Debito Sovrano e Tassi di Cambio: Un Ballo Pericoloso (Che Possiamo Imparare a Gestire)
Amici, parliamoci chiaro: viviamo in tempi economicamente… frizzanti! Dopo la mazzata del COVID-19, il debito pubblico globale è schizzato alle stelle, e come se non bastasse, le tensioni geopolitiche ci mettono del loro. Ecco, in questo scenario da montagne russe, mi sono chiesto: ma che diavolo di legame c’è tra il rischio che uno Stato fallisca (il cosiddetto rischio sovrano) e il valore della sua moneta sul mercato internazionale (i tassi di cambio)? Una domanda da un milione di dollari, vero? Ebbene, ho deciso di vederci più a fondo.
La Lente d’Ingrandimento: CDS Sovrani e Tassi di Cambio
Per capirci qualcosa, dobbiamo parlare di due attori principali. Da un lato abbiamo i Credit Default Swaps (CDS) sovrani. Non fatevi spaventare dal nome! Immaginateli come una sorta di polizza assicurativa contro il rischio che uno Stato non riesca a ripagare i propri debiti. Se il prezzo di questi CDS sale, significa che il mercato percepisce un rischio maggiore. Dall’altro lato, ci sono i tassi di cambio, che ci dicono quanto vale la moneta di un paese rispetto a un’altra, tipicamente il dollaro USA. Questi due elementi sono termometri fondamentali per misurare la salute economica e la credibilità internazionale di una nazione.
Pensateci: se il rating di credito di un paese migliora, gli investitori stranieri sono più invogliati a metterci i soldi, la domanda della sua valuta aumenta e questa si apprezza. Al contrario, se il rischio di default sale, chi sano di mente vorrebbe tenere quella valuta? Logico, no? Ma la cosa affascinante, e che spesso si sottovaluta, è che questa relazione non è una statua di marmo, fissa e immutabile. È più simile a una danza, a volte un valzer lento, a volte un rock acrobatico, specialmente quando i mercati sono in subbuglio, come durante la crisi del debito dell’Eurozona o, appunto, la pandemia.
La Nostra Missione: Svelare la Dinamica Nascosta
Nonostante tutti sappiano che c’è un legame, mi sono reso conto che pochi studi si sono presi la briga di analizzare come questa correlazione cambi nel tempo, in modo dinamico, e a seconda delle caratteristiche specifiche di un paese. Ed è qui che entriamo in gioco noi! Ho voluto colmare questa lacuna, andando a studiare le variazioni temporali e contestuali di questa relazione. Per farlo, ho messo sotto la lente 12 paesi, un bel mix tra le grandi economie sviluppate del G7 (Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Italia, Giappone, Canada) e le potenze emergenti dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), per un periodo bello lungo, dal 2008 al 2023. Un arco temporale che ne ha viste di tutti i colori, dalla crisi finanziaria globale alla pandemia, passando per la crisi del debito europeo e il recente conflitto Russia-Ucraina.
Per analizzare questa danza complessa, non potevo usare uno strumento qualsiasi. Ho optato per un modello econometrico piuttosto sofisticato, l’ARMA-cDCC-FIGARCH. Lo so, sembra il nome di un droide di Star Wars, ma in pratica ci permette di misurare come la correlazione tra rischio sovrano e tassi di cambio cambi nel tempo e quanto sia “persistente” la volatilità, cosa che i modelli più tradizionali faticano a fare.

E i risultati? Sorprendenti! Abbiamo scoperto che questa correlazione è tutt’altro che statica. Prendiamo il Regno Unito, per esempio: la correlazione media dinamica è di -0,577 (il che significa che quando il rischio sale, la valuta tende a scendere, e viceversa), ma questo valore ha oscillato tra -0,724 e -0,238. Parliamo di variazioni del 25% e quasi del 60%! Questo conferma la nostra ipotesi: la relazione è dinamica e cambia parecchio nel tempo.
Cosa Fa Ballare la Correlazione? I Fattori Chiave
Ma misurare questa danza è solo il primo passo. La vera domanda è: cosa la fa cambiare? Quali caratteristiche di un paese influenzano questa correlazione? E qui le cose si fanno ancora più interessanti.
- Profondità finanziaria: Più un’economia è finanziariamente sviluppata e aperta, con tanti strumenti finanziari e poca ingerenza statale, più forte tende ad essere questa correlazione. Sembra che mercati più liberi e sofisticati reagiscano in modo più sincronizzato.
- Debito pubblico: Qui c’è una sfumatura. Un alto livello di debito ha un impatto significativo sulla correlazione, ma questo effetto tende a diminuire leggermente nel tempo. Forse ci si “abitua” o altri fattori diventano più preponderanti.
- Dipendenza commerciale: Se un paese dipende molto dal commercio internazionale, la correlazione tra rischio sovrano e tassi di cambio si amplifica. L’economia globale tira le fila, insomma.
- Riserve valutarie: Avere un bel gruzzolo di riserve in valuta estera agisce da cuscinetto, mitigando la correlazione. Funzionano come uno scudo contro gli squilibri di pagamento a breve termine e le difficoltà nel ripagare il debito.
- Premio per il rischio di mercato: Se gli investitori chiedono un “premio” più alto per investire in un mercato (perché lo percepiscono più rischioso), questo può rafforzare la correlazione. Un aumento del rischio sovrano spinge gli investitori a svalutare ulteriormente gli asset locali, accelerando la fuga di capitali e il deprezzamento della valuta.
Abbiamo anche usato una tecnica chiamata “regressione quantile” per vedere come questi fattori agiscano in contesti di rischio diversi (basso, medio, alto). E qui le sorprese non mancano! Per esempio, l’effetto della dipendenza commerciale e del premio per il rischio di mercato diventa davvero potente solo quando la correlazione è già altissima (sopra il 90° percentile). Invece, quando la correlazione è sotto la media, questi stessi fattori possono addirittura smorzarla. Le riserve valutarie, poi, sembrano essere più efficaci come stabilizzatori quando il rischio è basso o moderato.
Non Solo G7 e BRICS: Uno Sguardo agli Emergenti
Per essere sicuri che le nostre scoperte non fossero un caso, abbiamo fatto dei test di robustezza. Ci siamo concentrati su altri 12 paesi emergenti cruciali (come Messico, Indonesia, Turchia, Polonia, ecc.), escludendo quelli già analizzati e quelli con dati troppo scarsi o rating troppo speculativi. Abbiamo anche ristretto il periodo di analisi (2018-2021) per osservare specificamente l’impatto del COVID-19. Ebbene, anche qui, i CDS hanno mostrato picchi impressionanti intorno a marzo/aprile 2020, confermando l’enorme stress sui mercati. Paesi come Turchia ed Egitto hanno mostrato valori di CDS costantemente alti, suggerendo una certa “inerzia” nel rischio sovrano dovuta a fattori strutturali.

Abbiamo anche aggiunto altre variabili, come il debito a breve termine del governo centrale e il rapporto tra debito estero a breve termine e le entrate correnti. I risultati di questi test di robustezza hanno sostanzialmente confermato le nostre scoperte iniziali, rafforzando la solidità del nostro modello. Fattori come il PIL pro capite, la crescita reale del PIL, il premio per il rischio e l’efficacia del governo giocano un ruolo cruciale. Al contrario, l’inflazione e una storia di default passati hanno impatti negativi significativi.
Cosa Ci Portiamo a Casa? Implicazioni per Politici e Investitori
Ok, tutta questa analisi a cosa serve? Beh, le implicazioni sono piuttosto importanti, sia per chi prende le decisioni politiche sia per chi investe i propri risparmi.
Per i policymaker:
- È fondamentale riconoscere il ruolo chiave del rischio sovrano nel plasmare le dinamiche dei tassi di cambio. Non si può far finta di niente!
- Durante i periodi di alto rischio sovrano, bisogna agire in modo proattivo: politiche fiscali solide, trasparenza nelle finanze pubbliche, gestione prudente del debito.
- Non esiste una ricetta unica per tutti. Le strategie devono essere cucite su misura per le specifiche condizioni economiche e istituzionali di ogni paese. Regolare variabili come la leva fiscale nazionale e le riserve valutarie, basandosi su dati concreti, può fare una grande differenza nel gestire la volatilità internazionale.
Per gli investitori e le imprese:
- Capire questa relazione dinamica è cruciale per ottimizzare l’allocazione degli asset e gestire i rischi.
- Monitorare gli spread dei CDS sovrani può dare indicazioni preziose sui potenziali movimenti valutari.
- Diversificare! Non mettere tutte le uova nello stesso paniere. Includere asset di paesi con minor rischio sovrano e condizioni economiche più stabili può ridurre il rischio complessivo del portafoglio.
- Considerare strumenti finanziari come swap valutari, opzioni e futures per proteggersi da movimenti valutari avversi.
Certo, il nostro studio ha dei limiti. La disponibilità di dati ci ha un po’ vincolato, e per applicazioni pratiche servirebbero analisi ancora più dettagliate su tipi di debito, durata, ecc. Ma spero che questo lavoro offra una visione più chiara e dinamica di una relazione finanziaria fondamentale. In un mondo in continua trasformazione, capire queste interdipendenze è il primo passo per navigare le acque, a volte agitate, dell’economia globale.

Insomma, la danza tra debito sovrano e tassi di cambio è complessa, a volte imprevedibile, ma non incomprensibile. Con gli strumenti giusti e un occhio attento alle dinamiche, possiamo imparare a prevederne i passi e, forse, persino a condurre un po’ il ballo.
Fonte: Springer
