Diete Lampo o Percorso Ragionato? Il Dilemma dei Dietisti sull’Obesità Grave
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento che mi sta particolarmente a cuore e che, diciamocelo, è sulla bocca di tutti: l’obesità. I numeri sono impressionanti: la World Obesity Federation prevede che entro il 2035 oltre metà della popolazione mondiale sarà in sovrappeso o obesa, con un impatto economico da capogiro. Di fronte a questa sfida, noi professionisti della nutrizione siamo in prima linea, cercando le strategie più efficaci.
Tra gli strumenti a nostra disposizione ci sono le diete a basso contenuto energetico (LED – Low-Energy Diets) e quelle a bassissimo contenuto energetico (VLED – Very Low-Energy Diets). Queste diete, spesso basate su sostituti del pasto, promettono una perdita di peso iniziale significativa, che può essere una bella spinta motivazionale per i nostri pazienti e aiutarli a muoversi di più. Ma, come spesso accade, non è tutto oro quello che luccica.
Un Approccio Controverso
Questi regimi dietetici sono un po’ controversi. Da un lato, possono dare risultati rapidi. Dall’altro, vanno un po’ controcorrente rispetto alle raccomandazioni ufficiali, che di solito spingono per cambiamenti graduali dello stile di vita e una perdita di peso lenta e costante. Inoltre, c’è tutta la corrente del “Health at Every Size” (Salute a Ogni Taglia) o dell’approccio “weight-neutral”, che mette in discussione la focalizzazione esclusiva sulla perdita di peso. Insomma, un bel dilemma!
Recentemente mi sono imbattuto in uno studio danese molto interessante, pubblicato su Springer Nature, che ha cercato di capire come i dietisti clinici in Danimarca utilizzano queste diete (LED e VLED), cosa ne pensano e quali sono le loro esperienze nel trattamento dell’obesità grave. E i risultati, ve lo dico, fanno riflettere.
L’Utilizzo tra i Dietisti Danesi: Un Quadro Inaspettato
La prima cosa che salta all’occhio è che solo il 16% dei dietisti danesi intervistati utilizza attualmente le diete LED o VLED. Un numero decisamente basso, soprattutto se confrontato con altri contesti internazionali. La maggior parte di loro (84%) ritiene che siamo noi dietisti i professionisti più adatti a introdurre questi percorsi, preferibilmente attraverso consulenze individuali (55%). Ma allora, perché questo scarso utilizzo?

Barriere e Dubbi: Perché Tanta Cautela?
Qui entrano in gioco le barriere. Lo studio ne ha identificate diverse, e sono quelle che molti di noi incontrano nella pratica quotidiana:
- Dubbi sull’efficacia a lungo termine: La preoccupazione principale è il mantenimento del peso perso. Molti temono che sia solo una “soluzione rapida” (“quick fix”), seguita da un recupero del peso una volta tornati a un’alimentazione normale.
- Rischio di indurre disturbi alimentari: C’è il timore che queste diete così restrittive possano favorire comportamenti alimentari disordinati a lungo termine per mantenere il peso.
- Preferenza per cambiamenti graduali: Molti dietisti si sentono più allineati con le raccomandazioni delle autorità sanitarie che promuovono piccoli passi e modifiche sostenibili dello stile di vita.
- Costi: Anche se meno sentito rispetto ad altri paesi come il Regno Unito, il costo dei prodotti sostitutivi del pasto è un fattore, e c’è incertezza su chi dovrebbe farsene carico (il paziente, la struttura, un mix?).
Queste preoccupazioni sono comprensibili. Lavorare con l’obesità significa guardare alla persona nella sua interezza, non solo ai chili sulla bilancia.
Formazione ed Esperienza: Chiavi per la Fiducia
Lo studio danese evidenzia un altro punto cruciale: la necessità di maggiore formazione e risorse. I dietisti che utilizzano LED/VLED mostrano una comprensione, una motivazione e una fiducia significativamente maggiori rispetto a chi non le usa. Chi ha più anni di esperienza tende a utilizzarle di più rispetto ai neolaureati.
Molti partecipanti hanno espresso il desiderio di saperne di più, soprattutto sugli aspetti fisiologici e psicologici, magari attraverso workshop o momenti di confronto tra colleghi. Come dice un partecipante: “Ho una chiara conoscenza su come calcolare i fabbisogni, ma non molta esperienza con i vari prodotti e come influenzano i clienti”. L’esperienza pratica, quindi, sembra essere fondamentale tanto quanto la conoscenza teorica. C’è bisogno di sentirsi sicuri e supportati per proporre questi approcci.
L’Importanza dell’Approccio Individuale
Un messaggio forte che emerge è la necessità di un approccio personalizzato. La decisione di usare o meno una dieta LED/VLED deve essere presa caso per caso, valutando attentamente le esigenze, la motivazione e le risorse di ogni singolo paziente. “È individuale e dovrebbe essere valutato con ogni cliente”, sottolinea un partecipante.
Interessante notare come lo studio suggerisca che, forse, queste diete non vengono proposte attivamente come opzione standard, ma l’iniziativa spesso parte dal paziente stesso che desidera una perdita di peso rapida. Questo mi fa chiedere: stiamo offrendo tutte le opzioni basate sull’evidenza in modo trasparente, spiegandone pro e contro, o la nostra personale preferenza per approcci più graduali a volte limita la scelta del paziente?

Sostenibilità a Lungo Termine e Salute Olistica
La preoccupazione per la sostenibilità è centrale. Il timore del “quick fix” è reale. Tuttavia, non possiamo ignorare studi come il DiRECT, che ha mostrato come una VLED supervisionata possa portare a una perdita di peso sostenuta (oltre 6 kg) e persino alla remissione del diabete nel 13% dei casi dopo 5 anni. Quindi, forse, il problema non è la dieta in sé, ma come viene integrata in un percorso a lungo termine che includa il supporto per il mantenimento e la reintroduzione graduale degli alimenti.
Alcuni partecipanti allo studio danese hanno giustamente sollevato la necessità di un supporto interdisciplinare continuo, magari collegando i dietisti ai medici di base o agli specialisti dell’obesità per garantire assistenza anche dopo la fase intensiva della dieta. E qui si inserisce anche la riflessione su un approccio più olistico, che guardi al benessere generale e alla salute, indipendentemente dal peso, come proposto dagli approcci “weight-neutral”.
Disturbi Alimentari: Un Rischio Reale?
La paura di favorire disturbi alimentari è una delle barriere più sentite. È una preoccupazione legittima che richiede attenzione. Tuttavia, è interessante notare che una recente meta-analisi sull’argomento ha trovato addirittura una diminuzione dei sintomi di abbuffata compulsiva (binge eating) dopo interventi con LED/VLED supervisionati. Nessuno studio ha riportato un peggioramento dei sintomi di disturbi alimentari. Questo suggerisce che, se ben gestiti e monitorati da professionisti, questi percorsi potrebbero non aumentare il rischio, anzi. Certo, questo non toglie l’importanza di valutare attentamente i pazienti e magari utilizzare strumenti di screening per identificare eventuali vulnerabilità preesistenti.

Conclusioni e Prospettive Future: Cosa Portiamo a Casa?
Allora, cosa ci dice questo spaccato danese? Che l’uso delle diete LED e VLED è limitato, non per mancanza di riconoscimento del loro potenziale iniziale, ma per dubbi sulla sostenibilità, timori psicologici e una preferenza culturale (e delle linee guida) per approcci più lenti. Emerge chiaramente un bisogno di maggiore formazione, non solo teorica ma anche pratica, e di risorse per supportare sia i dietisti che i pazienti nel lungo periodo.
La chiave sembra essere, ancora una volta, la personalizzazione. Non esiste una soluzione unica per tutti. LED e VLED possono essere strumenti utili nell’arsenale terapeutico per l’obesità grave, ma vanno proposti con cognizione di causa, all’interno di un percorso strutturato, multidisciplinare e centrato sul paziente, valutando attentamente rischi e benefici individuali.
Forse dobbiamo lavorare di più sulla nostra comunicazione, sulla condivisione delle evidenze (come quelle dello studio DiRECT) e sulla creazione di reti di supporto tra professionisti. E, come suggerisce lo studio, approfondire queste tematiche con interviste più mirate potrebbe darci ulteriori spunti preziosi.
Insomma, il dibattito è aperto e la ricerca continua. Il nostro obiettivo resta quello di aiutare le persone a raggiungere un peso più sano e, soprattutto, a mantenere uno stile di vita sostenibile e un buon rapporto con il cibo e con il proprio corpo.
Fonte: Springer
