FAPI PET/CT: La Nuova Frontiera per Scovare le Metastasi Nascoste nel Cancro alla Vescica?
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che sta davvero cambiando le carte in tavola nella lotta contro una forma specifica, ma piuttosto aggressiva, di cancro alla vescica: il carcinoma uroteliale muscolo-invasivo (MIBC). Sapete, quando ci si trova di fronte a una diagnosi del genere, una delle domande più cruciali, che tiene tutti col fiato sospeso, è: il tumore si è diffuso ai linfonodi vicini?
La Sfida della Diagnosi: Vedere l’Invisibile
Capire se ci sono metastasi linfonodali è fondamentale. Decisivo, direi. Influenza pesantemente la strategia terapeutica: si va verso un intervento chirurgico radicale (la cistectomia radicale, RC) magari preceduto da chemioterapia, oppure è meglio optare per una terapia sistemica perché la malattia è già più diffusa? Il problema è che gli strumenti diagnostici che usiamo di solito, come la TC (Tomografia Computerizzata) e la Risonanza Magnetica (RM), non sono poi così bravi a scovare queste metastasi, specialmente se sono piccole o se i linfonodi sembrano morfologicamente normali. Si parla di un rischio di risultati falsi negativi che può arrivare fino al 40%! Immaginate cosa significa: pensare che sia tutto “pulito” e invece non lo è. Anche la PET/CT con 18F-FDG, un altro strumento di imaging metabolico, non ha dimostrato quel “quid” in più per diventare uno standard in questo campo, tanto che le linee guida attuali non la raccomandano per lo staging di routine.
Arriva la FAPI PET/CT: Una Nuova Speranza?
Ed è qui che entra in gioco una tecnica relativamente nuova e super interessante: la PET/CT con inibitori della proteina di attivazione dei fibroblasti, meglio nota come FAPI PET/CT. Cosa fa di speciale? Va a “caccia” di una proteina specifica, la FAP (Fibroblast Activation Protein), che si trova in abbondanza sulla superficie dei cosiddetti fibroblasti associati al cancro (CAF). Questi CAF sono delle cellule presenti nello stroma tumorale, quella sorta di “impalcatura” che circonda le cellule cancerose, e sono particolarmente abbondanti nei tumori più aggressivi. Sembra proprio che l’espressione di FAP sia legata all’aggressività del tumore e alla sua progressione. Alcuni studi preliminari, confrontando la FAPI PET/CT con la classica FDG PET/CT nel cancro della vescica, hanno mostrato risultati promettenti per la FAPI, con tassi di rilevamento superiori e un miglior rapporto segnale/rumore.
Noi, incuriositi da queste premesse e avendo già visto in passato l’efficacia della FAPI PET/CT con un tracciante specifico ([68Ga]Ga-FAPI-46), ci siamo chiesti: potremmo fare ancora meglio? Recentemente, infatti, è stato sviluppato un nuovo tracciante FAPI marcato con Fluoro-18 ([18F]F-FAPI-74). Questo nuovo arrivato ha dei vantaggi logistici non da poco: ha un’emivita più lunga del Gallio-68, il che significa che è più facile da produrre in grandi quantità e da trasportare, rendendolo più accessibile. Inoltre, sembra avere una minore eliminazione renale, il che potrebbe tradursi in immagini più pulite nella zona pelvica, proprio dove ci interessa vedere meglio!
La Nostra Indagine: Mettere alla Prova i Traccianti FAPI
Così, abbiamo deciso di mettere a confronto diretto i due traccianti, [68Ga]Ga-FAPI-46 e [18F]F-FAPI-74, in pazienti con carcinoma uroteliale ad alto rischio, proprio prima che si sottoponessero all’intervento di cistectomia radicale e alla dissezione dei linfonodi pelvici (PLND). Abbiamo coinvolto 51 pazienti: 23 hanno fatto la PET/CT con il tracciante al Gallio-68, e 28 con quello al Fluoro-18. L’obiettivo era chiaro: vedere quale dei due (e se entrambi) fosse più accurato nel rilevare le metastasi linfonodali locali, confrontando le immagini PET/CT con i risultati dell’analisi istopatologica dei linfonodi rimossi durante l’intervento – il nostro “gold standard”, la prova del nove. Abbiamo analizzato le immagini sia visivamente (l’occhio esperto del medico nucleare) sia quantitativamente, misurando l’intensità del segnale (i famosi valori SUVmax e SUVmean) e il rapporto tra il segnale nel linfonodo e quello nel tessuto sano circostante. Abbiamo anche misurato il diametro corto (SAD) dei linfonodi sulla TC.

Risultati Sorprendenti: FAPI Batte la CT Tradizionale (e i Due FAPI si Equivalgono)
Ebbene, i risultati sono stati davvero incoraggianti! Innanzitutto, abbiamo confermato quello che già sospettavamo: la FAPI PET/CT, in generale, è significativamente più sensibile della sola TC nel rilevare le metastasi linfonodali. La TC da sola ha mostrato una sensibilità piuttosto bassa (30%), mentre l’analisi visiva della FAPI PET/CT (considerando entrambi i traccianti) ha raggiunto il 60%. Ma la vera sorpresa, forse, è stata che il nuovo tracciante [18F]F-FAPI-74 ha dimostrato prestazioni diagnostiche del tutto paragonabili a quelle del “vecchio” [68Ga]Ga-FAPI-46. Entrambi hanno mostrato una specificità molto alta (oltre il 95%), il che significa che quando la FAPI PET dice che un linfonodo è “pulito”, è molto probabile che lo sia davvero (alto valore predittivo negativo, NPV > 92%).
I linfonodi che all’esame istopatologico risultavano metastatici avevano un uptake del tracciante FAPI significativamente più alto rispetto ai linfonodi sani, sia in termini di SUVmax, SUVmean che del rapporto segnale/fondo. Questo vale per entrambi i traccianti.
Occhio Clinico vs. Numeri: L’Analisi Quantitativa
Un aspetto interessante è emerso confrontando l’analisi visiva con quella quantitativa, basata su valori soglia (cut-off) di SUV calcolati tramite analisi statistica (ROC analysis). Utilizzando questi cut-off predefiniti, la sensibilità nel rilevare le metastasi aumentava notevolmente (arrivando all’81.8% per il 68Ga e addirittura al 100% per l’18F usando il cut-off del SUVmax!), ma a scapito di una leggera riduzione della specificità. Questo suggerisce che un approccio quantitativo potrebbe aiutarci a scovare più metastasi, ma bisogna stare attenti a non classificare come “sospetti” anche linfonodi che in realtà sono sani (aumento dei falsi positivi). È un equilibrio delicato da trovare, e probabilmente i valori di cut-off andranno affinati in studi più ampi.
Abbiamo anche visto che i linfonodi metastatici tendevano ad essere più grandi (SAD maggiore), e un cut-off basato sulla dimensione (circa 0.8 cm) mostrava una performance diagnostica discreta, ma comunque generalmente inferiore a quella ottenuta con i parametri SUV della FAPI PET.
Non è Tutto Oro Quello che Luccica: Limiti e Sfide
Ovviamente, nessuna tecnica è perfetta. Anche con la FAPI PET/CT abbiamo avuto dei “nei”. Ci sono stati casi (circa il 6.5% delle regioni linfonodali analizzate) in cui l’istologia ha confermato la presenza di metastasi, ma la FAPI PET non aveva mostrato un uptake significativo (falsi negativi). Al contrario, in alcuni casi abbiamo visto un uptake elevato in linfonodi che poi si sono rivelati sani (falsi positivi) – questo potrebbe essere dovuto a processi infiammatori o ad altri fattori.
Un’altra sfida riguarda la visualizzazione del tumore primario nella vescica. A causa dell’eliminazione del tracciante attraverso le urine, spesso l’attività urinaria “maschera” il segnale del tumore. Nonostante sperassimo che l'[18F]F-FAPI-74, con la sua minore escrezione renale, potesse offrire un vantaggio qui, in questo studio non abbiamo osservato differenze significative tra i due traccianti nella visualizzazione del tumore primario. Inoltre, abbiamo notato che l'[18F]F-FAPI-74 mostrava un uptake di fondo leggermente più alto in organi come fegato, sangue e rene rispetto al [68Ga]Ga-FAPI-46, anche se questo non sembra aver compromesso la sua performance diagnostica sui linfonodi.

Cosa Significa Tutto Questo per i Pazienti? Prospettive Future
Insomma, cosa ci portiamo a casa da questo studio? La FAPI PET/CT si conferma uno strumento molto promettente per migliorare la stadiazione linfonodale nei pazienti con carcinoma della vescica muscolo-invasivo ad alto rischio. Una diagnosi più accurata significa poter scegliere la terapia più appropriata per ogni singolo paziente, migliorando potenzialmente la prognosi.
Il fatto che il tracciante [18F]F-FAPI-74 funzioni altrettanto bene del [68Ga]Ga-FAPI-46 è un’ottima notizia, visti i suoi vantaggi pratici in termini di produzione e distribuzione. Questo potrebbe facilitare l’adozione della FAPI PET/CT nella pratica clinica.
Certo, la strada è ancora lunga. Servono studi più ampi, possibilmente prospettici e con protocolli standardizzati, per confermare questi risultati, definire i cut-off ottimali per l’analisi quantitativa e capire esattamente come integrare al meglio la FAPI PET/CT nel percorso diagnostico. Potrebbe essere particolarmente utile nei casi in cui la TC convenzionale lascia dei dubbi, magari su linfonodi di dimensioni borderline (>0.8 cm) o con morfologia sospetta. Potrebbe anche aiutarci a evitare biopsie inutili in caso di reperti TC sospetti ma FAPI-negativi.
Resta il fatto che stiamo parlando di una tecnologia che potrebbe davvero fare la differenza per molti pazienti, aiutandoci a “vedere” meglio la malattia e a combatterla in modo più mirato ed efficace. Continueremo a indagare!
Fonte: Springer
