Diabete Gestazionale e Microbiota: Il Legame Segreto tra Mamma e Neonato
Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante all’interno del nostro corpo, precisamente nel nostro intestino, e ancora più specificamente, in quello delle mamme e dei loro piccoli. Parleremo di un argomento che sta diventando sempre più rilevante per la salute pubblica: il diabete mellito gestazionale (GDM).
Magari ne avete sentito parlare: è quella forma di intolleranza al glucosio che compare per la prima volta durante la gravidanza. Sembra una cosa temporanea, legata solo ai nove mesi, ma in realtà sappiamo che il GDM può lasciare un’eredità non proprio piacevole sia per la mamma che per il bambino, aumentando il rischio di problemi di salute a lungo termine come il diabete di tipo 2 e l’obesità. Pensate che nel 2021, circa il 14% delle gravidanze a livello globale è stato toccato dal GDM! Un numero in crescita, spinto anche dall’aumento dell’età materna e dei tassi di obesità.
Ecco perché diventa fondamentale capire meglio cosa succede e trovare modi per intervenire, soprattutto nei famosi “primi 1000 giorni” di vita (dal concepimento ai due anni del bambino), un periodo di incredibile plasticità dove possiamo davvero fare la differenza per la salute futura.
Ma cosa c’entra l’intestino? Il ruolo del Microbiota
Qui entra in gioco un protagonista microscopico ma potentissimo: il microbiota intestinale. Avete presente quella comunità brulicante di batteri, funghi e altri microrganismi che vive nel nostro intestino? Beh, non sono solo ospiti passivi! Giocano un ruolo cruciale nella nostra digestione, nel nostro sistema immunitario e persino nel nostro metabolismo.
Negli ultimi anni, la ricerca ha iniziato a collegare gli squilibri del microbiota intestinale (la cosiddetta “disbiosi”) a diverse malattie, tra cui proprio il diabete di tipo 2 e l’obesità. E indovinate un po’? Sembra che anche il GDM possa essere associato a cambiamenti nel microbiota intestinale della mamma, sia durante che dopo la gravidanza.
Ma la domanda che ci siamo posti in un recente studio esplorativo è stata: questi cambiamenti influenzano anche il microbiota del neonato? E come si collegano la dieta e lo stato di salute generale della mamma a questo complesso ecosistema batterico?
La nostra indagine: Mamma, Bambino e Batteri sotto la lente
Per cercare di rispondere, abbiamo analizzato i campioni di feci (sì, proprio così!) raccolti a circa due mesi dal parto da un gruppo di 28 mamme (17 che avevano avuto il GDM e 11 no) e dai loro 30 bambini (17 esposti al GDM e 13 no). Abbiamo usato una tecnica chiamata sequenziamento del gene 16S rRNA, che ci permette di “fotografare” la composizione batterica presente.
Oltre a questo, abbiamo raccolto dati sulla salute delle mamme (peso, indice di massa corporea pre-gravidanza, test di tolleranza al glucosio, emoglobina glicata, profilo lipidico, composizione corporea) e sulle loro abitudini alimentari tramite un questionario validato. Insomma, un quadro piuttosto completo!
Cosa abbiamo scoperto? Differenze tra Mamma e Bambino
Prima di tutto, una conferma: il microbiota intestinale delle mamme è significativamente diverso da quello dei loro bambini a due mesi di vita. Le mamme hanno una comunità batterica molto più ricca e diversificata. Nei loro campioni predominavano batteri del phylum Firmicutes (circa il 77%), seguiti dai Bacteroidota (17%). Nei piccoli, invece, pur essendo i Firmicutes ancora abbondanti (41%), c’era una presenza maggiore di Bacteroidota (30%), Actinobacteriota (10.5%) e soprattutto Proteobacteria (quasi 18%), che nelle mamme erano quasi assenti. Questa differenza di “ricchezza” (numero di specie diverse) e “uniformità” (abbondanza relativa delle specie) è normale nelle prime fasi di vita, quando il microbiota del neonato si sta ancora formando.
L’impatto del GDM sul Microbiota Materno
E qui arriva il bello. Abbiamo osservato che la composizione generale del microbiota intestinale delle mamme era associata allo stato di GDM. In altre parole, le mamme che avevano avuto il diabete gestazionale mostravano un profilo batterico complessivamente diverso rispetto alle mamme che non lo avevano avuto. E la cosa interessante è che questa associazione sembrava essere indipendente dall’indice di massa corporea (BMI) e dai livelli di emoglobina glicata (HbA1c) della mamma, suggerendo che il GDM abbia un effetto specifico.
Scendendo più nel dettaglio, abbiamo identificato 14 gruppi specifici di batteri (taxa) la cui abbondanza era significativamente diversa tra i due gruppi di mamme. Ad esempio, nelle mamme con GDM abbiamo trovato livelli più alti del genere Dialister e Butyricicoccus, mentre erano più bassi i livelli della famiglia Oscillospiraceae e dell’ordine Erysipelotrichales, tra gli altri. Sebbene questi specifici batteri non fossero stati segnalati in modo consistente in studi precedenti (c’è molta variabilità tra le ricerche a causa di fattori come dieta, geografia, tempi di campionamento), confermano che il GDM lascia un segno nel microbiota materno anche dopo il parto.
Non abbiamo invece trovato differenze significative nella diversità generale (alpha diversity) tra i due gruppi di mamme.
E il Microbiota del Neonato? Una storia diversa
Passando ai piccoli, la situazione era un po’ diversa. Non abbiamo trovato un’associazione chiara tra l’esposizione al GDM della mamma e la composizione generale del microbiota intestinale del bambino a due mesi. I profili complessivi dei bambini nati da mamme con GDM non erano significativamente diversi da quelli dei bambini nati da mamme senza GDM. Anche la diversità generale era simile tra i due gruppi.
Tuttavia, anche qui, guardando ai singoli gruppi batterici, qualche differenza è emersa. Nello specifico, i bambini esposti al GDM mostravano livelli significativamente più alti di batteri appartenenti al phylum Firmicutes e alla famiglia Veillonellaceae. È interessante notare che un aumento dei Firmicutes è stato collegato in altri studi a un maggior guadagno di peso nei bambini, e le Veillonellaceae sono state associate in altre ricerche alla resistenza all’insulina negli adulti e al diabete di tipo 1 nei bambini.
Quindi, anche se l’impatto del GDM sul microbiota infantile sembra meno marcato a livello generale rispetto a quello materno (almeno a due mesi), alcune “firme” batteriche specifiche sembrano esserci.
Il Filo Rosso: Dieta, Salute Materna e Batteri
Ma come si collegano tutti questi puntini? Abbiamo cercato di capirlo analizzando le correlazioni tra i batteri trovati e i dati sulla salute e la dieta delle mamme.
Nelle mamme, abbiamo visto che alcuni dei batteri che differivano tra i gruppi GDM+ e GDM- erano correlati a parametri come il BMI (collegato positivamente alle Veillonellaceae) e la percentuale di grasso addominale (collegata negativamente alle Oscillospiraceae). Altri batteri erano correlati ai livelli di emoglobina glicata (HbA1c) e all’indice di resistenza insulinica (HOMA-IR). Anche la dieta giocava un ruolo: il consumo di cereali era associato positivamente a batteri benefici come le Bifidobacteriaceae, mentre il consumo di latticini era correlato negativamente ad altre famiglie batteriche.
E nei bambini? Anche qui abbiamo trovato legami interessanti: alcuni batteri nel loro intestino erano correlati a parametri materni come l’HOMA-IR, l’HbA1c e il BMI. Questo suggerisce che lo stato metabolico e la composizione corporea della mamma possono influenzare, in qualche modo, il tipo di batteri che colonizzano l’intestino del piccolo, forse attraverso la trasmissione verticale (dalla mamma al bambino durante il parto o l’allattamento) o tramite altri meccanismi molecolari che stiamo iniziando a esplorare, come certe molecole presenti nel latte materno.
Quanto si assomigliano Mamma e Bambino? L’influenza del BMI
Un’ultima scoperta curiosa riguarda la somiglianza tra il microbiota di ogni mamma e quello del suo bambino. Abbiamo visto che, in media, circa il 54% dei tipi di batteri presenti nell’intestino del neonato si trovavano anche in quello della madre. Non c’era differenza significativa in questa percentuale tra i gruppi GDM+ e GDM-.
Tuttavia, abbiamo notato che la variabilità di questa somiglianza era maggiore nel gruppo GDM+. Ma la cosa più interessante è emersa quando abbiamo considerato il BMI della mamma: abbiamo scoperto che un BMI materno più alto era associato a una maggiore somiglianza (minor “distanza” tra i profili batterici) tra il microbiota della mamma e quello del suo bambino. È la prima volta che osserviamo questo legame! L’ipotesi è che specifici batteri associati a un BMI più elevato possano essere trasmessi più facilmente dalla mamma al bambino, rendendo le loro comunità intestinali più simili.
Cosa ci portiamo a casa (e dove andiamo da qui)
Quindi, cosa ci dice tutto questo? I nostri risultati, seppur basati su un numero limitato di partecipanti e su una singola “istantanea” nel tempo, suggeriscono che l’esposizione al GDM durante la gravidanza è associata a cambiamenti nel microbiota intestinale sia della mamma che, in misura minore e più specifica, del bambino a due mesi dal parto.
La composizione generale del microbiota materno sembra risentire del GDM in modo indipendente dal BMI, mentre nel bambino l’associazione generale è meno evidente, anche se emergono differenze in specifici batteri potenzialmente legati al metabolismo. Inoltre, lo stato di salute generale della mamma, in particolare il suo peso e profilo metabolico, sembra correlato non solo al proprio microbiota, ma anche a quello del suo bambino e alla somiglianza tra i due.
Certo, siamo ancora all’inizio. Servono studi più ampi, che seguano mamme e bambini nel tempo (studi longitudinali) e che utilizzino tecniche di analisi ancora più potenti (come il sequenziamento dell’intero genoma batterico) per capire davvero come il GDM modella il microbiota e quali sono le conseguenze a lungo termine. Bisogna anche considerare tanti altri fattori che influenzano questo ecosistema complesso: il tipo di parto, l’uso di antibiotici, l’allattamento, la genetica, l’ambiente…
Ma ogni piccolo passo avanti nella comprensione di questi meccanismi è prezioso. Capire il legame tra salute materna, GDM e microbiota potrebbe aprirci la strada a nuove strategie di intervento, magari basate proprio sulla modulazione del microbiota, per proteggere la salute delle mamme e spezzare quel ciclo intergenerazionale di obesità e diabete che preoccupa tanto la sanità pubblica. La ricerca continua!
Fonte: Springer