Cancro Rettale Avanzato: La Vita Dopo l’Intervento eTME, Parola ai Pazienti Uomini
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento tosto, ma fondamentale: cosa succede dopo un intervento chirurgico complesso per un cancro del retto localmente avanzato (LARC), in particolare negli uomini. Parliamo di un tipo di intervento chiamato escissione totale del mesoretto estesa (eTME).
Magari vi state chiedendo: “Cos’è esattamente l’eTME?”. Beh, immaginate che il tumore sia un po’ invadente e si sia avvicinato troppo, o abbia addirittura toccato, gli organi vicini al retto. In questi casi, una chirurgia standard (la TME) potrebbe non bastare per togliere tutto il male. L’eTME va un po’ “oltre”, rimuovendo, insieme al retto e al suo tessuto circostante (il mesoretto), anche piccole parti degli organi adiacenti (come la prostata, le vescicole seminali, la parete posteriore della vagina nelle donne – anche se qui ci concentriamo sugli uomini – o i plessi nervosi). L’obiettivo? Ottenere una resezione R0, cioè togliere tutto il tumore visibile, senza lasciare cellule maligne sui margini. E i dati ci dicono che funziona: si raggiungono tassi di resezione R0 superiori al 90%, il che è ottimo per la prognosi a lungo termine.
Però, c’è sempre un “però”, giusto? Questo tipo di chirurgia, essendo più estesa, rischia di danneggiare strutture delicate, come i nervi che controllano la funzione urinaria e sessuale. Ed è qui che entra in gioco l’ascolto dei pazienti, quello che in gergo chiamiamo Patient-Reported Outcome (PRO). Non basta sapere che il tumore è stato tolto; dobbiamo capire come vivono le persone dopo.
Lo Studio: Ascoltare le Voci dei Pazienti
Recentemente, è stato pubblicato uno studio (trovate il link alla fine!) che ha fatto proprio questo: ha raccolto le esperienze di 68 uomini, con un’età media piuttosto giovane (44 anni), che hanno subito un intervento di eTME tra il 2015 e il 2022. Come? Attraverso questionari specifici e validati a livello internazionale:
- IPSS (International Prostatic Symptom Score): per valutare i sintomi urinari.
- IIEF (International Index of Erectile Function Score): per la funzione sessuale ed erettile.
- EORTC QLQ-C30 e CR-29: questionari più ampi sulla qualità della vita generale e specifica per il cancro colorettale.
I pazienti sono stati contattati a distanza di tempo dall’intervento (in media 30 mesi dopo), per capire l’impatto a medio termine.
La Dura Realtà della Funzione Urinaria Post-eTME
Allora, cosa è emerso? Parliamoci chiaro, i risultati non sono proprio rose e fiori. Per quanto riguarda la pipì:
- Circa il 10% dei pazienti ha sofferto di ritenzione urinaria (difficoltà a svuotare la vescica) e un altro 10% di incontinenza.
- Due pazienti hanno avuto bisogno di usare cateteri a intermittenza per tutta la vita (autocateterismo intermittente pulito – CIC).
- Utilizzando la scala IPSS, è risultato che il 19% (quasi uno su cinque!) aveva sintomi urinari severi, e un altro 22% li aveva moderati. Solo il 59% aveva sintomi lievi o assenti.
- Il sintomo più comune? La nicturia (doversi alzare di notte per urinare), riportata dal 72% dei pazienti. Seguivano getto debole (46%), intermittenza e sforzo (40%).
- A 30 mesi dall’intervento, il 40% degli uomini assumeva ancora farmaci per i sintomi del basso tratto urinario (LUTS).
Un dato interessante: i sintomi più gravi sembrano essere più frequenti quando la resezione estesa ha coinvolto il quadrante anteriore (verso la prostata e le vescicole seminali) o laterale (dove passano importanti fasci nervosi).
L’Impatto sull’Intimità: Funzione Sessuale a Rischio
Passiamo a un altro tasto dolente: la funzione sessuale. I dati dell’IIEF (raccolti su 51 pazienti) sono stati ancora più netti:
- Ben il 49% (praticamente la metà!) riportava una disfunzione erettile severa.
- Un altro 6% aveva una disfunzione moderata.
- Solo il 12% non aveva problemi di erezione.
- Anche qui, la disfunzione erettile severa era più comune nei pazienti con resezione nel quadrante anteriore (60% dei casi severi) o laterale (36%).
- Un quarto dei pazienti (25%) ha dichiarato di essere sessualmente inattivo al momento dell’intervista, indipendentemente dalla capacità erettile.
- L’eiaculazione? Su 25 pazienti che hanno risposto a questa domanda specifica, solo 9 avevano un’eiaculazione normale (antegrada).
Perché questi numeri sono così alti, specialmente rispetto alla chirurgia TME standard? L’ipotesi più probabile è che l’eTME, andando a lavorare in un piano chirurgico più “esterno”, causi più facilmente un danno permanente ai nervi (mentre nella TME standard si parla più spesso di “neuropraxia”, un danno temporaneo da cui si può recuperare).
Oltre il Fisico: Qualità della Vita Generale
E la qualità della vita nel suo complesso? Il questionario EORTC QLQ-C30 ci dà un quadro generale. Il punteggio medio globale di salute/qualità della vita è stato di 33.3 su 100 (con deviazione standard 10.76). Per darvi un’idea, studi su pazienti dopo TME standard riportano punteggi medi intorno a 60. Questo 33.3 è un punteggio basso, che indica una qualità di vita percepita come significativamente compromessa.
Analizzando le scale specifiche:
- La funzione cognitiva sembrava essere l’area meglio preservata (punteggio medio 78.7).
- La funzione emotiva era più bassa (61.6).
- Tra i sintomi, le difficoltà finanziarie legate alla malattia e alle cure pesavano molto (punteggio medio 44.19, dove un punteggio alto indica un sintomo peggiore). Anche la fatica (fatigue) è risultata un problema rilevante, come spesso accade dopo trattamenti oncologici importanti.
Preoccupazioni Specifiche Legate al Cancro (EORTC CR-29)
Il questionario CR-29 entra più nello specifico dei problemi legati al cancro colorettale. Qui i punteggi più alti (quindi i problemi più sentiti) sono stati:
- Impotenza (media 43.41)
- Problemi con la cura della stomia (per chi ce l’ha, media 37.20)
- Frequenza urinaria (media 33.34)
Dall’altro lato, le scale funzionali con i punteggi più bassi (quindi le aree di maggior difficoltà) erano:
- Ansia per la salute futura (media 62.79, dove un punteggio basso indica peggior funzionamento/maggior preoccupazione)
- Interesse per il sesso (media 65.11)
- Immagine corporea (media 65.12)
Questi dati dipingono un quadro chiaro: i pazienti dopo eTME lottano non solo con le conseguenze fisiche dirette dell’intervento (problemi urinari, sessuali, gestione stomia), ma anche con un pesante fardello psicologico ed emotivo (ansia, perdita di interesse sessuale, difficoltà ad accettare il proprio corpo).
Cosa Possiamo Imparare da Tutto Questo?
Questo studio, pur con i suoi limiti (è retrospettivo, su un numero non enorme di pazienti, basato su interviste telefoniche), lancia un messaggio importante. L’eTME è una tecnica chirurgica preziosa per ottenere un buon controllo oncologico in casi difficili di cancro rettale avanzato. Tuttavia, non possiamo ignorare il suo impatto significativo sulla funzione urinaria, sessuale e sulla qualità di vita generale degli uomini che la subiscono. Anche in centri ad alto volume e con chirurghi esperti, queste conseguenze sono reali.
La buona notizia è che nessun paziente nello studio ha richiesto un catetere urinario permanente. La gestione è possibile, ma richiede consapevolezza e azione:
- Counseling pre-operatorio: È fondamentale parlare apertamente con i pazienti prima dell’intervento, spiegando realisticamente i possibili rischi funzionali. Sapere cosa aspettarsi può aiutare ad affrontare meglio le difficoltà.
- Valutazione e gestione precoce: Non aspettare che i problemi diventino cronici. Un invio tempestivo a specialisti urologi e andrologi è cruciale per gestire i sintomi urinari e la disfunzione erettile (con farmaci, terapie o, in casi selezionati, protesi).
- Supporto multidisciplinare: Serve un approccio di squadra che includa supporto psicologico e sociale per aiutare i pazienti ad affrontare ansia, depressione, problemi di immagine corporea e di coppia.
- Cliniche di “Survivorship”: C’è bisogno di percorsi dedicati al follow-up a lungo termine dei pazienti oncologici, che non si concentrino solo sulla sorveglianza della malattia, ma anche sulla gestione delle conseguenze dei trattamenti sulla qualità della vita. Questo può prevenire danni a lungo termine (es. ai reni per disfunzioni urinarie non trattate).
Guardando al Futuro
Servono sicuramente studi più ampi, magari prospettici (che seguono i pazienti fin da prima dell’intervento), con valutazioni oggettive (come la uroflussometria) per capire meglio chi è più a rischio e come intervenire al meglio.
Ma il messaggio chiave resta: la lotta contro il cancro non finisce con l’intervento chirurgico. Dobbiamo continuare a mettere il paziente al centro, ascoltando la sua voce e lavorando insieme per garantire non solo anni di vita in più, ma anche vita di buona qualità. L’eTME ci offre un’arma potente contro il tumore, ma dobbiamo imparare a usarla minimizzandone il “fuoco amico” sulla vita quotidiana dei nostri pazienti.
Fonte: Springer