Fotografia macro realistica di una farfalla Parnassius apollo posata su un fiore di cardo alpino di colore viola acceso. Le ali della farfalla sono semiaperte, mostrando chiaramente le iconiche macchie rosse bordate di nero e le macchie nere più piccole. Lo sfondo è un prato alpino verde sfocato con altre fioriture e le cime delle montagne austriache in lontananza sotto un cielo azzurro parzialmente nuvoloso. Obiettivo macro 90mm, alta definizione, messa a fuoco precisa sulla farfalla, luce solare naturale diffusa che esalta i colori vivaci.

Sulle Tracce dell’Apollo: Avventure di un Ricercatore tra le Alpi Austriache e i Segreti di una Farfalla Leggendaria

Amici appassionati di natura e avventure scientifiche, oggi voglio portarvi con me in un viaggio entusiasmante sulle Alpi Austriache, alla scoperta di una delle creature più affascinanti e, purtroppo, minacciate del nostro continente: la farfalla Apollo, o per chiamarla con il suo nome da scienziato, Parnassius apollo. Immaginatevi lassù, tra panorami mozzafiato, armati di retino e taccuino, pronti a svelare i misteri della vita di questo splendido lepidottero. È esattamente quello che abbiamo fatto, conducendo uno studio basato sulla tecnica del “mark-release-recapture” (marca, rilascia e ricattura) per capire meglio come se la cava questa icona della conservazione.

Un Detective della Natura: La Tecnica Mark-Release-Recapture

Forse vi starete chiedendo: “Ma come si fa a studiare una popolazione di farfalle?”. Beh, uno dei metodi più efficaci è proprio il mark-release-recapture. In pratica, ci trasformiamo in una sorta di detective della natura. Catturiamo con delicatezza ogni farfalla Apollo che incontriamo, le applichiamo un piccolo codice individuale e innocuo sulle ali (un po’ come una carta d’identità!), registriamo una serie di informazioni – sesso, condizioni delle ali (che ci danno un’idea dell’età), il comportamento che aveva prima della cattura e, importantissimo, le coordinate GPS del punto esatto. Poi, la liberiamo e speriamo di rincontrarla!

Questo lavoro certosino, condotto per diverse settimane durante il periodo di volo principale della farfalla, ci permette di stimare parametri cruciali come la dimensione della popolazione locale, la sua struttura demografica (quanti maschi, quante femmine), la longevità degli individui e persino i loro spostamenti. È un po’ come fare un censimento, ma molto più avventuroso!

I Nostri Protagonisti: Quanti e Chi Sono gli Apollo del Monte Loser?

Nel nostro studio, condotto sulle pendici meridionali del Monte Loser, vicino al lago Altaussee in Austria, un’area caratterizzata da un mosaico di habitat montani e subalpini ideali per l’Apollo, abbiamo marcato ben 237 individui: 170 maschi e 67 femmine. Grazie alle ricatture – ne abbiamo avute 91, il che significa che quasi il 40% delle farfalle marcate è stato rivisto almeno una volta – abbiamo potuto stimare una dimensione totale della popolazione di circa 480 individui. Di questi, stimiamo ci fossero 308 maschi e 172 femmine.

Notate qualcosa? Esatto, un rapporto tra i sessi sbilanciato a favore dei maschi! Questo è un fenomeno abbastanza comune negli studi sulle farfalle. Spesso i maschi sono più attivi nel volo, sempre alla ricerca di femmine, e quindi finiscono più facilmente nel nostro retino. Le femmine, d’altro canto, possono essere più elusive, magari impegnate a deporre le uova o a nutrirsi con più discrezione. È interessante notare che, sebbene le catture mostrassero un rapporto di quasi 2.5 maschi per ogni femmina, le stime sulla popolazione totale lo riducono un po’, a circa 1.8 maschi per femmina. Nonostante ciò, la “preponderanza maschile” resta evidente.

Un altro dato curioso: la maggior parte delle farfalle catturate all’inizio dello studio aveva ali perfette, con le frange intatte. Col passare dei giorni, però, la proporzione di individui con ali più usurate, segno dell’età e dell’attività, aumentava. E indovinate un po’? I maschi tendevano a “invecchiare” più rapidamente, con le ali che si danneggiavano a una velocità quasi doppia rispetto alle femmine. Probabilmente, il loro continuo pattugliare il territorio alla ricerca di partner li espone a maggiori rischi!

Macro fotografia di una farfalla Parnassius apollo, con le sue distintive macchie rosse e nere sulle ali, mentre viene delicatamente tenuta da un ricercatore che le marca un'ala con un pennarello non tossico. Lo sfondo è un prato alpino soleggiato con rocce e fiori selvatici. Obiettivo macro 100mm, alta definizione, illuminazione controllata per evidenziare i dettagli della farfalla e la procedura di marcatura.

Abbiamo anche osservato che la vita di un Apollo adulto può essere sorprendentemente lunga per una farfalla: alcuni individui maschi sono stati ricatturati anche dopo 26 giorni dalla prima marcatura, e le femmine fino a 20 giorni. Non male per creature così delicate!

Il Tempo che Passa e la Corsa verso l’Alto

Una delle scoperte più affascinanti riguarda l’altitudine. Man mano che la stagione di volo progrediva, abbiamo notato che la quota media a cui osservavamo le farfalle tendeva a salire. In media, questo spostamento verso l’alto era di circa 2,3 metri al giorno! All’inizio del periodo di studio, gli Apollo erano più comuni nelle parti più basse della nostra area di indagine (attorno ai 1180 metri s.l.m.), mentre verso la fine si trovavano prevalentemente più in quota, fino ai 1530 metri s.l.m. e oltre.

Questo fenomeno suggerisce che il clima, e in particolare la temperatura e il momento dello scioglimento delle nevi, influenzi pesantemente il momento della schiusa delle crisalidi. In un ambiente con un forte gradiente altitudinale come le Alpi, questo porta a una schiusa scalare: prima emergono gli individui a quote più basse, poi, man mano che le condizioni diventano favorevoli, quelli a quote superiori. È una strategia intelligente per sfruttare al meglio le risorse disponibili e le finestre temporali adatte alla riproduzione.

Viaggiatori Alati: La Dispersione dell’Apollo

E gli spostamenti? Beh, i nostri Apollo si sono rivelati dei discreti viaggiatori! Gli individui ricatturati hanno dimostrato di muoversi attivamente all’interno di tutta l’area di studio. Questo è un dato positivo, perché una buona capacità di dispersione è fondamentale per mantenere il flusso genico tra popolazioni locali e per ricolonizzare eventuali habitat che fossero rimasti vuoti.

Analizzando le distanze tra la prima cattura e la successiva, abbiamo visto che le femmine, sebbene meno frequentemente ricatturate, tendevano a coprire distanze medie maggiori rispetto ai maschi (circa 413 metri per le femmine contro i 261 metri per i maschi, anche se la differenza non è risultata statisticamente significativa a causa del minor numero di ricatture femminili). Questo ha senso dal punto di vista evolutivo: sono le femmine che devono trovare nuovi siti adatti per deporre le uova e quindi colonizzare nuovi territori. I modelli matematici che abbiamo usato per estrapolare il potenziale di dispersione a lunga distanza hanno confermato questa tendenza, suggerendo che le femmine hanno una probabilità maggiore di coprire distanze significative, anche di diversi chilometri.

Tuttavia, c’s_un “ma”. Sebbene la capacità di dispersione dell’Apollo sia relativamente alta per questa specie, la densità di popolazione complessiva che abbiamo riscontrato, pur essendo buona per P. apollo in quest’area specifica, è inferiore a quella di molte altre specie di farfalle. Questo significa che il numero di individui “disponibili” per connettere popolazioni più distanti è comunque limitato.

Fotografia paesaggistica grandangolare di un pendio alpino austriaco in una giornata di sole estivo, che mostra un mosaico di prati fioriti, affioramenti rocciosi e macchie di pini mughi. Diverse farfalle Parnassius apollo sono visibili in volo a mezz'aria, catturate con una leggera sfocatura di movimento per indicare la loro attività. Obiettivo grandangolare 18mm, messa a fuoco nitida sul paesaggio, lunga esposizione per l'effetto di movimento, luce naturale brillante.

Maschi Esploratori, Femmine Pragmatiche: Comportamenti a Confronto

Abbiamo anche preso nota di cosa stessero facendo le farfalle prima di essere catturate. E qui emergono altre differenze interessanti tra i sessi! La maggior parte degli individui, sia maschi che femmine, è stata osservata in volo. Tuttavia, il “volo basso” (fino a circa 3 metri di altezza) era significativamente più frequente nei maschi (70% delle osservazioni maschili) rispetto alle femmine (55%). I maschi, come dicevamo, passano molto tempo a pattugliare il territorio in cerca di compagne.

Le femmine, invece, sono state sorprese molto più spesso intente a nutrirsi (“nectaring”) sui fiori: ben il 36% delle femmine osservate era impegnato in questa attività, contro solo il 17% dei maschi. Questo è logico: le femmine hanno bisogno di molta energia e nutrienti, come gli amminoacidi, per la produzione delle uova. È stato anche emozionante osservare, in un paio di occasioni, femmine nell’atto, piuttosto discreto, di deporre le uova. Questi comportamenti differenti probabilmente spiegano anche le diverse probabilità di cattura e i tassi di ricattura tra i sessi.

Un Futuro Incerto tra Cambiamenti Climatici e Pressioni Antropiche

Il nostro studio ha dipinto il quadro di una popolazione di Parnassius apollo relativamente vitale e robusta sul Monte Loser. Tuttavia, non possiamo abbassare la guardia. Questa specie, come molte altre creature alpine, è particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici. L’aumento delle temperature sta spingendo molte specie a quote sempre più elevate, ma le montagne non sono infinite, e gli habitat idonei potrebbero ridursi drasticamente.

Inoltre, c’è la pressione diretta dell’uomo. La trasformazione degli habitat naturali in terreni agricoli intensivi o aree edificate, l’abbandono di pratiche agricole estensive che mantenevano prati fioriti, e l’inquinamento da azoto e pesticidi hanno già causato una drastica perdita di biodiversità in molte parti d’Europa. Anche nel nostro sito di studio, pur essendo un’area protetta, non mancano le minacce: lo sviluppo turistico, come la costruzione di nuove cabinovie, può frammentare e distruggere preziosi habitat larvali, mettendo a rischio la sopravvivenza locale di questa magnifica farfalla.

Cosa Ci Insegna l’Apollo?

Studiare l’ecologia di popolazione dell’Apollo non è solo un’affascinante avventura scientifica, ma è cruciale per la sua conservazione. Comprendere quanto sono grandi le popolazioni, come si muovono gli individui, quali sono le loro esigenze e come rispondono ai cambiamenti ambientali ci fornisce gli strumenti per pianificare strategie di tutela più efficaci. Ogni dato raccolto, ogni farfalla marcata e ricatturata, aggiunge un piccolo tassello alla nostra conoscenza e, speriamo, alla possibilità di garantire un futuro a questa specie.

Certo, il nostro studio ha avuto delle limitazioni: non abbiamo coperto l’inizio del periodo di volo (che nel 2023 è stato insolitamente precoce) e il numero di individui catturati, sebbene significativo, è sempre una frazione della complessità reale. Ma i trend emersi sono chiari e ci spingono a continuare la ricerca e, soprattutto, a promuovere azioni concrete per proteggere questi gioielli alati e i delicati ecosistemi alpini che chiamano casa.

Spero che questo racconto vi abbia appassionato e fatto sentire un po’ più vicini al mondo straordinario delle farfalle e all’importanza della ricerca scientifica per la conservazione della natura. La prossima volta che vedrete una farfalla Apollo volteggiare su un prato alpino, pensate a quanta storia e quanta fragilità racchiudono le sue ali.

Fonte: Springer

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