Visualizzazione astratta dell'effetto magnetocalorico in una struttura cristallina esagonale di manganite, con particelle che si ordinano sotto l'influenza di un campo magnetico, generando un effetto di raffreddamento visibile come un'aura blu fredda. Obiettivo 35mm, duotone blu e argento, profondità di campo per mettere a fuoco la struttura centrale.

Freddo Magnetico Estremo: Il Segreto Nascosto nelle Manganiti Esagonali per Rivoluzionare la Criogenia!

Amici scienziati e appassionati di freddo estremo, tenetevi forte! Oggi vi porto in un viaggio affascinante nel mondo dei materiali che potrebbero cambiare il modo in cui raggiungiamo temperature glaciali. Parliamo di refrigerazione criogenica, quella roba super fredda essenziale per tecnologie all’avanguardia come la liquefazione dell’idrogeno (il carburante del futuro, si spera!) e i computer quantistici che promettono di rivoluzionare il calcolo. Ebbene sì, ho messo le mani, o meglio, gli strumenti, su una famiglia di composti davvero speciali: le manganiti esagonali multiferroiche.

Un Tuffo nel Mondo Crio: Perché Raffreddare Così Tanto?

Prima di addentrarci nei dettagli, capiamo perché ci interessa tanto questo “grande freddo”. Tecnologie come la risonanza magnetica per immagini (MRI), gli acceleratori di particelle e, come accennato, i computer quantistici, hanno bisogno di temperature bassissime per funzionare al meglio. Pensate che per liquefare l’idrogeno, dobbiamo scendere sotto i 21.1 Kelvin (circa -252 gradi Celsius!). I metodi tradizionali basati sulla compressione di gas diventano inefficienti e costosi a queste temperature. Ecco che entra in gioco il raffreddamento calorico, una tecnica promettente che sfrutta le transizioni di ordine-disordine indotte da un campo esterno (elettrico, magnetico, meccanico) in condizioni adiabatiche, cioè senza scambio di calore con l’esterno. Tra questi, il raffreddamento magnetico, o effetto magnetocalorico (MCE), è particolarmente interessante per le applicazioni criogeniche.

Si prevede che i materiali calorici possano raggiungere efficienze di raffreddamento fino al 60% per la liquefazione dell’idrogeno! Immaginate il risparmio energetico! Finora, la ricerca si è concentrata molto su composti intermetallici, ma noi abbiamo voluto guardare altrove, precisamente agli ossidi di terre rare.

Entrano in Scena le Manganiti Esagonali: Materiali Multitasking

Le manganiti esagonali di formula generale RMnO3 (dove R è uno ione di terra rara come Ittrio (Y), Olmio (Ho), Erbio (Er), Tullio (Tm), o altri) sono una vera miniera di proprietà affascinanti. Sono multiferroiche, il che significa che presentano contemporaneamente più ordini ferroelettrici, ferromagnetici o ferrolastici. Il loro magnetismo è complesso, con interazioni tra i momenti magnetici 4f delle terre rare e i momenti 3d del manganese, stati frustrati, texture di spin modulate e un comportamento magnetico anisotropico. Insomma, un parco giochi per chi, come me, studia la fisica della materia condensata!

Questi materiali sono già stati studiati per le loro proprietà magnetiche e multiferroiche, e i loro diagrammi di fase magnetici a temperature criogeniche sono ben noti. Questo li rende un sistema modello ideale per capire l’influenza dello ione di terra rara sull’effetto magnetocalorico. Nelle manganiti RMnO3, i momenti 3d del Mn3+ si ordinano antiferromagneticamente a temperature (TNMn3+) inferiori a 120 K, mentre i momenti 4f dell’R3+ mostrano un ordine spontaneo a lungo raggio a temperature (TNR3+) inferiori a 10 K. Già si sapeva qualcosa sull’MCE in questi materiali a temperatura ambiente e c’erano studi promettenti anche a temperature criogeniche, soprattutto su monocristalli. Ma noi volevamo andare più a fondo, usando campioni policristallini e misure dirette.

Immagine macro di cristalli policristallini di manganite esagonale, con illuminazione controllata per evidenziare la grana fine e la densità del materiale, obiettivo macro 60mm, alta definizione, messa a fuoco precisa sulla superficie lucidata.

La Nostra Missione: Svelare i Segreti del Freddo Magnetico

Ci siamo messi al lavoro sintetizzando campioni policristallini di HoMnO3, ErMnO3, TmMnO3 e YMnO3. L’ittrio (Y) è speciale perché il suo ione Y3+ non ha un momento magnetico 4f, fungendo da perfetto termine di paragone. Abbiamo verificato la loro struttura cristallina esagonale (gruppo spaziale P63cm) tramite diffrazione a raggi X (XRD) e analizzato la microstruttura con microscopia elettronica a scansione (SEM) e microscopia a forza piezoelettrica (PFM), confermando la presenza della tipica struttura a domini ferroelettrici.

Poi, siamo passati alle misure di calore specifico per confermare le transizioni di fase magnetiche attese. Ed eccole lì! Picchi nel calore specifico indicavano l’ordinamento antiferromagnetico dei momenti del manganese (Mn3+) e, a temperature ancora più basse (sotto i 10 K), altre anomalie segnalavano l’ordinamento dei momenti magnetici 4f delle terre rare (Ho3+, Er3+, Tm3+). Ovviamente, in YMnO3, quest’ultima transizione era assente, proprio come ci aspettavamo. Un dato importante: la diminuzione del calore specifico a basse temperature è un fattore cruciale per ottenere grandi variazioni di temperatura adiabatiche (ΔTad ~ 1/Cp), rendendo questi materiali candidati promettenti per la refrigerazione criogenica.

Abbiamo anche studiato come il calore specifico cambiava applicando un campo magnetico esterno fino a 9 Tesla. Mentre YMnO3 se ne infischiava del campo magnetico, gli altri (HoMnO3, ErMnO3, TmMnO3) mostravano una dipendenza marcata. Per esempio, il campo magnetico stabilizzava l’ordine dei momenti 4f, aumentando la loro temperatura di transizione TNR3+.

I Risultati che Fanno la Differenza: Il Ruolo Chiave degli Elettroni 4f

Dal calore specifico, abbiamo calcolato la variazione di entropia indotta dal campo magnetico (ΔST). E qui la prima, grande conferma: le maggiori variazioni di entropia si osservavano proprio intorno alle temperature di ordinamento delle terre rare (TNR3+). Questo suggeriva una stretta relazione tra l’entropia e l’ordine magnetico degli ioni di terra rara, che possiamo quantificare con il loro momento magnetico effettivo (μeff). I nostri risultati hanno mostrato chiaramente che la variazione di entropia scalava con il momento magnetico effettivo dell’atomo di terra rara: HoMnO3, con il μeff più grande (10.6 μB), mostrava anche la più grande variazione di entropia (10.5 J kg-1K-1). E YMnO3? Variazione di entropia trascurabile, come da copione!

Ma la vera prova del nove sono state le misure dirette della variazione di temperatura adiabatica (ΔTad) in campi magnetici pulsati fino a ben 22.3 Tesla! Queste misure sono state condotte al Dresden High Magnetic Field Laboratory. I risultati sono stati spettacolari e hanno confermato i nostri sospetti:

  • HoMnO3 è il campione indiscusso: abbiamo misurato una ΔTad massima di ben 20.1 K a 22.3 T! Anche a campi più bassi, i valori erano notevoli: 5.2 K (a 5.0 T) e 12.6 K (a 10.8 T).
  • Effetti meno pronunciati, ma comunque significativi, sono stati osservati in ErMnO3 e TmMnO3, in linea con i loro momenti magnetici 4f più piccoli.
  • In YMnO3, la variazione di temperatura adiabatica era praticamente soppressa.

Questi dati ci portano a una conclusione fondamentale: l’effetto magnetocalorico nelle manganiti esagonali di terre rare a temperature criogeniche è predominantemente guidato dal magnetismo degli elettroni 4f della terra rara. I momenti magnetici 3d del manganese (Mn3+), almeno nel range di campi magnetici e temperature da noi investigato, non giocano un ruolo importante. Questo è un risultato cruciale, perché è diverso da quanto osservato a temperatura ambiente in altre manganiti (quelle ortorombiche), dove l’MCE era attribuito proprio al sottoreticolo del manganese.

Grafico scientifico che mostra la variazione di temperatura adiabatica (ΔTad) in funzione della temperatura per diverse manganiti esagonali (HoMnO3, ErMnO3, TmMnO3, YMnO3) sotto campi magnetici pulsati, con curve colorate distinte per ogni materiale e intensità di campo, obiettivo 50mm, illuminazione uniforme, alta leggibilità dei dati.

Un altro aspetto importantissimo è la reversibilità dell’effetto. Abbiamo applicato impulsi di campo magnetico con tempi di salita di circa 17 ms (corrispondenti a circa 30 Hz, una frequenza persino superiore a quella usata nei prototipi di refrigeratori), e la risposta della temperatura del materiale è stata quasi istantanea, senza isteresi pronunciata. Questo significa che l’effetto è altamente reversibile, il che è essenziale per un funzionamento efficiente e costante nei cicli termici delle applicazioni di raffreddamento.

Cosa Significa Tutto Questo per il Futuro del Freddo?

Le nostre scoperte sono entusiasmanti! Abbiamo identificato il momento magnetico effettivo dello ione di terra rara come un parametro ingegneristico chiave per ottimizzare la risposta magnetocalorica delle manganiti esagonali (e probabilmente di altri ossidi magnetici) nel regime criogenico. Questo apre la strada alla progettazione mirata di materiali con prestazioni MCE superiori. Ad esempio, considerando gli ioni R3+ che stabilizzano naturalmente la fase esagonale P63cm delle RMnO3, ci aspettiamo che DyMnO3 (con Dy3+, 4f9, μeff = 10.6μB, simile all’holmio) possa avere un effetto magnetocalorico ancora maggiore, mentre YbMnO3 (Yb3+, 4f13, μeff = 4.6μB) dovrebbe avere una risposta più piccola del TmMnO3. Composti come ScMnO3, LuMnO3 e InMnO3, privi di elettroni 4f spaiati, non dovrebbero mostrare un MCE significativo a queste temperature.

Questo approccio di “sartoria chimica”, modificando il sottoreticolo R3+, è interessante anche per altre famiglie di ossidi di terre rare, come vanadati, indati, cromati, ferriti e scandati, che stanno emergendo come promettenti materiali magnetocalorici per le basse temperature. E non dimentichiamo la natura multiferroica di queste manganiti! Questo offre un terreno di gioco ricco e finora inesplorato per il campo emergente del raffreddamento multicalorico, dove parametri d’ordine controllati da diversi campi esterni possono migliorare vari aspetti della refrigerazione calorica.

Insomma, la caccia al freddo perfetto continua, e le manganiti esagonali ci hanno appena regalato una nuova, potente freccia per il nostro arco. Non vedo l’ora di esplorare ulteriormente queste meraviglie della natura e della chimica!

Fonte: Springer

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