Immagine fotorealistica che simboleggia il cambiamento delle abitudini sociali in Uganda durante la pandemia COVID-19; una persona vista di spalle guarda fuori da una finestra con gocce di pioggia, riflettendo una strada cittadina tranquilla e vuota. Prime lens 50mm, luce soffusa del mattino, colori leggermente desaturati, profondità di campo media.

COVID-19 in Uganda: Meno Fumo e Alcol Durante la Pandemia? Una Scoperta Sorprendente

Ragazzi, parliamoci chiaro: la pandemia di COVID-19 ha stravolto le nostre vite in modi che non avremmo mai immaginato. Tra lockdown, mascherine e distanziamento sociale, le nostre abitudini quotidiane sono state messe a dura prova. Ma vi siete mai chiesti come questi cambiamenti abbiano influenzato comportamenti come il fumo, il consumo di alcol o l’uso di sostanze? Istintivamente, si potrebbe pensare che lo stress e l’isolamento abbiano portato a un aumento di queste pratiche. Eppure, uno studio recente condotto in Uganda ci racconta una storia diversa, quasi controintuitiva. E oggi sono qui per svelarvela!

La Pandemia e le Abitudini: Cosa è Successo in Uganda?

Immaginate un team di ricercatori che decide di andare a fondo sulla questione, analizzando i dati di un’indagine nazionale ugandese molto ampia, la Uganda National Household Survey (UNHS), raccolta tra giugno 2019 e novembre 2020. Questo periodo include sia i mesi precedenti alla pandemia sia quelli durante le prime fasi, lockdown compreso. L’idea geniale? Trattare la pandemia come un “esperimento naturale”. Hanno confrontato le abitudini di oltre 34.000 ugandesi (dai 15 anni in su) intervistati prima della pandemia (il gruppo “non esposto”) con quelle di chi è stato intervistato durante (il gruppo “esposto”).

Per essere sicuri che i due gruppi fossero confrontabili (dato che non si trattava di un esperimento controllato in laboratorio), hanno usato una tecnica statistica chiamata propensity score weighting. In pratica, è un modo per “bilanciare” i gruppi, assicurandosi che le differenze nei risultati fossero probabilmente dovute all’impatto della pandemia e non ad altre caratteristiche diverse tra le persone intervistate prima e durante. Hanno guardato alla frequenza del fumo (sigarette, sigari, shisha, tabacco da masticare…), del consumo di alcol (qualsiasi tipo) e dell’uso di sostanze (come oppio, marijuana, cannabis), classificandola come “nessuna”, “meno che quotidiana” o “quotidiana”.

I Risultati Chiave: Meno Fumo, Alcol e Sostanze?

E qui arriva la sorpresa. Contrariamente a quanto forse ci si aspettava, lo studio ha rivelato un calo statisticamente significativo nella frequenza di:

  • Fumo: Le probabilità di fumare (sia meno che quotidianamente, sia quotidianamente) erano significativamente più basse durante la pandemia rispetto a prima (weighted pOR 0.13).
  • Consumo di alcol: Anche qui, una riduzione notevole della frequenza (weighted pOR 0.36).
  • Uso di sostanze: Un calo ancora più marcato nella frequenza d’uso durante il periodo pandemico (weighted pOR 0.04).

Insomma, sembra proprio che durante i mesi più duri della pandemia, gli ugandesi abbiano ridotto il consumo di queste sostanze. Un dato che fa riflettere, non trovate?

Uomini, Donne, Città, Campagna: Differenze Interessanti

Scavando un po’ più a fondo, i ricercatori hanno notato delle sfumature interessanti analizzando i dati per sottogruppi:

  • Uomini e Donne: La tendenza al ribasso per fumo, alcol e sostanze è stata osservata sia negli uomini che nelle donne.
  • Aree Rurali vs Urbane: Qui le cose si complicano un po’.
    • Nelle aree rurali, il consumo di fumo e alcol è diminuito, in linea con il trend generale. L’uso di sostanze, invece, non ha mostrato cambiamenti significativi rispetto al periodo pre-pandemico.
    • Nelle aree urbane, la frequenza del fumo e del consumo di alcol è rimasta sostanzialmente invariata rispetto a prima della pandemia. Tuttavia, l’uso di sostanze è diminuito significativamente.

Queste differenze tra città e campagna sono particolarmente intriganti e suggeriscono che l’impatto delle restrizioni e della pandemia non sia stato uniforme su tutto il territorio.

Fotografia realistica di una strada semi-deserta in una città ugandese durante il lockdown COVID-19, prime lens 35mm, luce naturale del tardo pomeriggio, profondità di campo che sfoca lo sfondo, persone a distanza che indossano mascherine.

Perché Questo Calo? Le Possibili Spiegazioni

Ma come si spiega questa diminuzione generale? Lo studio avanza alcune ipotesi plausibili, legate proprio alle condizioni imposte dalla pandemia e dal lockdown in Uganda (che è stato particolarmente rigido, iniziato addirittura prima del primo caso confermato!):

  • Accesso Limitato: La chiusura di bar, discoteche, mercati e le restrizioni sui trasporti hanno reso fisicamente più difficile procurarsi sigarette, alcolici e droghe. Meno occasioni sociali, meno tentazioni.
  • Impatto Economico: Molte persone hanno perso il lavoro o visto ridursi drasticamente il proprio reddito. Con meno soldi a disposizione, le spese “voluttuarie” come sigarette e alcolici sono state probabilmente tra le prime ad essere tagliate.
  • Preoccupazioni per la Salute: La consapevolezza che il fumo potesse aumentare il rischio di complicazioni da COVID-19 (come evidenziato da altri studi) potrebbe aver spinto alcuni a ridurre o smettere.

È probabile che una combinazione di questi fattori abbia contribuito al calo osservato.

Cosa Ci Insegna Questo Studio? Implicazioni per il Futuro

Al di là della curiosità, questi risultati hanno implicazioni importanti, specialmente per un paese come l’Uganda dove il consumo pro capite di alcol è tra i più alti in Africa (12.2 litri all’anno contro una media regionale di 6.3 litri!). Lo studio suggerisce che le misure restrittive sull’accesso all’alcol, simili a quelle imposte durante il lockdown (anche se magari in forma modificata, come orari di vendita ridotti per i bar), potrebbero essere uno strumento efficace per moderarne il consumo a livello nazionale.

Questo si allinea con iniziative internazionali come la SAFER dell’OMS, che promuove proprio interventi come la limitazione della disponibilità di alcol, l’aumento dei prezzi e il divieto di pubblicità. I risultati ugandesi sembrano fornire una prova “sul campo” che queste strategie potrebbero funzionare.

Limiti e Prossimi Passi: La Ricerca Continua

Come ogni ricerca scientifica seria, anche questa riconosce i propri limiti. I dati si basano sull’autodichiarazione dei partecipanti, che potrebbe portare a sottostimare i consumi reali (chi ammette volentieri di bere o fumare troppo?). Inoltre, lo studio fotografa la situazione “prima” e “durante”, ma non ci dice se questa riduzione sia stata mantenuta anche dopo l’allentamento delle restrizioni. Servirebbero studi longitudinali per capirlo. Ci sono anche limiti legati a come sono state categorizzate le risposte (es. “meno che quotidiano” è un po’ vago) e alla possibile influenza di altri fattori non misurati.

Nonostante ciò, il messaggio chiave rimane forte: la pandemia di COVID-19 in Uganda sembra aver avuto l’effetto inaspettato di ridurre, almeno temporaneamente, il consumo di fumo, alcol e sostanze. Resta da vedere se questo cambiamento sarà duraturo e se le lezioni apprese potranno essere trasformate in politiche di salute pubblica efficaci per il futuro. La ricerca, come sempre, continua!

Fonte: Springer

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