Fotografia concettuale fotorealistica: un cervello umano stilizzato e un cuore anatomico rosso brillante sono sovrapposti leggermente trasparenti su un collage di diverse foto di quartieri - una strada urbana affollata, una tranquilla scena rurale con campi e una vista di un'area periurbana con case moderne. L'immagine simboleggia il conflitto e l'interazione tra ragione (cervello) ed emozione (cuore) nella scelta del luogo in cui vivere. Prime lens, 50mm, shallow depth of field, luce soffusa e suggestiva, effetto overlay.

Cuore o Cervello? Le Emozioni Decidono Dove Vogliamo Vivere (Anche Se Non Ce Ne Rendiamo Conto)

Il Fascino Discreto (e Irrazionale) della Casa dei Sogni

Vi siete mai chiesti perché alcuni quartieri ci attraggono come calamite, mentre altri ci lasciano indifferenti, o addirittura ci respingono? Io sì, un sacco di volte. Quando cerchiamo casa, o semplicemente passeggiamo per la città, facciamo un sacco di valutazioni: la vicinanza ai servizi, la sicurezza, la bellezza degli edifici, il verde… Sembra tutto molto razionale, no? Elenchiamo pro e contro, confrontiamo, analizziamo. Eppure, c’è qualcosa di più profondo, qualcosa che sfugge alla logica e che, a quanto pare, ha un potere enorme sulle nostre scelte: le emozioni.

Recentemente mi sono imbattuto in uno studio affascinante che ha messo il dito proprio su questa piaga, o meglio, su questa meraviglia della mente umana. La ricerca, pubblicata su Nature Human Behaviour (mica pizza e fichi!), suggerisce che le nostre reazioni emotive immediate agli stimoli di un quartiere – quello che “sentiamo” a pelle guardandolo – hanno la meglio sulle nostre valutazioni cognitive ponderate. In poche parole: il cuore batte la ragione quando si tratta di scegliere dove vorremmo mettere radici.

Il Paradosso Periurbano: Ci Andiamo, Ma Non Ci Piace?

Lo studio si è concentrato su un fenomeno molto attuale: l’espansione delle aree residenziali a bassa densità ai margini delle città, le cosiddette aree periurbane. Queste zone stanno crescendo a dismisura, spesso a scapito di terreni agricoli, portando con sé sfide ambientali e sociali non da poco: più dipendenza dall’auto, comunità frammentate, a volte persino una perdita del senso di appartenenza e dei legami sociali.

Eppure, la gente continua a trasferirsi lì. Perché? Cosa spinge le persone verso queste aree che, una volta popolate, perdono proprio quelle qualità (magari la tranquillità, il verde) che inizialmente le rendevano attraenti? È un bel rompicapo. Ed è qui che entra in gioco il nostro studio, cercando di capire il ruolo combinato di fattori razionali ed emotivi.

L’Esperimento: Un Viaggio Virtuale tra Emozioni e Quartieri

Come hanno fatto a scoprirlo? Con un metodo super moderno e immersivo! Hanno preso 269 partecipanti in Svizzera e nei Paesi Bassi e li hanno “teletrasportati” virtualmente in diversi tipi di quartieri usando visori per la realtà virtuale con immagini a 360°. Immaginatevi lì, seduti comodi, ma capaci di guardarvi intorno come se foste davvero in:

  • Un centro storico urbano, con edifici vecchi e diversi tra loro.
  • Una zona rurale, con case sparse circondate da campi e verde.
  • Un quartiere periurbano, più recente, con case magari più simili tra loro e densità intermedia.

Mentre i partecipanti erano immersi in queste scene (con tanto di suoni realistici!), i ricercatori misuravano le loro reazioni emotive in due modi:

  1. Emozioni Consapevoli: Chiedendo direttamente ai partecipanti come si sentivano (felici/infelici, eccitati/calmi) usando un metodo chiamato SAM (Self-Assessment Manikin).
  2. Emozioni Non Consapevoli: Misurando la loro attività elettrodermica (EDA), cioè la micro-sudorazione della pelle, un indicatore involontario di attivazione fisiologica ed emotiva. Avete presente la pelle d’oca o le mani sudate quando siete emozionati? Ecco, qualcosa del genere, ma misurato scientificamente.

Dopo l’esperienza virtuale, i partecipanti dovevano rispondere a domande sulle loro percezioni cognitive dei quartieri (li trovavano belli, sicuri, noiosi, invitanti?) e, soprattutto, dovevano dire quale dei tre tipi di quartiere preferivano.

Fotografia realistica di una persona che indossa un visore VR, seduta comodamente. L'espressione è concentrata e immersa. Nel riflesso delle lenti del visore si intravede una scena di quartiere urbano a 360 gradi. L'illuminazione è controllata, mettendo in risalto il soggetto e il dispositivo tecnologico. Prime lens, 35mm, depth of field.

Risultati Sorprendenti: Le Emozioni al Comando

E qui arriva il bello. I risultati sono stati piuttosto netti. Prima di tutto, una constatazione: i quartieri periurbani sono risultati i meno preferiti in assoluto (solo il 12,8% li ha scelti!), molto dietro a quelli urbani (42,1%) e rurali (45,1%). Questo dato da solo fa riflettere, vista l’espansione di queste aree.

Ma la scoperta chiave è stata un’altra. Analizzando i dati con modelli statistici complessi (roba da scienziati, ma fidatevi!), è emerso chiaramente che:

  • Le emozioni suscitate dagli stimoli (in particolare la valenza, cioè quanto piacevole o spiacevole era la sensazione) influenzavano direttamente e significativamente la preferenza per un quartiere (Ipotesi H6 dello studio).
  • Anche le caratteristiche dei partecipanti (età, dove sono cresciuti, da quanto vivono in un certo tipo di quartiere) avevano un impatto diretto sulla preferenza (Ipotesi H4). Ad esempio, i più giovani tendevano a preferire l’urbano, e chi era cresciuto in campagna preferiva il rurale. La familiarità conta!
  • La valutazione cognitiva delle caratteristiche del quartiere (bello, sicuro, noioso, ecc.), invece, NON influenzava direttamente la preferenza (Ipotesi H5 fallita!). Sembra incredibile, ma tutti i nostri ragionamenti su quanto un posto sia “oggettivamente” valido sembrano passare in secondo piano rispetto alla sensazione immediata.

C’era un’eccezione interessante nelle aree periurbane: lì, le reazioni fisiologiche (l’EDA) influenzavano la valutazione cognitiva, e viceversa (Ipotesi H1 e H2). Questo suggerisce che in questi ambienti forse più “ambigui” o meno definiti, il corpo e la mente dialogano di più per capire come sentirsi, ma anche qui, l’impatto sulla scelta finale restava mediato dall’emozione.

Perché le Emozioni Vincono? Il Potere del “Sentire”

Ma perché succede questo? Una teoria citata nello studio è quella dei “sentimenti come informazione” (feelings-as-information). In pratica, usiamo le nostre emozioni immediate come una scorciatoia, una fonte rapida di informazione per giudicare una situazione o un luogo. Se un posto ci fa sentire bene “a pelle”, tendiamo a preferirlo, anche se magari razionalmente non sarebbe la scelta ottimale secondo altri criteri.

Questo si lega anche al concetto di “senso del luogo” (sense of place). Le nostre esperienze passate, i ricordi, le associazioni emotive che leghiamo a certi tipi di ambienti giocano un ruolo fondamentale. Se siamo cresciuti in campagna e abbiamo ricordi felici, è probabile che un ambiente rurale ci susciti emozioni positive e quindi una preferenza, indipendentemente da valutazioni oggettive. Lo studio conferma infatti che aver passato molto tempo in un certo tipo di ambiente ne aumenta la preferenza.

È affascinante pensare che decisioni così importanti come la scelta di dove vivere siano così profondamente influenzate da reazioni quasi istintive, spesso non consapevoli. Non siamo macchine razionali che calcolano tutto, siamo esseri emotivi, e le nostre città, i nostri quartieri, ci parlano direttamente al cuore (e alla pelle!).

Immagine composita fotorealistica che mostra tre tipi di quartiere affiancati: a sinistra una vivace strada di un centro storico urbano con architettura varia (landscape wide angle 20mm, sharp focus); al centro una scena rurale con case sparse in mezzo a campi verdi e cielo ampio (landscape wide angle 15mm, long exposure for smooth clouds); a destra un quartiere periurbano con case moderne più uniformi e spazi verdi curati (landscape photography, 24mm lens, clear daylight).

Cosa Significa Tutto Questo per le Nostre Città?

Le implicazioni di questa ricerca sono enormi, soprattutto per chi progetta e pianifica le nostre città (urbanisti, architetti, amministratori). Se vogliamo creare luoghi dove le persone si sentano davvero bene, attaccate al territorio e coinvolte nella comunità, non basta pensare solo a funzionalità, economia, infrastrutture e diversità (che restano importantissime, sia chiaro!). Bisogna iniziare a considerare seriamente i driver emotivi.

Come ci fa sentire un luogo? Quali emozioni suscita? Che ruolo hanno l’estetica, il senso di appartenenza, le esperienze sensoriali? Sono domande che dovrebbero diventare centrali nella pianificazione urbana. Ignorare la dimensione emotiva, come dimostra la bassa preferenza per le aree periurbane nello studio (nonostante siano spesso la scelta “obbligata” o più accessibile), rischia di creare ambienti residenziali che non soddisfano pienamente i bisogni profondi delle persone.

Le nuove tecnologie, come la realtà virtuale usata in questo studio, ma anche strumenti come il “digital emotional urban tagging” (mappare le emozioni delle persone nei luoghi) o la psicogeografia, aprono strade interessanti per integrare questa dimensione emotiva nella progettazione partecipata delle città. Potremmo arrivare a progettare quartieri che non solo funzionano bene, ma che ci fanno anche sentire bene, promuovendo benessere psicofisico a lungo termine.

Limiti e Prospettive Future

Ovviamente, come ogni ricerca, anche questa ha i suoi limiti. Gli stimoli VR, per quanto immersivi, non sono la realtà; le misure delle emozioni sono complesse e qui ne sono state usate alcune specifiche; i tipi di quartiere erano limitati. Serviranno ulteriori studi per approfondire, magari con tecnologie ancora più avanzate (che integrino battito cardiaco, espressioni facciali) e una maggiore varietà di contesti urbani.

Tuttavia, il messaggio fondamentale resta forte e chiaro: le nostre preferenze per i luoghi in cui vivere sono profondamente intrise di emozioni. La prossima volta che vi trovate a sognare la casa ideale o a passeggiare per un quartiere che vi “parla”, ascoltate non solo i vostri pensieri, ma anche le vostre sensazioni. Potrebbero dirvi molto di più di quanto crediate su ciò che cercate davvero.

Fonte: Springer Nature

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