Bambini a Digiuno Troppo a Lungo Prima dell’Anestesia? La Sorprendente Realtà Cinese che Ci Fa Riflettere
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento che mi sta particolarmente a cuore e che, scommetto, tocca da vicino molti genitori e professionisti della salute: il digiuno preoperatorio nei bambini. Sappiamo tutti che è una pratica necessaria per ridurre il rischio di complicazioni serie come rigurgito e aspirazione durante l’anestesia. Ma siamo sicuri di gestirlo nel modo migliore? Mi sono imbattuto in uno studio affascinante condotto in Cina che getta una luce un po’ preoccupante sulla situazione reale, e ho pensato fosse importante condividerlo.
Il Dilemma del Digiuno: Sicurezza vs. Benessere
Da decenni, la regola d’oro è stata il famoso regime “6-4-2”: 6 ore di digiuno dai solidi, 4 dal latte artificiale e 2 dai liquidi chiari. Sembra semplice, no? Peccato che la realtà sia spesso molto diversa. Diversi studi, infatti, hanno iniziato a suonare un campanello d’allarme: questi tempi, sulla carta ragionevoli, si traducono frequentemente in periodi di digiuno eccessivamente lunghi per i nostri piccoli pazienti.
E perché questo è un problema? Beh, un digiuno prolungato non è una passeggiata, soprattutto per i bambini sotto i 3 anni. Può avere effetti negativi sul loro metabolismo, sulla stabilità emodinamica e persino sul loro comportamento, rendendoli più irritabili e ansiosi (e chi può biasimarli?).
Proprio per questo, società scientifiche come l’European Society of Anaesthesiology and Intensive Care (ESAIC) hanno aggiornato le linee guida nel 2022, proponendo un approccio più “liberale”: il regime “6-4-3-1”. Ovvero:
- 6 ore per i cibi solidi
- 4 ore per il latte artificiale
- 3 ore per il latte materno (una novità importante!)
- 1 ora per i liquidi chiari (acqua, tè zuccherato senza latte, succhi di frutta senza polpa…)
L’obiettivo? Ottimizzare la gestione, garantendo la sicurezza ma riducendo al minimo lo stress e i disagi per i bambini.
La Ricerca Cinese: Uno Sguardo alla Pratica Reale
Lo studio cinese, pubblicato su BMC Anesthesiology, ha voluto proprio vedere cosa succede davvero negli ospedali. Hanno fatto due cose principali:
- Hanno inviato un questionario online a centinaia di anestesisti in tutta la Cina per capire quali protocolli seguono, cosa pensano delle nuove linee guida e se usano strumenti come l’ecografia gastrica.
- Hanno raccolto dati reali sui tempi di digiuno effettivi di oltre 1200 bambini sottoposti a intervento chirurgico in diversi tipi di ospedali.
E i risultati? Diciamocelo, sono stati piuttosto sorprendenti e, per certi versi, preoccupanti.
I Numeri Che Fanno Riflettere: Un Divario Enorme tra Teoria e Pratica
Prima scoperta interessante: chi dà le istruzioni per il digiuno? Spesso non sono gli anestesisti (solo nel 32.6% dei casi), ma più frequentemente i chirurghi (45.1%) o gli infermieri di reparto (19.4%). Questo già suggerisce una potenziale disconnessione.
Ma veniamo ai tempi:
- Liquidi Chiari: Sebbene le linee guida più recenti suggeriscano 1 ora, e quelle precedenti 2 ore, la pratica più comune negli ospedali cinesi è ancora… 2 ore (47.1%). Addirittura, il 25.5% richiede 4 ore e un 13% il digiuno da mezzanotte! Il protocollo da 1 ora? Usato solo nello 0.5% dei casi! Perché? Molti anestesisti (il 63.4%) temono ancora un aumento del rischio di aspirazione con 1 ora di digiuno, soprattutto negli ospedali generali. E la maggior parte (73%) non conosce nemmeno il “regime liberale” (liquidi chiari fino alla chiamata in sala operatoria).
- Latte Materno: Le nuove linee guida dicono 3 ore. La pratica più comune? 4 ore (68.1%), seguendo il vecchio protocollo. Solo il 3% segue le nuove raccomandazioni.
- Latte Artificiale: Le linee guida dicono 4 ore. La pratica più comune? 6 ore (65.1%). Solo il 21.8% segue le indicazioni più recenti.
- Cibi Solidi / Colazione Leggera: Qui la confusione regna. Per una colazione leggera (cereali, toast), il 50.8% chiede 6 ore, il 30.8% addirittura 8 ore. Per i solidi “pesanti” (carne, proteine), l’8 ore è la norma per il 62.6%. E pensate, il 13% degli ospedali usa ancora la vecchia, scomodissima regola del “Niente per bocca da mezzanotte”!
Ma il dato più scioccante è la durata reale del digiuno, misurata dall’ultimo pasto/bevanda all’induzione dell’anestesia:
- Liquidi Chiari: Mediana di 10.4 ore! (Ricordate? Le linee guida dicono 1 o 2 ore).
- Latte Materno: Mediana di 6.3 ore (Linee guida: 3 o 4 ore).
- Latte Artificiale: Mediana di 10.1 ore (Linee guida: 4 o 6 ore).
- Solidi: Mediana di 13.2 ore! (Linee guida: 6 o 8 ore).
Questi numeri parlano chiaro: c’è un gap enorme tra le raccomandazioni basate sull’evidenza e quello che succede ogni giorno ai bambini. E questo digiuno prolungato è particolarmente evidente nei bambini più piccoli, sotto i 3 anni, che sono proprio i più vulnerabili ai suoi effetti negativi.
Perché Succede Questo? Le Cause del Digiuno Eccessivo
Lo studio ha anche chiesto agli anestesisti quali fossero, secondo loro, le cause principali di questi digiuni interminabili. Le risposte più comuni sono state:
- Incertezza sull’orario dell’intervento (91.3%): La causa regina. Se non si sa quando il bambino andrà in sala, si tende a tenerlo a digiuno “per sicurezza” da molto prima.
- Mancanza di conoscenza/accettazione delle linee guida da parte del personale (68.8%).
- Istruzioni di digiuno eccessivamente lunghe date in partenza (66.0%).
- Scarso coinvolgimento degli anestesisti nella gestione del digiuno (65.3%).
- Preoccupazioni dei genitori sulla sicurezza o sul rischio di rinvio dell’intervento se il bambino beve (circa 50%).
L’Ecografia Gastrica: Un Aiuto Prezioso Ma Sottoutilizzato
Un altro punto toccato dallo studio è l’uso dell’ecografia gastrica. Cos’è? È una tecnica semplice e veloce che permette all’anestesista di “vedere” direttamente nello stomaco del paziente, poco prima dell’anestesia, per capire se è davvero vuoto o cosa contiene (liquido? solido? quanto?). È uno strumento fantastico per personalizzare la valutazione del rischio, soprattutto in casi dubbi, emergenze o quando il bambino non ha rispettato il digiuno.
Eppure, lo studio cinese rivela che:
- Quasi la metà degli anestesisti (47%) lavora in reparti senza ecografo disponibile.
- La maggior parte ha solo una conoscenza di base (58.8%) o nessuna familiarità (35.5%) con la tecnica. Solo il 5.7% si sente esperto.
- Di conseguenza, solo l’11.9% la usa frequentemente nei casi a rischio. La maggioranza (51%) non la usa mai.
Un vero peccato, perché padroneggiare l’ecografia gastrica (che ha una curva di apprendimento relativamente rapida) potrebbe dare agli anestesisti molta più sicurezza nel gestire il digiuno in modo flessibile e personalizzato.
Cosa Possiamo Fare? Un Appello al Cambiamento
Questo studio, anche se condotto in Cina, solleva questioni che probabilmente sono rilevanti ovunque. Ci dice che dobbiamo fare di più per allineare la pratica clinica alle evidenze scientifiche più recenti sul digiuno pediatrico.
Cosa serve?
- Maggiore consapevolezza e formazione: Tutti i professionisti coinvolti (anestesisti, chirurghi, infermieri) devono conoscere e comprendere le ultime linee guida.
- Coinvolgimento attivo degli anestesisti: Siamo noi gli esperti della gestione delle vie aeree e del rischio anestesiologico, dovremmo essere più proattivi nel definire e comunicare le istruzioni per il digiuno.
- Migliore comunicazione e pianificazione: Ridurre l’incertezza sugli orari degli interventi è cruciale. Serve un flusso di lavoro più efficiente.
- Educazione dei genitori: Spiegare chiaramente perché un digiuno più breve (soprattutto per i liquidi chiari) è sicuro e benefico può aiutare a superare le loro paure.
- Promuovere l’uso dell’ecografia gastrica: Investire in attrezzature e formazione può fare una grande differenza nella sicurezza e nell’efficienza.
- Osare di più: Forse la cosa più difficile. Superare la paura “storica” dell’aspirazione (che, sebbene grave, è rara e spesso legata più alla gestione anestesiologica che al digiuno in sé) e adottare protocolli più brevi e basati sull’evidenza, come quello da 1 ora per i liquidi chiari.
Insomma, la gestione del digiuno preoperatorio nei bambini è un’area in cui possiamo e dobbiamo migliorare. Non si tratta solo di seguire delle regole, ma di garantire la massima sicurezza possibile minimizzando lo stress e il disagio per i pazienti più piccoli e vulnerabili. Spero che questa riflessione, partita da uno studio lontano, possa stimolare un dialogo costruttivo anche qui da noi.
Fonte: Springer