Immagine fotorealistica di un'infermiera psichiatrica che offre supporto a un paziente in un ambiente calmo e professionale, simboleggiando empatia e cura nella salute mentale, obiettivo prime 35mm, profondità di campo, toni caldi e rassicuranti.

Empatia vs Stigma: Il Cuore Nascosto dell’Assistenza Psichiatrica in Egitto

Parliamoci chiaro: lavorare nella salute mentale non è una passeggiata. Come infermieri psichiatrici e di salute mentale, ci troviamo ogni giorno faccia a faccia con la sofferenza, la vulnerabilità, ma anche con la forza incredibile di persone che lottano contro disturbi mentali. Ma c’è un nemico invisibile che spesso si insinua anche tra noi professionisti: lo stigma. Sì, quel pregiudizio sottile, a volte inconscio, che può influenzare il nostro modo di vedere e trattare i pazienti. Dall’altra parte della medaglia, c’è l’empatia, la capacità di metterci nei panni dell’altro, di sentire e comprendere le sue emozioni. È il cuore pulsante della nostra professione.

Recentemente, mi sono imbattuto in uno studio affascinante condotto in Egitto che ha cercato di capire proprio questo: come si bilanciano stigma ed empatia tra gli infermieri psichiatrici? Cosa influenza questi atteggiamenti? E, soprattutto, come possiamo migliorare?

Il Contesto Egiziano: Sfide Culturali e Bisogno di Comprensione

Prima di tuffarci nei risultati, è importante capire il contesto. In Medio Oriente, e in Egitto in particolare, i disturbi mentali sono ancora avvolti da un pesante velo di stigma. Spesso vengono visti come una debolezza, una vergogna, a volte persino come una conseguenza di mancanze morali o spirituali. Questo porta le persone a nascondere i problemi, a ritardare la ricerca di aiuto, isolandosi ulteriormente. La “alfabetizzazione” sulla salute mentale è ancora limitata, e le norme culturali spesso impediscono di parlarne apertamente. In questo scenario, il ruolo di noi infermieri diventa ancora più cruciale: siamo in prima linea, e il nostro atteggiamento può fare davvero la differenza tra l’accoglienza e il rifiuto, tra la guarigione e l’ulteriore sofferenza.

Cosa Abbiamo Scoperto? I Livelli di Stigma tra gli Infermieri

Lo studio ha coinvolto 122 infermieri psichiatrici e di salute mentale che lavorano in reparti ospedalieri e ambulatori a Mansoura e Demera, in Egitto. Hanno usato questionari specifici per misurare gli atteggiamenti stigmatizzanti (con la scala OMS-HC) e i livelli di empatia (con la Perth Empathy Scale – PES).

E qui arriva una notizia piuttosto incoraggiante: la maggioranza degli infermieri intervistati (ben il 70.5%) ha mostrato bassi livelli di atteggiamenti stigmatizzanti. Questo significa che, in generale, c’è un atteggiamento positivo verso i pazienti con disturbi mentali. Solo circa un terzo (29.5%) ha mostrato livelli di stigma più alti.

Tuttavia, è emerso un dato che fa riflettere: un’associazione significativa è stata trovata tra un livello di istruzione superiore in infermieristica psichiatrica e più anni di esperienza, e… un atteggiamento più stigmatizzante! Sembra controintuitivo, vero? Ci si aspetterebbe il contrario. Gli autori suggeriscono che fattori culturali potrebbero giocare un ruolo (quasi metà del campione proveniva da aree urbane, dove forse certi stereotipi sono più radicati?) o forse la mancanza di competenze specifiche nel gestire situazioni complesse all’inizio della carriera, nonostante la formazione, può portare a sviluppare meccanismi di difesa che sfociano in stigma. Questo dato contrasta con altri studi e merita sicuramente un approfondimento.

Fotografia ritratto, primo piano di un'infermiera psichiatrica con un'espressione empatica mentre ascolta un paziente fuori fuoco in un ambiente ospedaliero egiziano, luce soffusa, obiettivo prime 35mm, profondità di campo, toni caldi.

E l’Empatia? Come se la Cavano gli Infermieri Egiziani?

Passiamo all’empatia. Qui i risultati sono più sfumati. La maggior parte degli infermieri (64.8%) ha ottenuto un punteggio moderato nella scala di empatia. Una percentuale minore (19.7%) ha mostrato bassi livelli di empatia, mentre solo il 15.6% ha dimostrato un’empatia elevata.

Analizzando le diverse componenti dell’empatia, è interessante notare che l’empatia cognitiva generale (la capacità di capire il punto di vista dell’altro) ha ottenuto punteggi mediamente più alti rispetto all’empatia affettiva generale (la capacità di sentire le emozioni dell’altro). Questo potrebbe indicare una maggiore tendenza a comprendere razionalmente la situazione del paziente piuttosto che a condividerne emotivamente il vissuto, forse anche come meccanismo di protezione dal burnout.

Il Legame Cruciale: Meno Stigma, Più Empatia

Ecco il punto fondamentale confermato dallo studio: esiste una relazione negativa significativa tra stigma ed empatia. In parole semplici: più alti sono gli atteggiamenti stigmatizzanti, più bassi sono i livelli di empatia. E viceversa. Non sorprende, ma è una conferma importante. Se vediamo il paziente attraverso la lente del pregiudizio (pericoloso, imprevedibile, instabile), come possiamo davvero metterci nei suoi panni e sentire ciò che prova?

Lo stigma crea distanza, isolamento, giudizio. L’empatia, al contrario, costruisce ponti, favorisce la fiducia, crea un ambiente terapeutico sicuro dove il paziente si sente compreso e accettato. È chiaro che ridurre lo stigma è un passo essenziale per potenziare l’empatia.

Chi Mostra Più Empatia? I Fattori Chiave

Lo studio ha cercato di identificare quali fattori predicessero livelli più alti di empatia tra gli infermieri. I risultati sono illuminanti:

  • Livello di istruzione: Gli infermieri con una laurea triennale (Bachelor) hanno mostrato livelli di empatia significativamente più alti rispetto ai colleghi con diplomi o altri titoli.
  • Anni di esperienza: Contrariamente a quanto visto per lo stigma, qui l’esperienza gioca a favore. Gli infermieri con oltre 15 anni di esperienza hanno dimostrato livelli di empatia significativamente maggiori rispetto a quelli con meno anni di servizio. L’esperienza clinica sembra affinare la capacità di comprendere e connettersi con i pazienti.
  • Atteggiamento verso i pazienti: Come prevedibile, un atteggiamento positivo (cioè bassi livelli di stigma) è risultato essere un forte predittore di maggiore empatia.

Quindi, l’equazione sembra essere: formazione universitaria + lunga esperienza + atteggiamento positivo = maggiore empatia.

Fotografia concettuale, un'infermiera in divisa vista di spalle guarda fuori da una finestra di ospedale al tramonto, simboleggiando riflessione e forse conflitto interiore riguardo stigma ed empatia, luce naturale, obiettivo 50mm, bianco e nero film noir.

Cosa Possiamo Fare? Raccomandazioni Concrete

Questo studio non si limita a fotografare la situazione, ma offre anche preziose indicazioni pratiche. Se vogliamo migliorare la qualità dell’assistenza nella salute mentale, dobbiamo lavorare attivamente per ridurre lo stigma e coltivare l’empatia tra noi professionisti. Come?

  • Interventi mirati: Organizzare workshop, sessioni di role-playing e programmi basati sulla Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) specificamente pensati per affrontare i pregiudizi e potenziare le capacità empatiche degli infermieri.
  • Formazione continua e curriculare: Integrare strategie per la riduzione dello stigma e lo sviluppo dell’empatia fin dai percorsi di laurea in infermieristica e proseguire con la formazione professionale continua.
  • Supporto organizzativo: Riconoscere che il burnout è un nemico dell’empatia. Le strutture sanitarie devono implementare sistemi di supporto per il personale, come programmi di gestione dello stress, per prevenire l’esaurimento emotivo, specialmente tra gli infermieri più esperti.
  • Monitoraggio e consapevolezza: Introdurre revisioni periodiche tra pari (peer review) per valutare i livelli di empatia e promuovere campagne di sensibilizzazione pubblica per favorire l’accettazione dei pazienti con disturbi mentali, riducendo così anche lo stigma sociale che può influenzare i professionisti.
  • Ricerca futura: Approfondire come stigma ed empatia evolvono nel tempo e nelle diverse fasi della carriera infermieristica, magari con studi longitudinali.

In conclusione, questo studio egiziano ci ricorda una verità universale: l’atteggiamento che portiamo nel nostro lavoro quotidiano con i pazienti affetti da disturbi mentali ha un impatto enorme. Combattere lo stigma dentro e fuori di noi e coltivare attivamente l’empatia non è solo una questione etica, ma una necessità clinica per offrire cure davvero personalizzate, efficaci e umane. È una sfida continua, ma fondamentale per il benessere dei nostri pazienti e per la nostra stessa realizzazione professionale.

Fotografia di gruppo, infermieri psichiatrici partecipano a un workshop o a una sessione di role-playing focalizzata sull'empatia, ambiente luminoso e collaborativo, obiettivo zoom 24-70mm, colori naturali, azione tracciata.

Nota: Gli autori dello studio hanno riportato difficoltà nella raccolta dati, data la sensibilità del tema dell’empatia e gli impegni lavorativi degli infermieri, sottolineando ulteriormente la delicatezza e l’importanza di queste tematiche nel contesto sanitario.

Fonte: Springer

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