Addio Sonda Dolorosa? L’Ecografia ‘Hockey Stick’ Promette una Rivoluzione in Parodontologia!
Ciao a tutti! Sono qui per parlarvi di qualcosa che potrebbe cambiare radicalmente la nostra esperienza dal dentista, soprattutto per chi, come me, non ama particolarmente quel piccolo strumento metallico che “misura” le gengive. Parliamo di parodontite, quella fastidiosa infiammazione cronica che colpisce le strutture di supporto dei denti, un problema diffusissimo a livello globale. Fino ad oggi, la diagnosi si è basata principalmente su radiografie, ispezione visiva e, appunto, il sondaggio parodontale.
Il Limite del Sondaggio Tradizionale
Parliamoci chiaro: il sondaggio parodontale, pur essendo fondamentale, ha i suoi limiti. È invasivo (ammettiamolo, non è piacevole!), richiede tempo e i risultati possono variare parecchio a seconda di chi lo esegue, della forza usata, dell’angolazione… Insomma, non è proprio il massimo della precisione, specialmente quando si tratta di rilevare piccole perdite di tessuto che avvengono gradualmente nel tempo. Pensate che la perdita media di attacco clinico può essere anche solo di 0.1 mm all’anno! Monitorare la progressione della malattia diventa così una vera sfida. C’era bisogno di qualcosa di nuovo, no?
L’Ecografia Entra in Scena: Vedere Senza “Pungere”
Ed è qui che entra in gioco l’ecografia. Sì, proprio quella che si usa per vedere i bambini nella pancia della mamma o per controllare i nostri organi interni! Negli ultimi anni, abbiamo iniziato a esplorare il suo potenziale anche in odontoiatria, in particolare per valutare la salute parodontale e peri-implantare. Perché? Semplice: l’ecografia è non invasiva, non usa radiazioni ionizzanti e ci permette di vedere benissimo sia i tessuti molli (le gengive) che quelli duri (l’osso), identificando punti di riferimento anatomici cruciali come:
- La cresta ossea alveolare (ABC – Alveolar Bone Crest)
- La giunzione cemento-smalto (CEJ – Cementoenamel Junction), un riferimento chiave
- Il margine gengivale (GM – Gingival Margin)
Da queste immagini, possiamo ricavare misure importantissime, come la recessione gengivale (quanto la gengiva si è ritirata) o la perdita ossea, con una precisione che può arrivare fino a 50 µm! Fantastico, vero? Studi precedenti avevano già dimostrato la validità dell’ecografia, ma spesso si limitavano ai denti anteriori a causa delle dimensioni dei trasduttori (le “sonde” ecografiche).
La Nostra Scommessa: Il Trasduttore a “Mazza da Hockey”
Ecco la novità su cui abbiamo lavorato: un trasduttore ecografico compatto, con una forma particolare che ricorda una mazza da hockey (da qui il nome “hockey-stick”). Questo piccolo gioiello, che lavora a 9 MHz, grazie al suo design angolato e alle dimensioni ridotte, ci ha permesso di fare qualcosa di impensabile prima: raggiungere e visualizzare anche i denti posteriori, i molari e i premolari, quelli più difficili da esaminare!
Abbiamo condotto uno studio preliminare (“proof-of-concept”) su 13 persone, esaminando ben 162 denti tra incisivi, canini, premolari e molari. I partecipanti avevano diversi stati di salute parodontale: alcuni con gengivite, altri con parodontite di Stadio I (lieve) e altri con parodontite di Stadio III (grave).
Per rendere l’esame il più confortevole possibile, abbiamo avvolto il trasduttore e un piccolo cuscinetto di gel in una pellicola protettiva (Tegaderm). Questo sistema ci ha permesso di ottenere un ottimo contatto con la gengiva senza dover usare il classico gel ecografico direttamente in bocca (che, diciamocelo, non è il massimo del sapore!).

Ma cosa abbiamo scoperto di così interessante?
Prima di tutto, abbiamo confermato che il trasduttore “hockey-stick” funziona davvero per raggiungere anche i denti posteriori. Poi, abbiamo analizzato le immagini ecografiche identificando i famosi punti di riferimento (ABC, CEJ, GM) e misurando le distanze tra loro. Abbiamo definito queste misure “ecografiche”:
- iGR (imaging-based Gingival Recession): distanza tra margine gengivale (GM) e giunzione cemento-smalto (CEJ). Può essere negativa se la gengiva copre la CEJ, positiva se c’è recessione.
- iABL (imaging-based Alveolar Bone Loss): distanza tra cresta ossea (ABC) e CEJ, per valutare la perdita ossea.
- iGH (imaging-based Gingival Height): distanza tra cresta ossea (ABC) e margine gengivale (GM).
- iGT (imaging-based Gingival Thickness): lo spessore della gengiva misurato a livello della CEJ.
Abbiamo confrontato queste misure ecografiche con quelle ottenute dal sondaggio clinico tradizionale (recessione gengivale, profondità di sondaggio PPD, livello di attacco clinico CAL). E i risultati sono stati davvero promettenti!
Ad esempio, la misura iGR (recessione gengivale vista con l’ecografo) è risultata significativamente diversa tra i pazienti con parodontite grave (Stadio III) e quelli con problemi più lievi (gengivite/Stadio I). In media, nei casi gravi la gengiva era più ritirata (iGR medio -0.56 mm) rispetto ai casi lievi (iGR medio -1.12 mm, quindi più tessuto sopra la CEJ). Questa differenza era molto più marcata rispetto a quella rilevata col sondaggio tradizionale, suggerendo che l’ecografia potrebbe essere più sensibile nel rilevare precocemente la recessione o nel quantificarla meglio.
Anche la misura iGH (altezza gengivale ecografica) è riuscita a distinguere i gruppi con diversa gravità della malattia, così come la PPD misurata clinicamente. Curiosamente, l’iGH medio era leggermente *inferiore* nei pazienti con parodontite grave, suggerendo che in questi casi il margine gengivale potrebbe ritirarsi più velocemente rispetto alla cresta ossea.
Un altro aspetto importante: abbiamo verificato l’affidabilità delle misurazioni ecografiche. Anche studenti di odontoiatria senza esperienza pregressa in ecografia, dopo un breve training, sono riusciti a ottenere misure molto simili tra loro e a quelle di un esperto, con una deviazione standard inferiore a 0.2 mm su modelli ex-vivo. Anche tra due esaminatori esperti che analizzavano le immagini cliniche, le differenze erano contenute e generalmente inferiori a quelle riportate per il sondaggio clinico tradizionale.

Tutto oro quel che luccica? Non proprio (ancora)
Sarebbe bello dire che abbiamo trovato la soluzione definitiva, ma dobbiamo essere onesti. Questo studio è un “proof-of-concept”, un primo passo importante. Il nostro trasduttore da 9 MHz, pur essendo ottimo per l’accesso, ha una risoluzione (~170 µm) che non è ancora altissima. Questo ha reso a volte difficile identificare con assoluta certezza la CEJ, un punto di riferimento fondamentale. Infatti, abbiamo notato che il sondaggio clinico identificava più casi di recessione rispetto all’ecografia, forse proprio per questa difficoltà nell’individuare la CEJ sull’immagine o perché la CEJ “visibile” clinicamente non coincide perfettamente con quella anatomica rilevata dall’ecografo.
Inoltre, a differenza di studi precedenti fatti con trasduttori a frequenza più alta (e quindi risoluzione maggiore), non abbiamo trovato una differenza statisticamente significativa nella perdita ossea (iABL) tra i gruppi con diversa gravità. Questo potrebbe dipendere dalla risoluzione o dalla variabilità individuale dei pazienti. Infine, con questo trasduttore non siamo riusciti ad accedere ai lati linguali (interni) dei denti, né ai punti interdentali (mesiali e distali).
Il futuro è adesso (o quasi!)
Nonostante i limiti, siamo entusiasti delle potenzialità. Cosa ci riserva il futuro?
- Trasduttori migliori: Stiamo già pensando a trasduttori miniaturizzati, magari con la stessa forma “hockey-stick”, ma a frequenza più alta (>30 MHz). Questo significherebbe immagini molto più dettagliate (risoluzione intorno ai 50 µm) mantenendo la capacità di raggiungere tutti i denti.
- Intelligenza Artificiale: Analizzare manualmente le immagini richiede tempo. Stiamo sviluppando algoritmi di computer vision e machine learning che possano identificare automaticamente i punti di riferimento e calcolare le misure (iGR, iABL, iGH), rendendo l’esame più rapido e oggettivo, pronto per l’uso direttamente alla poltrona.
- Ecografia Funzionale: Oltre alla struttura, potremmo usare l’ecografia per vedere “come funziona” la gengiva, ad esempio misurando il flusso sanguigno (Doppler) per valutare l’infiammazione, un aspetto chiave nella parodontite.
- Applicazioni sugli Impianti: L’ecografia potrebbe essere utilissima anche per monitorare la salute dei tessuti attorno agli impianti dentali, dove le radiografie vedono bene l’impianto e l’osso, ma poco i tessuti molli.
Allora, buttiamo via le sonde?
Non ancora! Il sondaggio clinico rimane uno strumento importante. Ma questo studio dimostra che l’ecografia parodontale, specialmente con trasduttori adatti come l’hockey-stick, è una strada estremamente promettente. Offre una visione non invasiva, dettagliata e potenzialmente più sensibile per alcuni parametri chiave. È uno strumento che potrebbe affiancare e, in futuro, forse in parte sostituire le metodiche tradizionali, rendendo la diagnosi e il monitoraggio della parodontite più precisi, confortevoli e magari anche più precoci. La strada è tracciata, e non vediamo l’ora di percorrerla!
Fonte: Springer
