Emoglobina Glicata e Cancro al Seno: Un Legame Inaspettato Anche Senza Diabete
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi ha davvero incuriosito e che penso possa interessare molte di noi. Sappiamo bene che condizioni come il diabete e l’obesità non sono esattamente amiche della nostra salute, e purtroppo sono state associate a un rischio maggiore e a una prognosi peggiore per il cancro al seno (BC). Ma cosa succede quando il diabete non c’è? C’è qualcos’altro a cui dovremmo prestare attenzione?
Ecco dove entra in gioco un parametro che forse avete sentito nominare: l’emoglobina glicata, o HbA1c. Questo valore ci dà un’idea della media dei nostri livelli di zucchero nel sangue negli ultimi 2-3 mesi. È un po’ come una “memoria” della glicemia. Livelli alti di zucchero nel sangue (iperglicemia), che si riflettono in un’HbA1c più alta, sono stati sospettati di favorire la progressione del tumore, magari stimolando la crescita delle cellule cancerose.
Finora, però, il quadro non era chiarissimo, specialmente per le donne che ricevono una diagnosi di cancro al seno ma non hanno una diagnosi preesistente di diabete. Gli studi precedenti hanno dato risultati un po’ contrastanti: alcuni suggerivano un legame tra HbA1c alta e una prognosi peggiore, altri no. Molti di questi studi, inoltre, includevano donne con diabete o usavano come riferimento soglie di HbA1c tipiche del diabete (≥ 48 mmol/mol).
La Domanda Chiave: L’HbA1c Conta Anche Sotto la Soglia del Diabete?
Ed è qui che arriva il bello. Un gruppo di ricercatori danesi si è posto una domanda precisa: livelli elevati di HbA1c, anche se non raggiungono la soglia del diabete, sono associati a una prognosi peggiore nelle donne con cancro al seno senza diabete noto? Hanno condotto uno studio affascinante, i cui risultati sono stati pubblicati di recente e che voglio condividere con voi.
Hanno coinvolto ben 2514 donne con una diagnosi di cancro al seno invasivo primario (stadio I-III), operate tra il 2010 e il 2020 presso l’Ospedale Universitario di Aarhus, in Danimarca. La cosa fondamentale è che nessuna di queste donne aveva una diagnosi di diabete al momento dell’inizio dello studio. Hanno misurato i livelli di HbA1c al momento della diagnosi di cancro al seno e hanno seguito queste donne per vedere cosa succedeva nel tempo.
Per analizzare i dati, hanno diviso le donne in quattro gruppi (quartili) in base ai loro livelli di HbA1c:
- Q1 (riferimento): 21–33 mmol/mol
- Q2: 34–36 mmol/mol
- Q3: 37–38 mmol/mol
- Q4: ≥ 39 mmol/mol
Hanno poi monitorato due esiti principali: i nuovi eventi di cancro al seno (recidive locali, a distanza o cancro al seno controlaterale) e la mortalità per tutte le cause. Il follow-up è durato in media circa 5.6 anni per i nuovi eventi di cancro e 6.0 anni per la mortalità.
I Risultati: Una Sorpresa Rilevante
Ebbene, i risultati sono stati piuttosto eloquenti. Hanno osservato un rischio crescente di nuovi eventi di cancro al seno all’aumentare dei quartili di HbA1c. Rispetto al gruppo con i livelli più bassi (Q1), le donne nel quartile più alto (Q4, con HbA1c ≥ 39 mmol/mol) avevano un rischio aumentato del 69% di andare incontro a un nuovo evento di cancro al seno (recidiva o cancro controlaterale)! Questo rischio era statisticamente significativo. Anche il rischio di recidiva a distanza (metastasi) era significativamente più alto nel gruppo Q4, addirittura più che raddoppiato (HR aggiustato = 2.09) rispetto al gruppo Q1.
Quindi, livelli di HbA1c più alti, anche se ancora considerati nella fascia “non diabetica” (ricordiamo che la soglia per il diabete è ≥ 48 mmol/mol), sembrano associati a una maggiore probabilità che il cancro ritorni o si presenti nell’altro seno.
Ma c’è un “ma”. Quando i ricercatori hanno guardato alla mortalità per tutte le cause, non hanno trovato un’associazione chiara e statisticamente significativa con l’aumento dei livelli di HbA1c. Le donne nel gruppo Q4 non avevano un rischio di morte significativamente più alto rispetto a quelle nel gruppo Q1, una volta tenuto conto di altri fattori come età, BMI, stato menopausale e comorbidità.
Questi risultati sono stati confermati anche analizzando l’HbA1c come variabile continua (un aumento del log2(HbA1c) era associato a un rischio maggiore di nuovi eventi di cancro al seno e recidiva a distanza, ma non di mortalità) e anche escludendo le poche donne che avevano valori di HbA1c ≥ 48 mmol/mol (la soglia del diabete).
Perché l’HbA1c Potrebbe Influenzare la Prognosi del Cancro al Seno?
Ma come si spiega questo legame? I ricercatori suggeriscono alcune ipotesi basate su studi precedenti, anche a livello cellulare.
- Carburante per il tumore: Livelli più alti di glucosio nel sangue (riflessi dall’HbA1c) potrebbero letteralmente “nutrire” le cellule tumorali, favorendone la crescita e la proliferazione.
- Invasione e metastasi: L’iperglicemia sembra poter indurre cambiamenti nelle cellule tumorali (un processo chiamato transizione epitelio-mesenchimale, EMT) che le rendono più capaci di invadere i tessuti circostanti e di formare metastasi a distanza. Questo potrebbe spiegare l’aumento del rischio di recidiva a distanza osservato nello studio.
- Collegamenti indiretti: Livelli elevati di HbA1c potrebbero essere un segnale di altre condizioni sottostanti, come l’iperinsulinemia (alti livelli di insulina) o l’infiammazione sistemica, entrambe frequenti nelle persone con alterazioni del metabolismo degli zuccheri e associate a una prognosi peggiore del cancro al seno.
Cosa Significa Questo per Noi? Implicazioni Cliniche
Questo studio apre scenari interessanti. Suggerisce che l’HbA1c potrebbe essere un biomarcatore prognostico utile anche nelle donne con cancro al seno senza una diagnosi di diabete. Valori superiori a 39 mmol/mol, pur essendo sotto la soglia diabetica, potrebbero identificare donne a maggior rischio di recidiva.
È interessante notare che l’associazione tra HbA1c più alta e maggior rischio di nuovi eventi tumorali sembrava presente sia nelle donne normopeso che in quelle obese (anche se con meno precisione statistica in quest’ultimo gruppo, a causa del minor numero di eventi). Questo suggerisce che l’HbA1c potrebbe aiutarci a identificare un rischio metabolico rilevante per la prognosi del cancro anche in donne con un BMI considerato “sano”.
Questi risultati sollevano una domanda importante: un monitoraggio più attento e magari un intervento per gestire l’iperglicemia pre-diabetica (cioè livelli di zucchero nel sangue più alti del normale, ma non ancora a livello di diabete) potrebbero migliorare la prognosi del cancro al seno? Serviranno ovviamente altri studi per rispondere a questa domanda, ma è una pista di ricerca promettente.
Limiti dello Studio (È Giusto Saperli)
Come ogni studio scientifico, anche questo ha delle limitazioni. È stato condotto in un unico centro ospedaliero, quindi bisogna essere cauti nel generalizzare i risultati. Non si può escludere del tutto una possibile selezione delle partecipanti o qualche errore nella classificazione dello stato di diabete. Inoltre, l’HbA1c è stata misurata solo una volta e i campioni di sangue sono stati conservati a lungo, anche se studi precedenti suggeriscono che la misurazione rimanga affidabile. Infine, non si può escludere l’influenza di altri fattori non misurati (confondimento residuo).
In Conclusione: Un Messaggio da Portare a Casa
Insomma, la storia è affascinante. Questo studio danese ci dice che, anche se non abbiamo il diabete, i nostri livelli di emoglobina glicata (HbA1c) al momento della diagnosi di cancro al seno potrebbero dare indicazioni importanti sul rischio futuro di recidiva. Livelli ≥ 39 mmol/mol sembrano associati a un rischio maggiore, indipendentemente dal fatto che si raggiunga la soglia del diabete.
Questo non significa che dobbiamo farci prendere dal panico se la nostra HbA1c è in quella fascia, ma è un’informazione in più che potrebbe, in futuro, aiutare i medici a personalizzare ancora meglio il monitoraggio e forse anche le strategie terapeutiche. È un altro tassello che ci ricorda quanto il nostro metabolismo e il nostro stile di vita possano intrecciarsi con la storia di una malattia come il cancro al seno. Continuiamo a informarci e a prenderci cura di noi!
Fonte: Springer