Cuore di Donna in Cina: Un Allarme Silenzioso che Dobbiamo Ascoltare
Ciao a tutti, amici lettori! Oggi voglio parlarvi di un argomento che mi sta particolarmente a cuore, letteralmente e metaforicamente: la salute cardiovascolare delle donne, in particolare delle donne cinesi in età fertile. So che può sembrare un tema di nicchia, ma credetemi, i dati che sto per condividere con voi, presi da uno studio recentissimo, aprono scenari che meritano tutta la nostra attenzione. Parliamo di cardiopatia ischemica (IHD), una brutta bestia che, a quanto pare, sta diventando un fardello sempre più pesante per questa specifica fascia della popolazione in Cina.
Lo studio in questione ha analizzato un periodo lunghissimo, dal 1990 al 2021, e ha provato a fare delle proiezioni per i prossimi 15 anni. Immaginate un po’: tre decenni di dati per capire come questa malattia si stia evolvendo. E, ve lo dico subito, non tutte le notizie sono buone.
Cosa ci dicono i numeri? Un quadro agrodolce
Partiamo dalle buone notizie, perché ci sono anche quelle! Negli ultimi 30 anni, in Cina, tra le donne in età fertile (dai 15 ai 49 anni), il tasso di mortalità standardizzato per età (ASMR) e il tasso di anni di vita persi per disabilità (ASDR) a causa della cardiopatia ischemica sono diminuiti. Questo è un segnale positivo, che probabilmente riflette i progressi nella medicina, nelle cure e forse in una maggiore consapevolezza generale. Nello specifico, il tasso di mortalità è sceso a 5,17 casi ogni 100.000 individui e quello degli anni persi a 261,24 per 100.000.
Ora, però, tenetevi forte. Nonostante questi miglioramenti, il tasso di prevalenza standardizzato per età (ASPR) – cioè il numero di donne che convivono con la malattia in un dato momento – e il tasso di incidenza (ASIR) – ovvero il numero di nuovi casi – sono aumentati. Parliamo di un incremento del 17,44% per la prevalenza, arrivando a 616,50 casi ogni 100.000 persone, e addirittura del 25,83% per l’incidenza, con 79,93 nuovi casi ogni 100.000. Questo significa che, sebbene si muoia di meno e si viva meglio con la malattia, ci sono sempre più donne che si ammalano.
E le proiezioni per il futuro? Beh, qui la cosa si fa ancora più seria. Si prevede che nei prossimi 15 anni il tasso di prevalenza (ASPR) aumenterà di un ulteriore 25,74%, toccando quota 775,20 casi ogni 100.000 donne. Un campanello d’allarme non da poco, non trovate?
Ma perché questa tendenza? E chi è il “colpevole”?
Lo studio ha cercato di identificare anche i fattori che contribuiscono maggiormente ai decessi correlati alla cardiopatia ischemica. E il principale indiziato, udite udite, è il colesterolo LDL alto (il cosiddetto “colesterolo cattivo”). Pensate che nel 2021, questo fattore da solo era responsabile del 55,7% del rischio di morte per IHD in questa popolazione, e superava il 50% in tutte le fasce d’età considerate.
Ma non è l’unico nemico. Altri fattori di rischio importanti emersi sono:
- Pressione sanguigna sistolica alta
- Inquinamento da particolato atmosferico
- Dieta povera di cereali integrali
- Fumo passivo
È interessante notare come alcuni di questi fattori pesino diversamente a seconda dell’età. Ad esempio, una dieta povera di cereali integrali sembra essere un problema più rilevante nella fascia 25-29 anni, forse per abitudini alimentari meno attente tipiche dei più giovani. L’inquinamento da particolato, invece, incide di più nelle fasce 30-34 e 35-39 anni. La pressione alta diventa un fattore preponderante tra i 40 e i 49 anni.

Il contesto cinese e l’importanza di questi dati
La Cina, come sapete, è un paese enorme, con una popolazione femminile che nel 2021 ha raggiunto i 689 milioni di persone. Le donne in età fertile giocano un ruolo cruciale nella società. Inoltre, il governo cinese ha lanciato il piano “Healthy China 2030”, che mira, tra le altre cose, a ridurre la mortalità materna. E qui casca l’asino: le donne con cardiopatia ischemica, specialmente se in età fertile, hanno un rischio maggiore di eventi ischemici durante la gravidanza, il che può portare a una mortalità materna più alta e a complicazioni che aggravano il peso della malattia sui sistemi sanitari.
Questo studio è il primo a esplorare così a fondo l’andamento della cardiopatia ischemica in questa specifica fascia di popolazione in Cina, utilizzando dati standardizzati per età. La standardizzazione è fondamentale perché permette di confrontare i dati nel tempo eliminando l’effetto delle diverse distribuzioni di età nella popolazione, rendendo le analisi e le proiezioni più accurate.
L’aumento di incidenza e prevalenza negli ultimi trent’anni potrebbe essere legato alle rapide trasformazioni sociali ed economiche che la Cina ha vissuto. Pensiamo all’urbanizzazione, ai cambiamenti negli stili di vita: diete meno sane, mancanza di esercizio fisico, stress lavorativo e psicologico, privazione del sonno. Tutti fattori che possono aumentare il rischio cardiovascolare.
Sorprendentemente, all’inizio del XXI secolo, la crescita di incidenza e prevalenza di IHD tra le donne cinesi in età fertile ha rallentato o addirittura è diminuita, in contrasto con quanto accadeva in altre regioni del mondo. Questo potrebbe essere dovuto al miglioramento delle condizioni di vita e mediche legato alla migrazione dalle aree rurali a quelle urbane durante quel periodo di rapida urbanizzazione.
Cosa possiamo imparare e cosa ci aspetta?
Nonostante la significativa diminuzione della mortalità e degli anni persi per disabilità, l’aumento continuo dell’incidenza e della prevalenza, con proiezioni di ulteriore crescita per quest’ultima, è un segnale che non possiamo ignorare. Il fatto che il colesterolo LDL alto sia il principale fattore di rischio ci dice molto su dove concentrare gli sforzi di prevenzione.
Lo studio sottolinea anche alcune limitazioni, come la potenziale distorsione dei dati nei gruppi di età più giovani a causa delle dimensioni ridotte del campione, o il fatto che non si siano potuti considerare fattori specifici come le complicazioni della gravidanza o l’impatto della pandemia di COVID-19. Tuttavia, i risultati sono chiari: c’è bisogno di misure efficaci e interventi tempestivi per ridurre il peso di questa malattia.
Questo significa che sia i professionisti sanitari che i responsabili politici dovrebbero concentrarsi sul migliorare la diagnosi precoce della cardiopatia ischemica e gli standard di assistenza sanitaria. Ma non solo: anche le donne in età fertile dovrebbero adottare un approccio più proattivo alla gestione della propria salute. Parliamo di alimentazione sana, attività fisica regolare, controllo dello stress e, naturalmente, check-up periodici per tenere sotto controllo colesterolo e pressione.

In conclusione, questo studio ci lancia un messaggio forte e chiaro: la cardiopatia ischemica è una sfida crescente per le donne in età fertile in Cina. Comprendere queste tendenze è il primo passo per poter agire. La speranza è che questi dati stimolino ulteriori ricerche e, soprattutto, politiche sanitarie mirate per proteggere il cuore delle donne e migliorare la salute nazionale. Perché, come dico sempre, prendersi cura del proprio cuore è il primo passo per una vita piena e in salute!
Fonte: Springer
