Dolore Pelvico Cronico: E Se la Chiave Fosse Nascosta nel Coccige?
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento tanto delicato quanto diffuso: il dolore pelvico cronico (CPP). Chi ne soffre sa quanto possa essere invalidante, un compagno sgradito che si insinua nella vita quotidiana, influenzando tutto, dall’umore alle relazioni, passando per le attività più semplici. Ma se vi dicessi che forse abbiamo trascurato un indizio importante, qualcosa che possiamo letteralmente “sentire” con le mani? Un recente studio getta una luce affascinante proprio su questo aspetto.
Cos’è Esattamente il Dolore Pelvico Cronico (CPP/CPPS)?
Prima di addentrarci nella ricerca, capiamoci un attimo. Il dolore pelvico cronico, secondo le linee guida dell’Associazione Europea di Urologia (EAU), è un dolore non legato a tumori, percepito nelle strutture pelviche, che persiste o si ripresenta per almeno 3 mesi. Spesso si parla di Sindrome del Dolore Pelvico Cronico (CPPS) quando questo dolore si associa a sintomi urinari, gastrointestinali o sessuali, senza che si riesca a identificare una patologia specifica. È un nemico sfuggente, un dolore diffuso che può colpire diversi organi pelvici, la parete addominale, l’area genitale e a volte porta con sé anche sintomi sistemici.
Pensate che la prevalenza è decisamente più alta nelle donne (si stima tra il 5.7% e il 26.6% nel corso della vita), ma anche il 10% degli uomini ne fa esperienza. Spesso chi ne soffre presenta disfunzioni dei muscoli del pavimento pelvico, che tendono a diventare iperattivi, quasi “contratti” perennemente. E non è raro trovare punti trigger dolorosi nei muscoli vicini. Insomma, un quadro complesso che richiede un approccio multimodale, come sottolineato anche dalla Società Italiana di Chirurgia Colo-Rettale: non basta guardare all’organo dolente, bisogna valutare il sistema muscolo-scheletrico, la postura, le articolazioni, i tessuti in generale.
La Ricerca: Mani Esperte a Caccia di Indizi
Ed è qui che entra in gioco lo studio che mi ha colpito. Pubblicato su Springer, ha coinvolto 326 persone: 162 con diagnosi di CPP/CPPS e 164 persone sane come gruppo di controllo. L’obiettivo? Verificare se ci fosse una correlazione tra la presenza di CPP/CPPS e dei cosiddetti “risultati palpatori anomali” (APFs) in specifiche aree pelviche: l’articolazione sacro-iliaca, la regione sacro-coccigea e l’area del pavimento pelvico.
Cosa sono questi APFs? Immaginate le mani esperte di un fisioterapista o di un osteopata che “ascoltano” i tessuti. Seguendo principi come il modello TART (Texture, Asimmetria, Restrizione di movimento, Tenerezza/dolore alla palpazione), cercano alterazioni nella consistenza dei tessuti, limitazioni nel movimento delle articolazioni o zone particolarmente sensibili al tatto. Nello studio, due fisioterapisti molto esperti, con certificazione in manipolazione osteopatica e dopo un training specifico per assicurare concordanza, hanno eseguito una valutazione palpatoria standardizzata su tutti i partecipanti. Hanno usato anche un dinamometro per assicurarsi di applicare una forza costante e delicata (tra 0.8 e 1 kg).
Oltre alla palpazione, i partecipanti hanno compilato questionari per valutare la severità dei sintomi (NIH-CPSI), i livelli di ansia e depressione (HADS) e le credenze sulla paura del movimento legate al dolore (FABQ).

I Risultati: Una Correlazione Che Fa Riflettere
E adesso, tenetevi forte. I risultati sono stati piuttosto netti. È emersa una correlazione significativa, da moderata a forte, tra la presenza di CPP/CPPS e il riscontro di APFs in due aree specifiche:
- La regione sacro-coccigea (sì, proprio l’area del coccige!) (r= 0.609, p<0.01)
- L’area del pavimento pelvico (r= 0.620, p<0.01)
In pratica, chi soffriva di dolore pelvico cronico aveva molte più probabilità di presentare “anomalie” palpabili in queste due zone. Pensate che gli APFs sacro-coccigei erano presenti nel 78% dei pazienti con CPP/CPPS e quelli del pavimento pelvico nell’80%!
E l’articolazione sacro-iliaca? Qui la correlazione è risultata debole (r= 0.269, p<0.01). Anche l'analisi multivariata ha confermato che gli APFs sacro-coccigei e del pavimento pelvico erano associati in modo indipendente alla CPP/CPPS, mentre quelli sacro-iliaci no. Un altro dato interessante riguarda l'aspetto psicosociale. Le correlazioni tra gli APFs e i punteggi di ansia, depressione o paura del movimento sono risultate deboli (r intorno a 0.25). Questo non significa che l’aspetto psicologico non sia importante nella CPP/CPPS (sappiamo che lo è!), ma suggerisce che questi specifici risultati palpatori fisici hanno un legame diretto e forte con la sindrome stessa, forse più di quanto non lo abbiano i fattori psicologici misurati in questo studio.
Perché Proprio il Coccige e il Pavimento Pelvico?
Viene da chiedersi: perché proprio queste due aree sembrano così cruciali? L’anatomia ci viene in aiuto. Il coccige, quell’ultimo ossicino della nostra colonna vertebrale, funge da punto di ancoraggio fondamentale per diversi muscoli e legamenti del pavimento pelvico. Immaginatelo come la chiglia a cui si attaccano le strutture che sostengono i nostri organi interni. Se c’è una disfunzione lì, magari una restrizione di movimento o una tensione anomala, è facile intuire come questa possa ripercuotersi su tutto il pavimento pelvico, contribuendo ad aumentarne la tensione e, di conseguenza, il dolore.
Lo studio evidenzia come questi risultati palpatori anomali (APFs) potrebbero diventare dei marcatori clinici utili. Riconoscere una disfunzione sacro-coccigea o del pavimento pelvico durante una valutazione potrebbe aiutare a identificare quei pazienti che potrebbero trarre maggior beneficio da interventi mirati, come la terapia manuale specifica per quelle zone, inserita ovviamente in un approccio terapeutico più ampio e multimodale.

Cosa Portiamo a Casa da Questo Studio?
Certo, come sottolineano gli stessi autori, questo è uno studio trasversale, il che significa che possiamo vedere una correlazione, ma non stabilire un rapporto di causa-effetto. Non possiamo dire con certezza che la disfunzione del coccige *causi* il dolore pelvico cronico, o viceversa. Potrebbe esserci un’influenza reciproca. Inoltre, la palpazione, per quanto standardizzata e fatta da mani esperte, ha sempre un margine di soggettività. E i partecipanti provenivano tutti da un unico centro clinico.
Nonostante queste cautele, il messaggio che emerge è forte e chiaro: l’area sacro-coccigea e il pavimento pelvico meritano un’attenzione particolare nella valutazione di chi soffre di dolore pelvico cronico. La presenza di APFs in queste zone sembra essere un segnale clinico rilevante.
Questo studio apre la porta a future ricerche, magari longitudinali, per capire meglio il ruolo prognostico di queste disfunzioni. Potrebbero essere dei predittori dello sviluppo della CPP/CPPS? La terapia manuale mirata a queste aree può davvero fare la differenza nel lungo termine?
Per ora, quello che possiamo fare è tenere a mente questa connessione. Se soffrite di dolore pelvico cronico, parlatene con il vostro medico o fisioterapista, chiedendo magari una valutazione specifica anche di queste aree. E per noi professionisti della salute, questo studio è un invito a non trascurare la palpazione attenta del coccige e del pavimento pelvico, integrandola in una valutazione completa. A volte, le risposte che cerchiamo sono più vicine – e più tangibili – di quanto pensiamo.
Fonte: Springer
