EPR in Vietnam: La Sfida Verde degli Imballaggi tra Sogni e Realtà!
Amici lettori, avete mai sentito parlare di EPR? No, non è l’ultima serie TV di successo, ma qualcosa di molto più concreto e, oserei dire, fondamentale per il nostro pianeta: la Responsabilità Estesa del Produttore (Extended Producer Responsibility). In pratica, è quel principio sacrosanto per cui chi produce un bene, imballaggio incluso, deve preoccuparsi anche del suo fine vita, ovvero del recupero, riciclo e smaltimento. Un’idea che sta prendendo piede globalmente, e oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante, destinazione Vietnam, per capire come se la stanno cavando con questa importantissima normativa applicata ai rifiuti da imballaggio.
Il Vietnam, pensate un po’, è stato il primo Paese del Sud-est asiatico a introdurre una legislazione sull’EPR, un passo da gigante! Ma come spesso accade, tra il dire e il fare… c’è di mezzo un mare di sfide. Uno studio recente ha cercato di fare luce proprio su questo: qual è lo stato dell’arte? Le aziende sono consapevoli? Quali sono gli ostacoli e come si gestisce la conformità?
Chi ne sa di EPR in Vietnam? Un quadro variegato
Immaginate di fare un sondaggio: i risultati, basati su 82 risposte valide, ci dicono che la consapevolezza c’è, ma è un po’ a macchia di leopardo. Gli accademici, come c’era da aspettarsi, sono i più ferrati in materia. La maggior parte dei partecipanti ha una conoscenza di base, ma quando si scava più a fondo, la comprensione profonda e la preparazione effettiva scarseggiano. È un po’ come sapere che bisogna mangiare sano, ma non conoscere bene le proprietà nutritive dei singoli alimenti o come preparare un pasto bilanciato.
Un dato interessante è che molte aziende preferiscono affidarsi a società di servizi di riciclaggio per adempiere agli obblighi EPR. Una scelta comprensibile, soprattutto all’inizio. Le aziende più grandi, quelle con fatturati annui superiori ai 300 miliardi di VND (circa 11-12 milioni di euro), sono risultate le più proattive con i loro piani di implementazione. Chissà, forse perché hanno più risorse o perché sono più sotto i riflettori?
Gli ostacoli sulla via della sostenibilità: un percorso a ostacoli
Attuare l’EPR non è una passeggiata, soprattutto in un contesto dinamico come quello vietnamita. Lo studio ha identificato alcuni scogli significativi:
- Raccolta dati: Avere numeri precisi sul ciclo di vita dei prodotti e sui tassi di riciclo è fondamentale, ma spesso complicato.
- Modifiche legislative: Le leggi devono essere chiare, efficaci e al passo con i tempi.
- Capacità di monitoraggio per le autorità: Servono strumenti e personale per controllare che tutto fili liscio.
- Attività di riciclo: Non basta la volontà, servono infrastrutture e processi efficienti.
- Oneri finanziari per le aziende: Adeguarsi ha un costo, e questo può pesare, specialmente sulle realtà più piccole.
- Procedure di gestione dei rifiuti: Implementare nuovi sistemi richiede organizzazione e know-how.
Insomma, un bel rompicapo! Per affrontarlo, la ricerca sottolinea l’importanza di regolamenti chiari, un sistema di reporting online (finalmente un po’ di digitalizzazione che aiuta!) e un approccio che coinvolga tutti gli attori: produttori, governo, esperti, cittadini. È come una squadra di calcio: se non giocano tutti insieme, la partita non si vince.

Le strategie proposte? Supporto finanziario e tecnico, linee guida chiare per l’implementazione e meccanismi di monitoraggio robusti. L’obiettivo è ambizioso ma necessario: creare un quadro EPR più sostenibile ed efficiente per la gestione dei rifiuti da imballaggio in Vietnam.
Un’occhiata più da vicino al sistema EPR vietnamita
La base normativa è solida: la Legge sulla Protezione Ambientale del 2020, il Decreto n. 08/2022/ND-CP e la Circolare n. 02/2022/TT-BTNMT. Questi documenti stabiliscono che produttori e importatori devono gestire la raccolta, il riciclo e il trattamento dei rifiuti dei loro imballaggi. Parliamo di imballaggi di beni di consumo come alimenti, cosmetici, medicinali, fertilizzanti, mangimi, detergenti, cemento… praticamente tutto ciò che compriamo! L’obbligo è scattato il 1° gennaio 2024. Ci sono delle esclusioni, per esempio per i prodotti destinati solo all’export o per le aziende sotto certe soglie di fatturato o valore di importazione.
Gli obiettivi di riciclo? Variano a seconda del materiale: 15% per il vetro, 22% per i sacchetti di plastica, 20% per la carta. Se confrontati con altri paesi asiatici (Filippine 40%, Giappone 60%, Bangladesh 50%), quelli vietnamiti sembrano bassini, ma è un inizio! E questi tassi verranno aggiornati ogni 3 anni. Le aziende hanno diverse opzioni per adempiere: riciclare da sole, affidarsi a riciclatori certificati, nominare un’organizzazione indipendente qualificata, contribuire finanziariamente al Fondo per la Protezione Ambientale del Vietnam, o un mix di queste soluzioni. E chi non rispetta le regole? Rischia multe salate, fino a 2 miliardi di VND (circa 75.000 euro) per le organizzazioni.
La voce degli stakeholder: cosa pensano davvero?
Lo studio ha coinvolto accademici, funzionari governativi e rappresentanti aziendali. È emerso che, sebbene la maggior parte avesse sentito parlare di EPR, la conoscenza approfondita era limitata. Tra le aziende, il 19% non ne aveva mai sentito parlare! Questo dato, confrontato con uno studio precedente dell’ISPONRE (Istituto di Strategia e Politica sulle Risorse Naturali e l’Ambiente) che riportava una consapevolezza del 93,6%, suggerisce un calo o una diversa percezione a livello locale nelle aree di Danang e Quang Nam, dove è stata condotta la ricerca.
Un aspetto culturale interessante: i funzionari governativi vietnamiti, per modestia o cautela, tendono a non dichiarare una conoscenza “approfondita” dell’EPR, anche se magari la possiedono. Questo non significa che ne sappiano meno, ma riflette un approccio culturale specifico.
Quando si parla di piani di implementazione, l’81% delle aziende intervistate era a conoscenza dell’EPR, ma solo il 47,6% stava attivamente preparando dei piani. Un 16,7% aveva qualche idea, e un altro 16,7% non aveva alcun piano. C’è quindi consapevolezza, ma la preparazione concreta è ancora indietro. Le aziende con fatturati più alti (>300 miliardi VND) sono le più organizzate, con il 71,4% che ha già piani definiti. Probabilmente, come dicevo prima, sono più esposte e hanno maggiori capacità di investimento.

La scelta più gettonata per adempiere agli obblighi? Affidarsi a società di riciclaggio (23,8%). Il motivo principale? La “semplicità del processo” (44,4%) e i “benefici finanziari” (40,7%). E perché alcune aziende non hanno piani EPR? Le ragioni più citate sono la mancanza di informazioni e di linee guida (24% ciascuna), seguite da una combinazione di questi due fattori (18%).
Le sfide viste da vicino: governo vs aziende
Per le autorità governative, le gatte da pelare più grosse sono:
- Raccolta di dati accurati (oltre l’85% lo considera una sfida alta o molto alta).
- Modifica della legislazione per gestire efficacemente i flussi di rifiuti.
- Potenziamento della capacità lavorativa interna.
- Monitoraggio del processo (82,5% di criticità).
- Sviluppo di regolamenti completi e precisi.
Dal lato delle aziende, i grattacapi principali sono:
- Attività di riciclo (38,1% la considera una sfida “alta”).
- Procedure di gestione dei rifiuti (40,5% “alta”).
- Onere finanziario (38,1% “alta”, 11,9% “molto alta”).
- Requisiti dei clienti (35,7% “alta”).
Questi risultati non mi sorprendono. Garantire tassi di riciclo obbligatori, gestire la logistica dei rifiuti, sostenere i costi e soddisfare le aspettative dei clienti sono sfide reali e complesse, specialmente in una fase iniziale di implementazione e in un contesto economico post-pandemico.
Perché si sgarra? E come si controlla?
Lo studio ha anche indagato le ragioni della potenziale non conformità. L’onere finanziario è risultato il motivo più critico per le aziende, seguito dalla mancanza di conoscenza e dalla complessità delle normative. Le sanzioni “leggere” sono state percepite come il fattore meno impattante, sebbene tutte le ragioni analizzate siano state considerate significative.
E per monitorare e ridurre i “furbetti del quartierino” (i free riders)? La strategia considerata più importante da tutti i gruppi (accademici, governo, aziende) è stata la creazione di un portale EPR nazionale online per la registrazione, la dichiarazione e il monitoraggio. Trasparenza e tracciabilità, amici, sono la chiave! C’è un accordo moderato da parte delle aziende sulla pubblicizzazione delle informazioni EPR, anche se persistono perplessità sulla divulgazione dei contributi finanziari e sull’identificazione del produttore.
Verso un futuro più verde: le raccomandazioni
Cosa ci portiamo a casa da tutto questo? Che per far funzionare l’EPR in Vietnam (e probabilmente ovunque) serve un approccio olistico. Le raccomandazioni emerse sono preziose:
- A livello governativo: Investire nella ricerca legislativa, creare un portale EPR online, fornire supporto finanziario e tecnico (specialmente alle PMI), rafforzare le partnership pubblico-privato e lanciare campagne di sensibilizzazione.
- A livello organizzativo (associazioni di settore): Sviluppare roadmap settoriali, promuovere le Organizzazioni di Responsabilità del Produttore (PRO) per gestire collettivamente gli obblighi, standardizzare la raccolta dati.
- A livello aziendale: Adottare misure proattive, creare team interni dedicati all’EPR, effettuare una dovuta diligenza sui fornitori di servizi di riciclo, esplorare soluzioni innovative (programmi di ritiro, imballaggi sostenibili) e integrare la pianificazione finanziaria per l’EPR nelle strategie aziendali.
Certo, lo studio ha i suoi limiti – focus solo sugli imballaggi, potenziale bias dei partecipanti, campione ridotto – ma ci offre spunti cruciali. Il Vietnam è sulla buona strada, ma la salita è ancora lunga. Con impegno, collaborazione e strategie mirate, l’obiettivo di un sistema EPR efficace e sostenibile per i rifiuti da imballaggio è alla portata. E questo, lasciatemelo dire, è un bene per tutti noi.
Fonte: Springer
