Ritratto fotografico di un'insegnante indonesiana di mezza età, sguardo pensieroso rivolto verso una mappa del mondo sfocata sullo sfondo in un'aula scolastica. Lente prime 35mm, profondità di campo ridotta per isolare il soggetto, tonalità seppia e blu duotone per un effetto emotivo, che simboleggia il ruolo cruciale dell'educazione nell'affrontare la sfida globale del cambiamento climatico attraverso le storie personali.

C’era una volta l’educazione al clima: Le storie che gli insegnanti ci raccontano

Parliamoci chiaro, il cambiamento climatico non è una favola con un lieto fine assicurato. È una minaccia multidimensionale che incombe sul nostro pianeta, un gigante che non si limita a scuotere l’ambiente, ma influenza profondamente le nostre società, economie, culture e politiche. Affrontarlo richiede uno sforzo corale, strategie globali e locali, interventi a tutti i livelli. E in questo scenario complesso, sapete chi gioca un ruolo da protagonista silenzioso ma fondamentale? Gli insegnanti.

Sì, proprio loro. Sono in prima linea, con il compito importantissimo di formare cittadini più responsabili, più sensibili alle delicate questioni climatiche. Ma come farlo? L’Educazione al Cambiamento Climatico (che chiameremo CCE, dall’inglese Climate Change Education) non è una semplice lezione di scienze. È molto di più: un quadro educativo olistico che deve intrecciare scoperte scientifiche, sensibilità socio-culturali e realtà locali. Deve fornire gli strumenti per capire e agire.

La Sfida: Portare il Clima tra i Banchi di Scuola

Nonostante tutti riconoscano l’importanza della CCE, la sua applicazione pratica, soprattutto a livello locale, lascia spesso a desiderare. Troppo spesso i programmi scolastici nazionali la trascurano, non comunicano l’urgenza che il tema merita. E questo succede anche se siamo sempre più consapevoli che dobbiamo educare i ragazzi sulla dinamicità del nostro clima e sul ruolo che possono avere nel mitigare gli effetti del cambiamento.

Un altro nodo cruciale? La rilevanza. Per essere efficace, l’educazione al clima deve connettersi alle esperienze reali degli studenti. Molti curricula, purtroppo, falliscono proprio in questo, rendendo la CCE meno incisiva. E non dimentichiamo la cultura! La cultura influenza come interpretiamo il cambiamento climatico e può incoraggiare o scoraggiare l’azione. Pensate a concetti come il nazionalismo delle risorse, dove governi e popoli rivendicano il controllo sulle risorse naturali del proprio territorio: tutto si complica ulteriormente.

Il Potere delle Storie: Un Approccio Narrativo

Allora, come superare questi ostacoli? Una proposta affascinante, che trovo incredibilmente potente, è l’approccio narrativo. Da sempre, le storie sono il veicolo primario per trasmettere conoscenza tra generazioni. Usare le narrative significa tradurre informazioni complesse ed esperienziali in racconti coinvolgenti e comprensibili.

Pensateci: una storia ben raccontata sul clima può avere un impatto emotivo e motivazionale molto più forte di una sfilza di dati scientifici, per quanto corretti. Le narrative aiutano a creare una connessione profonda con l’argomento, trasformando concetti astratti in conoscenza tangibile e rilevante per la vita quotidiana degli studenti.

Questo approccio, inoltre, vede gli insegnanti non come meri esecutori di un programma calato dall’alto, ma come partecipanti attivi nello sviluppo, implementazione e valutazione del curriculum. Le loro storie, intrise di contesti personali, sociali e culturali, offrono una prospettiva unica sulla loro comprensione del cambiamento climatico e sulle strategie che adottano in classe. Le narrative diventano così uno strumento innovativo, trasformativo e potente per la CCE.

Ritratto fotografico di un insegnante sorridente in un'aula luminosa, con alle spalle una lavagna con disegni schematici sul ciclo dell'acqua e simboli del clima. Lente prime 35mm, profondità di campo media, luce naturale dalla finestra, colori caldi e accoglienti, che esprime la passione per l'insegnamento di temi ambientali.

Ascoltando le Voci dall’Indonesia

Proprio per esplorare questo potenziale, uno studio recente si è concentrato sulle narrative degli insegnanti di scuola secondaria in Indonesia, precisamente nella provincia di Aceh. L’Indonesia è un arcipelago immenso, il quarto paese più popoloso al mondo, e si trova in prima linea nella lotta al cambiamento climatico: vulnerabile all’innalzamento del livello del mare, ai disastri naturali, alla perdita di biodiversità, e con la sfida di bilanciare crescita economica e conservazione delle sue immense foreste pluviali.

Il sistema educativo indonesiano ha fatto passi da gigante, ma l’integrazione della CCE è ancora insufficiente. Il curriculum attuale, pur menzionando l’educazione ambientale, non sottolinea abbastanza l’urgenza del cambiamento climatico e fatica a collegare le questioni ambientali ai contesti reali. Ecco perché iniziative locali, come il programma Adiwiyata (scuole verdi), e l’approccio narrativo diventano così preziose.

Lo studio ha intervistato undici insegnanti (sei donne e cinque uomini) delle scuole Sukma Bangsa ad Aceh, scuole ricostruite dopo lo tsunami del 2004. Questi insegnanti provenivano da diverse discipline (scienze, matematica, geografia, studi sociali, religione, educazione fisica) e avevano esperienze diverse. Le interviste hanno esplorato la loro comprensione del cambiamento climatico, le loro esperienze didattiche, le strategie usate e le loro osservazioni sulle reazioni degli studenti.

Cosa Raccontano le Storie degli Insegnanti?

Dall’analisi di queste preziose testimonianze sono emersi tre temi principali, tre “trame narrative” ricorrenti:

1. La Comprensione del Cambiamento Climatico: Uno Sguardo Locale
Gli insegnanti associano il cambiamento climatico a termini come “cambiamento del tempo”, “anomalia meteorologica”, “disastro”. Parlano di imprevedibilità: stagioni delle piogge e secche che non seguono più i ritmi conosciuti, temperature che aumentano in modo inaspettato, disastri naturali come le inondazioni che colpiscono l’agricoltura locale. Vedono il CC come un fenomeno causato dall’uomo con conseguenze reali e visibili.

È affascinante notare come la loro comprensione sia profondamente legata alle esperienze personali e alle sfide ambientali locali. Alcuni collegano il CC a narrative tradizionali di adattamento e mitigazione, ricordando le pratiche agricole dei loro genitori o nonni, la saggezza locale nel prevedere il tempo. Raccontano di un passato in cui esisteva un rapporto più armonioso con la natura, un equilibrio che le nuove tecnologie, pur portando progresso (come la possibilità di raccolti più frequenti grazie all’irrigazione), hanno in parte alterato, sostituendo pratiche eco-compatibili. Questa consapevolezza della perdita di saperi tradizionali sostenibili è un punto chiave.

2. Insegnare il Clima: Tra Sfide e Strategie Creative
Molti insegnanti conoscono l’Educazione per lo Sviluppo Sostenibile (ESD) e le scuole coinvolte avevano già avviato programmi ambientali. Tuttavia, il livello di consapevolezza sulla CCE specifica variava. L’obiettivo comune è promuovere consapevolezza, modificare comportamenti e coltivare valori pro-ambiente.

Le strategie per integrare il CC nelle diverse materie sono diverse. C’è chi, come un insegnante di matematica, vede l’ambiente come parte integrante di ogni apprendimento e usa problemi contestualizzati (es. calcolare volumi usando bottiglie riciclate) per collegare la sua materia alle questioni ambientali. Altri, invece, percepiscono il CC come un argomento “estraneo” alla loro disciplina, difficile da inserire senza un curriculum specifico che lo preveda esplicitamente.

Un tema ricorrente, molto concreto, è la gestione dei rifiuti, in particolare il problema diffuso dell’abbandono di rifiuti (littering). Questo problema locale diventa un punto di ingresso per parlare di CC, collegando un comportamento individuale visibile a impatti ambientali più ampi. Gli insegnanti usano istruzioni morali, spesso radicate in valori religiosi (“Nessuno ti vede, ma Dio vede!”), per promuovere comportamenti responsabili come la corretta raccolta differenziata o il risparmio energetico. Si fa leva sulla gentilezza verso tutte le creature viventi, concetto presente nell’educazione religiosa.

Usano anche disastri locali recenti (come le inondazioni improvvise) come casi di studio per analizzare cause, effetti e possibili soluzioni, stimolando il pensiero critico e il senso di responsabilità. Tuttavia, emerge chiaramente la difficoltà di un’integrazione sistematica senza un supporto curriculare e politiche scolastiche chiare.

Fotografia grandangolare di un paesaggio indonesiano dopo un'inondazione, con acqua che ancora copre parzialmente campi coltivati e alcune case in lontananza. Lente grandangolare 18mm, luce del tardo pomeriggio con cielo nuvoloso, messa a fuoco nitida sul paesaggio, che trasmette la vulnerabilità locale ai disastri legati al clima.

3. La Cultura della Scuola: Azioni Collettive e Modelli di Ruolo
Le scuole studiate hanno una cultura attiva riguardo alla sostenibilità, spesso legata al programma Adiwiyata Green Schools. Ci sono campagne specifiche come “Porta la tua borraccia!” per ridurre i rifiuti di plastica, competizioni per la classe più pulita, celebrazioni per giornate come la Giornata della Terra o la Festa dell’Albero.

Gli insegnanti non sono solo organizzatori, ma spesso si posizionano come iniziatori e modelli di ruolo. Propongono idee (come mettere adesivi per ricordare di spegnere luci e dispositivi elettronici), partecipano attivamente alle campagne, guidano attività all’aperto come lo scouting per promuovere la conservazione della natura. Emerge l’importanza di un approccio “whole-school”, che coinvolga tutta la comunità scolastica.

Viene sottolineata anche l’importanza della collaborazione tra insegnanti di materie diverse, vista come strategia essenziale per affrontare la complessità del CC e rafforzare i legami interdisciplinari. Nonostante le sfide (come il potenziale conflitto tra le pratiche scolastiche e le abitudini familiari), si riconosce che queste attività possono aumentare la consapevolezza degli studenti e promuovere comportamenti sostenibili.

Perché Queste Storie Sono Importanti?

Questo studio ci dice molto. Prima di tutto, conferma che l’approccio narrativo è prezioso per la CCE. Rende le cose comprensibili, crea connessioni emotive e aiuta a capire i legami tra questioni globali e realtà locali. Le storie degli insegnanti rivelano come la loro comprensione del CC sia plasmata dalle loro vite, dalla loro cultura, dalle loro osservazioni dirette.

Ignorare questa dimensione locale e personale sarebbe un errore. Integrare la saggezza locale, le narrative tradizionali e le preoccupazioni specifiche delle comunità nel curriculum può rendere la CCE molto più significativa ed efficace. Può aiutare i ragazzi a capire, a sentirsi responsabili e a gestire meglio gli impatti del cambiamento climatico.

Lo studio evidenzia anche la necessità di un supporto maggiore per gli insegnanti. Molti si sentono poco sicuri nell’affrontare questi temi complessi. Servono formazione continua, risorse adeguate e un curriculum che integri la CCE in modo trasversale, non solo nelle materie scientifiche ma anche in quelle umanistiche, sociali, artistiche e persino nell’educazione fisica e religiosa.

Infine, l’importanza della collaborazione e di una cultura scolastica orientata alla sostenibilità (l’approccio “whole-school”) emerge con forza. Le scuole possono diventare motori di cambiamento coinvolgendo studenti, famiglie e la comunità locale.

Guardando al Futuro: Dare Voce agli Insegnanti

In conclusione, ascoltare le narrative degli insegnanti non è solo interessante, è fondamentale. Ci offre spunti preziosi per ripensare l’educazione al cambiamento climatico, rendendola più radicata nei contesti locali, più coinvolgente e, speriamo, più efficace nel preparare le nuove generazioni ad affrontare una delle sfide più grandi del nostro tempo.

Dobbiamo investire nella formazione degli insegnanti, valorizzare le loro esperienze e la loro capacità di tessere storie che connettano conoscenza scientifica, valori culturali e azioni concrete. Perché forse, proprio come nelle favole che iniziano con “C’era una volta”, sono le storie che racconteremo e vivremo oggi a determinare il futuro del nostro pianeta.

Fonte: Springer

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