Paesaggio agricolo brasiliano resiliente al cambiamento climatico, che mostra una combinazione di colture diverse (mais, legumi, alberi sparsi) e sistemi agroforestali sotto un cielo drammatico con nuvole temporalesche in lontananza ma sole che illumina i campi, obiettivo grandangolare 18mm, luce dorata del tardo pomeriggio, sharp focus su tutto il paesaggio, sensazione di adattamento e speranza di fronte agli eventi estremi.

Eventi Estremi e Campi Resilienti: Viaggio nella Diversificazione Agricola Brasiliana

Ragazzi, parliamoci chiaro: il clima sta letteralmente impazzendo. Ondate di caldo, siccità che spaccano la terra, piogge torrenziali… eventi che una volta erano “eccezionali” stanno diventando la nuova, preoccupante normalità. E chi ne paga le conseguenze più dirette? Spesso è l’agricoltura, quel settore fondamentale che ci mette il cibo in tavola ma che dipende tantissimo da un clima, diciamo così, “ben disposto”.

Pensate al Brasile, un gigante mondiale nella produzione di cibo. Lì, come in molte altre parti del pianeta, stanno vedendo aumentare la frequenza e l’intensità di questi eventi climatici estremi. Siccità più lunghe nel nord e nord-est, piogge più violente nel sud e sud-est, ondate di calore quasi ovunque, persino gelate più intense nel sud. Immaginate l’impatto su un’economia dove l’agribusiness pesa per quasi un quarto del PIL! È una bella gatta da pelare.

Ma cosa si può fare? L’asso nella manica: la diversificazione

Ecco, di fronte a questa sfida epocale, c’è una strategia che sta guadagnando sempre più attenzione: la diversificazione colturale. Invece di puntare tutto su una o due colture (la cosiddetta monocoltura), si sceglie di coltivare una varietà più ampia di piante nello stesso terreno o nella stessa azienda agricola. Sembra semplice, ma i vantaggi sono tantissimi.

Non è solo una questione di “non mettere tutte le uova nello stesso cesto” per ridurre il rischio economico se un raccolto va male. Diversificare porta benefici anche a livello ecologico:

  • Migliora la salute del suolo.
  • Riduce l’erosione.
  • Aumenta la resistenza a malattie e parassiti (che faticano di più a diffondersi).
  • Può persino aiutare a immagazzinare più acqua nel terreno o a mitigare gli effetti delle alluvioni.

Parliamo di tecniche come la rotazione delle colture, la consociazione (più colture insieme nello stesso momento), i sistemi misti agricoltura-allevamento o addirittura l’agroforestazione (integrare alberi nelle coltivazioni). Insomma, un’agricoltura più ricca, più complessa, e potenzialmente molto più resiliente.

Cosa ci dice la ricerca brasiliana?

E qui viene il bello. Uno studio recente si è tuffato proprio in questa tematica, analizzando i dati di quasi 4000 comuni brasiliani su un periodo di circa vent’anni (dai censimenti agricoli del ’95/’96 fino al 2017). L’obiettivo? Capire se e come gli eventi climatici estremi spingono davvero gli agricoltori a diversificare.

I risultati sono affascinanti e, per certi versi, sorprendenti. Hanno scoperto che alcuni tipi di shock climatici sembrano effettivamente incoraggiare la diversificazione. In particolare:

  • Giornate consecutive di siccità (CDD): Più aumentano, più i comuni tendono a diversificare.
  • Giornate totali senza pioggia (Rn1mm): Anche qui, un aumento spinge verso una maggiore varietà di colture.
  • Giornate molto calde (TX90p): Questo è l’effetto più forte! Un aumento dei giorni “bollenti” è correlato in modo significativo a una maggiore diversificazione.

Fotografia macro di una pianta di caffè brasiliana con chicchi maturi, alcune foglie mostrano segni di stress da caldo, obiettivo macro 100mm, luce laterale calda, alta definizione, messa a fuoco selettiva sui chicchi e sulle foglie danneggiate.
Curiosamente, altri eventi estremi non sembrano avere lo stesso effetto a livello nazionale:

  • Gelate (FD): Nel sud del Brasile, dove si verificano, non c’è una correlazione statisticamente significativa con la diversificazione. Forse perché per il gelo si usano altre strategie, come varietà resistenti o sistemi di protezione specifici.
  • Giornate con piogge molto intense (R20mm): Anche in questo caso, a livello generale, non sembra esserci un legame diretto con la scelta di diversificare. Probabilmente entrano in gioco altri fattori, come le infrastrutture di drenaggio o la scelta di non coltivare in zone soggette ad allagamenti.

Quindi, la risposta degli agricoltori non è univoca, ma dipende dal tipo specifico di stress climatico che si trovano ad affrontare.

Altri fattori in gioco

Ovviamente, il clima non è l’unico elemento che influenza queste decisioni. Lo studio ha confermato che anche altri fattori socio-economici e agricoli sono cruciali:

  • Assistenza tecnica: Avere accesso a consulenza e supporto tecnico spinge positivamente verso la diversificazione. Fondamentale!
  • Dimensione dell’azienda: Qui la relazione è inversa. Le aziende agricole più piccole tendono a essere più diversificate, probabilmente per ridurre la vulnerabilità del proprio reddito. Le grandi aziende, invece, tendono più spesso alla specializzazione.
  • Produzione di mais: Interessante notare che una maggiore presenza della coltivazione di mais (spesso in rotazione o consociazione, ad esempio con la soia) è associata a una maggiore diversificazione generale. Quindi, diversificare non significa necessariamente abbandonare le colture principali.

Uno sguardo al futuro: le previsioni

Ma cosa succederà nei prossimi decenni? Lo studio ha provato a fare delle simulazioni basate sugli scenari futuri di cambiamento climatico (i famosi RCP4.5, uno scenario intermedio, e RCP8.5, uno più estremo).

Le proiezioni indicano un trend interessante:

  • Nel breve termine (fino al 2035 circa): La diversificazione potrebbe addirittura diminuire leggermente, continuando un trend già osservato in passato.
  • Nel medio termine (verso il 2045-2065): La tendenza si inverte! Si prevede un aumento della diversificazione, specialmente nello scenario climatico più severo (RCP8.5). Questo aumento, seppur non enorme, suggerisce che, man mano che gli impatti climatici si faranno più pesanti (soprattutto l’aumento delle giornate calde), la diversificazione verrà vista sempre più come una strategia di adattamento necessaria.

Paesaggio agricolo brasiliano che mostra un sistema di integrazione coltura-allevamento-foresta (agroforestazione), con file di alberi tra campi coltivati e bestiame al pascolo, obiettivo grandangolare 24mm, luce diffusa del mattino, colori naturali, sharp focus, visione d'insieme del sistema integrato.
È particolarmente significativo che questo aumento sia previsto anche in regioni come il Centro-Ovest, tradizionalmente vocato alla specializzazione su larga scala (soia, mais, canna da zucchero). Forse stiamo assistendo a un cambio di paradigma?

Le ragioni dietro i numeri e le implicazioni politiche

Perché proprio caldo e siccità spingono a diversificare, mentre gelo e piogge intense meno? Come abbiamo visto, le strategie di adattamento sono specifiche. Contro il caldo e la mancanza d’acqua intermittente, avere colture diverse con cicli e resistenze differenti può davvero fare la differenza. Per il gelo o le alluvioni, magari servono interventi più mirati o strutturali.

Questo ci porta dritti al punto cruciale: la diversificazione è uno strumento potente, ma non è la bacchetta magica. Non è una soluzione “taglia unica” e funziona meglio se integrata con altre pratiche resilienti, come l’irrigazione (dove possibile e sostenibile), i sistemi di non lavorazione del terreno (no-till), la scelta di varietà più resistenti.

E qui entrano in gioco le politiche. Il Brasile ha già dei programmi interessanti, come il Piano ABC (Agricoltura a Bassa Emissione di Carbonio), che promuovono pratiche sostenibili, incluse diverse forme di diversificazione (come l’integrazione agricoltura-allevamento-foresta). Anche i programmi di acquisto pubblico di cibo da agricoltura familiare (PAA, PNAE) possono incentivare la produzione diversificata.

Tuttavia, c’è ancora molto da fare. È fondamentale:

  • Potenziare l’assistenza tecnica: Far arrivare le conoscenze e le tecnologie giuste agli agricoltori, soprattutto a quelli piccoli, che sono più propensi a diversificare ma magari hanno meno risorse.
  • Investire in ricerca e sviluppo: Continuare a studiare e sviluppare sistemi agricoli diversificati e resilienti, adatti alle diverse condizioni locali.
  • Politiche su misura: Riconoscere che il Brasile è enorme e variegato. Le strategie e gli incentivi devono essere adattati alle sfide specifiche di ogni regione.

Ritratto di un piccolo agricoltore brasiliano sorridente nel suo campo diversificato, con diverse verdure e alberi da frutto sullo sfondo, obiettivo prime 50mm, luce naturale calda del tardo pomeriggio, profondità di campo media, espressione di fiducia e soddisfazione, bianco e nero film.
Insomma, la sfida del cambiamento climatico per l’agricoltura brasiliana (e mondiale) è enorme. La diversificazione colturale emerge come una delle risposte più promettenti, una via per costruire sistemi agricoli più robusti, sostenibili e capaci di continuare a nutrirci anche in un futuro climaticamente incerto. Non è l’unica risposta, ma è sicuramente un pezzo fondamentale del puzzle. E capire come e quando funziona meglio, come ci aiuta questa ricerca, è il primo passo per metterla in pratica nel modo più efficace possibile.

Fonte: Springer

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