Donne, Giovani e Clima in Tanzania: Un Divario da Colmare nell’Agricoltura Intelligente
Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio nel cuore dell’Africa, precisamente nel sud della Tanzania, per parlare di qualcosa che mi sta molto a cuore: l’agricoltura, il cambiamento climatico e come questi due giganti influenzano la vita quotidiana delle persone, specialmente delle donne e dei giovani contadini. Mi sono imbattuto in uno studio affascinante che getta luce sulle disparità di genere nell’accesso e nell’uso di quelle che chiamiamo pratiche di agricoltura climaticamente intelligente (Climate-Smart Agriculture, CSA). E credetemi, quello che emerge è un quadro complesso, a tratti preoccupante, ma anche pieno di spunti per un futuro migliore.
Il Contesto: Agricoltura Sotto Pressione
Partiamo da un dato di fatto: l’agricoltura è la linfa vitale per moltissimi paesi dell’Africa Sub-Sahariana, Tanzania inclusa. Dà lavoro, direttamente o indirettamente, a circa l’80% della popolazione! Ma c’è un nemico invisibile e sempre più aggressivo: il cambiamento climatico. Siccità prolungate, piogge irregolari, inondazioni, nuovi parassiti e malattie delle piante… sono tutte facce della stessa medaglia che sta mettendo a dura prova la sopravvivenza di milioni di persone.
Chi ne soffre di più? I piccoli agricoltori, quelli che dipendono quasi esclusivamente dall’acqua piovana per i loro raccolti e che spesso vivono sotto la soglia di povertà. E tra questi, le donne sono particolarmente vulnerabili. Perché? Perché, nonostante forniscano circa la metà della manodopera agricola in Tanzania, spesso hanno meno accesso alle risorse, alla terra, al credito e all’informazione rispetto agli uomini. Il cambiamento climatico non fa che allargare queste forbici, queste disuguaglianze già esistenti. Pensate che la ridotta produttività agricola dovuta a siccità e parassiti ricorrenti colpisce in modo sproporzionato proprio le donne, peggiorando la loro sicurezza alimentare e nutrizionale. È un circolo vizioso che mina la capacità della Tanzania di raggiungere obiettivi fondamentali come la fine della povertà (SDG 1), la fame zero (SDG 2) e l’uguaglianza di genere (SDG 5).
L’Agricoltura Climaticamente Intelligente: Una Speranza?
In questo scenario, l’agricoltura climaticamente intelligente (CSA) viene vista come una strategia chiave. Di cosa si tratta? In parole semplici, è un approccio all’agricoltura che cerca di fare tre cose contemporaneamente:
- Aumentare in modo sostenibile la produttività e il reddito agricolo.
- Adattare e costruire resilienza ai cambiamenti climatici.
- Ridurre o eliminare le emissioni di gas serra, ove possibile.
Parliamo di pratiche come l’agricoltura conservativa (che protegge il suolo), l’agroforestazione (integrare alberi nelle coltivazioni), la gestione integrata dei parassiti, la raccolta dell’acqua piovana, l’uso di sementi migliorate e resistenti al clima, e l’uso mirato di fertilizzanti. Sembra fantastico, no? Potenzialmente, la CSA può davvero fare la differenza per la sicurezza alimentare, la riduzione della povertà e persino per colmare il divario di genere. Ma – c’è sempre un ma – l’accesso e l’utilizzo di queste pratiche non sono uguali per tutti.

Il Divario di Genere nell’Accesso alla CSA
Ed eccoci al cuore del problema che lo studio ha analizzato tra i coltivatori di fagioli (un prodotto tradizionalmente considerato “da donne” nella regione) nei distretti di Mbeya rurale e Mbozi. I risultati sono piuttosto netti. Sono soprattutto gli uomini a dominare i processi decisionali in famiglia riguardo alle strategie di adattamento al clima. Perché? Principalmente perché hanno maggiore controllo e proprietà della terra e un accesso più facile ai servizi di supporto agricolo (come la formazione e l’assistenza tecnica).
Ho trovato particolarmente interessante che gli uomini agricoltori più anziani mostrassero una probabilità significativamente maggiore di adottare semi migliorati. Questo suggerisce che l’esperienza accumulata e, diciamocelo, una maggiore disponibilità economica (capitale) giocano un ruolo chiave. Le donne, d’altro canto, spesso hanno livelli di istruzione più bassi e un accesso tecnologico inferiore (pensiamo anche solo al possesso di un cellulare per ricevere informazioni), il che contribuisce alla loro minore adozione delle tecnologie CSA e le rende ancora più vulnerabili agli shock climatici.
E i giovani? Sono un gruppo cruciale! L’Unione Africana li definisce tra i 15 e i 35 anni. Hanno una grande capacità di adattarsi alle nuove tecnologie e sono aperti all’innovazione. Potrebbero davvero essere i motori del cambiamento verso un’agricoltura più resiliente e sostenibile. Tuttavia, anche loro si scontrano con barriere, spesso legate all’accesso alla terra e alle risorse, anche se lo studio ha notato che i giovani agricoltori (in particolare maschi, anche se le differenze tra giovani maschi e femmine erano meno marcate rispetto agli adulti) erano più propensi a usare semi migliorati e fertilizzanti, forse proprio grazie alla loro maggiore familiarità con le informazioni digitali.
Cosa Influenza Davvero l’Adozione della CSA?
Lo studio ha usato un modello statistico (un probit multivariato, per i più tecnici) per capire quali fattori spingono o frenano l’adozione di quattro pratiche CSA chiave: semi migliorati, gestione integrata dei parassiti (principalmente uso di pesticidi in questo contesto), fertilizzanti e agricoltura conservativa. I risultati confermano quanto detto finora e aggiungono dettagli importanti:
- Età e Genere: Gli uomini più anziani adottano più facilmente i semi migliorati (esperienza/capitale). I giovani (rispetto alle donne adulte) sono più propensi a usare semi migliorati e fertilizzanti (accesso digitale).
- Stato Civile: Essere sposati, sorprendentemente, sembrava avere un’influenza negativa sull’adozione di semi, fertilizzanti e agricoltura conservativa. Forse per diverse priorità familiari o maggiore avversione al rischio? È un dato che fa riflettere su dinamiche complesse.
- Ruolo in Famiglia: Essere la moglie (e non il capofamiglia, ruolo quasi sempre maschile) riduceva la probabilità di usare fertilizzanti, probabilmente perché l’acquisto richiede una decisione economica spesso controllata dal capofamiglia.
- Istruzione: Un livello di istruzione più alto aumenta significativamente la probabilità di adottare semi migliorati, fertilizzanti e pesticidi. L’istruzione apre le porte alla comprensione e all’uso di nuove informazioni.
- Occupazione Principale: Chi fa dell’agricoltura la propria occupazione principale è più propenso ad adottare tutte le pratiche CSA analizzate. Logico: c’è più incentivo a investire per proteggere la propria fonte di sostentamento.
- Accesso ai Servizi: La distanza dal rivenditore di input agricoli (agro-dealer) ha un impatto negativo: più lontano è, meno probabile è l’adozione di semi, pesticidi e fertilizzanti. Costi di trasporto e minori informazioni giocano un ruolo.
- Tecnologia: Possedere un telefono cellulare aumenta le possibilità di usare semi migliorati, fertilizzanti e pesticidi. I cellulari sono ormai canali cruciali per ricevere informazioni meteo e consigli agricoli.
- Capitale Sociale: Essere membri di gruppi di agricoltori aumenta la probabilità di usare semi, pesticidi e fertilizzanti. I gruppi facilitano lo scambio di conoscenze, l’accesso a formazione e risorse.
- Decisioni Condivise: Quando le decisioni sulle pratiche agricole vengono prese congiuntamente da uomo e donna in famiglia, aumenta la probabilità di adottare l’agricoltura conservativa. La collaborazione paga!
- Luogo: Anche il distretto specifico contava, segnalando differenze agro-ecologiche o istituzionali locali.

Guardando al Futuro: Come Colmare il Divario?
Cosa ci dice tutto questo? Che non basta promuovere genericamente le pratiche CSA. Bisogna affrontare le cause profonde delle disuguaglianze. Lo studio suggerisce alcune strade importanti:
1. Accesso alla Terra: È fondamentale migliorare l’accesso e il controllo della terra per le donne. Senza terra, o con un controllo precario, è difficile investire in pratiche a lungo termine.
2. Informazione e Formazione Inclusiva: Bisogna usare approcci basati sui gruppi per diffondere informazioni e rafforzare le capacità, assicurandosi che raggiungano efficacemente anche le donne e i giovani. Pensiamo a formazione sulla digital literacy per le donne, per aiutarle a sfruttare le informazioni via mobile.
3. Politiche Sensibili al Genere: Le politiche e i programmi sull’agricoltura climaticamente intelligente devono tenere esplicitamente conto delle dinamiche di genere. Non si può pensare a soluzioni “taglia unica”. Bisogna affrontare le norme culturali che limitano le donne e promuovere approcci trasformativi che sfidino le strutture patriarcali.
4. Supporto alle Donne nei Gruppi: Promuovere la leadership femminile all’interno delle cooperative e dei gruppi di agricoltori può fare una grande differenza.

Affrontare queste disparità non è solo una questione di giustizia sociale, è una necessità per rendere l’agricoltura tanzaniana davvero resiliente al cambiamento climatico. Le donne e i giovani non sono solo vittime potenziali, ma agenti di cambiamento fondamentali. Dare loro gli strumenti, le risorse e il potere decisionale per adottare pratiche agricole intelligenti significa investire nel futuro alimentare ed economico dell’intera regione, contribuendo al contempo agli obiettivi globali di sviluppo sostenibile. È una sfida complessa, ma assolutamente necessaria.
Fonte: Springer
