Primo piano di una madre sorridente di origine latinoamericana che tiene in braccio il suo neonato addormentato dopo l'allattamento, simbolo dei benefici dell'educazione prenatale e del legame madre-figlio. Luce calda e intima che illumina dolcemente i loro visi. Obiettivo 50mm prime, bokeh morbido sullo sfondo domestico accogliente.

Allattare di Più e Meglio? A Quito Scoprono Che l’Educazione Prenatale Fa la Differenza!

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi sta davvero a cuore: l’allattamento al seno. Sappiamo tutti che il latte materno è praticamente oro liquido per i nostri piccoli, un concentrato di benefici incredibili. Eppure, diciamocelo, per molte mamme l’allattamento esclusivo (quello solo con latte materno, senza aggiunte, per i primi sei mesi, come raccomanda l’OMS) è una vera e propria sfida. Tante si arrendono prima del previsto.

Allora, ci siamo chiesti: ma quei famosi corsi preparto, l’educazione prenatale (PE), servono davvero a qualcosa per sostenere l’allattamento esclusivo (EBF)? Le opinioni in giro sono contrastanti, e le ricerche finora non davano una risposta definitiva. Così, abbiamo deciso di andare a vedere più da vicino cosa succede a Quito, la capitale dell’Ecuador.

Come Abbiamo Fatto? La Nostra Indagine a Quito

Abbiamo messo in piedi uno studio seguendo un gruppo di neomamme, proprio lì a Quito, una città vivace e piena di diversità. Abbiamo coinvolto 278 donne fantastiche: 152 avevano seguito il programma standardizzato di educazione prenatale offerto lì (che include ben 6 incontri, uno dei quali dedicato proprio all’allattamento), mentre 126 non lo avevano fatto. Le abbiamo seguite passo passo, dalla nascita dei loro bimbi fino ai sei mesi di vita, sentendole regolarmente per telefono per sapere come andava l’allattamento e raccogliendo informazioni preziose.

Certo, i due gruppi non erano identici fin dall’inizio. Le mamme che avevano fatto i corsi tendevano ad avere un livello di istruzione più alto, una migliore assicurazione sanitaria, avevano fatto più visite prenatali e avevano maggiori probabilità di avere il bimbo in camera con sé 24 ore su 24 (rooming-in). Anche le loro intenzioni iniziali sull’allattamento erano diverse. Ne abbiamo tenuto conto nelle nostre analisi, ovviamente!

E Cosa Abbiamo Scoperto? I Risultati Che Parlano Chiaro

Tenetevi forte, perché i risultati sono stati illuminanti! Le mamme che avevano partecipato ai corsi preparto hanno allattato esclusivamente in media per quasi 90 giorni (89.4 per la precisione), contro i circa 66 giorni (66.1) delle mamme che non li avevano seguiti. Una differenza notevole e statisticamente significativa!

Non solo: il rischio di interrompere l’allattamento esclusivo prima del tempo era decisamente più basso per le mamme “educate”. Usando un po’ di statistica (l’analisi di sopravvivenza di Cox, per i più tecnici), abbiamo visto che frequentare i corsi preparto riduceva il rischio di smettere di allattare esclusivamente di ben il 42% (Hazard Ratio aggiustato = 0.58). È un dato potente, che ci dice che questi corsi hanno un impatto positivo reale e indipendente da altri fattori.

Ma non è finita qui. Abbiamo anche identificato altri elementi che giocano un ruolo cruciale, nel bene e nel male:

  • Partorire in una struttura pubblica: Purtroppo, questo aumentava il rischio di interrompere l’allattamento esclusivo.
  • Essere primipara (al primo figlio): Anche questo sembrava associato a un rischio maggiore.
  • Depressione post-partum: Un fattore di rischio importante, specialmente intorno al quarto mese. Nel primo mese, la depressione era molto più comune nel gruppo senza educazione prenatale (42.6% vs 8.6%!).
  • Tornare al lavoro: Un ostacolo enorme per molte mamme.
  • Sentirsi dire di avere poco latte: Un classico che porta spesso all’abbandono.
  • Consigli da operatori sanitari o familiari di smettere: Incredibile ma vero, a volte i consigli non aiutano.
  • Esperienze negative con l’allattamento: Difficoltà iniziali non superate possono pesare molto.
  • Allattare esclusivamente già in ospedale: Un ottimo punto di partenza che riduce il rischio di smettere dopo.
  • Intenzione materna: Voler allattare a lungo aiuta a farlo davvero.

Una giovane madre ecuadoriana, dall'aspetto sereno, allatta al seno il suo neonato in una stanza d'ospedale luminosa a Quito. Luce naturale dalla finestra. Obiettivo prime 35mm, profondità di campo ridotta per sfocare leggermente lo sfondo.

Perché Questi Corsi Funzionano (e Cosa C’è Oltre)?

Il programma di educazione prenatale ecuadoriano, anche se non implementato ovunque allo stesso modo, sembra funzionare. La sessione dedicata all’allattamento (la numero 5) tratta temi fondamentali: i benefici, l’attacco corretto, come gestire le difficoltà, l’importanza dell’avvio precoce. Ma non è solo quella sessione: i concetti vengono rinforzati durante tutto il percorso. Questo approccio, che combina informazione, sviluppo di competenze pratiche e forse anche supporto emotivo grazie al formato di gruppo, sembra essere la chiave.

I nostri risultati si allineano con altre ricerche internazionali che mostrano come un’educazione mirata aumenti la fiducia delle mamme nelle proprie capacità di allattare (la famosa “autoefficacia”), un fattore predittivo chiave della durata dell’allattamento.

Tuttavia, non possiamo nasconderci dietro a un dito. Lo studio evidenzia anche che l’accesso a questi corsi non è uguale per tutte in Ecuador. Le donne con più istruzione e risorse sembrano partecipare di più. E poi, come emerso anche da altri studi, a volte l’educazione prenatale può risultare un po’ troppo “idealizzata” e poco pratica, non preparando le mamme alle difficoltà reali. Serve un approccio che sia sì informativo, ma anche realistico e adattabile.

Inoltre, l’educazione prenatale è solo un pezzo del puzzle. Fattori come il supporto che si riceve in ospedale (pubblico vs privato), la salute mentale della mamma (la depressione post-partum è un nemico silenzioso), le politiche sul rientro al lavoro, i consigli (a volte fuorvianti) di medici o familiari, e le esperienze personali giocano tutti un ruolo enorme. È interessante notare come nel gruppo non esposto ai corsi fosse più comune l’uso di sostituti del latte materno e, a sei mesi, l’introduzione di pappe (“porridge”) come principale alternativa.

Un gruppo diversificato di donne incinte partecipa attivamente a una sessione di educazione prenatale in un centro sanitario a Quito. L'istruttrice indica un grafico sui benefici dell'allattamento. Ambiente accogliente e informativo. Obiettivo zoom 24-70mm a circa 50mm, luce morbida e diffusa.

Quindi, Qual è il Prossimo Passo?

Cosa ci portiamo a casa da questo studio? Che l’educazione prenatale, quando è ben strutturata e accessibile, è uno strumento potentissimo per aiutare le mamme ad allattare esclusivamente più a lungo. È un investimento sulla salute dei bambini e delle mamme che ripaga.

La strada da fare è chiara:

  • Integrare stabilmente programmi di educazione prenatale di qualità nell’assistenza di routine a tutte le donne in gravidanza.
  • Rendere questi programmi davvero accessibili, superando le barriere economiche, logistiche e culturali. Forse esplorando anche formati online o misti.
  • Fornire un supporto completo anche dopo il parto: consulenti per l’allattamento, gruppi di sostegno tra pari, screening e aiuto per la depressione post-partum.
  • Lavorare sulle politiche del lavoro per rendere più facile per le mamme continuare ad allattare dopo il rientro.
  • Assicurarsi che gli operatori sanitari diano consigli basati sulle evidenze e supportino l’allattamento.
  • Coinvolgere anche i partner e le famiglie, perché il loro supporto è fondamentale.
  • Continuare a ricercare per capire come migliorare ulteriormente questi interventi e adattarli ai diversi contesti.

Insomma, sostenere l’allattamento è un lavoro di squadra che inizia già durante la gravidanza. Con l’informazione giusta e il supporto adeguato, possiamo davvero fare la differenza per tantissime famiglie.

Fonte: Springer

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