Donna sopravvissuta al cancro al seno che si allena con pesi leggeri in palestra, sullo sfondo sfocato un grafico stilizzato che mostra un miglioramento dell'angolo di fase, luce motivante, obiettivo 35mm, profondità di campo.

Angolo di Fase e Cancro al Seno: Come 12 Settimane di Esercizio Possono Fare la Differenza!

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa di affascinante che ho scoperto di recente, un argomento che tocca la salute di molte donne e il potere incredibile dell’esercizio fisico. Parliamo di cancro al seno, un percorso difficile che sempre più donne, per fortuna, riescono a superare grazie ai progressi della medicina. Ma la battaglia non finisce sempre con le cure. Spesso, chi ha affrontato il cancro al seno si ritrova a fare i conti con cambiamenti nel proprio corpo: magari un po’ più di massa grassa, un po’ meno massa muscolare. E questi cambiamenti, diciamocelo, non sono solo una questione estetica, ma possono influenzare la salute generale e il benessere.

Ecco che entra in gioco un parametro un po’ tecnico ma super interessante: l’Angolo di Fase (PhA). Vi chiederete: “Cos’è mai questo Angolo di Fase?”. Beh, immaginate di poter dare una sbirciatina alla salute delle vostre cellule in modo non invasivo. Questo è più o meno quello che fa l’Analisi di Impedenza Bioelettrica (BIA), una tecnica che usa una debolissima corrente elettrica per “leggere” la composizione del nostro corpo.

Capire la BIA: Resistenza, Reattanza e il Magico Angolo di Fase

La BIA si basa sul fatto che i diversi tessuti del corpo (acqua, grasso, muscoli) reagiscono diversamente al passaggio della corrente. Da questa analisi otteniamo due valori “grezzi” principali:

  • Resistenza (R): Misura quanto i tessuti si oppongono al passaggio della corrente. È legata principalmente ai fluidi corporei.
  • Reattanza (Xc): Questa è più legata all’integrità delle membrane cellulari, alla loro capacità di “immagazzinare” brevemente la carica. Pensatela come un indicatore della “vitalità” delle cellule.

E l’Angolo di Fase (PhA)? È calcolato proprio a partire da R e Xc. Un PhA più alto è generalmente un buon segno: suggerisce membrane cellulari integre e una buona idratazione/stato nutrizionale. Al contrario, un PhA basso può essere un campanello d’allarme, spesso associato a infiammazione, malnutrizione, danno cellulare o, in generale, a uno stato di salute non ottimale. Nei pazienti oncologici, purtroppo, si osservano spesso valori di PhA più bassi rispetto alle persone sane. Questo perché il cancro stesso e le terapie possono danneggiare le cellule e alterare lo stato nutrizionale.

L’Esercizio Fisico Può Migliorare l’Angolo di Fase? Lo Studio

Qui arriva la parte che mi entusiasma di più! C’è l’ipotesi che l’esercizio fisico, soprattutto quello di resistenza, possa migliorare l’integrità delle membrane cellulari (aumentando la Xc) e che interventi nutrizionali possano agire sulla Resistenza (R). Ma cosa succede se mettiamo insieme le cose?

Mi sono imbattuto in uno studio spagnolo molto interessante (pubblicato su Springer, trovate il link alla fine!) che ha voluto vederci chiaro. Hanno coinvolto 67 donne sopravvissute al cancro al seno (BCS – Breast Cancer Survivors) in un programma di esercizio terapeutico di 12 settimane. Il programma prevedeva due sessioni settimanali guidate da un fisioterapista, combinando:

  • 30 minuti di esercizi di forza (con pesi, elastici, adattati individualmente)
  • 20 minuti di allenamento di resistenza (cardio, con intensità monitorata e progressiva)

L’obiettivo principale era proprio vedere se questo tipo di allenamento potesse migliorare l’Angolo di Fase (PhA), la Resistenza (R) e la Reattanza (Xc). In più, volevano capire se i cambiamenti in questi parametri BIA fossero collegati a miglioramenti nella capacità funzionale e nella forza muscolare, misurate con test specifici come il “30-Sit to Stand” (alzarsi e sedersi da una sedia per 30 secondi) e la forza della presa della mano (Hand Grip).

Analisi di impedenza bioelettrica (BIA) eseguita su una donna sdraiata su un lettino medico, elettrodi applicati sulla mano e sul piede destro, focus sui dettagli degli elettrodi con luce clinica controllata, obiettivo macro 100mm, alta definizione dei dettagli.

I Risultati: Cosa Abbiamo Scoperto?

Ebbene, i risultati sono stati davvero incoraggianti! Dopo le 12 settimane di allenamento:

  • L’Angolo di Fase (PhA) è aumentato significativamente. Evvai! Questo suggerisce un miglioramento generale dello stato di salute cellulare.
  • La Resistenza (R) è diminuita significativamente. Anche questo è positivo, potenzialmente legato a un miglior equilibrio dei fluidi o altri effetti sistemici dell’esercizio.
  • La Reattanza (Xc), invece, non ha mostrato cambiamenti statisticamente significativi, anche se c’era una tendenza al miglioramento. Questo è interessante e ci torneremo.
  • La capacità funzionale misurata con il test 30-Sit to Stand è migliorata significativamente. Le donne erano più agili e forti nel rialzarsi dalla sedia.
  • La forza della presa (Hand Grip) non è migliorata in modo statisticamente significativo nel complesso, ma c’è un “ma” importante che vedremo tra poco.

Ma non è finita qui. I ricercatori hanno anche guardato alle correlazioni *dopo* l’intervento. Hanno trovato che:

  • Un PhA più alto era associato a migliori performance sia nel test 30-STS che nell’Hand Grip.
  • Anche una Xc più alta era associata a migliori risultati nei test funzionali.

Questo suggerisce che, dopo l’allenamento, lo stato delle cellule (riflesso da PhA e Xc) era più strettamente legato alla capacità fisica delle partecipanti.

Cosa Ci Dicono Questi Risultati? L’Importanza dell’Intensità e non Solo

Questi dati confermano quello che altri studi iniziavano a suggerire: un programma di esercizio ben strutturato, che combina forza e resistenza, può davvero migliorare l’Angolo di Fase nelle donne che hanno superato un cancro al seno. È un’ottima notizia!

Il fatto che la Resistenza (R) sia diminuita, ma non la Reattanza (Xc) in modo significativo, è un po’ un rompicapo. Di solito si pensa che l’esercizio agisca più sulla Xc (membrane cellulari) e la nutrizione sulla R (fluidi). Forse l’esercizio ha effetti più ampi e sistemici di quanto pensiamo? O forse altri fattori (cambiamenti nello stile di vita non monitorati?) hanno giocato un ruolo? Serviranno altri studi per capirlo meglio.

Un punto cruciale sembra essere l’intensità e la costanza dell’allenamento. Studi precedenti con intensità più basse o programmi non supervisionati non avevano mostrato miglioramenti nel PhA. Sembra che per “smuovere” questi parametri cellulari serva uno stimolo allenante adeguato, di intensità moderata-alta.

E la forza della presa? Anche se non è migliorata significativamente *in media* dopo le 12 settimane, l’analisi di regressione ha rivelato qualcosa di notevole: i valori iniziali (baseline) di PhA, Xc e R potevano predire una parte significativa della performance nei test funzionali (30-STS e Hand Grip) *alla fine* del programma! In pratica, lo stato BIA all’inizio dello studio dava già un’indicazione su come le donne avrebbero risposto all’allenamento in termini di funzionalità. Questo apre scenari interessanti sull’uso della BIA come strumento prognostico o per personalizzare gli interventi.

Gruppo eterogeneo di donne di mezza età in abbigliamento sportivo che partecipano con entusiasmo a una lezione di allenamento combinato (forza con elastici e step per cardio) in una palestra luminosa e moderna, guidate da un istruttore. Obiettivo zoom 24-70mm per catturare l'azione di gruppo, velocità otturatore rapida per congelare il movimento, atmosfera energica e di supporto.

Limiti e Prospettive Future

Come ogni studio, anche questo ha i suoi limiti. Non c’era un gruppo di controllo (donne che non facevano l’esercizio), quindi non possiamo essere sicuri al 100% che i miglioramenti siano dovuti *solo* all’allenamento. Inoltre, non sono state monitorate l’alimentazione o l’attività fisica al di fuori delle sessioni programmate.

Tuttavia, i punti di forza ci sono: l’uso dei parametri BIA “grezzi” (R e Xc) oltre al PhA dà un quadro più completo e meno soggetto a errori di stima rispetto all’uso di equazioni predittive generiche.

Cosa ci aspetta in futuro? Sicuramente servono studi controllati per confermare questi risultati e per capire meglio i meccanismi specifici. Sarebbe fantastico anche confrontare direttamente diversi tipi di allenamento (solo forza vs solo cardio vs combinato) per vedere quale sia il più efficace per migliorare l’Angolo di Fase in questa popolazione.

In Conclusione: Muoversi Fa Bene, Anche alle Cellule!

Tirando le somme, questo studio aggiunge un tassello importante: un programma di esercizio di 12 settimane che combina forza e resistenza sembra essere efficace nel migliorare l’Angolo di Fase (PhA) e la Resistenza (R) nelle donne sopravvissute al cancro al seno. Non solo, ma questi miglioramenti a livello “cellulare” sembrano andare di pari passo con un recupero della capacità funzionale.

Il messaggio da portare a casa? L’esercizio fisico, quando ben strutturato e seguito con costanza, è uno strumento potentissimo nel percorso di recupero dopo un cancro al seno, agendo non solo sui muscoli e sul fiato, ma potenzialmente anche sulla salute delle nostre cellule. E l’Angolo di Fase potrebbe diventare un indicatore sempre più utile per monitorare questi progressi. Quindi, parliamone con i nostri medici e specialisti: muoversi potrebbe essere davvero una delle migliori medicine!

Fonte: Springer

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