedimentazioni.
- La sua analisi pionieristica delle perturbazioni che colpiscono questo processo, portando a riaggiustamenti o addirittura a dover ricominciare da capo.
È proprio qui che troviamo le sue riflessioni più potenti sulla genesi, le perturbazioni, il crollo (breakdown) e la ripresa (recommencement) del processo di sedimentazione. Ed è su questi quattro aspetti che voglio concentrarmi.
Cos’è la Sedimentazione? Il Nostro “Bagaglio” di Conoscenza
Ma cos’è esattamente questa “sedimentazione”? Immaginate le vostre esperienze come granelli di sabbia. Giorno dopo giorno, esperienza dopo esperienza, questi granelli si depositano, strato su strato, formando una sorta di terreno interiore. Questo terreno è ciò che Schutz chiama il nostro “stock of knowledge at hand” (Wissensvorrat), il nostro bagaglio di conoscenze a portata di mano.
Questo “bagaglio” contiene tutto ciò che sappiamo, o crediamo di sapere, in un dato momento, indipendentemente dal grado di certezza. È la base su cui interpretiamo il presente, ricordiamo il passato e anticipiamo il futuro. Come diceva Husserl, le esperienze passate non svaniscono nel nulla; si “sedimentano”, diventano un possesso abituale della nostra coscienza.
Grazie a questo processo, il mondo non ci appare come un “grande, ronzante e fiorito caos”, per usare le parole di William James. Un adulto non vede il mondo come un neonato. Le nostre esperienze passate modellano quelle presenti, rendendo le cose e le situazioni familiari, comprensibili. Riconosciamo una sedia *come* sedia, un evento *come* evento, anche se magari è nuovo sotto certi aspetti. C’è sempre un nucleo di familiarità.

È importante capire che questo “stock di conoscenza” non è un blocco monolitico e ordinato. Anzi!
- Non è solo cognitivo: Non si tratta solo di fatti o teorie. Include anche le nostre abitudini pratiche, i modi di fare, di agire, di risolvere problemi, persino le nostre emozioni abituali. Schutz lo dice chiaramente: “modi abituali di pensare e agire pratico”.
- È eterogeneo: Contiene elementi diversi, a volte persino contraddittori, derivanti da esperienze sconnesse tra loro. Una credenza può coesistere pacificamente con un’altra che, a ben vedere, la contraddice.
- Non è sempre certo: Il nostro bagaglio spazia dalla certezza assoluta all’opinione vaga, fino alla cieca credenza. Assomiglia più ai “pregiudizi” di Gadamer che alle percezioni “chiare e distinte” di Cartesio. Accettiamo molte cose “come date per scontate”.
- È dinamico: Non è fisso. Si espande, si modifica, si corregge continuamente. Ciò che oggi diamo per buono, potrebbe essere messo in discussione domani. È valido “fino a nuovo avviso”.
- Ha origini sociali: Gran parte di ciò che sappiamo non deriva dalla nostra esperienza diretta, ma ci è stato trasmesso da altri (genitori, insegnanti, amici, cultura). Questo contribuisce ulteriormente alla sua eterogeneità.
Pensate a questo bagaglio come a un insieme di mappe che usiamo per orientarci nel mondo. Alcune sono dettagliate, altre sommarie; alcune le abbiamo disegnate noi, altre le abbiamo ereditate. E, come vedremo, a volte queste mappe si rivelano sbagliate o superate, costringendoci a ridisegnarle. Le sedimentazioni sono i contorni tracciati su queste mappe.
La Genesi: Come Nascono le Sedimentazioni e Ci Rendono Unici
Come si formano queste sedimentazioni? Schutz riprende da Husserl la distinzione tra atti monotetici e polithetici. Un’esperienza complessa, che si sviluppa nel tempo attraverso vari passaggi (polithetica), una volta “capita” e assorbita nel nostro bagaglio, può essere afferrata in un colpo solo, come un’unità di significato (monothetica). Pensate a imparare ad andare in bicicletta: all’inizio è un processo fatto di tanti piccoli atti consapevoli (equilibrio, pedalata, sterzo), ma una volta imparato, diventa un’azione unica, quasi automatica. La sedimentazione è questa trasformazione da “molti raggi” a “un solo raggio”.
Il problema è che, specialmente per la conoscenza di origine sociale, spesso abbiamo solo il risultato monotetico, senza conoscere i passaggi polithetici che l’hanno generato. Accettiamo molte cose senza capirne appieno le origini o le giustificazioni. Schutz, a differenza di Husserl, è scettico sulla possibilità di risalire sempre alle “origini prime” del significato. Sostiene che cercare un’esperienza primordiale su cui fondare tutta la conoscenza sia un compito senza senso. Ci saranno sempre elementi nel nostro bagaglio le cui fondamenta rimangono oscure.
Questo ci porta a un punto cruciale: la sedimentazione è un processo profondamente storico-autobiografico. Ognuno di noi si trova sempre in una “situazione”, che ha componenti oggettive (il luogo, il tempo) ma anche soggettive. Definiamo la nostra situazione in base al nostro bagaglio di conoscenze, ai nostri tratti caratteriali, alle nostre disposizioni emotive. E questo bagaglio è unico per ciascuno di noi.
Perché? Perché è il risultato della nostra storia di esperienze. Non solo quali esperienze abbiamo avuto, ma anche quando le abbiamo avute, la loro sequenza, la loro durata, la loro intensità, il loro significato e la loro rilevanza per noi in quel momento. Schutz fa esempi illuminanti:
“Le nostre vite hanno preso una piega diversa da quella che avrebbero potuto prendere perché abbiamo letto un libro in una particolare fase del nostro sviluppo, abbiamo conosciuto una persona in un momento specifico, abbiamo sofferto in quel periodo di una malattia, abbiamo imparato la delusione, la povertà o la gentilezza troppo presto o troppo tardi. Tutte queste esperienze sono entrate nei nostri bagagli di conoscenza a portata di mano. […] L’adulto comune, pensando alle molte esperienze impostegli durante la giovinezza, dirà: ‘Ero troppo giovane e inesperto in quel momento per cogliere la piena importanza dell’evento’. O potrebbe in un altro caso affermare con rammarico: ‘Se solo avessi saputo nella mia giovinezza quello che so oggi!’.”
Queste parole rendono chiarissimo come la sedimentazione sia inseparabile dal processo di individuazione. Il nostro passato sedimentato ci rende chi siamo. Se le nostre esperienze, o anche solo il loro ordine e intensità, fossero state diverse, noi saremmo diversi. Siamo scolpiti dalla nostra storia vissuta.

Quando le Mappe Non Bastano Più: Le Perturbazioni
Finora abbiamo visto come le sedimentazioni si formano e ci orientano. Ma cosa succede quando questo processo viene disturbato? Qui tocchiamo il contributo forse più originale di Schutz. Mentre Husserl si concentrava sulla formazione e sulla “riattivazione” dei significati sedimentati (cioè riportarli alla luce), Schutz indaga a fondo la loro dissoluzione, le loro crisi.
Come avvengono queste perturbazioni? Spesso è l’esperienza stessa a metterci in crisi. Il mondo può “resistere” alle nostre interpretazioni basate sul bagaglio accumulato. Ci imbattiamo in qualcosa che non quadra, che contraddice le nostre aspettative. Questa resistenza può venire dal mondo fisico, ma anche dal mondo sociale (tensioni tra le nostre credenze e quelle della comunità) o interculturale (scoprire che altre culture hanno credenze inconciliabili con le nostre).
Schutz collega queste crisi alla teoria delle modalizzazioni di Husserl: ciò che davamo per certo diventa improvvisamente dubbio, possibile, probabile, o addirittura viene riconosciuto come falso. Questo accade perché il nostro mondo è sempre circondato da regioni sconosciute. L’incontro con l’ignoto può far vacillare ciò che credevamo di sapere.
Schutz individua tre modi principali in cui il processo di sedimentazione può essere disturbato (anche se non pretende che siano gli unici):
- Il tema viene abbandonato permanentemente:
- Shifting (Spostamento): Saltiamo da un “ambito di significato” a un altro (es. dal mondo della veglia a quello dei sogni). Nel sogno, dice Schutz, le esperienze sedimentate della veglia vengono “smontate e ricostruite diversamente”.
- Covering (Copertura): Un nuovo problema cattura la nostra attenzione e “copre”, mette in ombra, il progetto precedente. Capita spesso, dice Schutz: mentre scriviamo o elaboriamo un pensiero, emergono nuove idee che ci portano fuori strada rispetto al piano originale.
- Il tema viene interrotto temporaneamente: Il processo viene messo in pausa, ma con l’intenzione di riprenderlo. Può essere un’interruzione imposta (stanchezza, sonno) o volontaria (spostiamo l’attenzione su altro). Pensate a quando leggete un libro impegnativo: è quasi impossibile finirlo tutto d’un fiato, ma si può riprendere da dove si era lasciato.
- Il tema viene rivisitato e reinterpretato (Recommencement): Crediamo di aver risolto un problema o compreso qualcosa, ma nuove esperienze o riflessioni ci mostrano che la nostra soluzione era inadeguata, una “falsa soluzione”. A questo punto, non basta riprendere da dove avevamo interrotto. Serve una “ripresa radicale dell’intero processo”. Dobbiamo rimettere tutto in discussione.
Quest’ultimo punto è fondamentale. La necessità di “ricominciare” emerge quando le incoerenze e le incompatibilità all’interno del nostro stesso bagaglio di conoscenze diventano evidenti, esplicite, problematiche. Magari abbiamo sempre avuto credenze contraddittorie, ma non ce ne siamo mai accorti. Quando la contraddizione emerge, siamo motivati a “disfare” la sedimentazione precedente.
Questo “disfacimento” non è una catastrofe. Anzi, è produttivo. Ciò che credevamo noto si dissolve in “nuove vacanze” (Leerstellen), spazi vuoti da riempire. L’ignoto diventa noto, e il noto si rivela, in parte, ignoto. È un processo dinamico di trasformazioni, creazioni, annullamenti.

Il Circolo Virtuoso: Rottura e Ricostruzione
L’analisi di Schutz ci svela una struttura quasi dialettica del processo di sedimentazione: Genesi -> Perturbazioni/Crollo -> Ripresa. È un ciclo, o meglio, una spirale: le perturbazioni e i crolli non sono la fine, ma lo stimolo per una nuova formazione, un riaggiustamento, una comprensione più profonda (o almeno diversa).
Nessun altro fenomenologo, a mio avviso, ha dato tanta importanza a questa fase di “rottura”. E capirla ci dice molto sulla necessità di una critica fenomenologica. Proprio perché le nostre sedimentazioni si formano in modo contingente, a volte arbitrario, e perché il nostro bagaglio è pieno di elementi eterogenei e potenzialmente contraddittori, abbiamo costantemente bisogno di mettere in discussione ciò che diamo per scontato. È un compito infinito, perché, come dice Schutz, non possiamo mai tornare a un’origine assolutamente certa. C’è sempre qualcosa di non-interrogato.
Le Implicazioni: Critica, Individuo e Storia
Cosa ci portiamo a casa da questo viaggio nelle idee di Schutz sulla sedimentazione? Vorrei sottolineare tre implicazioni principali:
1. La Funzione Critica della Fenomenologia: La struttura dialettica (genesi-perturbazione-ripresa) mostra perché la critica sia essenziale. Senza il nostro bagaglio di conoscenze saremmo persi, ma se questo bagaglio contiene mappe superate o contraddittorie, siamo ugualmente persi. La critica serve a “ridisegnare le mappe”.
2. La Sedimentazione come Base dell’Individuazione: Abbiamo visto come la storia unica delle nostre esperienze (con la loro sequenza, durata, intensità, ecc.) plasmi il nostro bagaglio di conoscenze. Questo significa che la sedimentazione è il processo stesso che ci rende individui unici. Studiare la sedimentazione è studiare come diventiamo chi siamo.
3. Una Visione Arricchita della Storia: Husserl vedeva la storia come un intreccio di formazioni di significato originali e loro sedimentazioni, dove la crisi nasceva dall’oblio delle origini. Schutz arricchisce questa visione. La storia non è fatta solo di formazione e sedimentazione, ma anche del loro disfacimento (undoing), delle loro crisi e delle loro riprese. La storia del significato è un movimento vitale di genesi *e* perturbazioni.
In conclusione, la fenomenologia delle sedimentazioni di Schutz ci offre una lente potente per capire come il nostro passato non sia mai veramente passato, ma viva in noi, modellando il nostro presente, la nostra identità e persino la nostra storia collettiva. Ci insegna che la conoscenza è un processo dinamico, fragile, sempre bisognoso di revisione e critica, un viaggio continuo tra ciò che crediamo di sapere e ciò che l’esperienza ci costringe a rimettere in discussione. Un tesoro nascosto, appunto, che vale la pena continuare a esplorare.
Fonte: Springer
