Immagine concettuale che mostra un fegato con segni di steatosi (accumulo di grasso) collegato tramite percorsi neurali stilizzati a un cervello umano. Focus nitido sul fegato e sul cervello, sfondo sfocato. Illuminazione drammatica laterale, obiettivo 50mm, alta definizione, per simboleggiare il legame tra malattia epatica steatosica (MASLD, MetALD) e demenza.

Fegato Grasso e Demenza: Scopri il Legame Nascosto che Devi Conoscere!

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa di veramente affascinante e, diciamocelo, un po’ preoccupante: il legame tra il nostro fegato e il nostro cervello, in particolare riguardo alla demenza. Sì, avete capito bene. Sembra che come trattiamo il nostro fegato possa avere ripercussioni dirette sulla salute della nostra mente invecchiando. E non parlo di un fegato “qualsiasi”, ma di quello che accumula grasso, una condizione sempre più comune chiamata malattia epatica steatosica (SLD).

Recentemente, la comunità scientifica ha iniziato a usare nomi più specifici per distinguere le cause di questo accumulo di grasso. Sentirete parlare di MASLD (Malattia Epatica Steatosica Associata a Disfunzione Metabolica), che è la nuova etichetta per quella che conoscevamo come NAFLD (fegato grasso non alcolico), legata a fattori come obesità, diabete, pressione alta. E poi c’è la MetALD (Malattia Epatica Steatosica Metabolica Associata all’Alcol), che è fondamentalmente una MASLD in persone che consumano anche una quantità moderata di alcol.

La domanda che sorge spontanea è: queste diverse “sfumature” di fegato grasso hanno un impatto diverso sul rischio di sviluppare demenza, come l’Alzheimer (AD) o la demenza vascolare (VaD)? Beh, sembra proprio di sì, e uno studio recente condotto su larga scala in Corea ci ha dato delle risposte molto interessanti.

Uno Sguardo Approfondito: Lo Studio Coreano

Immaginatevi un’indagine enorme: quasi 300.000 persone sopra i 60 anni seguite per anni (parliamo di oltre 7,4 milioni di anni-persona di follow-up!). I ricercatori hanno diviso i partecipanti in tre gruppi: quelli senza fegato grasso (il gruppo di controllo), quelli con MASLD e quelli con MetALD. L’obiettivo era vedere chi, nel tempo, sviluppava demenza.

Per definire chi aveva il fegato grasso, hanno usato un indice chiamato Fatty Liver Index (FLI), un modo non invasivo per stimare la steatosi basato su parametri come trigliceridi, GGT, BMI e circonferenza vita. Un FLI ≥ 30 indicava la presenza di steatosi. Poi, hanno classificato i partecipanti:

  • MASLD: Steatosi + almeno un fattore di rischio cardiometabolico (sovrappeso/obesità addominale, glicemia alta/diabete, pressione alta, trigliceridi alti, colesterolo HDL basso).
  • MetALD: Criteri MASLD + consumo moderato di alcol (definito come 30-60g/giorno per gli uomini e 20-50g/giorno per le donne).

Hanno seguito queste persone fino al 2019, registrando i nuovi casi di demenza (generale, Alzheimer e vascolare), tenendo conto anche del rischio “concorrente” di morte (perché, ovviamente, se una persona muore non può sviluppare demenza).

I Risultati Chiave: MASLD vs MetALD

E qui arriva il bello! I risultati sono stati piuttosto netti e, per certi versi, sorprendenti.

  • Le persone con MASLD hanno mostrato un rischio aumentato di sviluppare sia l’Alzheimer (circa +10%) sia, in misura maggiore, la demenza vascolare (circa +20%) rispetto a chi non aveva fegato grasso. Questo conferma l’idea che i problemi metabolici legati alla MASLD non fanno bene né al fegato né al cervello.
  • Per la MetALD, la situazione è più complessa. Queste persone hanno mostrato un rischio fortemente aumentato di demenza vascolare (addirittura +53%!), ma, inizialmente, un rischio ridotto di Alzheimer (circa -10%). Un risultato un po’ controintuitivo, vero?

Quindi, sembra che sia la MASLD che la MetALD siano campanelli d’allarme, ma puntano verso rischi leggermente diversi, specialmente per quanto riguarda l’Alzheimer e la demenza vascolare. La MetALD sembra particolarmente legata ai problemi vascolari cerebrali.

Primo piano macro di cellule epatiche (fegato) che mostrano accumulo di grasso (steatosi), accanto a neuroni cerebrali sani. Illuminazione controllata, alta definizione, obiettivo macro 100mm, per illustrare la connessione fegato-cervello e i meccanismi di danno.

Perché Queste Differenze? Le Ipotesi sul Tavolo

Come mai queste differenze? I ricercatori ipotizzano diversi meccanismi.
La MASLD è strettamente legata alla resistenza all’insulina e all’infiammazione cronica di basso grado. Questi fattori non solo danneggiano il fegato, ma possono anche arrivare al cervello, aumentando lo stress ossidativo, causando disfunzioni mitocondriali e attivando cellule immunitarie cerebrali (la microglia), tutti processi implicati sia nell’Alzheimer che nel danno vascolare cerebrale.

Nella MetALD, a questi fattori metabolici si aggiunge l’effetto dell’alcol. Anche un consumo moderato, quando associato a problemi metabolici, sembra accelerare il danno al fegato (fibrosi) e promuovere la disfunzione endoteliale (un problema dei vasi sanguigni). L’alcol di per sé induce infiammazione e stress ossidativo, e c’è anche l’ipotesi della “neurotossicità” diretta, per cui l’alcol danneggerebbe i neuroni attraverso vari meccanismi. Questo potrebbe spiegare il rischio particolarmente elevato di demenza vascolare nella MetALD, dove i fattori metabolici e l’alcol potrebbero agire in sinergia negativa sui vasi sanguigni, inclusi quelli cerebrali.

Il Colpo di Scena Temporale: Il Rischio Cambia nel Tempo

Ma la storia non finisce qui. Ricordate quel rischio ridotto di Alzheimer nella MetALD? Bene, lo studio ha fatto un’analisi più approfondita guardando cosa succede nel tempo, escludendo i casi di demenza diagnosticati nei primi anni di follow-up (per evitare di includere persone che magari avevano già la malattia in fase iniziale non diagnosticata).

E cosa hanno scoperto? Che quel “vantaggio” iniziale della MetALD sull’Alzheimer svaniva! Dopo 3 anni, anche le persone con MetALD mostravano un rischio aumentato di Alzheimer, oltre a quello già alto per la demenza vascolare. Anzi, il rischio di demenza vascolare diventava ancora più marcato nel tempo (fino a +73% dopo 3 anni!). Anche per la MASLD, il rischio aumentato per entrambi i tipi di demenza persisteva e si rafforzava con il passare degli anni.

Questo suggerisce che forse l’effetto “protettivo” iniziale dell’alcol moderato sull’Alzheimer, a volte riportato in altri studi, potrebbe essere un’illusione statistica (magari legata a “causalità inversa” o fattori confondenti non misurati). A lungo termine, sembra che la combinazione di problemi metabolici e alcol (MetALD) sia dannosa sia per la componente vascolare che per quella neurodegenerativa della demenza.

Età e Peso Contano? Altri Dettagli Interessanti

Lo studio ha anche esplorato se fattori come età, sesso, peso, attività fisica o presenza di altre malattie cambiassero le carte in tavola.

  • L’associazione tra MASLD/MetALD e demenza sembrava più forte nelle persone sotto i 70 anni. Forse perché in età più avanzata entrano in gioco altri fattori, o forse c’è un “effetto sopravvissuto” (chi arriva a 70+ anni con fegato grasso potrebbe avere una forma meno aggressiva).
  • Un dato curioso: mentre la MASLD aumentava il rischio di demenza indipendentemente dal BMI (indice di massa corporea), la MetALD sembrava aumentare il rischio soprattutto nelle persone non obese. Questo potrebbe legarsi al cosiddetto “paradosso dell’obesità” negli anziani (dove un BMI più alto a volte sembra protettivo) o al fatto che la perdita di peso può essere un sintomo precoce di demenza (causalità inversa). Potrebbe anche indicare che la composizione corporea (massa grassa vs massa magra) è più importante del solo BMI, specialmente quando c’è di mezzo l’alcol.

Ritratto di un uomo asiatico anziano (circa 65 anni) dall'aspetto sano ma pensieroso, ambientato in una clinica moderna e luminosa. Profondità di campo ridotta, obiettivo da ritratto 35mm, toni leggermente desaturati, per rappresentare la popolazione dello studio e la complessità della salute metabolica in età avanzata.

Cosa Portiamo a Casa da Tutto Questo?

Questo studio è importante perché ci dice chiaramente che non tutto il fegato grasso è uguale quando si parla di rischio demenza. Distinguere tra MASLD e MetALD è fondamentale.

  • La MASLD è un fattore di rischio sia per l’Alzheimer che per la demenza vascolare.
  • La MetALD è un fattore di rischio particolarmente forte per la demenza vascolare e, nel lungo periodo, anche per l’Alzheimer.

Questi risultati, ottenuti su una vasta popolazione asiatica anziana, sottolineano l’importanza di considerare non solo la presenza di grasso nel fegato, ma anche i fattori metabolici associati e il consumo di alcol per valutare il rischio futuro di demenza.

Certo, lo studio ha i suoi limiti (come l’uso dell’indice FLI invece di metodi più diretti per vedere il grasso, o il basarsi su autodichiarazioni per l’alcol), ma il messaggio è forte e chiaro: prendersi cura della salute metabolica e del fegato, e fare attenzione al consumo di alcol anche se moderato (specialmente se ci sono già problemi metabolici), potrebbe essere una strategia importante per proteggere anche il nostro cervello dall’invecchiamento e dalla demenza.

Insomma, la connessione fegato-cervello è più stretta di quanto pensassimo, e capire queste nuove definizioni di malattia epatica steatosica ci aiuta a definire meglio i rischi e, speriamo, a sviluppare strategie di prevenzione più mirate. Una ragione in più per adottare uno stile di vita sano!

Fonte: Springer

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