Campo di riso verde brillante e sano, coltivato con la tecnica della semina diretta, sotto un cielo azzurro limpido. In primo piano, una mano guantata da agricoltore sparge delicatamente granuli di erbicida supramolecolare CPAM-BPyHs sul terreno umido. L'immagine trasmette innovazione e cura. Obiettivo prime 35mm, profondità di campo che sfoca leggermente lo sfondo, luce naturale mattutina.

Erbicidi Supramolecolari: La Mia Scommessa Vinta per un Riso Forte e Libero da Infestanti!

Amici agricoltori e appassionati di scienza, quante volte ci siamo trovati a lottare contro le maledette infestanti? Quelle piante subdole che rubano luce, acqua e nutrienti alle nostre amate coltivazioni, riducendo drasticamente la resa e la qualità del raccolto. È una battaglia senza fine, lo so bene. E se vi dicessi che ho intravisto una soluzione rivoluzionaria, quasi fantascientifica, per il controllo delle infestanti nel riso, soprattutto prima ancora che mettano il naso fuori dal terreno?

Parliamo degli erbicidi di pre-emergenza. L’idea è geniale: spruzzarli sul terreno per creare uno strato protettivo che blocchi le infestanti sul nascere. Ma, come spesso accade, la pratica è più complicata della teoria. Se un erbicida si lega troppo forte al terreno, diventa inattivo. Se si lega troppo debolmente, rischia di essere lavato via dalla pioggia (il cosiddetto runoff), perdendo efficacia e, peggio ancora, danneggiando le piante vicine o l’ambiente. Un bel dilemma, vero?

La Sfida degli Erbicidi Bipiridilici (BPyHs)

Nella mia cassetta degli attrezzi chimici, ho sempre avuto un debole per gli erbicidi bipiridilici (BPyHs), come il paraquat e il diquat. Sono potentissimi, ad ampio spettro e non lasciano residui problematici. Un sogno! Peccato che, essendo ioni carichi positivamente, vengano letteralmente “calamitati” e disattivati dalle particelle di terreno, che hanno una carica negativa. Quindi, addio effetto pre-emergenza. O almeno, così pensavo.

Mi sono chiesto: e se potessimo “modulare” questa interazione? Se potessimo fare in modo che l’erbicida sia adsorbito dal terreno – così da non essere lavato via – ma non così tanto da perdere la sua attività? Un equilibrio delicato, quasi un gioco di prestigio molecolare. È qui che entra in gioco la chimica supramolecolare, quella branca affascinante che studia come le molecole si “parlano” e si assemblano.

L’Idea Geniale: CPAM-BPyHs, l’Erbicida “Intelligente”

L’illuminazione è arrivata pensando a un comune polimero industriale: il poliacrilammide cationico (CPAM). Il CPAM è una molecola lunga, anch’essa carica positivamente, e con una “fame” di legarsi alle particelle di terreno ancora maggiore rispetto ai BPyHs. Ho pensato: e se usassimo il CPAM come una sorta di “scudo” o “modulatore”?

Ecco il piano: il CPAM si lega preferenzialmente alle particelle di terreno. Facendo questo, non solo occupa i “posti migliori”, ma cambia anche la carica elettrica superficiale del terreno, rendendola più positiva. Di conseguenza, l’interazione tra gli erbicidi BPyHs e il terreno si indebolisce. Gli erbicidi rimangono adsorbiti (quindi niente runoff), ma in modo “leggero”, restando disponibili e attivi contro le infestanti che tentano di germinare. Abbiamo chiamato questa meraviglia CPAM-BPyHs: un erbicida supramolecolare adsorbito-ma-attivo!

I test iniziali in laboratorio sono stati esaltanti. Dove i BPyHs da soli non avevano effetto a causa dell’adsorbimento al suolo, la miscela CPAM-BPyHs mostrava un controllo delle infestanti eccezionale, con tassi di emergenza vicini allo zero! E la cosa più bella? L’effetto durava nel tempo, anche per 30 giorni con una singola applicazione. Pensateci: un prodotto industriale comune e a basso costo come il CPAM che potenzia in modo così significativo l’efficacia di erbicidi già noti!

Visualizzazione 3D a livello molecolare dell'interazione tra il polimero CPAM (catene lunghe e flessibili di colore arancione brillante) e le particelle di terreno (sfere irregolari di colore marrone scuro e grigio), con le molecole di erbicida BPyHs (piccole sfere luminose di colore blu elettrico) che rimangono attive ma debolmente adsorbite sulla superficie modificata dal CPAM. Illuminazione scientifica precisa per evidenziare le diverse componenti, alto dettaglio, simulazione molecolare fotorealistica, obiettivo macro 60mm.

Abbiamo approfondito il meccanismo. Le analisi hanno confermato che il CPAM riduce l’area superficiale specifica del terreno e ne aumenta il potenziale zeta (lo rende meno negativo), proprio come ipotizzato. Le simulazioni di dinamica molecolare (MD) ci hanno poi regalato una visione quasi cinematografica di cosa succede a livello atomico: il CPAM “vince” la gara per legarsi al terreno, lasciando il paraquat (uno dei BPyHs) meno strettamente legato e quindi più “disponibile” per le infestanti.

Non Solo Erbicidi: Serve un Riso “Supereroe”

Certo, avere un erbicida così efficace è fantastico, ma per usarlo al meglio in agricoltura, specialmente con colture sensibili come il riso, serve un ulteriore passo: rendere la coltura stessa resistente all’erbicida. Altrimenti, rischieremmo di danneggiare anche ciò che vogliamo proteggere!

Ci siamo concentrati sul riso, una delle colture più importanti al mondo, e in particolare sulla tecnica della semina diretta (DSR). La DSR ha enormi vantaggi economici e ambientali (risparmio di manodopera e acqua), ma è molto vulnerabile alle infestanti. Un erbicida di pre-emergenza efficace e selettivo sarebbe una vera manna.

Studiando come le piante assorbono i BPyHs, abbiamo identificato un gene chiave nel riso, chiamato OsLAT5, che codifica per un trasportatore di amminoacidi di tipo L, coinvolto anche nell’assorbimento di questi erbicidi. Modificando questo gene, abbiamo creato una linea di riso, che abbiamo chiamato GY-oslat5, resistente ai BPyHs. In pratica, abbiamo “chiuso la porta” attraverso cui l’erbicida entra nelle cellule del riso, senza comprometterne la crescita e la salute.

Dalla Teoria alla Pratica: I Risultati sul Campo Sono Strabilianti!

Armati del nostro erbicida supramolecolare CPAM-diquat (il diquat è un altro BPyH) e della nostra linea di riso resistente GY-oslat5, siamo passati alle prove sul campo. E i risultati, lasciatemelo dire, sono stati sbalorditivi!

Con una singola applicazione di CPAM-diquat al momento della semina, abbiamo ottenuto un’efficacia nel controllo delle infestanti superiore al 90% per un intero mese! Graminacee, Ciperacee, infestanti a foglia larga… nessuna scampo. E il nostro riso resistente? Cresceva magnificamente, sano e vigoroso, senza risentire minimamente del trattamento. Anche le piante vicine non hanno mostrato alcun danno, confermando la bassa tendenza al runoff del nostro sistema.

Abbiamo confrontato questo approccio con la tradizionale irrorazione fogliare. Quest’ultima richiede interventi ripetuti, tempismo perfetto (bisogna aspettare che le infestanti emergano, ma a quel punto hanno già iniziato a competere con il riso) ed è meno efficace nel lungo periodo, perché l’erbicida viene inattivato una volta che tocca il suolo. Il nostro CPAM-diquat, invece, lavora “sottotraccia” e in continuo, offrendo una protezione duratura e riducendo il carico di lavoro.

Campo sperimentale di riso seminato direttamente (DSR) in una giornata di sole velato. A sinistra, un'area trattata con CPAM-diquat mostra piante di riso resistenti GY-oslat5 alte, verdi e uniformi, con terreno pulito e quasi privo di infestanti. A destra, un'area di controllo non trattata è densamente invasa da varie specie di erbacce che soffocano le poche piante di riso visibili. Obiettivo grandangolare 18mm per catturare l'ampio contrasto tra le due aree, luce naturale diffusa, alta definizione per distinguere le singole piante.

Un altro aspetto cruciale è la persistenza e la sicurezza ambientale. Il nostro sistema CPAM-BPyHs ha dimostrato un’eccellente resistenza al dilavamento, anche in condizioni di pioggia. Questo perché il CPAM non elimina l’adsorbimento dell’erbicida al suolo, ma lo “indebolisce” quel tanto che basta per renderlo disponibile alle infestanti, ma non abbastanza da farlo scappare via con l’acqua. E dopo circa un mese, l’erbicida inizia a degradarsi naturalmente nel suolo, grazie all’azione microbica, il che è ottimo per evitare accumuli e problemi per le colture successive.

Un Futuro Più Verde (e Senza Infestanti) è Possibile

Quello che abbiamo sviluppato, amici miei, non è solo un nuovo prodotto, ma un nuovo approccio, una nuova filosofia per il controllo delle infestanti. Sfruttando i principi della chimica supramolecolare, siamo riusciti a trasformare erbicidi noti, ma con limitazioni, in strumenti di pre-emergenza potentissimi, persistenti e più sicuri.

L’accoppiata vincente tra l’erbicida supramolecolare CPAM-BPyHs e le colture resistenti, come il nostro riso GY-oslat5, apre scenari incredibilmente promettenti per un’agricoltura più efficiente e sostenibile. Immaginate i vantaggi per la semina diretta del riso: meno lavoro, meno acqua, meno competizione da infestanti e, alla fine, raccolti più abbondanti e di qualità.

Certo, la ricerca non si ferma qui. Ma i risultati ottenuti ci dicono che siamo sulla strada giusta. Abbiamo dimostrato che, a volte, per risolvere grandi problemi, bisogna guardare le cose da una prospettiva diversa, magari a livello molecolare, e osare combinare conoscenze e materiali in modi nuovi e creativi. E io sono entusiasta di continuare a esplorare queste frontiere per contribuire, nel mio piccolo, a un futuro agricolo migliore per tutti.

Fonte: Springer

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