Immagine composita divisa a metà: a sinistra un piatto abbondante e colorato stile dieta mediterranea su un tavolo moderno (macro lens 100mm, high detail), a destra una ciotola semplice con pochi legumi tenuta da mani segnate in un contesto rurale di un paese emergente (portrait lens 50mm, depth of field, luce naturale).

Diete Sostenibili: Un Sogno Globale, Ma una Sfida Costosa per i Paesi Emergenti?

Ciao a tutti! Oggi voglio chiacchierare con voi di un argomento che mi sta molto a cuore e che, ne sono sicuro, tocca le corde di molti: come mangiare in modo sano per noi e sostenibile per il nostro pianeta. Sembra un obiettivo fantastico, no? Ridurre il nostro impatto ambientale, migliorare la nostra salute… e magari scoprire anche nuovi sapori! Ci sono studi che ci mostrano i benefici enormi di passare a diete alternative, come quella Mediterranea, la famosa EAT-Lancet, quella basata sulle linee guida americane (HUS) o una dieta Vegetariana.

Parliamoci chiaro, le nostre abitudini alimentari hanno un peso enorme sulla sostenibilità del sistema alimentare globale. Man mano che il benessere economico aumenta, spesso aumenta anche la voglia di cibi ipercalorici, zuccherati e di origine animale. Questo, però, ha delle conseguenze complesse. L’allarme principale riguarda le risorse immense necessarie per produrre questi alimenti, specialmente la carne, e le emissioni che ne derivano. Pensate che il sistema alimentare è il più grande consumatore di acqua dolce al mondo, parliamo dell’85-90% del totale! E la nostra crescente preferenza per cibi “assetati” di risorse non fa che peggiorare il rischio di scarsità d’acqua.

Dal punto di vista della salute, poi, l’eccesso di questi cibi è legato a problemi come malnutrizione (sia per difetto che per eccesso), malattie cardiovascolari, diabete e altre malattie croniche. Quindi, adottare diete più sane, magari riducendo la carne, sembra la strada giusta per migliorare sia l’ambiente che la nostra salute.

Il Sogno di un Piatto Sano e Sostenibile

La buona notizia, confermata da uno studio recente pubblicato su Nature Communications, è che, guardando al futuro (fino al 2070!), passare a queste diete più sane e sostenibili può davvero fare la differenza. Immaginate un miglioramento della qualità della nostra dieta tra il 30% e il 45%! E non solo: tutti i paesi analizzati nello studio vedrebbero una riduzione del consumo di acqua (dall’1.2% al 14.7%) e un aumento dell’accessibilità economica del cibo (dal 9.3% al 63.2%). Sembra un quadro idilliaco, vero? Meno spreco d’acqua, cibo più nutriente e alla portata di più persone. Fantastico!

Le diverse diete proposte hanno ovviamente impatti diversi:

  • La dieta Vegetariana (VEG) e quella EAT-Lancet (EAT), puntando molto sui vegetali, sono le più efficaci nel ridurre l’uso di acqua.
  • La dieta Mediterranea (MED) e quella Healthy US-Style (HUS) sono comunque positive, ma un po’ meno impattanti sulla riduzione dell’acqua.

In generale, però, la tendenza globale nel lungo periodo è positiva. Paesi come Ungheria, Bolivia e Argentina potrebbero vedere i miglioramenti più grandi nella qualità della dieta, soprattutto grazie all’inclusione di grassi più sani (PUFA) e alla riduzione di quelli trans.

La Doccia Fredda: I Costi Nascosti per Alcuni

E qui arriva il “ma”. Lo studio mette in luce un aspetto cruciale che spesso trascuriamo: la transizione non è uguale per tutti. Se guardiamo alle fasi iniziali del cambiamento, soprattutto nei paesi emergenti e in via di sviluppo (secondo la definizione del Fondo Monetario Internazionale), la situazione si complica. Proprio in queste nazioni, dove magari si parte da livelli di consumo più bassi e c’è bisogno di aumentare l’apporto calorico e nutritivo per combattere la malnutrizione, la richiesta di cibo (anche quello sano!) aumenta.

Questo aumento iniziale della domanda, però, può portare a un temporaneo aumento dell’uso di acqua e, cosa ancora più preoccupante, a un peggioramento dell’accessibilità economica del cibo. Lo studio parla di un deterioramento medio massimo del 2.62% per l’acqua e addirittura del 13.06% per l’accessibilità economica nelle prime fasi! Pensateci: proprio dove il cibo sano servirebbe di più, rischia di diventare temporaneamente più caro o di mettere sotto pressione le risorse idriche. È un paradosso non da poco.

Primo piano macro di mani che contano poche monete accanto a un piatto semplice di riso e legumi in un mercato di un paese in via di sviluppo, illuminazione controllata, obiettivo macro 90mm, alta definizione per mostrare la texture del cibo e delle monete.

Questo succede perché, anche se a livello globale la dieta EAT-Lancet, ad esempio, riduce il consumo di carne, in molti paesi africani o asiatici, per raggiungere gli standard nutrizionali raccomandati, si dovrebbe comunque *aumentare* il consumo di certi alimenti (magari legumi, frutta, verdura) rispetto alla dieta attuale, mettendo sotto sforzo produzione e portafogli.

Sete di Cambiamento: L’Acqua al Centro del Dilemma

Approfondiamo un attimo la questione acqua. Nello scenario “business as usual” (BaU), cioè senza cambiamenti significativi nelle diete, si prevede che il consumo globale di acqua aumenti da circa 4448 km³ nel 2020 a quasi 5000 km³ nel 2070. Un aumento trainato dalla crescente domanda di cibo.

Le diete sostenibili, nel lungo periodo (2070), riescono a invertire questa tendenza, portando il consumo d’acqua in un range tra 4262 e 4937 km³. Come detto, le diete VEG ed EAT sono le più “risparmiose”. Tuttavia, nelle fasi iniziali, la situazione è diversa. Prendiamo la dieta EAT: nel 2030, ben 43 paesi (molti dei quali in Africa e Asia) potrebbero usare *più* acqua rispetto allo scenario BaU, proprio a causa dell’aumento della domanda di cibi come cereali e frutta. Il Vietnam, ad esempio, potrebbe vedere l’aumento più consistente. Con le diete HUS e MED, ancora più paesi (69 e 79 rispettivamente) potrebbero affrontare sfide idriche maggiori all’inizio.

È interessante notare che anche con la dieta VEG, la più efficiente, il consumo d’acqua globale rimarrebbe comunque sopra i livelli storici del 2010 nello scenario socioeconomico intermedio (SSP2). Solo in uno scenario di sviluppo molto sostenibile (SSP1) si riuscirebbe a scendere sotto quei livelli. Questo ci dice quanto sia profonda la sfida idrica legata all’alimentazione.

Il Prezzo della Salute: Questione di Accessibilità

E veniamo ai costi. A livello globale, grazie alla crescita economica, si prevede che la percentuale di reddito spesa per il cibo diminuisca, migliorando l’accessibilità (nello scenario BaU, dal 3.19% del 2020 all’1.60% del 2070). Tuttavia, la spesa *assoluta* per il cibo è destinata ad aumentare, soprattutto per i prodotti di origine animale.

Cosa succede con le diete sostenibili? Dipende.

  • Con le diete EAT e VEG, che riducono drasticamente la domanda di carne, la spesa alimentare complessiva dovrebbe diminuire significativamente (-24.5% e -53.5% rispettivamente), migliorando molto l’accessibilità.
  • Con le diete HUS e MED, invece, nonostante una riduzione della domanda generale, la spesa potrebbe *aumentare* (7.1% e 14.6%) a causa di una maggiore richiesta di carne, zuccheri/oli e frutta/verdura (con conseguente aumento dei prezzi).

Il problema, ancora una volta, si concentra nei paesi più vulnerabili. Nel 2020, l’accessibilità al cibo era già una sfida enorme in Africa e Asia (pensate che nella Repubblica Centrafricana si spendeva oltre il 90% del reddito per mangiare!). Sebbene nel lungo periodo l’accessibilità migliori ovunque grazie allo sviluppo economico, durante la transizione verso diete come la EAT, HUS o MED, decine di paesi (nel 2030 erano 62 per la EAT, 102 per la HUS, 107 per la MED) potrebbero vedere peggiorare la pressione sul budget familiare per il cibo. Burundi, Etiopia, Ciad potrebbero essere tra i più colpiti inizialmente dalla transizione EAT. Anche se questa pressione si attenua col tempo, è un ostacolo enorme.

Fotografia grandangolare 15mm di un campo agricolo parzialmente irrigato in una regione arida asiatica, con alcune zone rigogliose e altre secche, cielo parzialmente nuvoloso, messa a fuoco nitida sul contrasto tra terra secca e coltivata, lunga esposizione per accentuare il paesaggio.

Tra Benefici e Compromessi: Un Equilibrio Delicato

Lo studio visualizza bene questi dilemmi parlando di “sinergie” (quando tutto va bene: dieta migliore, meno acqua, cibo più accessibile) e “trade-off” (quando per ottenere un beneficio, ad esempio una dieta più sana, si paga un prezzo in termini di uso d’acqua o accessibilità economica).

Globalmente, nel lungo periodo (post 2050), tutte le diete tendono verso la “tripla vittoria” (quadrante I del grafico dello studio). Ma all’inizio, specialmente HUS e MED, si trovano nel quadrante dei trade-off (quadrante III), dove la migliore qualità della dieta si paga con più uso d’acqua e peggiore accessibilità. La EAT parte meglio, ma anche lei presenta trade-off iniziali per molti paesi.

A livello nazionale, la situazione è un mosaico. Prendendo la dieta EAT nel 2030:

  • 80 paesi (soprattutto economie avanzate) sono già nella “tripla vittoria”.
  • 35 paesi (molti in Africa, Asia, America Latina) affrontano trade-off di accessibilità economica (cibo più sano ma più caro).
  • 33 paesi (prevalentemente in Asia) affrontano trade-off sull’uso dell’acqua (cibo più sano ma che richiede più acqua inizialmente).

La buona notizia è che col tempo, molti paesi si spostano verso la tripla vittoria. Entro il 2070, nello scenario EAT, “solo” 40 paesi avranno ancora problemi di accessibilità e 13 di uso d’acqua. Ma sono comunque numeri importanti.

Guardare Avanti: Pianificazione, Supporto e Innovazione

Cosa ci insegna tutto questo? Che la transizione verso diete sane e sostenibili è fondamentale, ma non possiamo affrontarla con un approccio “taglia unica”. Serve una pianificazione a lungo termine e un supporto finanziario mirato, specialmente per i paesi emergenti e in via di sviluppo.

Bisogna investire in ricerca e innovazione per rendere i sistemi agricoli più sostenibili: rotazioni delle colture più scientifiche, gestione dell’acqua migliorata (agricoltura di precisione, raccolta dell’acqua piovana), miglioramento delle sementi e delle tecniche produttive. La cooperazione internazionale è essenziale per condividere tecnologie e know-how.

Per le economie avanzate, la sfida è anche legata agli impatti ambientali del commercio internazionale di cibo. Devono ottimizzare la logistica e ridurre gli sprechi lungo la filiera.

Sul fronte economico, servono politiche intelligenti:

  • Tassare cibi meno sani (come le bevande zuccherate) e usare le entrate per sostenere i gruppi a basso reddito.
  • Sussidiare le diete sane.
  • Implementare politiche di stabilizzazione dei prezzi per proteggere i consumatori durante la transizione.
  • Creare nuove opportunità di lavoro dentro e fuori il sistema alimentare per compensare eventuali perdite di posti nell’agricoltura tradizionale.

Infine, non dimentichiamo i fattori culturali e sociali. In molti paesi, cambiare abitudini alimentari radicate è difficile. Serve educazione, comunicazione e rispetto per le tradizioni locali, trovando un equilibrio tra salute, sostenibilità e cultura.

Ritratto 35mm di una donna sorridente che sceglie frutta fresca e verdura colorata in un mercato locale ben fornito, luce naturale morbida, profondità di campo ridotta per focalizzare sulla donna e sui prodotti, stile documentaristico.

Insomma, la strada verso un futuro alimentare migliore è tracciata, ma è piena di curve e richiede attenzione, collaborazione e un impegno concreto per non lasciare indietro nessuno. È una sfida complessa, ma affascinante e assolutamente necessaria!

Fonte: Springer

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