Deinosuchus: Il “Coccodrillo del Terrore” Non Era Quello Che Pensavamo!
Ciao appassionati di preistoria e creature giganti! Oggi voglio parlarvi di una vera rockstar del Cretaceo: il Deinosuchus, spesso soprannominato il “coccodrillo del terrore”. Immaginate un bestione simile a un coccodrillo, ma lungo potenzialmente come un autobus! Per anni, noi paleontologi abbiamo cercato di incasellarlo nell’albero genealogico dei coccodrilli moderni, e l’ipotesi più gettonata lo vedeva come un parente stretto degli alligatori (un Alligatoroide, per usare il termine tecnico). Ma c’era qualcosa che non tornava… un sacco di cose, a dire il vero! Ebbene, un nuovo studio, basato su un’analisi filogenetica molto più ampia, sta ribaltando le carte in tavola, e credetemi, le implicazioni sono affascinanti.
H4>Il Vecchio Rompicapo: Un Alligatore Gigante d’Acqua Salata?
Allora, qual era il problema nel considerare il Deinosuchus un antico alligatore? Principalmente tre cose:
- La taglia: Era enorme! Molto, molto più grande degli alligatori attuali e della maggior parte dei loro parenti fossili conosciuti. Un vero gigante.
- La distribuzione: I suoi resti fossili si trovano su entrambe le sponde di quello che era il Western Interior Seaway (WIS), un vasto mare interno che divideva il Nord America nel Cretaceo. Gli alligatori moderni e i loro parenti più stretti sono creature d’acqua dolce, non tollerano bene il sale. Come avrebbe fatto un “alligatore” gigante ad attraversare un braccio di mare così esteso?
- La morfologia: Alcune caratteristiche del suo cranio e dei suoi denti (come la dentatura parzialmente intersecante e l’incavo per il quarto dente della mandibola) assomigliavano più a quelle dei coccodrilli veri e propri o a forme ancora più primitive, piuttosto che agli alligatori con il loro tipico “overbite”.
Insomma, avevamo questo bestione gigantesco, che sembrava sguazzare anche in ambienti costieri/marini, ma che secondo le analisi precedenti doveva essere imparentato con un gruppo tendenzialmente più piccolo e d’acqua dolce. Un bel grattacapo evolutivo!
H4>Colpo di Scena: Deinosuchus Fuori dagli Alligatoroidi!
Ed ecco la novità che cambia tutto. Analizzando un set di dati morfologici molto più ampio, che include nuovi fossili chiave e riconsidera alcune caratteristiche, e utilizzando anche uno “scaffold” molecolare (una sorta di impalcatura basata sulle relazioni genetiche degli animali attuali), il quadro è cambiato radicalmente. Il nostro Deinosuchus (sia la specie D. riograndensis dell’ovest che D. schwimmeri dell’est) non risulta più essere un Alligatoroide! Insieme ad altri “sospetti” come Leidyosuchus canadensis e persino il genere europeo Diplocynodon (che si pensava fosse un alligatore primitivo), viene ora classificato come un crocodyliforme del gruppo staminale. In parole povere, si trova su un ramo più antico dell’albero evolutivo, più vicino all’antenato comune di tutti i coccodrilli moderni (coccodrilli, alligatori, caimani e gaviali), ma *prima* della separazione del lignaggio che ha portato agli alligatori e caimani (Alligatoroidea).
Questa nuova posizione è molto più coerente con la sua morfologia “primitiva”, la sua età geologica antica (Campaniano, circa 82-73 milioni di anni fa) e, soprattutto, risolve il mistero della sua distribuzione.
H4>Il Mistero dell’Acqua Salata Risolto: Bentornata Osmoregolazione!
Se Deinosuchus non era un alligatore, allora l’ipotesi che non potesse tollerare l’acqua salata cade. Anzi, la sua nuova posizione filogenetica suggerisce proprio il contrario! La capacità di osmoregolare (cioè di gestire l’equilibrio salino del corpo in ambienti salmastri o marini) è probabilmente una caratteristica ancestrale (plesiomorfica) per l’intero gruppo dei Crocodylia (i coccodrilli moderni e i loro parenti più stretti). Molti parenti fossili vicini all’origine del gruppo moderno, come i Thoracosauri marini e forse anche Diplocynodon e Borealosuchus (di cui parleremo tra poco), sembrano essere stati eurialini, cioè capaci di vivere in un ampio range di salinità.
Il Deinosuchus stesso è stato trovato principalmente in depositi di estuario, delta o ambienti costieri. Ci sono persino analisi isotopiche sui suoi denti che suggeriscono il consumo di acqua di mare o prede marine, e segni di morsi su tartarughe marine dell’epoca! Quindi, la sua presenza su entrambe le sponde del WIS si spiega molto meglio con una dispersione attiva attraverso il mare, piuttosto che con una complicata separazione di popolazioni ancestrali (vicarianza) prima che il mare si formasse. La tolleranza al sale sarebbe stata semplicemente ereditata dai suoi antenati. E gli alligatori? Beh, secondo questa nuova visione, avrebbero perso secondariamente questa capacità *dopo* essersi separati dagli altri lignaggi, adattandosi a un ambiente prettamente d’acqua dolce. Questo spiegherebbe perché i primi veri alligatoroidi fossili si trovano solo in depositi d’acqua dolce nella parte occidentale del Nord America (Laramidia).
H4>Quanto Era Grande Davvero Questo Bestione?
Ok, era gigante, ma quanto? Le stime passate variavano parecchio, arrivando fino a 10-12 metri, spesso basate sulla lunghezza del cranio o della mandibola e confrontandolo con alligatori o coccodrilli marini attuali. Il problema è che Deinosuchus aveva un muso relativamente lungo, e la lunghezza del cranio può essere ingannevole per stimare la lunghezza totale del corpo in questi casi.
Il nuovo studio ha utilizzato un approccio diverso: ha usato la larghezza del cranio (misurata tra le ossa quadrate, nella parte posteriore) come proxy, che sembra essere un indicatore più affidabile, e ha applicato una correzione filogenetica. Questo metodo tiene conto delle proporzioni corporee note o ricostruite dei parenti più stretti, invece di basarsi su un’unica specie moderna che potrebbe avere proporzioni diverse. I risultati? Le stime medie sono un po’ più conservative: circa 5.8 metri per D. riograndensis e 4.8 metri per D. schwimmeri. Tuttavia, considerando la variabilità e il fatto che questo metodo tende a dare stime medie più basse, gli autori suggeriscono che le stime del “percentile superiore” (circa 7.7 metri per D. riograndensis e 6.4 metri per D. schwimmeri) potrebbero essere più realistiche. È importante notare che queste stime si basano su un esemplare specifico (TMM 43620-1); l’esemplare tipo di D. riograndensis (AMNH 3073) era ancora più grande, quindi la taglia massima raggiunta da questa specie era probabilmente superiore anche a questi 7.7 metri. Comunque sia, parliamo sempre di animali enormi, ben oltre la taglia massima dei coccodrilli attuali!
H4>Il Segreto del Gigantismo: Ecosistemi Super Produttivi
Ma cosa permetteva a Deinosuchus e ad altri crocodyliformi del passato (come Sarcosuchus, Purussaurus, Rhamphosuchus) di raggiungere dimensioni così colossali? Lo studio suggerisce un pattern ecologico ricorrente: il gigantismo nei coccodrilli sembra essere fortemente correlato all’associazione con ecosistemi acquatici estremamente produttivi e spazialmente estesi, siano essi zone umide d’acqua dolce, estuari o ambienti marini costieri. Pensate alle immense zone umide lungo il Western Interior Seaway o alle coste atlantiche del Cretaceo, o ai sistemi fluviali amazzonici del Miocene che ospitavano Purussaurus. Questi ambienti, spesso in climi caldi e stabili, potevano sostenere catene alimentari complesse e abbondanti, fornendo le risorse necessarie per far crescere questi giganti. Quindi, non solo clima caldo e forse tassi di crescita rapidi, ma soprattutto un’eccezionale produttività dell’ecosistema sembrano essere la chiave per sbloccare il potenziale del gigantismo in questi rettili.
H4>Il Caso Curioso di Diplocynodon: Un Europeo con Radici Americane?
Un altro risultato sorprendente riguarda Diplocynodon, un genere di coccodrillo vissuto in Europa dal Paleocene all’Oligocene. Come accennato, anch’esso era considerato un alligatore primitivo, il che poneva problemi biogeografici (come ci era arrivato in Europa così presto?) e stratigrafici (le specie più antiche non erano quelle alla base del suo ramo evolutivo). La nuova analisi lo colloca invece fuori dagli Alligatoroidi, strettamente imparentato con il genere nordamericano Borealosuchus. Anzi, Diplocynodon risulterebbe essere un gruppo monofiletico (un ramo ben definito) annidato *all’interno* di Borealosuchus (che diventerebbe così parafiletico, cioè un gruppo ancestrale da cui si è originato un altro gruppo).
Questa parentela, sospettata già in passato ma mai confermata dalle analisi, ha molto più senso! Risolve i problemi stratigrafici (le specie più antiche di entrambi i generi ora si trovano alla base dei rispettivi rami) e biogeografici. Implica una singola dispersione dal Nord America all’Europa, probabilmente durante il Paleocene attraverso rotte terrestri o marine (visto che non erano alligatori, forse potevano tollerare il sale!). Questo cambia anche la nostra comprensione delle estinzioni alla transizione Eocene/Oligocene: non furono solo gli alligatoroidi a sopravvivere in Europa e Nord America, ma lignaggi diversi (il “non-alligatore” Diplocynodon in Europa, e gli alligatori veri e propri in Nord America).
H4>E gli Alligatori? Sembra Abbiano Iniziato in Piccolo!
Togliendo Deinosuchus, Leidyosuchus e Diplocynodon dal gruppo Alligatoroidea, cosa rimane dei primi veri parenti degli alligatori? Rimangono forme del Cretaceo superiore nordamericano come Brachychampsa, Stangerochampsa e Albertochampsa. E la cosa interessante è che questi erano tutti animali di taglia relativamente piccola o media! L’analisi suggerisce un fenomeno chiamato “nanismo filetico”: all’origine del gruppo degli alligatoroidi ci sarebbe stata una significativa riduzione della taglia corporea rispetto ai loro antenati (una riduzione stimata tra il 20% e il 40%).
Questi primi alligatoroidi “veri” condividevano anche altre caratteristiche:
- Vivevano in Laramidia (la parte occidentale del Nord America).
- Abitavano ambienti d’acqua dolce.
- Avevano un muso corto e smussato.
- Presentavano un overbite completo (i denti superiori coprivano quelli inferiori).
- Avevano denti posteriori adatti a schiacciare (molariformi).
Un quadro molto più coerente e omogeneo rispetto a prima! La taglia piccola fu mantenuta per gran parte del Paleogene, e solo nel Neogene (molto più tardi) si evolsero forme giganti all’interno dei caimani sudamericani (come Purussaurus e Mourasuchus) e forme di taglia grande nel lignaggio dell’alligatore moderno.
Infine, questa nuova filogenesi suggerisce anche un’ipotesi affascinante per la separazione iniziale tra il lignaggio degli Alligatoroidea e quello dei loro parenti più stretti (Longirostres, che include coccodrilli e gaviali, spesso con origini asiatiche). Questa divergenza, datata intorno a 90-100 milioni di anni fa, coincide con un periodo di livelli del mare estremamente alti nel Cretaceo. Questi mari eccezionalmente alti potrebbero aver isolato geograficamente le popolazioni ancestrali in Nord America (che daranno origine agli Alligatoroidea) da quelle in Asia (che daranno origine ai Longirostres), innescando la loro divergenza evolutiva, anche se erano potenzialmente capaci di tollerare l’acqua salata.
Insomma, questo studio non solo ci dà una nuova identità per il mitico Deinosuchus, ma riscrive capitoli importanti dell’evoluzione dei coccodrilli, dalla loro capacità di gestire il sale, all’evoluzione della taglia corporea, fino ai grandi eventi di dispersione e speciazione guidati dalla geografia e dal clima del passato. È la bellezza della paleontologia: ogni nuova scoperta, ogni nuova analisi, può costringerci a guardare questi incredibili animali del passato con occhi completamente nuovi!
Fonte: Springer