Avocado del Camerun: Alla Scoperta di un Tesoro Nascosto di Biodiversità sugli Altipiani
Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante nel cuore del Camerun occidentale, più precisamente sugli altopiani di Bamboutos. È un luogo speciale, non solo per i paesaggi mozzafiato, ma anche perché è considerato un vero e proprio centro di diversità per una pianta che molti di noi amano: l’avocado (Persea americana Mill.).
Sapete, l’avocado non è solo quel frutto delizioso che mettiamo nei toast o nel guacamole. È una risorsa economica fondamentale per molte comunità, e in Camerun, specialmente nella regione occidentale, la sua coltivazione è molto diffusa, spesso in piccoli orti familiari o fattorie. Ma c’è un problema: come molte risorse naturali, la diversità genetica dell’avocado locale non era stata studiata a fondo. E conoscere questa diversità è cruciale! È la base per migliorare le coltivazioni, creare nuove varietà magari più resistenti o produttive, e soprattutto per conservare questo patrimonio genetico per il futuro.
La Nostra Missione: Mappare la Diversità dell’Avocado
Così, mi sono tuffato (metaforicamente, eh!) in un progetto entusiasmante: esplorare e documentare la variabilità degli avocado locali proprio lì, negli altopiani di Bamboutos. L’obiettivo era capire quanto fossero diversi tra loro gli alberi di avocado che crescono spontaneamente o vengono coltivati tradizionalmente in quest’area.
Immaginatevi la scena: abbiamo girato per dieci villaggi diversi (nomi affascinanti come Babadjou, Bafounda, Bagam, Balatchi…), sparsi su quattro diverse fasce di altitudine, da circa 1100 fino a 1900 metri sul livello del mare. In totale, abbiamo campionato e “schedato” ben 206 alberi di avocado diversi. Per non prendere piante troppo imparentate tra loro, abbiamo mantenuto una distanza minima di 30 metri tra un albero campionato e l’altro. Per ogni albero, abbiamo registrato le coordinate geografiche e l’altitudine.
Ma cosa significa “schedare” un albero di avocado? Beh, abbiamo usato una guida specifica (quella dell’International Plant Genetic Resources Institute) e abbiamo osservato e misurato ben 55 caratteristiche diverse per ogni pianta! Di queste, 46 erano tratti qualitativi (come la forma dell’albero, il colore dei frutti maturi, la forma del seme, la superficie del tronco, il colore della polpa…) e 9 quantitativi (come il peso del frutto, il peso della polpa e del seme, lo spessore della buccia, i tempi di maturazione e deterioramento…). Un lavoro minuzioso, ma fondamentale per catturare l’essenza della diversità.
Un Mosaico di Forme, Colori e Sapori: I Risultati
E cosa abbiamo scoperto? Una varietà incredibile! Pensate che solo per i 46 tratti qualitativi, abbiamo contato ben 162 “varianti” o classi fenotipiche diverse. In media, ogni caratteristica poteva presentarsi in 3 o 4 modi differenti!
Abbiamo usato un indicatore chiamato indice di diversità di Shannon-Weaver (H’) per quantificare questa varietà. Più alto è l’indice, maggiore è la diversità. Bene, i risultati sono stati sorprendenti:
- La diversità media per i tratti qualitativi era alta (H’= 0.90).
- Ancora più alta era la diversità per i tratti quantitativi (H’= 1.31)! Questo ha senso, perché caratteristiche come il peso o le dimensioni sono influenzate da molti geni e tendono a variare di più.
- I tratti con la maggiore diversità? Eccoli: la forma del frutto (H’=2.04, un valore altissimo!), il colore della buccia a maturazione (H’=1.75), la forma del seme (H’=1.75), la forma dell’albero (H’=1.74) e il colore della polpa vicino al seme (H’=1.47).
Analizzando i dati villaggio per villaggio e per fasce di altitudine, sono emerse altre cose interessanti. Ad esempio, i villaggi di Bangang e Batcham sembravano ospitare la maggiore diversità. Al contrario, la fascia di altitudine più bassa (1100-1300 m) mostrava una diversità leggermente inferiore.
Curiosamente, però, analizzando la distribuzione della diversità, abbiamo visto che la maggior parte delle differenze si trovava all’interno dei singoli villaggi o delle singole fasce altitudinali, piuttosto che tra di essi. In pratica, anche alberi vicini potevano essere molto diversi tra loro!
Le Famiglie dell’Avocado: Tracce delle Razze Originali
Come forse saprete, esistono tre “razze” principali di avocado: la Messicana (con frutti piccoli e buccia sottile), la Guatemalteca (frutti medio-grandi, buccia spessa e rugosa) e l’Antillana (o West Indian, adatta a climi più caldi, con buccia lucida e sottile). Queste razze, crescendo vicine, possono facilmente ibridarsi.
Nel nostro studio, abbiamo trovato caratteristiche riconducibili a tutte e tre le razze, mescolate tra loro. Ad esempio:
- La superficie del tronco poteva essere liscia (tipica Messicana/Guatemalteca) ma anche ruvida o molto ruvida (tipica Antillana).
- I frutti variavano enormemente in dimensione, da appena 120 grammi fino a oltre un chilo (1150 g)!
- La maggior parte dei frutti (71%) aveva una buccia sottile (≤ 1 mm), tipica delle razze Messicana e Antillana, ma abbiamo trovato anche frutti con buccia più spessa (2-3 mm), caratteristica della Guatemalteca e degli ibridi.
- La consistenza della polpa era per lo più acquosa (49%) o burrosa (35%), ma abbiamo trovato anche texture pastose e granulari.
Questa mescolanza di tratti suggerisce fortemente la presenza non solo delle razze “pure”, ma anche di numerosi ibridi, ben adattati alle condizioni locali.
Relazioni Complesse: Cosa Ci Dicono le Analisi
Per dare un senso a tutta questa mole di dati, abbiamo usato tecniche statistiche avanzate come l’Analisi delle Componenti Principali (PCA) e l’Analisi dei Cluster. La PCA ci ha aiutato a identificare i tratti più importanti nel differenziare gli alberi (come il colore dei giovani ramoscelli, la forma delle foglie, il peso del frutto e della polpa, i tempi di deterioramento…).
L’analisi dei cluster, invece, ha raggruppato i 206 alberi in quattro gruppi distinti. È molto probabile che questi gruppi rappresentino le tre razze principali e un gruppo di ibridi. È interessante notare che gli alberi dello stesso villaggio o della stessa altitudine non finivano necessariamente nello stesso gruppo. Anzi, spesso alberi provenienti da villaggi diversi si ritrovavano nello stesso cluster.
Cosa significa? Che la genetica degli avocado in quest’area è molto “mescolata”. Probabilmente a causa di un intenso scambio di semi e piantine tra agricoltori di villaggi diversi nel corso del tempo. Gli agricoltori, giustamente, scelgono e scambiano il materiale che produce i frutti migliori secondo le loro esigenze. Questo ha portato a una debole correlazione tra la distanza genetica e la distanza geografica: non è detto che due alberi vicini siano geneticamente simili!
Perché Tutto Questo è Importante?
Questa ricerca non è solo un esercizio accademico. I risultati sono fondamentali per diversi motivi:
- Conservazione: Abbiamo identificato aree (come i villaggi di Bangang e Batcham) e singoli alberi con caratteristiche uniche o particolarmente interessanti che meritano di essere conservati. Questa diversità è una risorsa preziosa per il futuro.
- Miglioramento genetico: Conoscere la variabilità esistente è il primo passo per selezionare piante con tratti desiderabili (frutti più grandi, polpa più burrosa, maggiore resistenza alle malattie, migliore conservabilità) e usarle in programmi di breeding per creare nuove varietà superiori.
- Supporto agli agricoltori e all’economia locale: Identificare alberi con frutti di alta qualità può migliorare la commerciabilità del prodotto. Inoltre, ricordate il progetto di estrazione dell’olio di avocado menzionato all’inizio? Conoscere le caratteristiche dei frutti locali (come il contenuto di olio, anche se non misurato direttamente qui, ma correlato ad altri tratti) è essenziale per ottimizzare questi processi e ridurre gli sprechi.
Insomma, gli altopiani di Bamboutos custodiscono un vero e proprio tesoro di biodiversità dell’avocado. Aver iniziato a svelarlo è stato incredibilmente stimolante e apre la strada a future ricerche e, speriamo, a un futuro più sostenibile e prospero per la coltivazione dell’avocado in Camerun. C’è ancora tanto da scoprire, ma abbiamo gettato basi solide!
Fonte: Springer