Riso Hi-Tech: Modifichiamo i Promotori Genici per Sconfiggere il Brusone (Senza Perdere il Raccolto!)
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di una sfida enorme per chi coltiva riso, una delle colture più importanti al mondo, e di come noi scienziati stiamo usando un mix di tecnologia computazionale e lavoro sul campo per trovare una soluzione davvero innovativa. Parliamo del brusone della guaina fogliare (in inglese, Sheath Blight o ShB), una malattia causata da un fungo piuttosto antipatico chiamato Rhizoctonia solani. Questo fungo è una vera minaccia globale, capace di ridurre i raccolti anche del 50% nei casi peggiori!
Il Nemico Invisibile e i Suoi Complici
Immaginate questo fungo come un ladro che non si accontenta di rubare, ma che costringe la pianta stessa ad aiutarlo. R. solani è un patogeno necrotrofico, il che significa che uccide le cellule della pianta per nutrirsi. Colpisce il riso soprattutto durante la stagione delle piogge, manifestandosi con delle lesioni grigio-verdastre sulle guaine fogliari, vicino al livello dell’acqua. Il problema è che la maggior parte delle varietà di riso che coltiviamo oggi sono molto suscettibili a questa malattia.
Perché? In parte, è colpa di alcuni geni della pianta stessa, chiamati geni di suscettibilità (S). Tra questi, un ruolo da protagonisti lo giocano i geni SWEET. Questi geni normalmente producono proteine che trasportano zuccheri all’interno della pianta, un processo fondamentale per la sua crescita. Il fungo, però, ha imparato a “dirottare” questo meccanismo: stimola la pianta a produrre più trasportatori SWEET (in particolare OsSWEET11, OsSWEET13 e OsSWEET14) vicino al sito di infezione. In questo modo, il fungo si assicura una fonte abbondante di zuccheri, il suo “carburante”, per crescere e diffondersi, rendendo la pianta più vulnerabile. È come se il ladro convincesse il padrone di casa a lasciargli la dispensa aperta!
Le Vecchie Strategie e i Loro Limiti
Per anni, abbiamo cercato di rendere il riso più resistente al brusone tramite incroci tradizionali, cercando di combinare geni minori di resistenza (QTLs). È un lavoro lungo, faticoso e spesso con risultati limitati e poco duraturi. Il fungo, infatti, evolve rapidamente e supera le difese che riusciamo a costruire.
Allora abbiamo pensato: se il problema sono i geni SWEET, perché non “spegnerli” o modificarli usando le nuove tecniche di editing genetico come CRISPR/Cas9? Qualcuno ci ha provato, modificando direttamente la parte “codificante” del gene OsSWEET11 (quella che contiene le istruzioni per costruire la proteina). Ha funzionato? Sì, la pianta è diventata più resistente al brusone. Ma c’è stato un effetto collaterale pesante: una riduzione significativa della resa, cioè meno riso prodotto. Questo perché i geni SWEET sono importanti anche per la crescita normale della pianta e per il riempimento dei chicchi. Spegnerli completamente non è la soluzione ideale.
La Nuova Frontiera: L’Editing dei Promotori
Ed è qui che entra in gioco la nostra idea, ispirata da successi ottenuti contro un’altra malattia del riso, il mal di batterico fogliare (BLB). Invece di modificare il gene stesso, perché non agire sul suo “interruttore”? Ogni gene ha una regione a monte, chiamata promotore, che ne regola l’accensione e lo spegnimento. Su questo promotore si legano delle proteine speciali, i fattori di trascrizione (TF), che dicono al gene quando e quanto lavorare.
La nostra ipotesi è che R. solani, forse tramite le sue proteine effettrici, riesca a stimolare certi fattori di trascrizione della pianta a legarsi ai promotori dei geni SWEET, “alzando il volume” della loro espressione proprio quando serve al fungo. Se riuscissimo a identificare esattamente dove si legano questi TF “traditori” sul promotore e modificassimo quel piccolo pezzetto di DNA, potremmo impedire loro di attivare eccessivamente i geni SWEET durante l’infezione, senza però compromettere la loro funzione normale per la crescita della pianta. Sarebbe come mettere un silenziatore sull’interruttore, invece di romperlo del tutto!
Il Lavoro da Detective: Prima al Computer, Poi in Serra
Per testare questa idea, abbiamo combinato due approcci. Prima, ci siamo messi al computer (in silico). Abbiamo preso le sequenze dei promotori dei geni OsSWEET11, OsSWEET13 e OsSWEET14 da due varietà di riso: una molto suscettibile al brusone (ASD16) e una moderatamente resistente (IR50). Abbiamo anche identificato tre famiglie di fattori di trascrizione (bZIP, NAC e SRS) che studi precedenti avevano associato alla suscettibilità al brusone.
Usando software sofisticati di modellazione 3D (come Robetta) e di docking molecolare (come HADDOCK), abbiamo simulato l’interazione tra questi fattori di trascrizione e i promotori SWEET. È come cercare di capire quale chiave (il fattore di trascrizione) si adatta meglio a quale serratura (il promotore) e in quale punto preciso. I risultati del docking sono stati valutati con punteggi specifici (HADDOCK score, Z-score) che ci dicono quanto è forte e stabile il legame.
I risultati sono stati illuminanti! Abbiamo scoperto che un particolare fattore di trascrizione della famiglia SRS (chiamato Os01g0954500) mostrava l’affinità di legame più forte, specialmente con il promotore del gene OsSWEET11 nella varietà suscettibile ASD16. Questo suggerisce che questo specifico TF potrebbe giocare un ruolo chiave nell’attivare OsSWEET11 e rendere la pianta ASD16 così vulnerabile al fungo. L’energia richiesta per questo legame era minore in ASD16 rispetto a IR50, indicando che è più “facile” per il fungo attivare il gene nella varietà suscettibile.
Poi siamo passati alla verifica sperimentale (in vivo). Abbiamo coltivato otto diverse varietà di riso in serra, inclusa ASD16 e IR50, e le abbiamo infettate con R. solani. Dopo sette giorni, abbiamo misurato l’estensione delle lesioni. I risultati hanno confermato quello che sospettavamo: ASD16 era tra le più colpite, mentre IR50 mostrava una resistenza moderata, proprio come previsto dai nostri modelli computazionali!
Identificare il Bersaglio Preciso per CRISPR
Ma non ci siamo fermati qui. Volevamo sapere *esattamente* quali sequenze di DNA nel promotore di OsSWEET11 fossero cruciali per il legame con il fattore di trascrizione SRS. Usando un altro strumento computazionale (NUCPLOT), abbiamo visualizzato le interazioni a livello atomico. Abbiamo identificato delle brevi sequenze specifiche (come AGCC e GTTT nel promotore di ASD16) dove il fattore di trascrizione SRS si “aggancia” tramite legami idrogeno e altre interazioni.
Queste sequenze sono i nostri bersagli d’oro! Ora sappiamo dove puntare le “forbici molecolari” di CRISPR/Cas9. Modificando solo questi piccoli tratti del promotore, speriamo di impedire al fattore di trascrizione SRS di legarsi efficacemente durante l’infezione da R. solani. Questo dovrebbe ridurre l’attivazione eccessiva di OsSWEET11, rendendo la pianta più resistente, ma lasciando intatta la funzione base del gene per la crescita e la produzione di chicchi.
Verso un Riso più Forte e Produttivo
Questo approccio di editing del promotore è davvero promettente. Ci permette di “sintonizzare finemente” l’espressione genica, ottenendo la resistenza desiderata con un rischio minimo di effetti collaterali indesiderati sulla produttività o altre caratteristiche agronomiche importanti. È una strategia molto più precisa rispetto alla modifica dell’intera regione codificante del gene.
Certo, siamo ancora all’inizio. Il prossimo passo sarà usare CRISPR/Cas9 per effettuare queste modifiche mirate nei promotori SWEET in piante di riso reali e poi testare la loro resistenza al brusone della guaina fogliare sul campo. Ma i risultati ottenuti finora, combinando la potenza predittiva dei computer con la verifica sperimentale, ci danno grande fiducia.
Capire a fondo le interazioni molecolari tra i fattori di trascrizione della pianta e i promotori dei geni di suscettibilità come SWEET ci apre la strada per ingegnerizzare varietà di riso più resistenti a R. solani usando approcci genetici moderni. È un esempio affascinante di come la ricerca di base, unita alla biotecnologia avanzata, possa contribuire a risolvere problemi concreti e fondamentali per la sicurezza alimentare globale. Continuate a seguirci per scoprire i prossimi sviluppi!
Fonte: Springer