Immagine fotorealistica che mostra simbolicamente il confronto tra Ensitrelvir (una pillola) e Remdesivir (una flebo) in un ambiente ospedaliero stilizzato, con un grafico di andamento positivo sullo sfondo, obiettivo 50mm, luce drammatica, alta definizione.

Ensitrelvir vs Remdesivir: Sfida all’Ultimo Virus negli Ospedali Giapponesi!

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che, lo so, sembra quasi un ricordo lontano per molti, ma che per altri, specialmente i più fragili, è ancora una realtà con cui fare i conti: il COVID-19. In particolare, voglio portarvi dietro le quinte di uno studio giapponese molto interessante che ha messo a confronto due farmaci antivirali usati per trattare i pazienti ricoverati in ospedale durante l’ondata della variante Omicron. Parliamo di Ensitrelvir e Remdesivir.

La Sfida Omicron e la Corsa agli Antivirali

Ricordate Omicron? Quella variante super contagiosa che ha fatto schizzare i numeri dei casi in tutto il mondo. Se per molti si traduceva in sintomi lievi, per gli anziani, le persone con altre malattie o con un sistema immunitario debole, rappresentava (e rappresenta ancora) una minaccia seria, con rischi maggiori di finire male o di portarsi dietro il virus per un sacco di tempo. Ecco perché avere armi efficaci, antivirali che blocchino la replicazione del virus rapidamente, è fondamentale.

In Giappone, come da noi, erano già disponibili farmaci come il Remdesivir (che si dà per via endovenosa), il Molnupiravir e il Nirmatrelvir/Ritonavir (il famoso Paxlovid, in pillole). Poi, a fine 2022, è arrivato sulla scena giapponese un nuovo protagonista: l’Ensitrelvir. È un farmaco orale, una pillola insomma, che agisce bloccando un enzima chiave del virus SARS-CoV-2, la proteasi 3CL, un po’ come fa il Nirmatrelvir.

Studi precedenti (fase III) avevano già mostrato che Ensitrelvir riduceva il tempo di risoluzione dei sintomi tipici di Omicron in pazienti non gravi. Ma come se la cava nei pazienti più seri, quelli che finiscono in ospedale? E come regge il confronto con un “veterano” come il Remdesivir?

Lo Studio Giapponese: Ensitrelvir vs Remdesivir sul Campo

Ed è qui che entra in gioco lo studio di cui vi parlo oggi, condotto al Rinku General Medical Center, un ospedale giapponese specializzato in malattie infettive. I ricercatori hanno fatto una cosa semplice ma utilissima: hanno preso le cartelle cliniche di tutti i pazienti ricoverati per COVID-19 tra novembre 2022 e agosto 2024 (in piena era Omicron) che avevano ricevuto o Ensitrelvir o Remdesivir come primo trattamento antivirale.

Si tratta di uno studio osservazionale, il che significa che i medici decidevano quale farmaco dare in base al paziente (ad esempio, Ensitrelvir a chi poteva prendere pillole, Remdesivir a chi no), non c’era un’assegnazione casuale come nei trial clinici controllati. Questo è un dettaglio importante, ci torneremo.

Hanno raccolto un sacco di dati: età, malattie preesistenti, gravità del COVID all’inizio, se i pazienti sono sopravvissuti, quanto ci hanno messo a negativizzarsi e quando sono stati dimessi.

Alla fine, hanno analizzato i dati di 156 pazienti trattati con Ensitrelvir e 337 con Remdesivir. L’età media era alta in entrambi i gruppi (circa 76 anni), segno che si trattava di persone spesso fragili. Una differenza importante c’era nella gravità iniziale: nel gruppo Ensitrelvir, la maggior parte (75.6%) aveva una forma lieve, mentre nel gruppo Remdesivir quasi la metà (49.3%) partiva già da una condizione lieve, ma una percentuale maggiore (50.7%) aveva forme da moderate a gravi e necessitava di ossigeno (52.8% vs 18.6% per Ensitrelvir). Questo ci fa capire che, in generale, Remdesivir veniva dato a pazienti che stavano peggio.

Fotografia realistica di un medico anziano che esamina la cartella clinica di un paziente in una stanza d'ospedale moderna e luminosa, focus sui dettagli della cartella, luce controllata, obiettivo macro 85mm, profondità di campo.

I Risultati: Cosa Ci Dice lo Studio?

E veniamo al dunque: chi se l’è cavata meglio?

Mortalità a 28 Giorni: Un Confronto Interessante

Guardando i numeri “grezzi”, la mortalità a 28 giorni è stata decisamente bassa nel gruppo Ensitrelvir: solo l’1.9% (3 pazienti su 156). Nel gruppo Remdesivir è stata del 5.9% (20 su 337). Sembrerebbe una vittoria netta per Ensitrelvir, no?

Attenzione però! Come abbiamo visto, i pazienti che ricevevano Remdesivir erano mediamente più gravi all’inizio. Per rendere il confronto più equo, i ricercatori hanno usato una tecnica statistica chiamata IPTW (Inverse Probability of Treatment Weighting), che serve proprio a “bilanciare” le caratteristiche dei due gruppi, come se fossero stati più simili fin dall’inizio.

Dopo questo “aggiustamento”, la differenza si è ridotta: la mortalità stimata è diventata del 3.8% per Ensitrelvir e del 5.7% per Remdesivir. La differenza non è più statisticamente significativa (il che significa che potrebbe essere dovuta al caso), ma il trend a favore di Ensitrelvir rimane. Anche analizzando sottogruppi specifici (pazienti più gravi, immunodepressi), Ensitrelvir ha continuato a mostrare tassi di mortalità bassi.

Tempo di Dimissione: Ensitrelvir Accelera l’Uscita!

Qui la notizia è ancora più incoraggiante per Ensitrelvir. Dopo l’aggiustamento statistico, i pazienti trattati con la pillola orale sono stati dimessi significativamente prima rispetto a quelli trattati con Remdesivir per via endovenosa. Questo è un vantaggio non da poco, sia per i pazienti che per il sistema sanitario!

Eliminazione del Virus: Pari e Patta

E la velocità con cui il virus viene eliminato dall’organismo? Su questo fronte, i due farmaci sembrano equivalersi. Le curve che mostrano la “clearance virale” (cioè quanto velocemente i pazienti si negativizzano) erano molto simili tra i due gruppi. Forse c’era una leggerissima tendenza a favore di Ensitrelvir in alcuni momenti, ma nulla di statisticamente rilevante.

Cosa Portiamo a Casa da Questo Studio?

Allora, che conclusioni possiamo trarre? Questo studio, pur con i suoi limiti (è osservazionale, fatto in un solo centro, e la scelta del farmaco non era casuale), ci dà degli spunti molto interessanti:

  • Ensitrelvir sembra un’opzione valida e sicura anche per i pazienti COVID-19 ricoverati, inclusi quelli anziani, con altre malattie o immunodepressi.
  • La sua mortalità associata è bassa, e dopo gli aggiustamenti statistici, non sfigura affatto nel confronto con Remdesivir, anzi, mostra un trend potenzialmente favorevole.
  • Il vantaggio più netto sembra essere la riduzione del tempo di degenza in ospedale.
  • Essendo orale, è potenzialmente più facile da gestire rispetto a un farmaco endovenoso come Remdesivir.

Fotografia realistica di un paziente anziano sorridente mentre viene dimesso dall'ospedale, stringe la mano a un'infermiera, luce naturale dalla finestra, obiettivo 35mm, profondità di campo, toni caldi.

Certo, non possiamo dire con certezza assoluta che Ensitrelvir sia “meglio” di Remdesivir in ospedale basandoci solo su questo studio. I ricercatori stessi sono cauti e sottolineano che potrebbero esserci fattori non misurati che influenzano i risultati (hanno calcolato un “E-value” che suggerisce una certa robustezza, ma la cautela è d’obbligo).

Tuttavia, i risultati sono decisamente promettenti. Suggeriscono che Ensitrelvir potrebbe avere un ruolo importante nel trattamento dei pazienti COVID-19 ospedalizzati, aggiungendo un’arma in più, peraltro comoda da usare, al nostro arsenale terapeutico. Serviranno sicuramente altri studi, magari multicentrici o, idealmente, trial randomizzati specifici per questa popolazione, per confermare questi risultati. Ma intanto, è bello vedere che la ricerca non si ferma e continua a offrirci nuove speranze contro questo virus che, purtroppo, è ancora tra noi.

Alla prossima!

Fonte: Springer

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *