Una persona vista di spalle osserva un paesaggio naturale vasto ma con segni visibili di impatto ambientale come una ciminiera fumante in lontananza o un ghiacciaio visibilmente ridotto, luce drammatica del tramonto che crea lunghe ombre, obiettivo grandangolare 18mm, messa a fuoco nitida sull'intero paesaggio per enfatizzare la vastità e i dettagli ambientali.

Eco-Ansia: Quando la Preoccupazione per il Pianeta Diventa un Peso – Misurarla con la Scala HEAS

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento che sento sempre più vicino, qualcosa che probabilmente molti di voi hanno provato almeno una volta: l’eco-ansia. Sapete, quella sensazione di preoccupazione, a volte quasi opprimente, che ci prende quando pensiamo allo stato del nostro pianeta, ai cambiamenti climatici, all’inquinamento… Insomma, a tutte quelle crisi ecologiche di cui sentiamo parlare ogni giorno.

A volte si usa il termine “ansia climatica”, altre volte “eco-ansia”. Spesso li usiamo come sinonimi, anche se tecnicamente l’eco-ansia ha un significato un po’ più ampio, non limitato solo al clima. Ma per capirci, oggi userò “eco-ansia” per riferirmi a quella reazione emotiva che proviamo di fronte a queste minacce ambientali.

Che cos’è l’Eco-Ansia e Perché Misurarla?

Questa eco-ansia non è sempre negativa, anzi! A volte può essere la molla che ci spinge ad agire, a cambiare le nostre abitudini, a diventare più pro-ambiente. C’è chi ipotizza una relazione a forma di “U” rovesciata: un livello moderato di ansia ci motiverebbe all’azione, mentre livelli troppo bassi o troppo alti potrebbero paralizzarci o portarci a ignorare il problema. È un equilibrio delicato.

Per capire meglio questo fenomeno, per gestirlo e magari trasformarlo in energia positiva, abbiamo bisogno di strumenti per misurarlo in modo affidabile. Ed è qui che entra in gioco la ricerca scientifica. Recentemente, mi sono imbattuto in uno studio interessante che ha fatto proprio questo: ha preso uno strumento già esistente, la Hogg Eco-Anxiety Scale (HEAS), e ne ha testato la versione tedesca. L’obiettivo? Verificare se funziona bene anche in questo contesto linguistico e capire meglio come l’eco-ansia si collega ad altri aspetti della nostra vita psicologica.

La Scala Hogg Eco-Anxiety (HEAS): Uno Strumento Affidabile?

La HEAS è una scala sviluppata originariamente in Nuova Zelanda. È composta da 13 domande che indagano diversi aspetti dell’eco-ansia vissuta nelle ultime due settimane, usando una scala di frequenza (da “per niente” a “quasi ogni giorno”). Nello specifico, misura quattro dimensioni principali:

  • Sintomi Affettivi: Come ci sentiamo emotivamente (tristi, spaventati, arrabbiati…).
  • Ruminazione: Quanto pensiamo e ripensiamo ai problemi ambientali.
  • Sintomi Comportamentali: Come l’ansia influisce sul nostro comportamento (difficoltà a dormire, a concentrarsi…).
  • Ansia per l’Impatto Personale: La preoccupazione per il nostro impatto negativo sul pianeta.

Questa scala è stata tradotta e validata in tantissime lingue (arabo, francese, italiano, polacco, portoghese, spagnolo, turco…), e la sua struttura a quattro fattori è stata confermata in diversi studi. C’era già una validazione tedesca precedente, fatta su studenti e personale universitario, ma questo nuovo studio ha voluto testarla su un campione più ampio e variegato della popolazione di lingua tedesca.

Primo piano di una persona con espressione preoccupata, lo sguardo perso verso un paesaggio naturale sfocato sullo sfondo, luce soffusa, obiettivo prime 35mm, profondità di campo, bianco e nero.

Cosa Abbiamo Scoperto sulla Versione Tedesca della HEAS?

Lo studio ha coinvolto 322 partecipanti di lingua tedesca, reclutati online e tramite social media. L’età media era di circa 37 anni, con una maggioranza di donne (circa il 67%). I ricercatori hanno usato analisi statistiche specifiche (come l’analisi fattoriale confermativa, o CFA) per vedere se la struttura a quattro fattori della HEAS reggeva anche in questo campione.

Ebbene sì! I risultati hanno confermato che il modello a quattro fattori (Sintomi Affettivi, Ruminazione, Sintomi Comportamentali, Ansia per l’Impatto Personale) si adatta bene ai dati. Anzi, si adatta meglio di un modello alternativo che provava a raggruppare tutto sotto un unico grande fattore “eco-ansia”. Questo suggerisce che l’eco-ansia è un costrutto multidimensionale, fatto di diverse sfaccettature.

Inoltre, sia la scala totale che le singole sotto-scale hanno mostrato un’ottima affidabilità interna (i valori di Alpha di Cronbach e Omega di McDonald erano buoni o eccellenti). In parole povere, le domande della scala misurano in modo coerente ciò che devono misurare. Quindi, possiamo dire che la versione tedesca della HEAS è uno strumento affidabile e valido per valutare l’ansia legata ai problemi ecologici.

Curiosamente, i punteggi medi ottenuti dal campione erano relativamente bassi, suggerendo che, in media, l’eco-ansia non era estremamente diffusa o intensa in questo gruppo specifico.

Eco-Ansia: Chi Ne Soffre di Più e Cosa C’entra con Altri Fattori Psicologici?

Qui le cose si fanno ancora più interessanti. Lo studio ha esplorato le correlazioni tra l’eco-ansia (misurata con la HEAS) e altre variabili. Ecco cosa è emerso:

  • Ansia Climatica: Come c’era da aspettarsi, c’è una forte correlazione positiva tra l’eco-ansia misurata dalla HEAS e l’ansia climatica misurata da un’altra scala specifica (la Climate Anxiety Scale, CAS). Questo conferma che i due concetti sono strettamente legati.
  • Distress Psicologico Generale: C’è una correlazione significativa, da media ad alta, tra l’eco-ansia e il livello generale di distress psicologico (misurato con la SCL-90®-S). Questo è un punto cruciale: chi prova eco-ansia tende a sperimentare anche un maggiore disagio psicologico generale, e viceversa. Potrebbe essere un circolo vizioso.
  • Autoefficacia: È emersa una debole correlazione negativa tra eco-ansia (soprattutto sintomi affettivi, ruminazione e sintomi comportamentali) e l’autoefficacia generale (la convinzione di poter raggiungere i propri obiettivi). Chi si sente meno capace di agire efficacemente potrebbe essere leggermente più incline all’eco-ansia, ma il legame è debole.
  • Supporto Sociale: Anche qui, una debole correlazione negativa, soprattutto tra ruminazione/sintomi comportamentali e il supporto sociale percepito (misurato con la OSSS-3). Chi sente di avere meno supporto sociale potrebbe rimuginare di più o manifestare più sintomi comportamentali legati all’eco-ansia, ma, di nuovo, la relazione non è forte.

Una scrivania disordinata con fogli sparsi che mostrano grafici e dati sull'ambiente, una tazza di caffè mezza vuota, illuminazione da ufficio controllata, obiettivo macro 100mm, alta definizione sui dettagli dei fogli, messa a fuoco precisa.

E per quanto riguarda le differenze socio-demografiche?

  • Genere: Le donne hanno riportato livelli significativamente più alti di Ansia per l’Impatto Personale rispetto agli uomini. Questo risultato è in linea con altri studi.
  • Età: A differenza di alcuni studi precedenti, in questo campione non sono emerse differenze significative tra fasce d’età diverse per quanto riguarda l’eco-ansia generale o le sue sotto-scale (tranne una debolissima correlazione negativa tra età e ansia per l’impatto personale).
  • Status Parentale: Le persone senza figli hanno mostrato livelli significativamente più alti di eco-ansia totale, sintomi affettivi e ansia per l’impatto personale rispetto a chi aveva già figli. Forse chi non ha figli si sente più direttamente preoccupato per il futuro del pianeta o riconsidera le proprie intenzioni riproduttive? È un dato su cui riflettere.
  • Altre Variabili: Sono emerse correlazioni deboli anche con il livello di istruzione, lo stato occupazionale, il reddito e la regione di residenza (Germania Ovest vs Est), ma sono risultati meno marcati.

Il Distress Psicologico: Un Fattore Chiave nell’Eco-Ansia

Forse il risultato più potente dello studio viene dall’analisi di regressione multipla. I ricercatori hanno cercato di capire quale, tra distress psicologico generale, autoefficacia e supporto sociale, fosse il miglior “predittore” dell’eco-ansia. Il risultato è stato netto: solo il distress psicologico generale è emerso come un predittore significativo.

Questo suggerisce che il legame tra eco-ansia e malessere psicologico generale è particolarmente forte. Circa il 28% della variabilità nei livelli di eco-ansia poteva essere spiegato dal livello di distress psicologico dei partecipanti. Questo non ci dice cosa causa cosa (l’eco-ansia aumenta il distress o chi è già stressato è più vulnerabile all’eco-ansia?), ma evidenzia una connessione importante che merita attenzione clinica e di ricerca. Sorprendentemente, in questo modello, né l’autoefficacia né il supporto sociale sembravano avere un potere predittivo significativo sull’eco-ansia, una volta considerato il distress psicologico.

Limiti e Prospettive Future

Come ogni studio, anche questo ha i suoi limiti. Il campione, sebbene più vario di quello della precedente validazione tedesca, non era perfettamente rappresentativo della popolazione generale (più donne, giovani e istruiti, reclutati principalmente in ambito universitario). Inoltre, essendo uno studio trasversale (una “fotografia” in un dato momento), non può stabilire relazioni di causa-effetto. Servirebbero studi longitudinali (che seguono le persone nel tempo) e campioni più rappresentativi per generalizzare i risultati.

Nonostante ciò, questo studio ci dà un’ulteriore conferma: la versione tedesca della HEAS è uno strumento solido per misurare le diverse sfaccettature dell’eco-ansia. E, soprattutto, ci ricorda quanto sia importante considerare il legame tra la preoccupazione per il nostro pianeta e il nostro benessere psicologico generale. Capire l’eco-ansia, misurarla correttamente e trovare modi per affrontarla in modo costruttivo è una sfida sempre più attuale.

Alla prossima!

Fonte: Springer

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