Primo piano di un cranio e di ossa umane antiche parzialmente dissotterrate in un sito di scavo archeologico nel deserto di Turpan. Luce drammatica del sole al tramonto. Prime lens, 35mm, Depth of field, duotone seppia e grigio scuro.

A Tavola con gli Antichi: Segreti Isotopici dalla Via della Seta Svelano la Dieta di Turpan!

Ciao a tutti, amanti del passato e delle scoperte che ci fanno viaggiare nel tempo! Oggi voglio portarvi con me in un’avventura archeologica incredibile, dritti dritti nel nord-ovest della Cina, per sbirciare nei piatti… o meglio, nelle ossa e nei denti, di un’antica popolazione di Turpan. Preparatevi, perché quello che stiamo per scoprire grazie all’analisi isotopica è davvero affascinante e ci racconta storie di vita quotidiana, strategie di sopravvivenza e persino differenze di genere di circa 2800-2400 anni fa!

Ma cosa c’entrano gli isotopi con la dieta?

Ve lo spiego subito! Pensate agli isotopi stabili del carbonio (δ13C) e dell’azoto (δ15N) come a delle “firme chimiche” che gli alimenti lasciano nel nostro corpo. Analizzando il collagene ricavato dalla dentina (la parte interna dei denti) e dalle ossa di 18 individui adulti del cimitero di Jiayi, a Turpan, i ricercatori sono riusciti a ricostruire cosa mangiavano queste persone. È un po’ come leggere un diario alimentare scritto direttamente nei loro resti!

I denti, in particolare, sono una miniera d’oro d’informazioni. Mantengono una traccia stabile della dieta avuta durante il loro sviluppo, senza che il metabolismo successivo la alteri. Campionando la dentina in sequenza, dalla corona alla radice, si può tracciare la storia alimentare di un individuo dalla vita fetale fino alla prima adolescenza. Le ossa, invece, si rimodellano continuamente, quindi i loro isotopi ci raccontano la dieta degli ultimi anni di vita. Unendo questi dati, otteniamo un quadro super dettagliato!

Cosa mangiavano gli antichi abitanti di Turpan?

I risultati sono chiari: la loro era una dieta mista, basata su piante sia di tipo C3 (come grano e orzo, tipiche di climi temperati) sia di tipo C4 (come il miglio, più adatto a climi caldi e aridi), con un moderato apporto di proteine animali. Questo ci dice che erano abili agricoltori, ma anche pastori. Non a caso, nel sito sono stati trovati resti di orzo e miglio, insieme a molte ossa di pecora, bovini e cavalli. La pecora sembrava essere una risorsa chiave, fornendo carne e, molto probabilmente, latte.

Immaginatevi queste comunità che vivevano in un ambiente iper-arido, come quello del bacino di Turpan, un vero crocevia di culture e commerci già nell’Età del Bronzo. Dovevano essere incredibilmente adattabili per bilanciare le risorse in un ecosistema così fragile. E sembra proprio che ci riuscissero, alternando pastoralismo e un’agricoltura, seppur primitiva.

Studi precedenti in siti vicini come Yanghai e Shengjindian avevano già suggerito diete simili, ricche di carne e integrate da vegetali. Addirittura, nel sito di Yanghai è stata trovata una sacca per il latte fatta con pelle di pancia di pecora! E in una tomba di Zaghunluq, un neonato mummificato aveva con sé due recipienti per l’alimentazione supplementare, uno in corno di bue e l’altro in pelle di mammella di capra, contenenti residui di cereali. Questo ci fa capire che pappe di grano, orzo e miglio erano già usate per i più piccoli.

Ricostruzione fotorealistica di un antico insediamento nel Bacino di Turpan. Tende o abitazioni semplici in un paesaggio arido con montagne sullo sfondo. Persone vestite con abiti dell'Età del Bronzo svolgono attività quotidiane come la macinazione di cereali o la cura del bestiame (pecore, capre). Luce calda del sole. Prime lens, 35mm, Depth of field.

Allattamento e svezzamento: come crescevano i bambini?

Qui la faccenda si fa ancora più interessante. L’analisi isotopica, specialmente quella della dentina dei primi molari (che si formano proprio durante il periodo di allattamento e svezzamento), ci ha permesso di sbirciare nelle “nursery” dell’antichità. Sappiamo che i valori di δ15N nei bambini allattati al seno sono più alti di circa 2-3‰ rispetto a quelli della madre. Quando inizia lo svezzamento e si introducono cibi complementari, questi valori scendono fino ad allinearsi con quelli degli adulti.

A Jiayi, l’età media dello svezzamento era di circa 3,5 anni per i maschi e 3,3 anni per le femmine. Una differenza non enorme, ma c’è! I maschietti, quindi, tendevano ad essere allattati un po’ più a lungo. Sono stati identificati due modelli di svezzamento:

  • Svezzamento rapido: alcuni bambini completavano lo svezzamento entro i 3 anni.
  • Svezzamento graduale: la maggioranza seguiva questo approccio, con un allattamento prolungato e una diminuzione lenta e costante del latte materno, fino alla sua completa interruzione, a volte anche fino a 6,3 anni!

Curiosamente, la maggior parte dei maschi (83,3%) mostrava un modello di svezzamento graduale, mentre tra le femmine i due modelli erano equamente divisi. Questo svezzamento graduale, che permette una transizione più dolce verso il cibo solido, sembra aver avuto un impatto positivo sulla crescita e sulla sopravvivenza infantile, dato che la mortalità infantile a Jiayi era moderata rispetto ad altre popolazioni coeve.

Uomini e donne a tavola: differenze di genere e ruoli sociali

Le differenze tra maschi e femmine non si fermavano all’età dello svezzamento. Già durante l’infanzia, dopo lo svezzamento, iniziavano a delinearsi delle particolarità. I maschi consumavano più piante C4 (come il miglio) e, con il passare del tempo, anche più proteine animali rispetto alle femmine. Questa disparità si accentuava in età adulta.

Come si spiega? Probabilmente con la divisione del lavoro. I corredi funerari ci danno un indizio: gli uomini venivano sepolti con strumenti da caccia come archi e frecce, le donne con oggetti legati alle attività domestiche, come pettini e fusi per la filatura. Gli uomini, crescendo, erano probabilmente coinvolti in attività fisicamente più impegnative, come la caccia o la pastorizia nomade su lunghe distanze. Queste attività richiedevano un maggiore apporto energetico, quindi più grassi, carboidrati e proteine. Il miglio, trasformato in gallette o pane, era un cibo facile da trasportare e conservare, ideale per i lunghi viaggi, il che spiegherebbe il maggior consumo di piante C4 da parte maschile.

Le donne, invece, impegnate in ruoli domestici più sedentari, avevano esigenze nutrizionali inferiori. Questa differenza si riflette anche in altri aspetti. Ad esempio, l’analisi dell’usura dentale ha mostrato un’usura più pronunciata nei denti maschili, forse a causa del consumo di cibi più duri e abrasivi, come il miglio tostato o carni secche, tipici di una dieta da pastori nomadi.

Macro fotografia di campioni di dentina umana antica sezionata, montati per l'analisi isotopica in un laboratorio archeologico. Strumenti di precisione sullo sfondo. Illuminazione controllata, 100mm Macro lens, high detail, precise focusing.

Segni di stress e strategie di sopravvivenza

La vita nell’antichità non era certo una passeggiata, e l’analisi isotopica ci rivela anche i momenti difficili. In alcuni individui, durante il periodo dello svezzamento, si osservano variazioni anomale nei valori di δ13C e δ15N. Ad esempio, un aumento dell’azoto e una diminuzione del carbonio possono indicare stress da sopravvivenza, come malnutrizione, dove il corpo inizia a “cannibalizzare” le proprie proteine e grassi.

Prendiamo l’individuo MC:4: tra i 2,4 e i 3,1 anni, i suoi valori isotopici suggeriscono che potrebbe aver avuto bisogno di un allattamento prolungato e di cibo supplementare per far fronte a carenze nutrizionali. Altri individui, come MC:5, mostrano segni di stress fisiologico (linee di ipoplasia dello smalto sui denti, che indicano interruzioni nella crescita) e uno svezzamento precoce, forse collegato a una morte prematura (20-25 anni).

L’ipoplasia lineare dello smalto (LEH) era più frequente nelle femmine (33%) che nei maschi (11%). Considerando che sei dei sette individui con svezzamento rapido erano femmine e che durante lo svezzamento i maschi consumavano leggermente più proteine animali, si può ipotizzare che le femmine, svezzate prima e con un minor apporto proteico, fossero più suscettibili a carenze nutrizionali e quindi a LEH.

L’ambiente stesso poteva contribuire a questi stress. La convivenza ravvicinata tra uomini e bestiame, tipica di un’economia mista con alta densità di popolazione, poteva contaminare le fonti d’acqua, aumentando il rischio di malattie infettive e disturbi metabolici, soprattutto nei bambini più vulnerabili durante la delicata fase dello svezzamento.

Anche le analisi osteologiche confermano una vita dura, soprattutto per gli uomini. Mostravano un maggior grado di degenerazione spinale e indici di robustezza ossea degli arti superiori e inferiori più elevati, suggerendo un maggiore impegno in attività fisicamente usuranti come l’equitazione e il tiro con l’arco. Tutto ciò richiedeva un apporto nutritivo maggiore, specialmente di proteine animali.

Cosa ci insegna tutto questo?

Questo studio è una finestra pazzesca sulla vita di una popolazione che ha abitato un’area cruciale come il bacino di Turpan, prima ancora che la Via della Seta diventasse la grande arteria commerciale che conosciamo. Ci mostra come queste genti abbiano sviluppato strategie di sussistenza complesse e adattative, bilanciando agricoltura e pastorizia in un ambiente difficile. Ci racconta di pratiche di cura dell’infanzia, come lo svezzamento graduale, e di come i ruoli sociali, probabilmente già differenziati per genere, influenzassero la dieta e, di conseguenza, la salute e lo stile di vita.

È la dimostrazione di come l’archeologia, unita a tecniche scientifiche sofisticate come l’analisi isotopica, possa far parlare i resti del passato, svelandoci dettagli intimi e preziosi sulla storia dell’umanità. E io non vedo l’ora di scoprire quali altri segreti ci riserveranno le prossime ricerche!

Fonte: Springer

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