Famiglia e Pace Stabile: E se Cominciasse Tutto Tra le Mura Domestiche?
Ciao a tutti! Oggi voglio chiacchierare con voi di un’idea che mi affascina tantissimo: il legame profondo, quasi segreto, tra la famiglia e la costruzione di una pace duratura, non solo tra le mura di casa, ma nel mondo intero. Sembra un’affermazione forte, vero? Eppure, pensiamoci un attimo. Dove impariamo le primissime regole dello stare insieme, del risolvere i piccoli (e grandi) drammi quotidiani? Spesso, è proprio lì, in quel nucleo caldo e a volte caotico che chiamiamo famiglia.
Non sto parlando di famiglie perfette da spot pubblicitario, sia chiaro. Parlo di quel luogo dove, nel bene e nel male, si gettano le basi per come ci relazioneremo con gli altri per tutta la vita. È un concetto che la psicologia dello sviluppo conosce bene, ma che forse noi, presi dalla frenesia quotidiana o dalle grandi questioni geopolitiche, tendiamo a dimenticare.
La Famiglia Come Prima “Palestra” di Pace
Mi ha colpito molto una riflessione di Jennifer Roback Morse che dice, in sostanza, che la famiglia è quel luogo magico dove trasformiamo dei fagottini egocentrici e pieni di impulsi (i neonati, sì!) in adulti capaci di vivere in società. È in famiglia che impariamo la fiducia, la cooperazione, l’autocontrollo. E la cosa incredibile è che questi insegnamenti avvengono quasi “per caso”, come effetto collaterale dell’amore e della cura. Senza famiglie amorevoli, dice Morse, nessuna società può davvero autogovernarsi a lungo. Forte, no?
Prendiamo spunto dalle idee di Kenneth ed Elise Boulding, due studiosi illuminati. Loro vedevano il conflitto non come qualcosa da evitare a tutti i costi, ma come una caratteristica inevitabile della vita umana quando interagiamo. La vera sfida, quindi, non è eliminare i conflitti, ma imparare a gestirli e superarli senza ricorrere alla violenza. Kenneth Boulding parlava di pace in senso positivo: buona gestione, risoluzione ordinata dei conflitti, armonia, gentilezza, amore. Elise Boulding ha coniato il termine “peaceableness”, che potremmo tradurre come “pacificabilità” o “propensione alla pace”. Non è uno stato finale, ma un processo attivo e continuo di apprendimento, di adattamento, di scoperta di modi per fare pace nel nostro mondo che cambia continuamente. È un’avventura, un’esplorazione!
Seguendo questa linea, la famiglia diventa una sorta di “scuola di pacificabilità”. È il primo luogo dove sperimentiamo, sbagliamo, impariamo e ci adattiamo ai conflitti. Non c’è una soluzione unica imposta dall’alto; dobbiamo scoprirla noi, giorno dopo giorno.
Gli “Ingredienti” della Pace Imparati in Casa
Spesso, quando si parla di pace, ci si concentra sull’assenza di violenza o sulle grandi organizzazioni internazionali. Ma la vera pace, quella stabile, si costruisce dal basso, mattone dopo mattone, a partire da noi individui. Persino l’UNICEF, con i suoi programmi per l’infanzia, riconosce l’importanza dei singoli, anche se a volte questi approcci rischiano di essere un po’ troppo “top-down”, calati dall’alto.
Ma quali sono questi “ingredienti” fondamentali per la pace che coltiviamo in famiglia? L’UNICEF ne ha identificati alcuni nel suo programma “Learning for Peace”:
- Interdipendenza
- Risoluzione cooperativa dei problemi
- Empatia
- Rispetto per gli altri
- Fiducia
- Tolleranza
Vediamo come la vita familiare ci aiuta a svilupparli.
1. Sviluppare le Capacità Relazionali: L’Interdipendenza Innata
Tutto inizia prestissimo. Pensate a un neonato: è completamente dipendente. Le prime interazioni, quelle fatte di cure, coccole, risposte ai bisogni, sono fondamentali. È lì che si impara l’interdipendenza: capiamo che abbiamo bisogno degli altri e che le relazioni sono essenziali. Un bambino che sperimenta cure amorevoli e risposte ai suoi bisogni impara che questi possono essere soddisfatti pacificamente, attraverso lo scambio e la comunicazione, non con la violenza. Si costruisce la fiducia di base. Come dice John Bowlby, queste prime esperienze di attaccamento sicuro sono l’ancora nello sviluppo sociale.
Se, al contrario, i bisogni vengono ignorati ripetutamente, il bambino sperimenta angoscia e può sviluppare comportamenti antisociali o aggressivi. Senza quell’esperienza fondamentale di amore e cura nei momenti di vulnerabilità, siamo meno equipaggiati per la cooperazione necessaria alla pace. Le capacità relazionali che coltiviamo (o non coltiviamo) in casa influenzano enormemente come affronteremo le sfide fuori casa.
2. Imparare Facendo: La Famiglia Come Laboratorio
La famiglia è il nostro primo, potentissimo ambiente di apprendimento. Molto prima della scuola, impariamo a comunicare, a risolvere problemi insieme, a resistere in modo non violento (pensate alle piccole negoziazioni tra fratelli!), a fare squadra, a capire noi stessi e gli altri (empatia). Il gioco, come sottolineava Elise Boulding, è fondamentale: giocando, sperimentiamo la creatività e i legami sociali.
È in casa che testiamo per la prima volta i limiti, che capiamo cosa è accettabile e cosa no (la famosa “linea del tabù” di Kenneth Boulding tra violenza e non violenza). Lo facciamo in un ambiente sicuro, dove sappiamo che, se sbagliamo, c’è qualcuno pronto ad aiutarci. Questa sicurezza, basata sulla fiducia, ci permette di sperimentare. I genitori, poi, hanno una conoscenza intima dei propri figli – personalità, punti di forza, debolezze – che nessun insegnante può avere. Questo permette loro di “cucire su misura” gli insegnamenti, aiutando i figli ad affrontare i conflitti specifici che incontrano. Come diceva Vincent Ostrom, è in famiglia e nella comunità locale che impariamo i rudimenti dell’autogoverno, del vivere e lavorare insieme.
3. Allenare Atteggiamenti Pacifici: La Pratica Quotidiana
La famiglia non è solo teoria, è soprattutto pratica. È il luogo dove alleniamo quotidianamente atteggiamenti come la tolleranza, la responsabilità sociale, il rispetto. Perché proprio in famiglia? Perché le interazioni sono continue, ripetute. Non possiamo semplicemente “voltare le spalle” a un fratello o a un genitore con cui abbiamo un disaccordo, come potremmo fare con uno sconosciuto. Siamo “costretti” a trovare un modo per andare avanti, per convivere.
Qui entrano in gioco concetti interessanti. Gary Becker parlava di famiglie con “funzioni di utilità interdipendenti”: in pratica, la felicità di uno dipende anche da quella degli altri. Robert Axelrod e William Hamilton hanno mostrato come la cooperazione possa emergere sia per legami di parentela (aiutiamo i parenti perché condividiamo geni) sia, e forse soprattutto nella vita di tutti i giorni, attraverso interazioni ripetute.
Pensate al classico “dilemma del prigioniero”: due persone avrebbero convenienza a cooperare, ma la scelta razionale individuale spinge a tradire l’altro. Bene, in famiglia questo dilemma spesso si trasforma. Sapendo che dovremo interagire ancora domani, e dopodomani, e che rovinare la relazione ha un costo altissimo, la strategia dominante diventa cooperare! Come diceva Gordon Tullock, in un rapporto continuativo, chi “frega” una volta rischia di non trovare più partner per il futuro. La sorellina ci pensa due volte prima di prendere di nascosto i vestiti della sorella maggiore, se non vuole trovarsi chiusa fuori dal bagno la settimana dopo!
Impariamo così la “responsabilità sociale” non solo per morale, ma perché capiamo che cooperare conviene a tutti, anche a noi stessi (quello che Tocqueville chiamava “interesse personale beninteso”). Certo, bisogna essere onesti: la famiglia può anche essere un luogo dove si impara l’odio e la violenza. Elise Boulding lo riconosceva, parlando della tragica diffusione della violenza domestica che poi si riflette fuori. Ma sottolineava anche che in famiglia si imparano altre abitudini preziose: ascoltare, prendersi cura, condividere, aiutare, fare a turno, negoziare. Sono queste le “sementi di una cultura di pace”.
Perché la Famiglia è Così Speciale per la Pace?
Quindi, ricapitolando, la famiglia contribuisce alla pace stabile perché è un ambiente unico dove:
- Sviluppiamo le nostre capacità relazionali fondamentali fin da piccolissimi (interdipendenza, fiducia).
- Impariamo attivamente abilità cruciali per la convivenza pacifica (comunicazione, empatia, negoziazione).
- Pratichiamo costantemente atteggiamenti come la tolleranza e la cooperazione, grazie alle interazioni ripetute e agli interessi condivisi.
Certo, non è l’unico luogo! Scuola, amici, comunità, sport… tutti contribuiscono. Ma la famiglia ha tre marce in più:
- È il luogo delle primissime e più fondamentali interazioni.
- Offre un contesto di fiducia e sicurezza dove si può imparare anche sbagliando.
- Gli interessi dei membri sono spesso intrecciati, incentivando la cooperazione.
Ecco perché, secondo me, investire sulla famiglia, sul supportare relazioni familiari sane e costruttive, non è solo una questione privata, ma un passo fondamentale per costruire una società più pacifica per tutti. La pace stabile, forse, inizia davvero lì, tra le mura di casa.
Fonte: Springer