Effetto Matilda: Le Donne Sono Ancora le Firme Invisibili della Scienza?
Ciao a tutti! Oggi voglio chiacchierare con voi di un argomento che mi sta particolarmente a cuore e che, ahimè, è ancora tremendamente attuale nel mondo accademico: le disparità di genere. Nello specifico, parliamo di chi mette la prima firma sugli articoli scientifici, un dettaglio che può sembrare piccolo, ma che in realtà pesa tantissimo sulla carriera di un ricercatore o di una ricercatrice. Avete mai sentito parlare dell’Effetto Matilda? È quel fenomeno, descritto già decenni fa, per cui i contributi delle scienziate tendono a essere sottovalutati o attribuiti ai loro colleghi maschi. Sembra roba d’altri tempi, vero? Eppure, uno studio recente ha voluto vederci chiaro, analizzando cosa succede oggi in tre discipline chiave delle scienze sociali: comunicazione, scienze politiche e sociologia. E i risultati, ve lo anticipo, sono un mix di luci e ombre.
L’ombra lunga dell’Effetto Matilda
Partiamo dalle basi. L’Effetto Matilda, teorizzato da Margaret W. Rossiter nel 1993, non è solo una curiosità storica. È un bias sistemico che ha penalizzato e, in parte, penalizza ancora le donne nella scienza. Nonostante i passi avanti – la presenza femminile nelle università è cresciuta parecchio negli ultimi 30 anni – ci sono ancora ostacoli enormi. Pensate alla “leaky pipeline” (la “conduttura che perde”), quel percorso ad ostacoli dove le donne abbandonano progressivamente la carriera accademica, o al famigerato “soffitto di cristallo” che impedisce loro di raggiungere le posizioni apicali. Le cause? Pregiudizi istituzionali, difficoltà a conciliare vita privata e lavoro, stereotipi di genere duri a morire e una scarsa rappresentanza femminile nei ruoli di leadership.
Ma perché ci interessa tanto? Perché la diversità non è solo una questione di giustizia sociale (che già basterebbe!), ma è fondamentale per la qualità stessa della ricerca. Come diceva il sociologo Robert Merton, la scienza dovrebbe essere universale, valutata su criteri oggettivi e non su chi sei. Più voci diverse partecipano, più la scienza diventa rigorosa, completa e utile. Una scienza fatta solo da un gruppo omogeneo rischia di perdere pezzi importanti, di avere punti ciechi. Eppure, capire a fondo queste dinamiche è complicato, un vero “puzzle della produttività”, come è stato definito. Ci sono tanti fattori in gioco: responsabilità familiari, accesso alle risorse, persino come funziona la peer review (la revisione tra pari).
Cosa succede nelle Scienze Sociali?
Molti studi si sono concentrati sulle discipline STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica), spesso considerate più “maschili”. Ma che dire delle scienze sociali? Questo studio ha messo sotto la lente comunicazione, scienze politiche e sociologia, analizzando un campione rappresentativo di quasi 1100 articoli pubblicati nel 2021 su riviste classificate secondo il loro prestigio (il famoso ranking JCR). L’obiettivo? Capire come si distribuisce la prima firma (quella più importante, diciamocelo) tra uomini e donne in questi campi e se il prestigio della rivista fa la differenza.
Comunicazione: Una Sorpresa Positiva?
Qui arriva la prima, interessante, scoperta. Nel campo della comunicazione, le cose sembrano andare diversamente. Anzi, nello studio è emerso che le donne sono risultate più propense a essere prime autrici rispetto ai colleghi uomini. Un risultato che fa ben sperare e che sembra indicare un progresso significativo verso la parità, o forse addirittura un sorpasso, almeno per quanto riguarda la prima firma nel campione analizzato. Questo non significa automaticamente che ci sia un “bias inverso”, ma potrebbe riflettere un cambiamento culturale specifico di questo settore, forse più aperto o dove le donne hanno lottato con più forza per ottenere visibilità. Potrebbe anche essere legato alla teoria dei ruoli sociali: alcuni ambiti della comunicazione (pensiamo alla comunicazione sulla salute) potrebbero essere percepiti come più affini a ruoli tradizionalmente “femminili” (cura, supporto) rispetto, ad esempio, alla scienza politica.
Scienze Politiche: Il Feudo Maschile?
Cambiamo scenario e passiamo alle scienze politiche. Qui la musica è decisamente diversa e, purtroppo, più in linea con le aspettative negative dell’Effetto Matilda. In questo campo, gli uomini sono risultati significativamente più numerosi come primi autori. Sembra quasi che la disciplina, incentrata sullo studio del potere, rimanga un territorio a forte predominanza maschile, dove per le donne è più difficile emergere come leader di ricerca. Questo dato conferma ricerche precedenti che vedono le scienze politiche come un campo dove l’impronta maschile è ancora molto forte e l’Effetto Matilda particolarmente persistente.
Sociologia: L’Equilibrio Raggiunto?
E la sociologia? Qui la situazione appare più equilibrata. Lo studio non ha trovato differenze significative nella distribuzione di genere per la prima firma. Uomini e donne sembrano avere più o meno le stesse probabilità di guidare una pubblicazione. Questo è un segnale incoraggiante, forse legato al fatto che la sociologia, studiando proprio le disuguaglianze sociali, ha sviluppato al suo interno una maggiore consapevolezza e sensibilità verso la parità di genere. Sembra che l’Effetto Matilda, almeno per quanto riguarda questo specifico aspetto, sia meno incisivo qui.
Il Quadro Generale: Cosa Ci Dice il Campione Complessivo?
Mettendo insieme i dati di tutte e tre le discipline (il “pooled sample”), cosa emerge? Purtroppo, il quadro generale conferma la tendenza storica: complessivamente, gli uomini sono ancora più frequentemente primi autori rispetto alle donne. Quindi, nonostante i progressi in alcuni settori come la comunicazione e l’equilibrio in sociologia, il peso delle scienze politiche (e forse di dinamiche più ampie) fa sì che, in media, l’Effetto Matilda sia ancora percepibile.
Prestigio della Rivista e Genere: Conta Davvero?
Un’altra domanda cruciale era: la situazione cambia a seconda del prestigio della rivista? Pubblicare su riviste “top” (quelle nel primo quartile, Q1) è spesso fondamentale per la carriera. Lo studio ha analizzato se ci fossero differenze nella presenza di uomini e donne come primi autori nelle riviste divise per quartili (Q1, Q2, Q3, Q4).
I risultati sono stati, ancora una volta, sfumati:
- In comunicazione e scienze politiche, non sono emerse differenze significative. Uomini e donne sembrano distribuiti in modo simile tra riviste di alto, medio e basso prestigio come primi autori.
- In sociologia e nel campione complessivo, invece, qualcosa si muove. Le donne sono risultate più presenti come prime autrici nelle riviste di medio prestigio (Q2), ma significativamente meno presenti in quelle di fascia più bassa (Q4).
Quest’ultimo dato è interessante. Da un lato, la maggiore presenza in Q2 potrebbe indicare una spinta positiva delle donne verso ruoli di leadership in pubblicazioni di buon livello. Dall’altro, la loro minore presenza in Q4 è un dato da interpretare: forse le donne puntano più in alto? O forse le riviste di fascia più bassa hanno dinamiche diverse? È un aspetto che meriterebbe ulteriori approfondimenti.
Cosa Portiamo a Casa?
Questo viaggio tra le firme della ricerca ci lascia con un messaggio complesso. L’Effetto Matilda non è morto, specialmente in campi come le scienze politiche e, in generale, guardando il quadro complessivo delle scienze sociali analizzate. La strada verso una vera parità è ancora lunga. Tuttavia, non è tutto nero. I progressi in comunicazione e l’equilibrio raggiunto in sociologia dimostrano che cambiare si può. Le iniziative per promuovere la diversità, i programmi di mentorship, una maggiore attenzione ai bias impliciti nella peer review e la presenza di più donne negli editorial board delle riviste sono sforzi che, evidentemente, possono dare frutti.
Certo, lo studio ha i suoi limiti (la classificazione binaria del genere, l’analisi limitata a tre discipline, la mancanza di dati individuali sui ricercatori), ma offre spunti preziosi. Ci ricorda che non dobbiamo abbassare la guardia e che continuare a monitorare, discutere e agire su queste disparità è fondamentale. Perché una scienza più equa non è solo più giusta, è semplicemente una scienza migliore. E voi, cosa ne pensate? Avete esperienze simili nel vostro campo? Parliamone!
Fonte: Springer