Farmacista in camice bianco che consulta un paziente in un ambiente clinico luminoso e moderno, discutendo di farmaci. Obiettivo prime 50mm, luce naturale laterale, focus sul dialogo e l'interazione.

Farmacista Post-Dimissione: L’Arma Segreta Contro i Rientri in Ospedale?

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento che mi sta particolarmente a cuore e che, credetemi, potrebbe davvero fare la differenza nella vita di molti pazienti: il ruolo del farmacista dopo le dimissioni dall’ospedale. Sembra un dettaglio, vero? Eppure, come vedremo, può essere un tassello fondamentale per evitare quei fastidiosi e spesso pericolosi “rientri” in ospedale.

Il Delicato Momento della Dimissione: Un Rischio Nascosto

Sapete qual è uno dei momenti più delicati nel percorso di cura di un paziente? Proprio quello della transizione dall’ospedale (assistenza secondaria) al proprio medico di base o alla propria casa (assistenza primaria). È un attimo critico, un po’ come passare il testimone in una staffetta: se non si fa attenzione, si rischia di inciampare.

In questa fase, infatti, i pazienti sono particolarmente vulnerabili a:

  • Errori terapeutici: magari non si è capito bene come prendere un nuovo farmaco, o ci si confonde tra le vecchie e le nuove prescrizioni.
  • Eventi avversi da farmaci (ADEs): effetti collaterali inaspettati o interazioni tra medicinali.
  • Problemi legati ai farmaci (MRPs): terapie non ottimali, dosaggi sbagliati, mancata aderenza.

E qual è la conseguenza più diretta di tutto ciò? Esatto: la riammissione in ospedale. Pensate che le statistiche parlano chiaro: le riammissioni dovute a problemi con i farmaci possono variare dal 3% al 64% (con una mediana del 21%), e una buona parte di queste (dal 5% all’87%, mediana 69%) potrebbero essere evitate! Numeri impressionanti, non trovate?

L’Idea Vincente: L’Ambulatorio del Farmacista Post-Dimissione

Già da tempo sappiamo che la presenza del farmacista all’interno dell’ospedale è preziosa: aiuta a ridurre errori, eventi avversi, tempi di degenza e l’utilizzo successivo dei servizi sanitari. Ma cosa succede se estendiamo questa cura anche alla fase immediatamente successiva alla dimissione?

Ecco l’idea: creare un ambulatorio dedicato, gestito da farmacisti ospedalieri, dove i pazienti possano recarsi poco dopo essere tornati a casa per una revisione approfondita della loro terapia. Un follow-up mirato, insomma. Diversi studi internazionali hanno già suggerito che questa strategia potrebbe essere efficace nel ridurre le riammissioni.

Un paziente anziano che lascia l'ospedale, leggermente confuso, tenendo in mano una busta di farmaci. Luce soffusa dell'ospedale che contrasta con la luce esterna. Obiettivo prime 35mm, profondità di campo ridotta per focalizzare sul paziente e i farmaci.

Lo Studio PREVENT: La Prova sul Campo (Australiana)

Ed è proprio qui che entra in gioco uno studio retrospettivo molto interessante, condotto in un ospedale metropolitano australiano. Hanno messo alla prova un ambulatorio chiamato PREVENT (Pharmacist Review and EValuation of Existing and New Therapies). L’obiettivo? Valutare l’impatto di questo servizio sulle riammissioni ospedaliere a 30 giorni dalla dimissione.

Come hanno fatto? Hanno preso i dati di 170 pazienti adulti che avevano frequentato l’ambulatorio PREVENT tra il 2018 e il 2019, entro 30 giorni dalla dimissione. Poi, li hanno confrontati con un gruppo di controllo di altri 170 pazienti, “abbinati” per caratteristiche simili (età, sesso, reparto di ammissione, data di dimissione, durata della degenza o diagnosi principale – DRG), ma che non avevano usufruito del servizio PREVENT, ricevendo solo le cure standard ospedaliere (che comunque in Australia sono già di buon livello, includendo la riconciliazione farmacologica e l’educazione al paziente alla dimissione).

Chi veniva inviato all’ambulatorio PREVENT? Principalmente pazienti considerati a rischio di “medication misadventure” (uso improprio o dannoso dei farmaci), ad esempio perché:

  • Prendevano 5 o più farmaci regolarmente.
  • Assumevano farmaci ad alto rischio (quelli che possono causare danni significativi se usati male).
  • Avevano avuto uno o più cambi di terapia durante il ricovero.
  • Erano stati identificati come non aderenti alla terapia o con difficoltà nella gestione dei farmaci.
  • Necessitavano di ulteriore educazione e follow-up.

Cosa succedeva durante la visita in ambulatorio (che poteva essere di persona, telefonica o via tele-health, idealmente entro 14 giorni dalla dimissione)? Un farmacista ospedaliero senior dedicava 45-60 minuti a una revisione completa: confermava la storia farmacologica, verificava la comprensione dei farmaci, riconciliava la terapia attuale con quella prescritta alla dimissione, valutava ogni farmaco per sicurezza ed efficacia, identificava e risolveva eventuali problemi (MRPs). Come? Attraverso educazione diretta, suggerendo ausili per l’assunzione, inviando il paziente ad altri specialisti (es. diabetologo) o comunicando direttamente con il medico di base per ottimizzare la terapia. Insomma, un lavoro certosino e personalizzato.

I Risultati? Sorprendenti!

Ecco, tenetevi forte. I risultati dello studio sono stati netti. L’esito primario misurato era la riammissione ospedaliera non pianificata per qualsiasi causa entro 30 giorni dalla dimissione.

Nel gruppo che aveva frequentato l’ambulatorio PREVENT, solo 12 pazienti su 170 (il 7.1%) sono stati riammessi in ospedale entro 30 giorni.

Nel gruppo di controllo (cure standard), invece, i pazienti riammessi sono stati ben 40 su 170 (il 23.5%)!

La differenza è abissale e statisticamente molto significativa (p < 0.001). Questo significa che non è un caso: l'intervento del farmacista nell'ambulatorio post-dimissione ha avuto un impatto reale e potente nel ridurre i rientri in ospedale.

Una farmacista sorridente in camice bianco seduta a una scrivania in un ambulatorio luminoso, mentre spiega attentamente una scatola di medicinali a un paziente attento. Sul tavolo, blister e foglietti illustrativi. Macro lens 60mm, illuminazione controllata, alta definizione sui dettagli dei farmaci.

Anche considerando un esito combinato (riammissione e/o accesso non pianificato al Pronto Soccorso entro 30 giorni), il gruppo PREVENT ha mostrato risultati migliori (11.2% contro 29.4% del gruppo di controllo, p < 0.001). Curiosamente, non c'era differenza significativa nel solo accesso al Pronto Soccorso, né nel numero totale di riammissioni o accessi al PS nei 12 mesi successivi.

Perché Funziona Così Bene?

Questo studio conferma quanto già emerso in altre ricerche internazionali: una revisione completa della terapia nel periodo post-dimissione, che includa una comunicazione diretta con il medico di base, è una strategia chiave. Modelli simili negli Stati Uniti (come i servizi MTM o CMM) hanno mostrato riduzioni delle riammissioni tra l’8% e il 32%.

L’ambulatorio PREVENT, modellato sul servizio australiano HMR (Home Medicines Review), offre un servizio simile ma con il vantaggio di un accesso più rapido (rispetto alle barriere a volte riscontrate per l’HMR post-dimissione) e la possibilità per il farmacista di consultare la cartella clinica ospedaliera e i risultati degli esami, magari non completamente dettagliati nella lettera di dimissione.

È interessante notare che, nonostante i pazienti del gruppo PREVENT fossero stati identificati come “a rischio” e avessero probabilmente ricevuto un’attenzione farmaceutica leggermente maggiore già durante il ricovero (come indicato da un maggior completamento del “Pharmaceutical Care Bundle” – PCB), il farmacista dell’ambulatorio ha comunque identificato una media di 4.6 problemi legati ai farmaci (MRPs) per paziente durante la visita post-dimissione. Questo suggerisce che l’ottimizzazione della terapia non era stata completata durante il ricovero e che il follow-up è cruciale.

Quali sono gli elementi chiave del successo? Probabilmente una combinazione di:

  • Riconciliazione farmacologica accurata.
  • Revisione approfondita della terapia.
  • Educazione personalizzata del paziente.
  • Comunicazione efficace con il medico di base.

Sembra che fornire ai pazienti un accesso facilitato a queste cure farmaceutiche (a casa, dal medico di base o in un ambulatorio ospedaliero) sia fondamentale per migliorare gli esiti.

Cosa Ci Portiamo a Casa?

Questo studio australiano fornisce una prova robusta a sostegno dell’estensione delle cure farmaceutiche oltre le mura dell’ospedale, specialmente nel periodo immediatamente successivo alla dimissione. È un modello collaborativo che valorizza le competenze del farmacista nell’ottimizzare la gestione dei farmaci, identificare problemi e monitorare efficacia e sicurezza, a beneficio soprattutto dei pazienti con malattie croniche e politerapie.

Grafico a barre stilizzato che mostra una netta riduzione (una barra molto più bassa dell'altra), con icone di ospedali e persone. Colori blu e grigio duotone, sfondo pulito e moderno. Focus nitido sul grafico.

Certo, lo studio ha i suoi limiti (singolo centro, retrospettivo, possibile confondimento residuo nonostante l’abbinamento dei casi). Serviranno ulteriori ricerche per valutare gli effetti a lungo termine, l’efficacia dei costi e per identificare meglio i pazienti che trarrebbero maggior beneficio da questo servizio, in modo da ottimizzare le risorse.

Ma il messaggio è forte e chiaro: là dove esistono già servizi di farmacia clinica ospedaliera di buon livello, aggiungere un ambulatorio post-dimissione gestito da farmacisti potrebbe essere un passo avanti significativo per migliorare la salute dei pazienti e ridurre il peso sulle strutture sanitarie. Un piccolo cambiamento organizzativo con un potenziale impatto enorme!

Fonte: Springer

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