Donne e Finanza: La Sorprendente Storia delle Azioniste Spagnole che Sfidarono i Pregiudizi (1918-1948)
Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi indietro nel tempo, in un’epoca forse inaspettata per parlare di donne e mercati finanziari. Siamo abituati a pensare che il mondo della finanza sia stato, storicamente, un club quasi esclusivamente maschile. E in parte è vero, ma la storia, come spesso accade, è molto più sfumata e affascinante di quanto crediamo. Parliamo di donne, di soldi, di indipendenza economica e di come le tendenze storiche abbiano influenzato il loro ruolo nei mercati finanziari, prendendo come esempio un caso studio davvero unico: le donne azioniste in Spagna tra il 1918 e il 1948.
L’indipendenza finanziaria delle donne è un tassello fondamentale per costruire una società più equa. Nonostante i passi avanti recenti nel ridurre il divario di genere nell’accesso alla finanza, diciamocelo, c’è ancora molta strada da fare, persino nelle economie più avanzate. Ma da dove viene questo squilibrio? Per capirlo davvero, dobbiamo guardare indietro, molto indietro. Il problema è che spesso mancano i dati storici per farlo.
Ed è qui che entra in gioco una ricerca pazzesca, basata su un database unico nel suo genere: oltre 34.000 azionisti di banche commerciali spagnole in un periodo cruciale, dal 1918 al 1948. Questo tesoro di informazioni ci permette di sbirciare in un passato finanziario sorprendente.
Sfatiamo un Mito: Le Donne e la Finanza nel Passato
Sapete qual è uno dei pregiudizi più duri a morire? Quello secondo cui le donne sarebbero “naturalmente” meno portate per la finanza, meno capaci di gestire il denaro, più avverse al rischio. Ancora oggi, studi dimostrano che le donne tendono a sottovalutare le proprie conoscenze finanziarie rispetto agli uomini, anche se poi, nei fatti, le loro performance non sono peggiori. Questa percezione diffusa, purtroppo, ha radici storiche profonde, legate a un passato in cui le donne erano effettivamente escluse da molti ambiti.
Ma la ricerca storica ci regala una prospettiva diversa. Ci mostra che, fin dagli albori del capitalismo e dell’industrializzazione, le donne hanno investito in attività finanziarie, cercando il miglior rendimento possibile. Non erano casi isolati, ma una minoranza significativa della classe degli investitori. Mettere in luce la razionalità delle decisioni finanziarie di queste pioniere è importantissimo, perché smonta l’idea che le donne siano “per natura” investitrici meno capaci. È un’eredità che dobbiamo riscoprire per combattere i bias culturali che ancora oggi penalizzano le donne nel mondo finanziario.
La domanda fondamentale che si pone questa ricerca è proprio: come hanno influito gli eventi storici sulla partecipazione delle donne ai mercati finanziari?
Un Tuffo negli Archivi: Le Azioniste Spagnole (1918-1948)
Per rispondere, i ricercatori hanno analizzato i dati di tre banche spagnole: il Banco de La Coruña (1918-1922), il Banco Hispano Americano (1922-1935, uno dei colossi nazionali!) e il Banco de Irún (1929-1948). Parliamo di un periodo turbolento per la Spagna: modernizzazione, cambiamenti sociali, la Seconda Repubblica, la Guerra Civile (1936-1939) e l’inizio del regime franchista.
Cosa ci dicono questi archivi polverosi? Innanzitutto, una cosa sorprendente: la presenza femminile tra gli azionisti è aumentata costantemente in tutte e tre le banche durante l’intero periodo!
- Nel Banco Coruña, le donne passano da circa il 12% nel 1918 a oltre il 15% nel 1922.
- Nel Banco Hispano Americano, la crescita è ancora più impressionante: dal 36,65% nel 1922 al 46,03% nel 1935. Quasi la metà degli azionisti individuali erano donne!
- Persino nel Banco Irún, nonostante la Guerra Civile e il difficile dopoguerra (un periodo non certo favorevole ai diritti delle donne), la percentuale femminile sale dal 12,57% nel 1929 al 28,36% nel 1948.
Questo aumento progressivo, che avviene mentre la percentuale di azionisti maschi tende a diminuire o a rimanere stabile, suggerisce qualcosa di fondamentale.

Un Trend Inarrestabile: Donne alla Conquista della Borsa (Ipotesi 1 Confermata)
La prima ipotesi della ricerca era che la crescente presenza di azioniste donne non fosse un fenomeno temporaneo, ma parte di una tendenza storica di lungo periodo, legata alla modernizzazione e alla diffusione della ricchezza finanziaria nella società. E i dati lo confermano pienamente!
Utilizzando tecniche econometriche come il filtro di Hodrick-Prescott (HP), che permette di separare il trend di lungo periodo dalle fluttuazioni cicliche di breve termine, i ricercatori hanno dimostrato che l’aumento delle azioniste donne è stato un trend deterministico e costante. Persino durante eventi traumatici come la Grande Depressione del ’29 o il dopoguerra franchista, la tendenza di fondo è rimasta positiva.
Questo significa che la partecipazione femminile ai mercati finanziari non era solo una conseguenza di momenti economici favorevoli, ma rifletteva cambiamenti sociali ed economici più profondi. Le donne stavano conquistando, pezzo dopo pezzo, il loro spazio nel mondo della finanza. È interessante notare che, a differenza del caso britannico dove leggi specifiche sulla proprietà delle donne sposate (Married Women’s Property Acts) diedero una spinta, in Spagna le donne avevano già da secoli diritti di proprietà e di eredità più consolidati (almeno sulla carta). L’aumento non fu quindi legato a uno shock legislativo specifico, ma a un processo di modernizzazione più ampio.
La Famiglia: Il Trampolino di Lancio per l’Investimento (Ipotesi 2 Confermata)
Ma come entravano le donne (e anche gli uomini, in realtà) in questo mondo? La seconda ipotesi riguardava il ruolo delle reti familiari. L’idea era che la famiglia funzionasse come un canale di accesso privilegiato alle azioni, un ambiente di fiducia dove scambiarsi informazioni e opportunità.
Anche qui, i dati danno ragione all’ipotesi. Analizzando i cognomi degli azionisti (in Spagna si usano due cognomi, paterno e materno, il che facilita l’identificazione dei legami di parentela, soprattutto tra fratelli/sorelle), è emerso che una quota significativa di azionisti, sia uomini che donne, aveva parenti all’interno della stessa banca. Nel Banco Hispano Americano e nel Banco Irún, questa percentuale superava spesso il 30%, arrivando fino al 40% nel primo caso!
Modelli statistici (logit) hanno confermato che, per il Banco Coruña e l’Hispano Americano, avere legami familiari aumentava significativamente la probabilità che un’azionista fosse donna. Per il Banco Irún, l’effetto sembrava essere leggermente ritardato nel tempo (magari per i tempi burocratici legati alle eredità), ma comunque presente.
Quindi, la famiglia era davvero un fattore chiave per l’inclusione finanziaria femminile. Non si trattava solo di uomini che consigliavano le donne, ma di reti di fiducia che facilitavano l’accesso al mercato per tutti i membri.
Razionalità e Rischio: Investitrici, non Spettatrici Passive (Ipotesi 3 Confermata)
Arriviamo all’ultima ipotesi, forse la più contro-intuitiva rispetto agli stereotipi: le donne investivano guidate dalla ricerca di profitto, assumendosi rischi in modo non dissimile dagli uomini? O erano solo figure simboliche, magari con poche azioni giusto per “esserci”, e ultra-prudenti?
Per verificarlo, i ricercatori hanno confrontato i portafogli (il numero di azioni possedute) di uomini e donne, concentrandosi su quelli più piccoli (fino a 20 azioni), che rappresentavano comunque un investimento considerevole per l’epoca (avere 20 azioni da 500 pesetas l’una equivaleva a circa 28.600 euro del 2025, una cifra enorme se pensiamo che per un’insegnante o un’impiegata una singola azione poteva rappresentare il 12-20% del salario annuo!).
I risultati?
- Possedere una sola azione (valore forse più simbolico) non era una caratteristica prevalentemente femminile, anzi.
- Le donne non erano concentrate solo sui portafogli minimi (1-5 azioni). Anzi, in alcune banche erano proporzionalmente più presenti tra chi deteneva almeno 10 azioni.
- Analizzando la variazione nel tempo, la percentuale di donne con portafogli “medi” (fino a 20 azioni) è cresciuta costantemente, suggerendo una percezione favorevole del rapporto rischio-rendimento e una certa resilienza ai cambiamenti economici.
In sostanza, l’analisi dei portafogli identici detenuti da uomini e donne non ha rivelato differenze sostanziali attribuibili a una presunta maggiore avversione al rischio femminile. La motivazione principale per investire in azioni, sia per gli uomini che per le donne, sembra essere stata la ricerca di redditività. Le donne non erano investitrici passive o spaventate dal rischio; erano agenti economici razionali che cercavano di far fruttare il proprio patrimonio.

Un’Eredità da Riscoprire
Questa incredibile storia delle azioniste spagnole ci insegna tanto. Ci ricorda che la storia non è lineare e che situazioni che oggi consideriamo una novità (donne che investono!) possono essere echi di un passato dimenticato.
La ricerca dimostra con forza che:
- L’aumento delle donne azioniste fu una tendenza storica strutturale legata alla modernizzazione, non un caso.
- Le reti familiari furono cruciali per facilitare l’accesso delle donne (e degli uomini) ai mercati finanziari.
- Le donne investivano in modo razionale, cercando profitto e gestendo il rischio, sfatando il mito dell’eccessiva avversione al rischio.
Recuperare questa eredità finanziaria femminile è fondamentale. Dimostra che le donne sono sempre state agenti economici attivi, anche quando la storia ufficiale e la memoria collettiva le hanno rese invisibili. Conoscere questo passato può aiutarci a combattere i pregiudizi che ancora oggi ostacolano la piena partecipazione delle donne alla vita economica e finanziaria, e a costruire un futuro più equo per tutti. Non è affascinante?
Fonte: Springer
