L’Ombra Lunga della Fame: Come la Carestia Cinese Risuona Ancora Oggi tra le Generazioni
Avete mai pensato a quanto le esperienze vissute dai nostri genitori, o addirittura dai nostri nonni, possano influenzare chi siamo oggi? Non parlo solo dei racconti attorno al tavolo o dei valori trasmessi, ma di qualcosa di più profondo, quasi scritto nel nostro DNA o, meglio, nelle nostre opportunità di vita. Oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante e un po’ inquietante nel tempo, fino alla Cina tra il 1959 e il 1961, durante la terribile carestia del “Grande Balzo in Avanti”.
Parliamo di una delle crisi umanitarie più devastanti della storia, con stime che parlano di circa 30 milioni di morti in eccesso. Un evento catastrofico che, come potete immaginare, ha segnato in modo indelebile la vita di chi l’ha vissuto direttamente. Ma la domanda che mi sono posto, e che gli scienziati si pongono, è: quell’ombra lunga della fame si è estesa anche alle generazioni successive? I figli di quei sopravvissuti portano ancora, in qualche modo, i segni di quella tragedia?
La Carestia come “Esperimento Naturale”
Sembra cinico dirlo, ma eventi drammatici come le carestie (pensiamo anche a quella olandese del ’44-’45 o all’assedio di Leningrado) sono visti dai ricercatori come “esperimenti naturali”. Ci permettono di studiare gli effetti a lungo termine della malnutrizione, specialmente quella subita nelle primissime fasi della vita – addirittura nel grembo materno. La cosiddetta ipotesi di Baker suggerisce proprio questo: l’ambiente fetale e la salute nella primissima infanzia hanno un impatto enorme sullo sviluppo e sul benessere futuri.
La carestia cinese ebbe due caratteristiche particolari che la rendono interessante per questo tipo di studi. Primo, la sua gravità variava moltissimo da regione a regione. Province centrali come Anhui e Sichuan furono colpite durissimamente, mentre Pechino, Shanghai o province del nord come l’Heilongjiang se la cavarono relativamente meglio. Secondo, a causa del rigido sistema di registrazione familiare chiamato hukou, la mobilità delle persone era estremamente limitata. Era difficile spostarsi dalle campagne alle città o anche tra regioni diverse. Questo significa che chi viveva in una zona colpita dalla carestia, molto probabilmente ci rimaneva, permettendoci oggi di studiare gli effetti in modo più “pulito”, senza troppe distorsioni dovute a migrazioni selettive.
Madri, Padri e l’Eredità della Fame
Un recente studio, basato sui dati del China Family Panel Study (CFPS) del 2010, ha cercato di rispondere proprio alla nostra domanda sull’eredità intergenerazionale. I ricercatori hanno usato un approccio statistico chiamato “Difference-in-Differences” (DID) per confrontare le sorti dei genitori che hanno vissuto la carestia e quelle dei loro figli.
Hanno diviso i genitori in tre gruppi:
- La coorte pre-carestia: nati tra il 1956 e il 1958 (hanno vissuto la carestia nella prima infanzia).
- La coorte della carestia: nati tra il 1959 e il 1961 (hanno vissuto la carestia nel grembo materno o nei primissimi istanti di vita).
- La coorte post-carestia: nati tra il 1963 e il 1965 (usati come gruppo di controllo, non esposti direttamente alla fase acuta).
E qui arrivano i risultati davvero interessanti, e per certi versi sorprendenti.
L’eredità materna: un fardello economico
Sembra che le madri abbiano subito la botta più dura, e che questa si sia trasmessa. Le donne nate durante la carestia (1959-1961), quelle che hanno quindi subito lo shock della malnutrizione fin dal concepimento o quasi, hanno mostrato in media esiti socioeconomici peggiori da adulte: meno probabilità di avere avuto esperienze lavorative formali e un prestigio occupazionale tendenzialmente inferiore rispetto alle donne nate dopo la carestia.
Ma la cosa che colpisce di più è che questa sfortuna sembra essersi trasmessa ai loro figli. I figli di queste madri, ormai adulti al momento dello studio (nati in media tra il 1984 e il 1988), tendevano ad avere un reddito annuo e uno stipendio mensile mediamente più bassi rispetto ai figli delle madri non esposte alla carestia. È come se le difficoltà iniziali della madre avessero creato un percorso di vita svantaggiato che si è riflesso, decenni dopo, sulle opportunità economiche della generazione successiva. Questo svantaggio persisteva anche tenendo conto di fattori come l’istruzione dei genitori, il background familiare e il numero di fratelli.

Pensateci: una madre che parte svantaggiata, magari con meno istruzione o opportunità lavorative a causa di quell’inizio difficile, potrebbe aver avuto meno risorse (non solo economiche, ma anche culturali o sociali) da investire nei propri figli. Questo si allinea con studi che indicano come le esperienze negative in utero possano avere conseguenze a cascata sulla vita dell’individuo e, a quanto pare, anche sulla generazione successiva.
E i padri? Un quadro diverso
Qui le cose si fanno ancora più intriganti. Per i padri, lo studio non ha trovato associazioni significative tra l’esposizione alla carestia (sia nella prima infanzia che nel periodo prenatale) e i loro risultati socioeconomici da adulti. E, di conseguenza, non è emersa nemmeno una trasmissione di svantaggio economico ai loro figli lungo la linea paterna.
Come si spiega questa differenza tra madri e padri? Ci sono diverse ipotesi. Una riguarda la “selezione positiva”: forse i maschi che sono sopravvissuti alla carestia erano intrinsecamente più forti o resilienti. Un’altra ipotesi, più cupa, chiama in causa la preferenza culturale per i figli maschi, ancora forte in Cina in quel periodo. È possibile che, nelle famiglie con risorse limitatissime, quel poco cibo disponibile venisse dato con priorità ai maschietti, “proteggendoli” parzialmente dagli effetti peggiori della malnutrizione a scapito delle sorelle.
Inoltre, sembra che le donne esposte alla carestia fossero svantaggiate anche nel “mercato matrimoniale”, finendo per sposare uomini con status socioeconomico inferiore, il che potrebbe aver ulteriormente contribuito a un ambiente familiare con meno risorse per i figli.
Salute: un mistero intergenerazionale?
Se per l’economia l’eredità sembra passare principalmente per via materna, cosa succede alla salute? Qui lo studio ha riservato un’altra sorpresa: nessuna associazione significativa è stata trovata tra l’esposizione dei genitori (madri O padri) alla carestia e lo stato di salute auto-riferito dei loro figli.
Questo è strano, perché altri studi, ad esempio sull’influenza Spagnola del 1918, avevano trovato effetti sulla salute trasmessi ai figli, soprattutto dalle madri. Perché qui no?
Le spiegazioni possibili sono diverse e complesse:
- Anche qui potrebbe c’entrare la selezione positiva: i sopravvissuti, e quindi i loro figli, potrebbero essere un gruppo selezionato per una maggiore robustezza.
- Una spiegazione biologica affascinante riguarda gli ovociti femminili. Le donne nascono con tutti gli ovociti che avranno mai. Questo significa che anche le madri del gruppo di controllo (nate nel 1963-65) erano nel grembo delle loro madri durante o subito dopo la carestia. I loro ovociti potrebbero quindi essere stati comunque esposti agli effetti persistenti della malnutrizione ambientale, annullando la differenza con i gruppi esposti direttamente.
- Infine, la natura dello shock (malnutrizione vs. malattia virale) e il contesto culturale potrebbero giocare un ruolo nel determinare quali effetti si trasmettono e come.

Cosa ci insegna tutto questo?
Questo studio, pur con i suoi limiti (come la difficoltà di separare i canali biologici da quelli socioeconomici o l’uso di dati sulla mortalità a livello provinciale e non più locale), ci lascia con riflessioni importanti.
Innanzitutto, conferma in modo potente quanto le esperienze nelle primissime fasi della vita, addirittura prima della nascita, possano plasmare il nostro futuro. L’ipotesi di Baker trova qui un’ulteriore, drammatica, conferma.
In secondo luogo, ci mostra come le disuguaglianze possano avere radici profonde e trasmettersi tra le generazioni, non solo attraverso l’eredità economica diretta, ma anche attraverso meccanismi più sottili legati alla salute e alle opportunità iniziali della madre. L’impatto sembra essere particolarmente forte lungo la linea materna per quanto riguarda gli esiti economici.
Infine, ci ricorda che le conseguenze di grandi shock storici, come una carestia, non si esauriscono con la fine dell’evento stesso. Possono creare delle “cicatrici” invisibili che influenzano le traiettorie di vita individuali e familiari per decenni. Questo ha implicazioni enormi per le politiche sociali: intervenire per mitigare gli effetti della malnutrizione e degli shock precoci non è solo una questione di giustizia immediata, ma un investimento per spezzare catene di povertà e disuguaglianza che altrimenti rischiano di perpetuarsi.
La storia della carestia cinese ci insegna che il passato non è mai veramente passato, e che le ombre di eventi lontani possono ancora toccare le nostre vite in modi che stiamo solo iniziando a comprendere appieno. Incredibile, vero?
Fonte: Springer
