Fotografia paesaggistica con obiettivo grandangolare 20mm, messa a fuoco nitida, che mostra un panorama della Fennoscandia settentrionale (foreste di pini e un lago o fiordo) sotto un cielo estivo intenso e luminoso, forse con qualche nuvola leggermente mossa da una lunga esposizione. La luce deve trasmettere una sensazione di calore insolito e persistente per la regione, quasi opprimente.

Fennoscandia: Estate 2024 da Record, la Più Calda in 2000 Anni! Colpa Nostra?

Ragazzi, parliamoci chiaro: quest’estate 2024, lassù nel nord della Fennoscandia (pensate a Finlandia settentrionale, Svezia, Norvegia), ha fatto un caldo che definirei… storico. Non è stata solo una mia sensazione o qualche titolo di giornale esagerato. Mi sono imbattuto in uno studio scientifico fresco fresco che mette i brividi: sembra proprio che sia stata l’estate più calda degli ultimi 2000 anni in quella regione. Sì, avete letto bene, duemila anni!

Un Caldo Che Batte Ogni Record (Anche Quelli Antichi)

Immaginatevi la scena: stazioni meteorologiche che monitorano il tempo da fine ‘800 o inizio ‘900, in posti sperduti e quasi immutati nel tempo. Ebbene, queste stazioni hanno registrato temperature medie estive (giugno-agosto) che hanno polverizzato il precedente record, un record che resisteva dal lontano 1937. Pensate che in alcune zone, come a Utsjoki Kevo, nell’estremo nord della Finlandia, hanno contato ben 25 giorni “roventi”, con massime sopra i 25°C. Un’enormità per quelle latitudini, tanto che purtroppo ci sono stati anche parecchi incendi boschivi in Lapponia.

Ma come facciamo a sapere che è stata la più calda in 2000 anni? Qui entra in gioco la paleoclimatologia, la scienza che studia il clima del passato. E uno degli strumenti più affascinanti che usa sono gli anelli degli alberi. Proprio così, gli alberi, in particolare il pino silvestre (Pinus sylvestris) in quelle zone, sono dei veri e propri archivi climatici. Ogni anno aggiungono un anello, e le caratteristiche di quell’anello (come la densità del legno tardivo o addirittura l’anatomia delle cellule) ci dicono molto sulle temperature estive di quell’anno.

Gli scienziati hanno messo insieme dati da alberi moderni e da tronchi antichissimi conservati nelle torbiere o nei laghi (subfossili), creando delle “ricostruzioni” del clima che vanno indietro nei secoli. Lo studio in questione ne ha usate due principali, chiamiamole per comodità MH14 (che arriva fino all’anno -7, praticamente l’inizio dell’Era Comune) e BJ23 (che copre gli ultimi 1170 anni circa). Entrambe queste ricostruzioni, pur con le loro differenze e incertezze, puntano nella stessa direzione: l’estate del 1937 era già stata eccezionalmente calda nel contesto degli ultimi due millenni, ma quella del 2024 l’ha superata.

Macro fotografia, obiettivo 90mm, di una sezione trasversale di un tronco di pino silvestre. Luce controllata per evidenziare i dettagli degli anelli di crescita annuali, mostrando variazioni di spessore e densità che riflettono le condizioni climatiche passate nella Fennoscandia settentrionale. Alta definizione, messa a fuoco precisa.

Certo, ci sono state altre epoche calde nel passato, come il famoso “Periodo Caldo Medievale” (circa 950-1250 d.C.). Ma secondo queste analisi, nemmeno allora si sono raggiunti picchi estivi come quello del 2024. Addirittura, la ricostruzione MH14 mostra un periodo molto caldo all’inizio dell’Era Comune (attorno al 34 d.C.), ma bisogna considerare una cosa: a quei tempi, per via dei cicli orbitali della Terra (i cicli di Milankovitch), l’insolazione estiva a quelle latitudini era maggiore di oggi. Quindi, il fatto che il 2024 sia stato così caldo, nonostante una minore insolazione rispetto a 2000 anni fa, rende il dato ancora più impressionante e preoccupante. È “molto probabile”, dicono gli scienziati con cautela ma decisione, che sia stata davvero l’estate più torrida degli ultimi due millenni.

L’Impronta Digitale del Cambiamento Climatico

Ok, è stata calda, caldissima. Ma è stata solo una strana coincidenza, un capriccio del meteo? Purtroppo, la risposta sembra essere un sonoro “no”. Qui entra in gioco l’attribuzione climatica, quella branca della scienza che cerca di capire quanto il cambiamento climatico indotto dall’uomo abbia influenzato un evento estremo specifico.

Utilizzando i modelli climatici più avanzati (quelli del progetto CMIP6) e confrontando il clima attuale con quello “pre-industriale” (ipotetico, senza il nostro zampino), i ricercatori hanno fatto due conti che fanno riflettere:

  • Hanno stimato che il cambiamento climatico ha reso un’estate così estrema in Fennoscandia settentrionale circa 96 volte più probabile di quanto sarebbe stata senza il riscaldamento globale. Novantasei volte! (Con un intervallo di incertezza che va da 19 a 881, ma il valore centrale è impressionante).
  • Non solo più probabile, ma anche più intensa. Si stima che il riscaldamento globale abbia aggiunto circa 2.1°C alla temperatura media di quell’estate. In pratica, senza il cambiamento climatico, l’estate 2024 sarebbe stata calda, sì, ma probabilmente non avrebbe battuto il record del 1937.

Insomma, la nostra influenza sul clima è lì, tangibile, misurabile. Quello che un tempo sarebbe stato un evento rarissimo (una volta ogni 1400 anni circa nel clima del 1900), oggi è diventato molto meno eccezionale (una volta ogni 16 anni circa). E le proiezioni future, se non invertiamo la rotta (scenario SSP2-4.5), ci dicono che entro il 2050 un’estate così potrebbe verificarsi mediamente ogni 4 anni. Roba da non credere.

Ma il Meteo del 1937 e del 2024 Era Simile?

Una domanda sorge spontanea: se sia il 1937 che il 2024 sono state estati record, significa che le condizioni meteorologiche (la “circolazione atmosferica”, come dicono i tecnici) erano le stesse? La risposta è: in parte sì, ma con una differenza fondamentale.

Analizzando le mappe di pressione atmosferica, si vede che in entrambe le estati c’erano configurazioni simili che favorivano il caldo: in particolare, alta pressione a est della Fennoscandia e flussi d’aria da sud. Questo tipo di configurazione porta aria calda e spesso cieli sereni, che aumentano l’insolazione e quindi le temperature al suolo. Due componenti specifiche di queste configurazioni (chiamate EOF3 e EOF5) erano dominanti in entrambi gli anni.

Fotografia paesaggistica, obiettivo grandangolare 18mm, che cattura un'ampia vista della Fennoscandia settentrionale in estate. Foreste di pini, un lago calmo sotto un cielo estivo insolitamente terso e luminoso. Lunga esposizione per ammorbidire leggere nuvole, messa a fuoco nitida sul paesaggio, trasmettendo una sensazione di calore intenso e aria ferma.

Tuttavia, c’è un però. Il clima globale del 1937 era circa 1°C più freddo di quello del 2024. Eppure, la temperatura media a Sodankylä nel 1937 fu solo 0.4°C inferiore a quella del 2024. Questo suggerisce che, a parità di “motore” meteorologico (la circolazione), il 1937 fu forse un evento ancora più “estremo” nel suo contesto climatico. Anzi, gli scienziati ipotizzano che se le stesse identiche condizioni atmosferiche del 1937 si fossero verificate nel 2024, con il grado extra di riscaldamento globale di fondo, l’estate sarebbe stata ancora più calda di quella che abbiamo vissuto. Questo ci dice che il record del 2024, per quanto pazzesco, potrebbe non essere nemmeno il limite massimo possibile nel clima attuale.

Cosa Ci Portiamo a Casa?

Questa storia dell’estate 2024 in Fennoscandia non è solo un aneddoto per gli appassionati di meteo estremo. È un campanello d’allarme forte e chiaro. Ci dimostra che il riscaldamento climatico non è più solo una tendenza di fondo, ma sta iniziando a spingere gli eventi estremi oltre i limiti della variabilità naturale che abbiamo conosciuto negli ultimi due millenni.

Fino ad ora, il caldo record del 1937 in quella regione era quasi un “alibi” per chi dubitava dell’eccezionalità del riscaldamento attuale. Ora quell’alibi è caduto. Il 2024 ha superato quel riferimento storico, e l’analisi scientifica ci dice che senza il nostro impatto sul clima, questo non sarebbe probabilmente successo.

È la conferma che anche regioni considerate “fredde” come il nord Europa non sono immuni dagli estremi di calore intensificati dal cambiamento climatico. E che quello che oggi ci sembra eccezionale, rischia di diventare la nuova, preoccupante, normalità.

Fonte: Springer

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