Fotografia realistica di una donna sindaco sorridente che stringe la mano a cittadini in una piazza italiana pulita e verde, con bidoni della raccolta differenziata ben visibili. Obiettivo da 35mm, luce naturale, effetto duotone seppia e verde acqua per un tocco vintage ma moderno.

Donne al Potere, Comuni più Verdi? La Sorprendente Verità Italiana!

Ehilà, amici lettori! Oggi voglio parlarvi di una cosa che mi ha davvero incuriosito e che, sono sicuro, stuzzicherà anche la vostra attenzione. Ci siamo mai chiesti se avere più donne in politica, specialmente a livello locale, possa fare la differenza per l’ambiente che ci circonda? Tipo, i nostri comuni diventano più bravi a riciclare se ci sono più donne a prendere le decisioni? Beh, sembra proprio di sì, ma con qualche “ma” interessante!

Politica al femminile e ambiente: un legame da scoprire

Partiamo da un presupposto: spesso si dice che le donne abbiano una sensibilità diversa, magari più spiccata, verso certe tematiche, come la cura, i servizi sociali e, appunto, l’ambiente. Non è un mistero che negli ultimi anni si sia parlato tanto dell’effetto positivo delle donne policymaker sulle questioni ambientali. Ma la domanda è: è davvero una questione di genere o ci sono altri fattori in gioco? E soprattutto, questo effetto è uguale dappertutto?

Per capirci qualcosa di più, un gruppo di ricercatori ha messo sotto la lente d’ingrandimento i comuni italiani tra il 2010 e il 2019. L’Italia, con la sua incredibile varietà di territori e culture, è un laboratorio perfetto per studi del genere. Pensateci: ogni comune ha le sue specificità, la sua storia, il suo “capitale sociale” – cioè quel tessuto di fiducia e cooperazione tra cittadini.

L’esperimento italiano: cosa ci dicono i dati?

I ricercatori hanno usato un metodo statistico piuttosto furbo, chiamato “staggered difference-in-differences”, che permette di confrontare comuni che hanno avuto un cambio politico (tipo l’elezione di un sindaco donna o di una maggioranza femminile in consiglio) con quelli che non l’hanno avuto, tenendo conto che le elezioni non avvengono tutte nello stesso momento. L’obiettivo? Capire se questo cambio avesse un impatto reale sulla quantità di rifiuti riciclati dai cittadini.

Ebbene, i risultati sono succosi! La prima scoperta è che non basta eleggere una sindaca per vedere un cambiamento significativo nelle abitudini di riciclo dei cittadini. Certo, un piccolo effetto positivo c’è, ma non da far gridare al miracolo. La vera svolta, amici, avviene quando la maggioranza del consiglio comunale è composta da donne. Lì sì che si vede la differenza! Sembra che una “massa critica” femminile riesca a smuovere le coscienze e a spingere verso comportamenti più virtuosi.

Ma attenzione, c’è un però. Questo effetto positivo, purtroppo, tende a svanire dopo circa 5-6 anni. Come mai? Probabilmente perché le norme sociali e le abitudini radicate in un territorio sono dure a morire. Un cambio al vertice può dare una scossa, ma se non è accompagnato da azioni culturali profonde e durature, si rischia di tornare al punto di partenza. È come mettere una pianta nuova in un terreno non proprio fertile: all’inizio magari cresce bene, ma poi fatica.

Fotografia macro di un germoglio verde che spunta da un terreno arido, con luce solare che lo illumina. Obiettivo macro 100mm, alta definizione, illuminazione controllata per enfatizzare la resilienza della natura.

Il fattore “territorio”: non siamo tutti uguali!

E qui arriva la parte che, personalmente, trovo più affascinante. L’impatto di un consiglio a maggioranza femminile sulla raccolta differenziata non è uguale in tutta Italia. Anzi! L’effetto è molto più forte nelle regioni con un minore capitale sociale. Avete presente quelle zone dove magari c’è meno fiducia nelle istituzioni o meno senso civico diffuso? Ecco, proprio lì la presenza di più donne in consiglio sembra fare la differenza in modo più marcato.

Questo ci dice una cosa fondamentale: quando si valuta l’effetto di una politica, non si può ignorare il “dove”. Il territorio non è solo un confine amministrativo, è un insieme di convenzioni sociali, di cultura, di storia. E ogni territorio reagisce a modo suo. Pensiamo alle differenze culturali tra Nord e Sud Italia, al diverso senso civico, alla partecipazione alla vita pubblica. Questi aspetti contano, eccome!

Le donne, storicamente, hanno avuto ruoli diversi nelle famiglie e nelle società a seconda delle aree geografiche. In alcune regioni, il loro ingresso in politica e in ruoli decisionali può essere stato un cambiamento più “dirompente” e quindi capace di generare effetti più visibili, almeno inizialmente.

Perché le donne (in consiglio) fanno la differenza?

Ma qual è il meccanismo? Ci sono studi che suggeriscono come le donne in politica tendano a dare priorità a temi considerati tradizionalmente “femminili”, come l’ambiente, la salute, i servizi sociali. E sembra che le donne, in generale, mostrino una maggiore consapevolezza delle problematiche ambientali e adottino comportamenti più sostenibili nella vita quotidiana. Riciclano di più, sono più attente ai consumi, evitano prodotti usa e getta.

Pensate anche ai movimenti ambientalisti giovanili: quante ragazze e giovani donne vediamo in prima linea? Tantissime! L’Unione Europea stessa, nella sua Strategia per la Parità di Genere, riconosce questo protagonismo.

Quindi, l’idea è che una maggiore presenza femminile nei luoghi decisionali possa tradursi in politiche più attente all’ambiente e, di conseguenza, in un maggior coinvolgimento dei cittadini. È un po’ come se questa sensibilità diffusa trovasse un canale per diventare azione concreta a livello locale.

Cosa ci portiamo a casa da questa ricerca?

Beh, diverse cose importanti.

  • Primo, che aumentare la rappresentanza femminile nei consigli comunali può davvero dare una spinta alla sostenibilità. Non è solo una questione di quote rosa, ma di portare prospettive e priorità diverse al tavolo delle decisioni.
  • Secondo, che gli effetti non sono permanenti se non si lavora sul tessuto culturale. Le leggi e i cambi di leadership sono importanti, ma servono anche campagne di sensibilizzazione, educazione ambientale, e un impegno costante per far sì che i comportamenti virtuosi diventino la norma.
  • Terzo, e forse il più cruciale, è che il contesto locale è tutto. Non si possono applicare le stesse ricette ovunque. Bisogna capire le specificità di ogni territorio, le sue dinamiche sociali e culturali, per disegnare interventi efficaci.

In pratica, questa ricerca ci dice che colmare il divario di genere in politica non è solo una questione di giustizia ed equità, ma può essere una leva potentissima per raggiungere obiettivi cruciali come quelli della transizione ecologica. Ignorare le questioni di genere nelle politiche ambientali rischia di renderle meno efficaci, perché magari coinvolgono solo una parte della popolazione o non tengono conto delle esigenze di specifici gruppi sociali.

Un'aula consiliare moderna e luminosa, con un gruppo eterogeneo di consiglieri comunali, con una leggera prevalenza di donne, che discutono animatamente attorno a un grande tavolo rotondo. Alcuni hanno documenti e tablet. Obiettivo grandangolare 24mm, luce diffusa, per trasmettere un senso di collaborazione e progresso.

Insomma, la strada per un futuro più verde e più equo passa anche da qui: da più donne nei luoghi dove si decide, e da una maggiore consapevolezza che ogni territorio ha la sua storia e le sue risposte. E voi, cosa ne pensate? Avete notato qualcosa di simile nel vostro comune? Fatemelo sapere!

Fonte: Springer

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