Immagine concettuale che mostra una cistifellea con calcoli accanto a cibi acidificanti come carne e formaggio e cibi alcalinizzanti come frutta e verdura. Macro lens, 60mm, high detail, controlled lighting.

Dieta Acida e Calcoli Biliari: Scopri il Legame Nascosto!

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento che forse non tutti collegano subito: l’acidità della nostra dieta e un fastidioso problema chiamato calcoli biliari. Sì, avete capito bene! Sembra che quello che mettiamo nel piatto possa influenzare non solo il nostro peso o la glicemia, ma anche la salute della nostra cistifellea. Recentemente mi sono imbattuto in uno studio scientifico che ha acceso una lampadina nella mia testa, e non vedo l’ora di condividere con voi cosa ho scoperto.

Ma cosa sono esattamente i calcoli biliari?

Prima di tuffarci nel cuore della questione, rinfreschiamoci la memoria. I calcoli biliari, o malattia da calcoli biliari (GD – Gallstone Disease), sono una delle patologie gastrointestinali più comuni e costose al mondo. Si tratta di piccoli “sassolini” che si formano nella cistifellea, un organo situato sotto il fegato. La maggior parte (80-90%) sono fatti di colesterolo. La loro prevalenza è abbastanza alta: circa il 15% negli Stati Uniti, tra il 9% e il 21% in Europa e intorno al 10% in Asia, con una tendenza globale in aumento. In Iran, ad esempio, dove è stato condotto lo studio di cui vi parlerò, la prevalenza aumenta significativamente con l’età.

Sappiamo già che ci sono diversi fattori di rischio noti, tra cui:

  • Essere donna
  • Gravidanza
  • Obesità
  • Stile di vita sedentario
  • Dislipidemia (alterazioni dei grassi nel sangue)
  • Diabete di tipo 2
  • Dieta ricca di colesterolo e carboidrati
  • Perdita di peso rapida
  • Storia familiare

Il ruolo chiave dell’alimentazione

Non è una novità che la dieta giochi un ruolo cruciale. Mantenere un peso forma, consumare grassi insaturi (quelli buoni!), fibre, frutta e verdura sembra avere un effetto protettivo. Al contrario, diete ricche di cibi da fast food, grassi saturi e zuccheri raffinati sono associate a un rischio maggiore. Ma c’è di più.

Entra in gioco l’acidità: il Carico Acido Alimentare (DAL)

Qui arriva la parte interessante. La composizione della nostra dieta influenza anche l’equilibrio acido-base del nostro corpo. Alcuni cibi, come carne, formaggio e uova (ricchi di proteine), tendono ad aumentare la produzione di acidi. Altri, come frutta e verdura, hanno un effetto alcalinizzante, cioè “tamponano” l’acidità.

Gli scienziati misurano questo impatto usando indici come il PRAL (Potential Renal Acid Load – Carico Renale Acido Potenziale) e il NEAP (Net Endogenous Acid Production – Produzione Netta di Acidi Endogeni). Valori più alti di questi indici indicano una dieta più acidificante. Studi precedenti hanno già collegato un alto carico acido alimentare (DAL) a condizioni come steatosi epatica non alcolica (fegato grasso), infiammazione, insulino-resistenza e diabete di tipo 2 – tutte condizioni che, guarda caso, sono spesso associate anche ai calcoli biliari o ne sono fattori di rischio.

Tuttavia, la relazione diretta tra DAL e rischio di calcoli biliari era poco chiara. Ed è qui che entra in gioco lo studio che ha catturato la mia attenzione.

Lo studio caso-controllo: cosa ci dice?

Un gruppo di ricercatori ha condotto uno studio caso-controllo in Iran, coinvolgendo 189 persone con una nuova diagnosi di calcoli biliari e 342 persone sane come gruppo di controllo. Hanno raccolto dati sullo stile di vita, misurazioni corporee e, soprattutto, hanno analizzato in dettaglio le abitudini alimentari dell’anno precedente utilizzando un questionario dettagliato (FFQ – Food Frequency Questionnaire). Hanno poi calcolato i punteggi PRAL e NEAP per ogni partecipante.

I risultati sono stati piuttosto eloquenti! Dopo aver tenuto conto di altri fattori confondenti (come età, sesso, attività fisica, BMI, fumo, alcol, apporto calorico), è emerso che le persone con i punteggi PRAL e NEAP più alti avevano un rischio significativamente maggiore di sviluppare calcoli biliari.

Nello specifico:

  • Confrontando con chi aveva il PRAL più basso, il rischio era del 25% più alto nel gruppo intermedio e del 51% più alto nel gruppo con PRAL più elevato.
  • Un andamento simile è stato osservato per il NEAP: rischio aumentato del 19% nel gruppo intermedio e del 48% in quello più alto, rispetto al gruppo con NEAP più basso.

Ma cosa mangiavano queste persone con un carico acido più elevato? Lo studio ha rivelato che tendevano a consumare più cereali (soprattutto raffinati, data la cultura alimentare locale) e meno frutta e verdura. Inoltre, un punteggio NEAP più alto era associato a un minor consumo di legumi, frutta secca e semi.

Una composizione still life di cibi che rappresentano una dieta ad alto carico acido (carne rossa, formaggio, pane raffinato) e una a basso carico acido (frutta colorata, verdure a foglia verde, legumi), divise visivamente. Macro lens, 80mm, high detail, precise focusing, controlled lighting.

Perché una dieta acida potrebbe aumentare il rischio?

Lo studio non può stabilire un rapporto di causa-effetto diretto (è una limitazione del disegno caso-controllo), ma i ricercatori ipotizzano alcuni meccanismi plausibili.

Un’ipotesi forte riguarda l’infiammazione. Un elevato carico acido alimentare è stato collegato a uno stato pro-infiammatorio nel corpo, con aumento di marcatori come la proteina C-reattiva (CRP). L’infiammazione cronica, anche a basso livello, è un noto fattore di rischio per i calcoli biliari, perché può danneggiare i tessuti e alterare la composizione della bile. L’acidosi metabolica indotta dalla dieta potrebbe stimolare il rilascio di citochine pro-infiammatorie e ridurre le difese antiossidanti.

Un altro collegamento potrebbe essere l’insulino-resistenza. Il consumo elevato di cereali (soprattutto raffinati), associato a un DAL più alto, è stato collegato all’insulino-resistenza, che a sua volta è un fattore di rischio per i calcoli. L’acidosi potrebbe anche peggiorare l’insulino-resistenza influenzando il metabolismo del magnesio. Inoltre, diete ricche di carboidrati e povere di grassi (che possono derivare da un alto consumo di cereali raffinati) potrebbero compromettere la motilità della cistifellea.

Infine, lo studio ha notato che un maggior consumo di carne rossa era associato a un DAL più alto e a un maggior rischio di calcoli, confermando ricerche precedenti che legano la carne rossa all’infiammazione e al rischio di GD, forse anche per il suo contenuto di colesterolo e grassi saturi.

Il potere protettivo di frutta e verdura

Un dato che emerge con forza, quasi come una conferma, è l’associazione inversa tra consumo di frutta e verdura e carico acido. Chi mangiava più frutta e verdura aveva un DAL più basso e, coerentemente con la letteratura scientifica, un rischio minore di calcoli. Questi alimenti, ricchi di fibre, vitamine, minerali e composti alcalinizzanti, sembrano davvero fare la differenza per la salute della nostra cistifellea (e non solo!).

Un primo piano macro di una ciotola traboccante di frutta fresca e verdure vibranti (bacche, spinaci, peperoni). Macro lens, 100mm, high detail, precise focusing, luce naturale morbida.

Limiti dello studio e prospettive future

Come ogni ricerca, anche questa ha i suoi limiti. Il disegno caso-controllo, come accennato, non prova la causalità. C’è poi il rischio di “recall bias”: ricordarsi esattamente cosa si è mangiato nell’ultimo anno non è facile! Inoltre, non è stato possibile controllare tutti i potenziali fattori confondenti, come la presenza di fegato grasso o diabete (anche se BMI e altri fattori metabolici sono stati considerati). Serviranno studi futuri, magari longitudinali (che seguono le persone nel tempo), per confermare questi risultati e capire meglio i meccanismi sottostanti.

Quindi, cosa portiamo a casa?

Questo studio aggiunge un tassello importante al puzzle della prevenzione dei calcoli biliari. Suggerisce che non è solo *cosa* mangiamo in termini di grassi, zuccheri o fibre, ma anche l’equilibrio acido-base generale della nostra dieta a poter giocare un ruolo. Un’alimentazione sbilanciata verso cibi acidificanti (come carni rosse, formaggi, cereali raffinati) a scapito di quelli alcalinizzanti (frutta, verdura, legumi) sembra associata a un rischio maggiore.

Non significa demonizzare interi gruppi alimentari, ma piuttosto sottolineare ancora una volta l’importanza di una dieta varia ed equilibrata, ricca di vegetali colorati, frutta fresca, legumi e cereali integrali. Un piccolo cambiamento nelle nostre abitudini quotidiane potrebbe fare una grande differenza per la salute della nostra cistifellea! E voi, avevate mai pensato all’acidità della vostra dieta? Fatemelo sapere!

Fonte: Springer

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